31 dicembre 2016

Focus su: Lancia D20 Sport 1953 di Tecnomodel scala 1:18


Fra i tanti resincast sfornati di recente da Tecnomodel, la Lancia D20 Sport ci sembra una delle più belle. Spesso per rientrare nel budget, questo tipo di modelli presenta dei compromessi abbastanza vistosi, giustapposti ad altre caratteristiche nettamente positive e a vere e proprie raffinatezze. Ne risultano quindi alcuni contrasti non sempre ben tollerabili all'occhio. Stavolta invece siamo in presenza di un modello decisamente equilibrato e ancora una volta non si può non restare ammirati dalla qualità della verniciatura, con uno splendido bicolore blu-avorio, cui si aggiungono i vari colori delle versioni specifiche. In queste foto è ritratta la versione di Le Mans 1953 (piloti Chiron e Manzon), ma sono disponibili, oltre a tutte le vetture di Le Mans '53, anche versioni della Targa Florio e della Mille Miglia. Decisamente un modello accattivante, con dei bellissimi cerchi fotoincisi e torniti, opportunamente colorati in alluminio satinato, tanti dettagli di ottimo livello e un montaggio impeccabile delle superfici vetrate e delle cornici. Tante le piccole raffinatezze, dalle cifre in rilievo sulla targa fotoincisa al supporto del vetrino sul cofano, dalle mascherature dei fari molto realistiche alla lucina di riconoscimento montata sul tetto. In attesa delle prossime novità Tecnomodel, fra cui vi è la Maserati A6GCS Spyder 1953, questa D20 è un'ottima aggiunto a ogni raccolta di auto sportive del passato,











29 dicembre 2016

Fine anno, precisione e ricerca: alcune riflessioni di Mauro Borella

Queste riflessioni di Mauro Borella, una persona che stimo molto, mi hanno colpito e gli ho chiesto se fosse possibile pubblicarle sul blog. Ricevuto il suo consenso, ve le propongo volentieri. Esse contengono diversi spunti di riflessione sui quali magari tornerò presto. 

Sara' che per tutta una serie di motivi sono un po' depresso ma continuo a pensare, in generale, a come il livello di educazione, cultura, di credere in qualche ideale, di voler bene, di ascoltare per imparare e non solo per rispondere qualcosa, di essere se' stessi siano tutti valori in caduta verticale. Come sempre non parlo dei problemi del mondo, infatti per scelta personale su Fbook mi astengo dal commentare politica, religione e lavoro, ma piu' semplicemente di come si sia trasformato in peggio il nostro amato mondo delle auto/moto storiche e delle corse. 

Gente che parla a vanvera e che apre blog e forum scrivendo delle cazzate inenarrabili, pseudo autori che su (una volta) stimate e rispettate riviste di settore pubblicano articoli insulsi senza fare un minimo di ricerca personale, ma solo copiando gli errori di Wikipedia o di qualcun altro, foto pubblicate su Facebook con didascalie quanto meno opinabili, sia per il contenuto che per la grammatica, tutti che sanno tutto su qualsiasi argomento e invece, permettetemi il francesismo, non sanno e sopratutto non hanno vissuto un cazzo, ma hanno solo sentito o letto qualcosa scritto da altri, tutta gente che vive la vita e le esperienze altrui e le usa (male) cercando di affermarle come fossero proprie. Nessuno che ha piu' voglia di imparare, di ascoltare, ma solo con questa smania di dire per primi qualcosa, anche se e' una minchiata. 

Passati sono i tempi dove leggere un articolo di un autore come Denis Jenkinson (qualcuno se lo ricorda?) su Motor Sport significava entrare nel dettaglio della gara o dell'evento che lui stava raccontando come se si fosse stati la' insieme a lui, compreso il viaggio per arrivarci con magari l'indirizzo di qualche buon ristorante sulla strada. 


Passati sono i tempi dove per scrivere un buon libro di automobili bisognava intervistare personalmente chi quelle auto le aveva progettate e costruite, passando ore negli archivi e cercando di pubblicare dettagli e foto mai viste prima. Passati sono i tempi dove i cosiddetti esperti erano le persone che avevano vissuto in prima persona le vicende del reparto corse o della fabbrica di automobili in oggetto, e non quelli che per sentito dire affermano di sapere qualcosa. Internet e' una gran cosa, ma ha anche permesso la frantumazione di questi valori in tanti piccoli sassolini che possono essere gettati da chiunque senza tanto sforzo, finche' un altro e un altro ancora li raccoglie e li lancia di nuovo, perpetuando tutte le cose sbagliate nell'infinito del web. 

Cerchiamo di tornare alla realta', viviamo la nostra vita e non quella degli altri, e se possiamo, quando non siamo sicuri di quello che stiamo scrivendo o dicendo, stiamo fermi, che e' meglio.
Buon 2017.

Eidai Grip Technica e Formula 1: echi dagli anni settanta

Sono piuttosto rare le scatole per i rivenditori della
Eidai Grip serie Technica. Ciascuna confezione conteneva
sei modelli dello stesso articolo. 

