30 luglio 2020

La Porsche Carrera RSR di George Dyer: due edizioni limitate di Madyero

Il maggiore exploit della famosa Porsche 911 Carrera RSR gialloblu di George Dyer fu senza dubbio la vittoria alla 12 Ore di Sebring del 1977. Ma quella vettura ha avuto una lunga carriera, con diverse configurazioni, passando da un aspetto di Carrera RSR più o meno normale e arrivando ad assomigliare più o meno a una 935, con un'ultima carrozzeria molto vicina a quelle viste sulle 934/5 Andial. Madyero ha utilizzato le sue basi Carrera RSR per realizzare la versione molto conosciuta di Sebring 1977 e una variante meno nota, di Road Atlanta 1976 dove la vettura aveva uno spoiler posteriore simile a quello di una Porsche 935. 

Il modello è stato montato con grande cura, incluso l'intricato rollbar che si sviluppava trasversalmente e che nell'1:43 di Madiai è composto da ben otto pezzi. Queste due serie limitate sono disponibili al link https://www.geminimodelcars.com/search?q=Dyer

29 luglio 2020

Non solo 1:43. Alcuni soggetti 1:18 in vista del Rallylegend prodotti da Racing43


Il Rallylegend 2020 si disputerà, anche se - pare - a porte chiuse. In vista di questo evento che incontra da tanti anni il favore degli appassionati, Racing43 propone alcune vetture in scala 1:18, disponibili sia in kit sia come montati, con la decorazione di varie edizioni. Andiamo dalla famosissima Fiat 131 Abarth di Diana alla Lancia Delta HF di Cairoli fino alla Peugeot 306 Maxi, ancora di Diana. 


Porsche 935 K1 Gr5 Kremer-Rodenstock 1976: una novità di Remember

La Porsche 935 approntata dai fratelli Kremer nel 1976, nota impropriamente come K1, è un soggetto che ogni tanto si eclissa per molti anni per poi riapparire sotto vesti varie (kit, montati, eccetera). La versione con i fari alti è stata riprodotta abbastanza recentemente da Spark, tanto per citare un produttore moderno, senza dover rifare una storia che va da MRE a FDS passando per Starter e compagnia varia. La configurazione a fari bassi sponsorizzata da Rodenstock e pilotata da Albrecht Krebs nella parte finale del 1976 è quella ora prescelta da Remember che propone un'edizione limitata di modelli montati. Tre le versioni, tutte disponibili a questo link: https://www.geminimodelcars.com/search?q=K1

26 luglio 2020

Porsche 917K Salzburg Le Mans 1970 Fujimi 1:24, un montaggio di Massimo Martini

Massimo Martini, apprezzato modellista fiorentino, specializzato nell'1:43, ha recentemente messo mano a kit in plastica in scala più grande, alcuni dei quali sono stati presentati nel blog. E' oggi la volta di una Porsche 917K in 1:24 di Fujimi, recentemente riedita, che Martini ha completato con molti dettagli, quali cinture di sicurezza e particolari meccanici. Anche se il modello non si presta a troppi voli pindarici per via della riproduzione appena abbozzata del motore, il lavoro di Martini è ugualmente apprezzabile perché valorizza ciò che Fujimi metteva a disposizione, ricavandone una riproduzione davvero convincente. 











23 luglio 2020

Nuova serie di Porsche 917K Zitro 1970-1971 nella gamma Fast by Ciemme43

500km Imola 1970, Vaccarella/Martin
Fast by Ciemme43 arricchisce ulteriormente la gamma di Porsche 917 con una serie di modelli che riproducono la vettura del team di Jamie Ortiz-Patino (Zitro Racing), che corse fra il 1970 e il 1971. Lo chassis 025 (almeno così pare) esordì con una carrozzeria completamente bianca, riprodotta da Remember, ma poi fu aggiunta la caratteristica doppia striscia blu che gli appassionati conoscono bene. 
1000km Buenos Aires 1971, Martin/Brea

