16 febbraio 2012

Ricollocarsi, questo è il problema

Molti si chiedono dove stiano andando i modelli speciali. E' un po' quello che viene da pensare visitando in maniera costante i produttori, gli artigiani e tutti coloro che ruotano attorno a questo mondo. Non è un argomento originale, se ne è parlato quasi fino alla noia anche sul forum della Duegi. Alcuni dicono che non c'è storia, altri che hanno ancora delle chance. Certo è che esistono delle realtà che sono costantemente ignorate dalle riviste specializzate, che hanno trovato un loro modus vivendi in un settore che in questi ultimi anni è cambiato e non poco. Accanto a realtà "ufficiali" come BBR, Tecnomodel o MR esiste ancora una schiera di piccoli professionisti, semiprofessionisti o semplici dilettanti (ma spesso con capacità tecniche di tutto rispetto) che sono talmente underground da non emergere quasi mai allo scoperto. E non tutti solo per non incappare nelle grinfie del fisco. Alcuni hanno fatto questa scelta perché non potrebbero o non vorrebbero produrre di più. Una delle tendenze è quella di cui abbiamo già parlato, ossia fare modelli semplificati, dal basso costo, che tuttavia si scontrano con la competitività del prodotto cinese di qualità. Altri sfruttano ciò che hanno in casa, magari lasciato da altri modellisti del passato andati in pensione, e hanno puntato su un livello più alto e su una clientela sempre più personalizzata. Sono quelli che lavorano per il team, per il pilota, per lo sponsor e che hanno un tipo di acquirente che in genere si reca personalmente a ritirare il modello, ne discute le caratteristiche e ne decide i dettagli in base alle sue esigenze. E' in realtà di questo genere che a volte nascono modelli totalmente nuovi, magari non necessariamente derivati da prototipi realizzati di sana pianta, ma comunque originali e in controtendenza con l'omologazione dilagante. E' bello notare come fra questi artigiani ci sia ancora qualche giovane. L'importante è trovare la propria collocazione, perché magari un modello può essere anche ben fatto ma se non trova la propria ragion d'essere (a livello di prezzo, qualità, interesse, categoria d'acquirenti) sarà pur sempre un modello inutile.
Un modo intelligente per riproporre un prodotto già visto: Denis Carrara ha ripreso diversi vecchi modelli Barnini (in questo caso un'Abarth 2000 del '72) affinandoli e adattandoli ad una produzione sempre più specializzata e volta a una diffusione quasi confidenziale. Col tempo la gamma Car-Pin ha lasciato spazio alle realizzazioni diffuse col marchio Carrara Models, più dettagliate e magari proposte con basi di legno e placchetta in ottone. E' un modo come un altro (peraltro valido) per ricollocare certi modelli che hanno ancora molto da dire. A dispetto dell'Abarth collection!

11 commenti:

  1. Secondo il mio modesto parere, i produttori di speciali dovrebbero svicolarsi dai distributori e dai negozi per poter contenere il prezzo d'acquisto all'acquirente finale (il modellista).
    Certo, fare dei soggetti di nicchia aiuta, fare dei prodotti di qualità pure ma ormai i die cast sono praticamente degli speciali montati in serie e talvolta vantano dei dettagli che su certi speciali ce li scordiamo.
    Internet può essere un ottimo canale di promozione del proprio prodotto (anche meglio del miglior promoter) basta saperlo sfruttare a dovere.
    Inoltre, grazie al pagamento anticipato (come consuetudine per chi compra online) il produttore evita di rimanere scoperto per qualche mese prima di incassare i soldi dal negoziante / distributore.

    Per contro questo richiede una perdita di tempo per gestire gli ordini e soprattutto le spedizioni all'ufficio postale, ma ormai sappiamo che i numeri non sono più quelli di un tempo e quindi il giro si è decisamente ridimensionato.

    Comunque trovo che ci sia ancora spazio per divertirsi.
    Le stesse borse scambio possono riprendere interesse se i produttori si rimettessero a frequentarle con però i prezzi da vendita diretta.
    La maggior parte, chi per correttezza verso i negozianti, chi perché preferisce ovviamente guadagnarci di più, lascia i prezzi a livello del negozio.
    Parlo sempre dei kit, per i montati siamo su altri parametri.

    Comunque, vivendo la cosa di riflesso grazie a Arena, vedo che Valerio è in continuo fermento, l'idea di smettere nemmeno lo sfiora, anzi, Ci sono un sacco di modelli (nuovi (modelli, non altre versioni di modelli già fatti) in preparazione.
    Alcuni modelli sono stati un successo, altri meno, pochi un flop.
    Quindi se Valerio perpetua nella passione vuol dire che c'è ancora spazio.

    Ho già suggerito a Valerio tempo fa di buttarsi sulla vendita diretta per dare un taglio ai prezzi e quindi tornare ad essere competitivi verso i die cast, ma lui mi ha risposto che fino a che le cose ancora funzionano con il sistema tradizionale, preferisce rimanere così.

    Secondo me lo fa anche per una forma di rispetto verso i tanti negozianti /amici che ancora sono nel giro.

    Stefano Adami

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  2. ...ohi ohi ohi ... "molti si chiedono" ? ... E' sempre questo il punto... Stefano dice "c'è ancora spazio per divertirsi" ... è probabile ... ma la realtà, secondo me è un altra e le domande da porci (evito il grugnito, questa volta) sono altre ... se oggi decido di produrre una Ferrari 250TR che ha corso in Venezuela con le ruotone larghe, fatta benino, a 75.00 Euro tutta bella montata, quante ne vendo?
    Sono queste le nicchie da scegliere e quindi le ultime spiaggie?
    L'attualità è off-limits, quindi si devono per forza scegliere le venezuelane o cubane strane per poter vendere 50 pezzi?
    Mmmmm... la realtà che constato fra gli "speciali" è che ormai c'è spazio per bravi montatori e per micro-micro-serie (tipo Nestor che ricicla sempre gli stessi prototipi)... il resto è puro azzardo ...

