27 febbraio 2012

Targhe & Targhe

Gli anglosassoni devono pensare che in Italia ci siano due cose del tutto libere: le doppie nelle parole e le targhe delle automobili. In questa seconda convizione sono in buona compagnia, se anche André-Marie Ruf, nella sua lunga produzione, di pastrocchi con le targhe italiane ne ha fatti a iosa. Fra i migliori basterà ricordare il "PR" della Ferrari 250 GTO di Ferdinando Pagliarini scambiato per "Prova" e messo orgogliosamente sul retro di un modello dell'ultima produzione a formare un'improbabile sequenza: PROVA 62849, scritto così, tutto per esteso (evidentemente aveva visto solo la targa anteriore, che lo aveva tratto in inganno, ma questo è un errore che ha origini molto lontane). Non parliamo poi dei tanti altri "numeri in libertà" che hanno contraddistinto gli ultimi kit della serie André-Marie Ruf. E cosa c'entrano gli inglesi, si dirà? C'entrano. Mike Craig ha deciso di seguire le orme del suocero anche in questa bella tradizione, ed ecco che nell'epoca dell'informazione in tempo reale su Internet, spuntano originali trovate, come la targa della Ferrari 250 GTO 4675GT, con sigla di Imperia, immatricolazione ricevuta a partire dal 1966 con Luigi Taramazzo. Non mi sono note fotografie del posteriore di questa vettura con la suddetta targa, e credo che Craig l'abbia ricostruita in base ad immagini dell'anteriore.

E cosa ne è uscito? Un altro falso storico, l'ennesima irritante imprecisione che si propagherà come un piccolo malefico virus su modelli montati da sedicenti "maestri" e venduti a 1000 e passa euro. Complimenti, quando chiedere anche all'ultimo degli automobilisti in Italia avrebbe portato ad evitare uno stupidissimo e grossolano errore. Piccolo quanto si vuole, anche perché chi comprerà il kit potrà facilmente rimediare. Ma chi acquisterà per l'appunto i montati cosa avrà in mano? A volte ho l'impressione che il nostro settore dell'1:43 sia lontano anni luce dal rigore di un certo modellismo militare o ferroviario, tanto per fare un paio di esempi. In un noto forum commerciale, dove si esibiva il wip di questo modello, ho provato a far notare che la targa era errata e lo stesso montatore è caduto dalle nuvole. Non che sia colpa sua (anche se mi sarei illuso che un modellista di quel livello avesse una pur vaga idea delle targhe italiane - non sto chiedendogli la competenza della metrica dei cori delle tragedie greche o la conoscenza delle abitudini alimentari dei boscimani), non che sia colpa sua, dicevo, ma il quadro che generano queste situazioni testimonia un'approssimazione e un'ignoranza da parte di tutti: produttori, modellisti, collezionisti. Ah, un'altra cosa: prima o poi mi diranno che non è così e che il modello è corretto in questo modo. Altra cosa ancora, poi la smetto: i numeri di gara mi sembrano troppo piccoli, ma forse siamo noi in Italia a conoscere poco la 1000 Km di Monza. E forse (ma dico forse) erano gialli, non bianchi. Ma questo sarebbe da verificare, quantunque un paio di immagini sul sito di Attualfoto diano oggettivamente da pensare: http://www.actualfoto.it/index.php#photo/322379/0 .

7 commenti:

  1. Poco da aggiungere alle tue parole, David. Ho sempre considerato la questione delle targhe un'espressione di (forse inconscia) sufficienza nei confronti delle auto italiane da parte di tanti produttori stranieri, e un corollario da gestire in modo sbrigativo da parte dei produttori italiani.
    Sì, è vero, sulla fedeltà storica alcuni automodellari devono imparare, e molto, dai fermodellisti e dai "fuciloni" che fanno il militare. Poi, visto il sito di Miniwerks e un po' di foto sulla rete, ho concluso che i numeri della GTO sono un filo piccoli, un filo troppo gialli (ma giallo paglierino erano, per motivi che ignoro) e che non capisco il bordo nero approssimativo sulle ogive coprifari anteriori. Simulazione maldestra di nastro adesivo nero? Parkinson? Comunque, considerando che la mia religione mi vieta le ruote coi valvoloni della camera d'aria fuori scala, ho risparmiato mille dollari!