La 917 Zitro è rimasta comunque sempre un po' nell'ombra e piuttosto trascurata dai marchi modellistici. Se non andiamo errati, il primo modello fu quello della Sport Cars, su base Solido; una specie di transkit permetteva la realizzazione delle versioni Le Mans e Buenos Aires 1971. Attraverso non molte altre riproduzioni arriviamo al Brumm e allo Spark, abbastanza recenti. 
Coupes du Salon Montlhéry 1970, Martin
Ben venga quindi la serie Fast by Ciemme43, che tiene conto di tutta una serie di gare completamente ignorate in passato, dalla 1000km di Parigi e Coupes du Salon Montlhéry 1970 alla 500km di Imola 1970, dalle prove di campionato mondiale a Buenos Aires, Spa e Monza 1971 all'Interserie di Imola nello stesso anno (questa particolare versione aveva come sponsor anche il popolare negozio Reno Racing di Bologna, il cui adesivo nero e giallo è stato accuratamente riprodotto in decal). 
Per il momento è stata lasciata da parte la versione Le Mans, più conosciuta. Una curiosità: a Montlhéry e a Imola nel 1970 fu Nino Vaccarella a pilotare la vettura, insieme a Dominique Martin. 
Imola Interserie 1971, Martin
1000km Monza 1971, Martin/Pillon

Ricordiamo che questi e altri modelli di Fast by Ciemme43 possono essere acquistati al seguente link: https://www.geminimodelcars.com/search?q=Ciemme43 . 
1000km Paris Montlhéry 1970, Vaccarella/Martin
1000km Spa-Francorchamps 1971, Martin/Pillon


22 luglio 2020

La Ferrari 312P Coupé NART Daytona 1970 di Dannini Modelli (storie di modelli, episodio 10)


L'articolo sulla Ferrari 312P pubblicato nell'ultimo numero di AutoModélisme mi ha fatto tornare alla memoria un modello che nel pezzo è stato dimenticato ma che all'epoca era abbastanza conosciuto. Un'epoca - parlo degli anni ottanta - in cui uscite di questo genere erano viste con interesse da collezionisti ancora parecchio affamati di tutto ciò che i produttori di diecast avevano sempre ignorato e che i marchi di speciali offrivano ancora col contagocce. La Ferrari 312P Coupé era stata prodotta da Solido e rimaneva uno dei più bei modelli della serie 100. Ma le altre versioni, sempre della coupé? Del resto non c'è da sorprendersi se ancora all'inizio degli anni ottanta si erano dovuti attendere i transkit di GPM per la base Pilen per avere una serie dignitosa di Porsche 917. Sotto questo aspetto l'avvento di Starter e Provence Moulage costituì una linea di demarcazione decisiva nel decennio. Torniamo alla 312P. Non ricordo da chi lo comprai: Tron a Loano oppure Progetto K a Roma. Del resto quelli erano i miei due fornitori esclusivi, con una preferenza particolare per i Tron, molto più forniti e anche più avvezzi alla vendita per corrispondenza. Come usava all'epoca, venni a sapere dell'esistenza di un kit della 312P coupé prodotta da Dannini Modelli in un TSSK. Fu un'attesa abbastanza lunga, come del resto quella per la 512S Spyder di GPM (a questo proposito potete leggere un altro episodio di questa serie dedicata ai modelli della memoria cliccando sul seguente link: https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/01/la-ferrari-512s-spyder-brands-hatch.html ) e per la 250 LM Piper Le Mans 1968 che Marcello Giorgetti aveva annunciato ere geologiche prima della commercializzazione. Ignoravo cosa fossero i Dannini Modelli. Il marchio era uno dei tanti creati da Brian Harvey, e chissà per quale astruso motivo aveva scelto quel nome italiano. Chi era Dannini? Boh.

