26 gennaio 2014

Fiat Uno 45 (1983) di PremiumX: inutile recensirla?

Avevo pensato di scrivere una recensione sulla Fiat Uno 45 di Premium-X, recentemente uscita nella doppia colorazione blu metallizzato (catalogo PRD261) e champagne metallizzato (PRD260). Lo stampo non mi pareva del tutto inedito (ne avevo parlato anche con Umberto Cattani) e posto che molto probabilmente si trattava di un modello da edicola rimesso "in tiro" con qualche particolare in fotoincisione e altri dettagli più precisi, mi apprestavo a pubblicare un commento abbastanza articolato su questa nuova uscita. Se non che, osservando il modello, mi dicevo che c'era qualcosa di fuori posto.

Dopo un paio di confronti, quel qualcosa è emerso in tutta la sua evidenza: il tappo del serbatoio sul lato sbagliato, almeno nella versione europea. Altre ricerche mi hanno fatto pensare che il modello Premium-X derivi dall'Ixo (edicola?), che dovrebbe riprodurre una Uno brasiliana (se ne parla in questo blog: http://buzzedboy.skyrock.com/ ). Ma la Uno europea, certamente, il tappo del serbatoio l'aveva dall'altra parte. Questo, a mio parere, rende inutile ogni altra considerazione su un modello che avrebbe avuto il suo perché. Peccato.

Il collezionista e un romanzo di David Foenkinos


Qualche tempo fa, nella libreria della sala d'aspetto dell'aeroporto Charles de Gaulle a Parigi, curiosando fra le pubblicazioni (confesso, ero alla ricerca di Motor Sport) mi sono imbattuto in un romanzo di uno scrittore di cui ignoravo l'esistenza, un certo David Foenkinos: Le potentiel érotique de ma femme, edito da Gallimard nella collezione Folio. Un romanzo abbastanza modesto, come ho avuto presto modo di appurare, avendo iniziato la lettura proprio nell'aereo che da Parigi mi riportava a Firenze. Modesto, ma con qualche spunto intrigante per noi (?) collezionisti. Serve a poco in questo caso raccontare la trama del libro. L'importante è la presenza, nelle pagine iniziali, della mania del collezionare del protagonista: dagli oggetti concreti come i badge delle campagne elettorali, le uova di uccello o i portasapone, a cose più astratte, che non si toccano, come i proverbi croati, o a metà fra il concreto e il concettuale, come le prime pagine dei romanzi. Il protagonista, trovata finalmente una donna che lo sopporti, se la sposa e inizia a collezionare "situazioni", come i momenti in cui la donna sale sullo sgabello per pulire i vetri di casa. La faccenda prende una piega del tutto inaspettata e incontrollabile, e il romanzo a tratti è anche divertente. Dicevo del collezionismo. Il romanzo è in terza persona, come narrato da una voce quasi "clinica", che ripercorre le vicende di una mente un po' distorta, quella di Hector, che passa da una collezione all'altra, arrivando addirittura a frequentare una specie di gruppo di collezionisti anonimi, allo scopo di disintossicarsi dalla mania dell'accumulo. E' l'inizio del romanzo e forse anche la parte più intrigante. Andando avanti nella lettura, mentre l'aereo sorvolava la Francia in direzione sud, mi sono detto che forse questo libro prima o poi sarebbe finito sul blog. A volte l'atto di scegliere un volume in un posto che più casuale e anonimo non potrebbe essere, è tutt'altro che casuale e anonimo. Solo che il più delle volte ce se ne rende conto a botta ritardata, magari dopo settimane o mesi. Preso dalla smania del collezionismo, Hector partecipa a concorsi dove personaggi di varia umanità si sfidano all'ultimo oggetto più raro, quello introvabile, capace di dare un senso a tutta una vita di ricerche. Una vita che ha bisogno proprio di ricerche di questo genere per avere un senso.

Souvent la vie professionnelle des collecteurs ressemble à un costume trop grand. Quant à leur vie sexuelle, elle est calme comme un cancre pendant les vacances scolaires. Collectionner est l'une des rares activités qui ne reposent pas sur la séduction. Les objets accumulés sont des remparts qui ressemblent aux oeillères des chevaux. Seules les mouches peuvent voir de près la tristesse froide qui s'en dégage. 

La tristesse froide. A volte la giustapposizione di due parole salva un romanzo.

Hector cerca di comprendere l'origine della propria tendenza bulimica a riempire uno spazio dietro l'altro.

...rien à faire, il ressentait un coup de foudre pour une chose et éprouvait un besoin irrépressible de l'accumuler. Il avait lu des livres ; tous racontaient la possibilité de refouler ou d'exorciser une peur de l'abandon. Certains enfants légèrement délaissés par leurs parents se mettent à collectionner pour se rassurer. L'abandon est un temps de guerre ; on a si peur de manquer qu'on accumule. Dans le cas d'Hector, on ne pouvait pas dire, non plus, qu'ils l'avaient surcouvé. Non, leur attitude végétait à mi-chemin entre ces deux attitudes, dans une sorte de mollesse intemporelle. 