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  2. ..."la metrica dei cori delle tragedie greche" ... questo esempio complesso mi ha ricordato, non senza un grande sorriso, Natalino Balasso e la sua metrica di Riemann... queste considerazioni sono il segno dell'approssimazione dei tempi ... con la derisione per gli anziani come noi... e questo segno lo lascio interpretare ad altri...

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  3. la 4675gt come prima immatricolazione, era targata Roma o sbaglio

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  4. Come fattomi notare da David, sul sito Miniwerks segnalano la produzione di un set apposito di decals corrette: numeri gillini, targa corretta.
    Si giustificano dicendo "chi non fa non sbaglia". Viene da ribattere che "chi fa superficialmente sbaglia sempre": certo che una fettina di "humble pie" qualche volta dovrebbero mangiarsela ogni tanto...
    Errata corrige: il montato vien via per soli settecento dollars, e sui fari anteriori ci sono delle decals volutamente "sloppy" per simulare il nastro adesivo.

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  5. Non so se è una piccola vittoria di questo blog, ma mi piace pensare di aver contribuito in parte allo sviluppo di un modello di un produttore che comunque apprezzo poco. Direi che mi trovo più a mio agio a scrivere di certi argomenti su un blog tutto mio, assumendomi la piena responsabilità di ciò che dico, piuttosto che affrontare gli stessi temi sui forum, dove posso essere soggetto a pressioni di ogni tipo, oppure semplicemente dove rischio di mettere a disagio chi mi ospita in perfetta buona fede. La giustificazione di Mister Piranha (lo chiamo ancora Piranha perché avrà cambiato nome ma non certo i difetti più tipici) può sembrare onesta ma nasconde una certa sufficienza con la quale spesso si affrontano le riproduzioni delle vetture nostrane. Le targhe, ad esempio, sono un inutile corollario, una pratica marginale da sbrigare cercando di azzeccare l'essenziale alla meno peggio senza approfondire mai una volta buona la questione. E' come se si divertissero a proporre varianti disneyane delle nostre targhe, con la stessa superficialità con la quale storpiano i nomi italiani in libri anche di grande pregio e di alto costo. Tornando al modello, la questione dei numeri e delle targhe può sembrare di ben poco conto rispetto alla maestra di un montatore e anche al potere economico di un grosso rivenditore, e forse lo è. Ma se stavolta non sono stato liquidato con la solita terrificante formula ("il modello va bene, sei tu che sei sbagliato/che non ti sai adeguare/ che sei un disadattato / un poveraccio / un incompetente / che non ti sai godere la vita / che sei guercio-orbo-strabico-daltonico-ipovedente e/o rompicoglioni") una ragione ci sarà pure. E la ragione va sempre cercata nel dato oggettivo, che costituisce in ogni tipo di ricerca un caso rarissimo (ma per fortuna nel modellismo ci muoviamo nel campo della riproduzione storica tout court, non dell'interpretazione storiografica) ma contro il quale è difficile opporre argomenti di tipo commerciale. Sarebbe ora - e facciamolo questo discorso - che anche i più "grandi" capissero che per ogni dieci collezionisti disposti a bere qualunque vaccata ce ne sono un paio in grado di formulare giudizi propri; e guarda caso sono proprio quelli che a lungo termine rendono di più, perché sono i più appassionati e i più fedeli. Magari sono anche quelli che vorranno spendere leggermente meno, ma sono coloro che alla fine sarabbo in grado di fare la differenza. A meno che non si voglia tutto e subito, che è comunque una politica che in certi casi di emergenza può avere il suo senso.

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  6. Posso aggiungere che i numeri giallini erano tipici di alcune gare di Monza (penso ad alcune Abarth 850 TC).

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