Non gliel'ho mai chiesto, magari qualcuno saprà rispondere alla questione. Sul momento non mi accorsi neanche che il kit era la copia di un Solido. Ma poco importava - e comunque chi aveva clonato il modello aveva avuto la cura di aggiungere il caratteristico "bozzo" sul tetto. L'importante era che la versione, Daytona 1970, vettura del NART, fosse fino a quel momento del tutto inedita. Quello contava, ed era lo spirito con cui si ingurgitavano senza dire né ahi né vai improbabili kit Mini Racing, Tenariv o anche peggio (FDS, Hobby Tecnica, SB...) sognando la notte quello che ne sarebbe uscito una volta terminata la fatica. Storia nota, ma è bello raccontarla di tanto in tanto.

Il Dannini restò da montare nel mio armadio per un bel po' di tempo, subendo anche - come spesso accadeva - qualche cannibalizzazione, ma finalmente verso il 1987 trovai la voglia di metterci mano. Avevo 16 anni e devo dire che non me la cavavo malaccio. Verniciatura a bomboletta e qualche dettaglio aggiunto, tirato a indovinare dalla scarna documentazione trovata su un libro o due. Vi propongo le foto di quel modello che ho venduto nel luglio del 2007 e che adesso si trova in chissà quale collezione, in chissà quale parte del mondo.

21 luglio 2020

Cerchio a cinque razze specifico per le vetture di David Piper: set Remember W62


Col numero di catalogo W62 è da poco disponibile nella gamma degli accessori Remember un set di cerchi a cinque razze traforate, realizzato soprattutto per le auto di David Piper (ricordiamo la 250 LM del 1968, ma anche la 412P e la Porsche 917K). Si trattava di cerchi Ferrari, sui quali Piper era intervenuto svuotando la parte centrale delle cinque razze. Il set è completo di gomme slick, gallettoni a tre punte in plastica cromata e due assali. Il kit cerchi W62 è reperibile a questo link: https://www.geminimodelcars.com/listing/553765897/wheel-set-for-david-piper-ferrari-racing

Rassegna stampa: La vie de l'auto Hors Série 2020

LVA (La vie de l'Auto) è un editore di Fontainebleau che ha in catalogo vari prodotti simpatici, fra cui la rivista omonima che esce settimanalmente ogni giovedì. Questo Hors Série si focalizza sulle quotazioni di circa quattromila vetture da collezione, dalle più antiche alle youngtimer. Di guide come questa ce ne sono molte, sia in Inghilterra, sia in Germania o nella stessa Francia, ma questa può essere particolarmente utile non solo per il prezzo limitato (€ 6,40) ma anche per la vesta grafica molto semplice e per i tantissimi dati contenuti. Non ci si limita infatti ai risultati ottenuti da ogni modello recentemente e più indietro negli anni, ma nella maggior parte dei casi ciascuna scheda è accompagnata da brevi commenti storici e relativi alla fortuna nel mercato. 

Di tanto in tanto un articolo più corposo contiene "il consiglio dell'esperto", su un determinato aspetto della compravendita delle auto d'epoca, senza considerare alcune appendici che approfondiscono certe tendenze recenti. In circa 130 pagine è possibile avere almeno un'idea generale della situazione - almeno europea - e anche, perché no?, di riconsiderare vetture finite nel dimenticatoio e che potrebbero costituire un buona scommessa per gli appassionati. 

Questo fascicolo, un riuscito mix fra testi e dati di consultazione si legge quasi come una rivista e lo consiglio senza alcun dubbio. Può essere un utile complemento a ogni biblioteca specializzata in automobilismo d'epoca. 

