28 febbraio 2012

Metterci le mani o no? Guida ai factory built da restaurare

Alcune recenti immagini apparse sul forum della Duegi e qualche successivo commento mi hanno indotto a scrivere due righe su come la penso sui restauri dei modelli factory built. Il discorso, come sempre, è molto articolato e le cose andrebbero valutate caso per caso. A questo si aggiunge che ognuno è ovviamente libero di fare come meglio gli aggrada, visto che per fortuna sui modello non c'è ancora il vincolo delle belle arti! Dunque, riassumendo, come potrebbe essere corretto comportarsi di fronte ad un factory built di un certo valore ma bisognoso di un restauro? Ecco qualche linea guida, con alcune considerazioni che potranno essere riprese prossimamente.

1) Un factory built particolarmente raro smette di essere una semplice riproduzione di un oggetto reale e inizia ad essere una testimonianza di storia del modellismo. Ecco perché in genere i pezzi difettosi o mancanti andrebbero sostituiti con materiale originale o in tutto e per tutto uguale all'originale. Nel caso dei vetri il discorso è più complesso perché un eventuale ingiallimento potrebbe aver coinvolto tutti i pezzi stampati di quel modello: i più attrezzati potranno in questo caso costruire ex novo una maschera e "tirare" i vetri ottenendone di identici ma trasparenti e senza difetti. L'errore storico su un factory built non dovrebbe essere corretto, a meno che non ci sia la certezza che la casa stessa sia intervenuta successivamente a correggere la produzione successiva. Esistono peraltro modelli in cui l'errore storico è particolarmente fastidioso, come per esempio nel caso di alcune Ferrari 365 GTB/4 Daytona Carrefour di Le Phoenix, in cui uno dei due stemmi con la "C" del Carrefour era stato applicato al contrario su uno dei lati. Esistono modelli errati e altri corretti: non sarà sbagliato in quel caso correggere l'errore e francamente penso che lo correggerei anche se la casa non fosse mai intervenuta in un secondo momento. Insomma, il limite di tolleranza c'è e va valutato con grande attenzione.

2) Le decals andrebbero sostituite con pezzi originali; è buona norma provare la consistenza delle decals di rimpiazzo magari mettendo nell'acqua dei frammenti che non si utilizzeranno e se la prova non dà un buon esito, utilizzare uno degli speciali liquidi di rinforzo per evitare che una decal cercata per mari e per monti non si dissolva in mille pezzi con coseguente crisi di nervi.

3) L'imperfezione di montaggio va corretta? Anche qui si potrebbero fare delle distinzioni. Dipende da cos'è. A volte ci sono dei difetti che finiscono per essere "simpatici", come quella volta in cui acquistai da un collezionista pistoiese una Ferrari 250 GTE dell'AMR che aveva uno sbaffo di pennello color alluminio sulla consolle del cruscotto. Avrei potuto facilmente smontare il modello e utilizzare una decal di rimpiazzo ma non lo feci perché quello sbaffo mi dava la sensazione di un intervento "umano". Altri difetti, come ruote storte, gomme mal "calzate" o roba del genere possono essere facilmente corretti, ma è bene prima valutare se un intervento di tal genere non rischi di fare un danno maggiore del difetto che si intedeva eliminare.

Altre cose ci sarebbero da dire, e spero di tornare presto sull'argomento. Intanto una raccomandazione che vale sempre e comunque: riflettete prima di mettere le mani su un modello, e se non lo sapete fare, affidatelo a qualcuno che ne capisce qualcosa; anche in questo caso sembra una banalità ma non lo è. Assicuratevi sempre che la "mano" di chi fa il restauro sia compatibile con lo stile e le tecniche utilizzate dal montatore. Non è facile, lo so, ma vale la pena aspettare prima di combinare (o far combinare) un pastrocchio. L'esercizio della pazienza non è scontato, specie quando si riceve un modello lungamente atteso e che magari presenta qualche difetto comunque rimediabile. La tentazione sarebbe quella di precipitarsi sopra, eliminando subito ciò che non va. Attenzione! E' proprio lì che si nascondono le maggiori insidie.

Mi viene in mente che in un prossimo futuro potrebbe nascere un fiorente mercato di pezzi di ricambio e di decals per restaurare vecchi factory built, un po' com'è accaduto coi vecchi Dinky. Solo che una decal per restaurare un Dinky degli anni 50 non riporta il modello al proprio valore massimo, mentre una decal identica a quella stampata da Cartograf negli anni 80 riporterebbe un AMR sciupato al suo valore top, essendo essenzialmente la stessa decal con le stesse specifiche dell'epoca.

4 commenti:

  1. Io introdurrei il fattore prezzo. E del collezionismo conseguente.
    Un conto è se si sta parlando del pianeta AMR. Un conto il resto, a cominciare dai BBR, per esempio.
    Certi AMR hanno un valore importante, e allora il restauro dovrebbe mirare a lasciare tutto inalterato. Compresi i difetti. Poi è chiaro che se l'amore per la fedeltà prevale uno può anche modificare un FB. Però allora credo che la mossa più giusta sarebbe prendere un kit e farlo montare secondo le proprie specifiche.

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  2. Il dettaglio del "fattore umano" è un dettaglio che ha colpito anche a me, quando su modelli artigianali (di un certo tipo, non credo sui giapponsi) si è portati ad accettare magari sbavature o lievi imperfezioni che su un diecast si sarebbe portati a rimediare.

    Grazie per aver pensato a chi accede al blog via mobile con una versione ottimizzata del sito!

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  3. Salve ho trovato questo blog e siccome ho alcuni Corgi da restaurare vorrei sapere dove posso trovare l'induritore da miscelare con la vernice e quali tipi di vernice normalmente si usa per questo tipo di restauro. Normalmente uso l'aerografo.
    Qualche tempo fa ho migliorato, riportandola a vergine, una Chevrolet Nomad 1957 da edicola perché non mi piaceva granchè e il risultato non è male; ho usato, però, normali vernici da modellismo plastico che mi sembrano un po' troppo delicate per i die cast.. Vi ringrazio Danilo

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