Tristesse froide e mollesse intemporelle. Si va nell'astrazione dopo aver flirtato con la psicanalisi. Ma entrando a Novegro, a Padova o a Verona non avete a volte anche voi l'impressione che tutto sia permeato da questa sorta di tristezza fredda e di mollezza senza tempo - o fuori dal tempo? Un'equazione che dà un risultato di sconclusionato non-esserci. Una forma di alienazione, se vogliamo.

Hector si sposa. Il racconto avanza ora zoppicando, ora prendendo un certo ritmo che lo salva dall'assoluta mediocrità nella quale di tanto in tanto rischia di sprofondare.

Quasi alla fine: On ne pouvait aimer follement, et désirer accumuler d'autres objects.

Invertendo il concetto, il collezionismo sarebbe quindi come una sorta di egoistico surrogato all'impulso di amare? Si sente spesso parlare dell'aridità di certi collezionisti inveterati. Sistemato questo libro nella fila dei romanzi francesi, di tanto in tanto lo riprendo e lo riapro a caso, quasi macchinalmente. Perché è un libro che nella sua caoticità racconta qualche verità poco comoda per chi pensa che la vita abbia un significato solo rincorrendo sogni travestiti da oggetto.  

21 gennaio 2014

Il pilota sotto il tetto: Spark e i famigerati "figurini" - anche con le ruote coperte. Wollek e la Porsche 934

A sentire i collezionisti, l'idea di Spark di dotare i propri modelli di formula di figurini (abbastanza realistici, bisogna dire la verità) non è particolarmente brillante. Eppure Ripert & C. continuano a sfornare monoposto con il pilota dentro, e non senza impegno: lo sforzo di produrre qualcosa di realistico c'è ed è encomiabile (uno fra tutti, Henri Pescarolo con la barbetta sulla Matra di F.3) ma qualcosa continua a non convincere. Certo, passi in avanti rispetto ad altri produttori sono stati fatti - eppure quei piloti fanno sempre un effetto abbastanza bizzarro. Di tanto in tanto li vediamo apparire anche su vetture che non siano monoposto: il primo caso, se non vado errato, risale all'uscita di una BMW 3.0 CSL appartenente alla serie francese e di recente, una "copia" di Jim Clark ha fatto la propria apparizione su una Lotus 30 Sport (in quel caso il pilota, senza cinture di sicurezza e senza troppi particolari che ne nascondano la "plasticosità" fa ben misera figura).
Spark S3401 Porsche 934 Gr4 Burton Le Mans 1977

Ora, infine, il pilotino appare anche in una GT, e forse non a caso. Si tratta della Porsche 934 Kremer-Burton - forse una delle più note livree della 934 - guidata a Le Mans 1977 da Bob Wollek. Conosciamo bene la popolarità di cui Wollek gode fra gli appassionati di endurance, e sicuramente Spark avrà colto la palla al balzo per fare un piccolo esperimento. Esperimento che, tra l'altro, fa aumentare il prezzo di questo specifico modello di qualche euro. Altra scelta forse non casuale: su due Porsche 934 finora uscite, entrambe sono state pilotate da Wollek, quella di Le Mans 1976 e questa del '77.
Inconfondibile il casco bianco-blu di Bob Wollek nella Porsche di Le Mans '77. I tifosi del pilota alsaziano saranno contenti?