20 luglio 2020

Ferrari 330 P3 coupé Le Mans 1966 #20/21 di Looksmart (1:43)

Oltre la spyder del NART, Looksmart ha
fatto uscire i due coupé 330 P3 di Le Mans 1966. 
Se la Ferrari 330 P4 ha sempre spopolato, la P3 ha fatto più fatica a entrare nelle grazie dei collezionisti di modelli, sia in 1:43 sia in altre scale. I motivi sono svariati e forse un giorno ce ne occuperemo. Fatto sta che le riproduzioni della P3 sono relativamente più rare e il mercato è abbastanza saturo, sebbene da diversi anni non uscissero delle novità. Mi riferisco per lo più al settore dell'1:43, dove al modello RedLine commercializzato nel 2009 non era praticamente seguito nulla. Eppure di versioni interessanti e leggermente meno note ce ne sarebbero, anche se non sono un'infinità. 
L'ex RedLine è ancora attuale. Looksmart ha
aggiunto le luci di illuminazione. 
Della versione spyder Le Mans 1966 ci siamo già occupati in un altro thread del blog. Oggi presentiamo le due coupé, la numero 20 pilotata da Bandini/Guichet e la 21 di Scarfiotti/Parkes. 
I modelli Looksmart sono apprezzati per la precisione
e la pulizia di montaggio. 
Per i coupé valgono le stesse considerazioni fatte nella recensione allo spyder (per le quali vi rimando al seguente link: https://grandiepiccoleauto.blogspot.com/2020/07/ferrari-330-p3-spyder-nart-le-mans-1966.html ). 
Ben incollate le protezioni dei fari. Le parabole
sono cromate. 
Molto ben riuscito l'accoppiamento cerchio-pneumatico. 
Si tratta di copie del RedLine, con pochissimi aggiornamenti, direi solo le lucine di illuminazione dei numeri. Questa non è necessariamente una critica: il modello RedLine era valido all'epoca e lo è tutt'oggi. 
La cornice dei vetri laterali è fotoincisa. Il plexiglas
riproduce perfettamente il deflettore in posizione
aperta. 

I tre Looksmart usciti da pochissimo possono costituire un'occasione per procurarsi tre vetture importanti per la storia di Le Mans, con tutti i crismi dei moderni resincast. La qualità di questi modelli corrisponde a quella di kit montati bene e non è un caso che all'uscita di ciascuna novità di Spark, Looksmart, TSM alcuni siti come Grand Prix Models si riempiono di vecchie scatole di montaggio mai iniziate. Non è stato sorprendente, all'indomani della commercializzazione di queste 330 P3, scorgere nello stock di GPM alcuni kit Tenariv... Non che il kit non abbia più nulla da dire, anzi. 
Molto realistica la riproduzione degli
elementi radianti. Purtroppo non è stata
corretta la linea errata dalla protezione della
colonna dello sterzo che non arrivava al
bordo dell'incavo ma scendeva prima. 

Sono fra i più convinti assertori del fatto che ancora oggi un kit montato alla perfezione sia in grado di dire la sua al cospetto di un resincast. Ma quanti sono quelli davvero in grado di ottenere risultati di assoluta eccellenza partendo da uno Starter, da un Provence Moulage, da un Automany o da un Team-T?

19 luglio 2020

Ferrari 330 P3 Spyder NART Le Mans 1966: Looksmart LSLM104 (1:43)