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  3. questione di punti di vista :-)
    D'altra parte Paolo, tu vieni dall'epoca d'oro in cui si facevano grandi numeri, ovvio che quanto si riesce a fare ai giorni nostri per te sembrano delle cosucce.

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  4. Sono d'accordo con Stefano Adami.

    Che negli anni ottanta e in parte negli anni novanta si facessero dei numeri neanche lontanamente comparabili a quelli di oggi lo dimostrano alcuni incontrovertibili dati numerici: i kit di Porsche 956/962 che Starter riuscì a vendere in un decennio, le tirature delle serie standard di montati AMR (che erano tutto fuorché economici), il numero stesso di marchi di piccoli/medi produttori. Sarebbe però interessante se Paolo potesse scrivere qualcosa sui perché di quel fenomeno, magari aggiungendo alcune note sulla psicologia e sui comportamenti degli acquirenti di allora, basandosi sulla sua lunga esperienza diretta prima a Loano, poi a Milano. Sono sicuro che ne verrebbe fuori qualcosa di interessante... magari in un post specifico, a parte?

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  5. A casa ho un kit si una 956 ancora stampata nella resina marrone scura, il foglietto delle istruzioni celebra il raggiungimento dei 3500 esemplari prodotti, poi non so nel periodo successivo a quanti sono arrivati.

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  6. Molte, molte di più. Ricordo una scatola con un adesivo che celebrava i 10.000 esemplari se non di più.

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  7. Da piccolo trascorrevo le mie vacanze (estive, natalizie e pasquali) tra la Spagna, varie Valtur esotiche ed alberghi costosi.
    Oggi non me lo posso permettere!
    Allora?
    Questo è quello che oggi succede in ogni settore, occorre ricollocarsi economicamente, ovvero abbassare le pretese, chi vuole si adegua, chi no, prova altre strade.
    Alfonso

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  8. E' un discorso che condivido fino a un certo punto. Non tutti stanno peggio rispetto a 20 anni fa, anzi. Ci sono nuove fasce di potenziali acquirenti che se la passano tutt'altro che male ma che non comprano modelli. Magari cambiano 10 cellulari all'anno. In generale mi sembra che sia anche la natura delle spese voluttuarie ad essere cambiata.

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  9. Condivido in pieno quest'ultimo intervento. La ricchezza si è spostata, ma non"morta".
    E' vero nelle fasce medio-basse, si tira la cinghia, ma l'italiano medio, che è quello che compra e comprava i modellini, esiste ancora. Solo che ora, il consumismo, valutato come spesa"superflua", non è il modellino, ma l'elettronica,l'informatica, il weekend al centro benessere e tutte quella sorta di attività/beni chiamateli come volete, con cui si trova attualmente a competere il settore del modellismo.
    Il ragazzino, che negli anni 80-90 iniziava ad avvicinarsi al mondo del modellismo, non visto più come un giocattolo, adesso ha la playstation, xbox,ipad, ipod eccc...Come vedete i soldi li si spende lo stesso, ma meno nei modellini, e credo nel collezionismo tutto. Non c'è più l'hobby, come lo si intendeva 20 anni fa, ma effettivamente, chi compera i giochi della playstation, e rimango nel tema dell'elettronica perchè è il piu gettonato, spende all'incirca il prezzo di uno spark...quindi.

    Di conseguenza, l'appassionato del nostro amato settore, rimane un pubblico piuttosto avanzato d'età, che magari ha già tutto o quasi, e cerca la chicca, per provare a completare il più possibile la sua collezione, mentre il giovane che deve iniziarla, è sempre più difficile da trovarsi.

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  10. ...anch'io sto meglio di 20 anni fa... a parte i milioni di migliardi di cellule che mi muoiono ogni giorno... mi sembra abbastanza scontato ch'io abbia vissuto the golden age ... ma non per questo ho delle sensazioni negative... è ovvio che se AMR ha venduto oltre diecimila kits della GTO oggi non lo farebbe più... perdonatemi ma mi sembra abbastanza banale se non forse ovvio... se penso che riuscivo a vendere oltre 4mila cataloghi ... mi viene veramente da sghignazzare... a parte questo: cosa intendi David per "sui perchè di quel fenomeno"... non credo di afferrare completamente...

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  11. "Sui perché" nel senso appunto di perché c'era tanta gente che comprava modelli. Insomma, avere un po' di "perché", un po' di analisi oltre alla descrizione pura e semplice del fenomeno (oggi si vende poco, prima si vendeva molto di più). E anche una piccola analisi su chi erano, come si comportavano, cosa chiedevano i collezionisti di determinate fasce (factory built, kit, ecc) negli anni ottanta. Quello è un periodo di cui conservo molti ricordi, ma ero ancora troppo giovane per partecipare in un modo abbastanza attivo da avere oggi un'idea precisa di come funzionassero realmente le cose. Compravo, ma avevo 10, 12, 14 anni. Leggevo il TSSK come tutti, raramente andavo alle borse fuori Firenze, quindi la mia partecipazione era per forza di cose marginale anche se in pratica spendevo tutto ciò che avevo in modelli. Beh, a pensarci bene, oggi faccio lo stesso. Con l'aggravante che ormai non mi faccio scrupoli a farmi 1000km per andarmi a prendere un modello dall'altra parte dell'Europa. In fondo meglio questo della cocaina.

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