15 gennaio 2014

Sul fascino dei vecchi kit in plastica

Una vetrina veramente...vintage

Sfogliando i vecchi numeri di Quattroruotine, ma anche di tutte le altre riviste degli anni sessanta e settanta, è facile notare come una gran parte dello spazio sia occupato dai kit in plastica, prodotti per lo più da marche americane (ma anche europee) come AMT, Monogram, MPC, IMT, Cox, Aurora, Hawk e altre. I kit in plastica, in quel periodo, erano la base del modellismo automobilistico. Oltretutto vi era una connessione piuttosto stretta col mondo delle slot, visto che gli stessi produttori commercializzavano scatole di conversione per trasformare un modello statico in una vettura da pista. Le scale erano per lo più le classiche 1:24/1:25 ma anche la 1:32, in cui un fabbricante forse da noi poco conosciuto come Pyro, aveva spianato la strada con prodotti semplici ma di notevole fedeltà di riproduzione. Oggi il mercato di questi modelli conosce alti e bassi. Per lo più sono ricercati alcuni kit in scala 1:24/1:25, e fra i modelli montati le quotazioni oscillano in base alle condizioni e all'originalità del pezzo. L'argomento è indubbiamente affascinante, ed è possibile trovare ancora kit in condizioni perfette, per chi voglia collezionarli lasciandoli così, oppure desideri montarli secondo le specifiche dell'epoca o magari migliorandoli alla luce dei progressi degli ultimi decenni. Confesso che non mi ero mai troppo interessato a questa branca dell'automodellismo, ma di recente, l'acquisizione di una collezione abbastanza importante, mi ha portato ad approfondire l'argomento. Gli americani hanno maturato una competenza notevole, ed esistono ampi repertori e retrospettive, sia cartacee sia on-line, su una produzione vastissima e quantomai variegata. Sono i bagliori di un modo di intendere il modellismo che forse non esiste neanche più. Anche solo ammirare le istruzioni di questi modelli è un'esperienza abbastanza unica. Spesso si tratta di veri e propri libretti (come nel caso dei modelli Aurora), che tracciano la storia della vettura reale, accompagnata dall'illustrazione delle varie fasi di montaggio. Si percepisce nettamente l'intenzione di dare a questo genere di modellismo un ruolo educativo. Del resto, quanti bambini e ragazzi degli anni sessanta e settanta hanno sviluppato conoscenze meccaniche e tecniche (seppure superficiali e generiche) proprio grazie a questo genere di kit? L'intento educativo è ancora più evidente se si pensa quanto difficile fosse, all'epoca, procurarsi materiale documentario sulle vetture di serie e soprattutto da competizione. Certamente le esigenze di precisione e di esattezza storica non erano le stesse di oggigiorno, ma le proporzioni e le linee dei modelli sono nella maggior parte dei casi precisissime e rendono bene la forma e l'aspetto dell'auto vera. Questo vuole essere un invito ad approfondire un aspetto del collezionismo che ci riporta indietro ormai di svariati decenni, quando - chissà? - ci si divertiva in modo diverso e forse anche più semplice.
Ecco alcune immagini di questi modelli, accompagnati dal loro foglio di istruzioni originale.




























10 gennaio 2014

Rassegna stampa: Auto Modélisme n.197




In attesa della risposta italiana che non tarderà ad arrivare, Auto Modélisme continua la propria strada avvicinandosi al numero 200 della serie. Questo numero 197, di gennaio, è ricco di spunti e prepara validamente il terreno a una parte dell'anno di grande interesse per il mondo modellistico, con Norimberga e Rétromobile che bussano alle porte. Breve ma abbastanza ficcante l'editoriale di Alain Geslin, che a proposito di alcuni modelli (nella fattispecie le Porsche 911 e derivati) si chiede se riproduzioni concepite 30-40 anni fa, ovverosia con le tecniche "d'epoca" siano meno affascinanti di prodotti immessi sul mercato al giorno d'oggi. Domanda retorica perché la risposta è scontata. A ciò va aggiunto che a volte le proposte moderne non aggiungono nulla a modelli apparsi in un passato più o meno recente, anzi ci si chiede sovente che utilità possano avere uscite contraddistinte da errori marchiani e assolutamente intollerabili alla luce della documentazione di cui tutti, dal produttore all'ultimo dei collezionisti, possono disporre con la diffusione a tappeto di libri di grande qualità e con l'aiuto ormai insostituibile della rete.



Venendo agli altri contenuti di questo numero 197, interessante la presentazione della BMW M1 di Andy Warhol (Le Mans '79) in scala 1:12, ricavata da Jacques Agnan a partire da un kit... messicano, ampiamente rielaborato. Anteprima, inoltre, di un impressionante diorama che sarà esposto a Rétromobile il prossimo febbraio, avente come tema il Land Speed Record: protagonista, il Thunderbolt del 1937, che verrà messo opportunamente in scena, con annessi e connessi, da Jean-Claude Baudier. Il suolo del diorama, a simulare il lago salato? Semplice: del bicarbonato! Ai modellisti non manca certo l'inventiva, e questo non da oggi... Sempre molto densa la parte dedicata alle recensioni: modello del mese in scala 1:43 è l'impressionante Morgan-Nissan LMP2 decorata a Fernando Costa, vista a Le Mans nel 2013. Dopo il modello promozionale "presentazione" prodotto e diffuso da Spark nei giorni della corsa, è la volta dell'edizione "gara" facente parte della serie standard (catalogo S2599).



Prima parte di uno speciale dedicato alla storia della Porsche 911 in competizione (1965-1977): l'argomento non è quanto di più originale si possa pensare, ma comunque è l'occasione di ammirare alcuni modelli della collezione di Jean-Marc Teissedre, autore del testo (e un articolo di JMT, per quanto su un tema ampiamente sfruttato, è sempre meritevole di attenzione). Nella sezione slot, segnaliamo l'articolo su Jean-Loup Venon, noto anche come "Bitume", creatore della gamma BSR (kit per le piste elettriche) che annovera un certo numero di riproduzioni di grande interesse, non solo per gli smanettoni ma anche per gli appassionati di "statico".


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05 gennaio 2014

Evoluzione di un modello: gallery della Fiat 124 Spider Abarth Prototipo Giro d'Italia 1973 (Carrara Models)

A completamento del precedente articolo che illustra l'evoluzione del modello Carrara rispetto al Barnini (di cui potete leggere qui ), ecco una gallery delle due versioni disponibili (n.522 Pianta/Pica e n.526 Pinto/Bernacchini), commercializzate solo montate.