Con il numero di catalogo LSLM104 è disponibile
la Ferrari 330 P3 Spyder Le Mans 1966. Looksmart
ha appena riprodotto anche i due coupé ufficiali.  
Nella sua gamma consacrata alla Ferrari a Le Mans, Looksmart esce con le 330 P3 del 1966. Quando i ricordi sono importanti. A dodici-tredici anni ricevetti in regalo il libro di Antoine Prunet sulle Ferrari sport prototipo, in cui l'autore scriveva che a Le Mans 1966, davanti al rullo compressore delle Ford, la Scuderia faceva ben misera figura. Ogni volta che vedo il modello di una Ferrari ufficiale di Le Mans 1966 mi torna in mente quel passo del libro del Prunet. Looksmart ha proposto dunque le tre P3, due coupé (di cui ci occuperemo in un altro articolo) e lo spyder iscritto dal NART. Non si è trattato stavolta di un grande sforzo, giacché il modello è praticamente identico al RedLine uscito nel 2009. Questo significa anche, purtroppo, che non è stata corretta la forma della carenatura della colonna dello sterzo, che dovrebbe avere una linea discendente senza toccare l'altro limite dell'uscita d'aria del radiatore.  
Molto ben curata l'applicazione della decal del tondo
bianco, che combacia con la presa d'aria laterale. 
Differenza rispetto al vecchio RedLine, l'aggiunta
delle lucine d'illuminazione dei numeri (una per
ogni lato, due sul bollo posteriore). 
 Fabbricato da Spark e distribuito attraverso i suoi consueti canali (Mix Diffusion e così via), il modello colma sì una lacuna nella produzione recente dei resincast, ma probabilmente non conoscerà un grande successo di vendite. Già la P3 non è mai stata - chissà come mai - un modello di vettura che ha particolarmente "tirato". Molti si accontenteranno ancora del RedLine, e un residuo, neanche troppo trascurabile, preferirà sempre i kit in commercio, fra cui il Madyero, ad esempio, che fa ancora la sua figura (limitatamente al coupé, visto che lo spyder non è mai stato prodotto da quel marchio). Lo spyder P3, telaio 0846, fu pilotato da Ritchie Ginther e Pedro Rodriguez. 
L'interno è forse un po' semplificato per
i canoni attuali, ma si difende ancora
piuttosto bene. Notevole la resa degli elementi
del radiatore, visibili attraverso le uscite d'aria. 
Ottimo e pulitissimo l'incollaggio delle vetrature, sia
di quelle laterali sia del parabrezza. I ganci laterali
sono fotoincisi. 

La sua corsa non fu fortunata, visto che dovette abbandonare all'undicesima ora per noie al cambio. Nelle qualifiche la vettura aveva spuntato un ottimo tempo di 3'33" che le era valso il quinto posto in griglia. E' ancora attuale il Looskmart ex-RedLine? Tutto sommato sì, a meno di non voler stravolgere tutto, cosa che molto verosimilmente era lontana dai piani del produttore. 
Non manca lo scudetto del NART, ma anche il RedLine
non aveva omesso tale dettaglio. 
Da questa vista si può apprezzare l'ottimo livello
di montaggio. 
La gomma dalla spalla abbastanza panciuta
è stata correttamente riprodotta. La P3 del NART
era gommata Goodyear, a differenza dei due
coupé che utilizzavano pneumatici
Firestone.
I RedLine non erano famosi per il controllo qualità di assemblaggio: per avere un esemplare valido bisognava visionarne almeno cinque-sei (posso parlare per esperienza diretta, ricordo le ore passate nel capannone della Pego di 
Sesto Fiorentino quando arrivavano le novità). I Looksmart, per contro, sembrano essere esenti da difetti di questo tipo, e questa è senz'altro una cosa positiva. 

I gallettoni soffrono talvolta di qualche
bavetta di stampaggio di troppo lungo il
bordo delle punte. Gli scassi delle prese d'aria
anteriori, riempiti di nero opaco, avrebbero
guadagnato ad essere più profondi, ma come detto,
del RedLine non è stato cambiato alcunché a livello
di stampo. 

La verniciatura è al livello degli Spark, e tutto appare montato e sistemato correttamente e con criterio. Lasciamo la parola alle immagini, che sono corredate di note complementari. Il prezzo dei Looksmart è superiore a quello degli Spark per la presenza di un passaggio in più e probabilmente della licenza Ferrari. Questo rende tali modelli meno appetibili, perché il rapporto qualità-prezzo si fa un po' meno favorevole, pur restando ancora piuttosto buono.  
Elegante, come in tutti i Looksmart, la
presentazione. Vetrina con un plexiglas di qualità,
placchetta metallica sulla base, scatola ufficiale Ferrari
in solido cartone. A suo tempo RedLine aveva prodotto
anche una versione "presentazione" senza numeri.