Oggi che Spark realizza praticamente ogni vettura di Formula 1, per di più seguendola nelle sue evoluzioni Gran Premio dopo Gran Premio, diventa difficile immedesimarsi in un'altra epoca, ormai abbastanza lontana, in cui le riproduzioni di F.1 si contavano sulle dita di una mano. I produttori di modelli speciali ci misero del loro colmando tante lacune, ma a livello di industriali la situazione era largamente insufficiente. Dopo un buon numero di modelli anni cinquanta-inizi sessanta firmati da Dinky, Corgi, Solido e Mercury, le Formula 1 erano un po' cadute nel dimenticatoio, finché alla fine degli anni settanta una marca giapponese, la Eidai, si inventò una gamma di modelli in 1:43 denominata Technica, che offrì diverse vetture contemporanee: Ferrari, Tyrrell, Brabham, Wolf, March, Lotus...
Gruppo di Wolf WR1; insieme veniva fornito un cartellino
da piegare prima di esporre il modello nel negozio,
con la descrizione in giapponese e il prezzo in Yen. 

Una vera ventata di novità, visto che i collezionisti dovevano accontentarsi dei modelli più piccoli fatti da Polistil nella peraltro benemerita serie RJ, quelli in 1:41 della stessa marca e di qualche Corgi decisamente più grande della canonica scala 1:43 (circa 1:32-1:36).
Questi modelli non sono mai usciti dalla loro scatola. All'interno
si trovava una fiche con la descrizione della vettura reale. 
Oggi gli Eidai Grip non sono ricercatissimi dai collezionisti, che li giudicano forse ancora troppo recenti. Ci sono modelli più rari e altri meno rari, e generalmente non si fatica a completarne la raccolta. E' invece molto più difficile imbattersi in pezzi come quelli fotografati in questo articolo, scovati in un retrobottega della banlieue parigina: sono confezioni per i rivenditori che contenevano sei pezzi dello stesso modello.
Indubbiamente giapponese la grafica della scatola, con un
accattivante disegno della vettura in un clima da manga; del resto
i ragazzi in quel periodo andavano pazzi per il cartone animato
Grand Prix, con Takaya Todoroki come protagonista. 
Niki Lauda, un nome che all'epoca attirava e il suo binomio con
la Ferrari affascinava anche i collezionisti. 

Dal punto di vista costruttivo, gli Eidai assomigliano molto agli italiani Yaxon, usciti qualche anno più tardi. Naturalmente gli Eidai non erano facilissimi da trovare in Italia ma già tra la fine degli anni settanta e i primissimi anni ottanta la gamma si poteva acquistare presso i fratelli Tron di Loano.
I fratelli Tron non potevano lasciarsi sfuggire gli Eidai-Grip Technica
nella loro offerta di modelli giapponesi. Questa è una lista dal
TSSK della primavera 1980: prezzi sulle 12.000 lire. Notare i commenti:
"distribuiti ora in Italia - prezzi imposti - qualità molto alta". 
A distanza di quasi un quarantennio da quelle vicende lontane, abbiamo voluto evocare un marchio di cui ormai sono in pochi a ricordarsi; un marchio che produsse interessanti modelli anche in altre scale e che oggi vale forse la pena di rammentare per comprendere il lungo cammino che ci ha portato fino agli Spark dei nostri giorni.

25 dicembre 2016

Fiat Panda 1000 Super i.e. di Tomica Limited Vintage Neo (1:64)

 In un articolo di inizio novembre 2016 (visibile qui) ci siamo occupati della prima Panda prodotta da Tomica in scala 1:64 nella sua gamma più dettagliata; di recente, dopo la versione 1100, esce la 1000 Super i.e. in due colorazioni, bianco o crema (entrambe hanno il numero di catalogo LV-N133). Il modello ha le stesse caratteristiche della precedente edizione. 

Si tratta di un modello ben dettagliato, in zamac col fondino ugualmente in metallo che comprende anche il paraurti anteriore e posteriore. L'uso di tampografie a simulare contorni vetro e fregi vari contribuisce al realismo della miniatura. 


Belli i cerchi, forse troppo larghe le gomme e convincenti gli interni. L'uscita di queste ulteriori due Panda II Serie conferma l'interesse di Tomica per le vetture italiane; ricordiamo anche la Lancia Integrale, uscita anch'essa in questo 2016 in varie colorazioni. 




24 dicembre 2016

Passionnément Dinky Toys, una nuova guida sulla produzione francese


Da quando Cédric Casubolo e Edith Gurski hanno rivitalizzato la casa d'aste Collectoys (www.collectoys.fr), è stata ripresa anche l'edizione di libri specializzati. Il primo della nuova serie è "Passionnément Dinky Toys", che ha come autori i due personaggi già citati e Didier Beaujardin, grande esperto del settore obsoleti e direttore della rivista Passion43ème. Il risultato è di primo livello: sulla Dinky Toys esistevano già opere di grande dettaglio e precisione, tanto per fare un esempio le varie edizioni del celebre volume di Jean-Michel Roulet. "Passionnément Dinky Toys" non intende sostituire in toto nessuna delle precedenti opere, ma piuttosto di integrarla con un approccio diverso. Si tratta infatti di una guida pratica, non di una storia del marchio, seppure ricchissima di dettagli.

Soprattutto il libro si pone come obiettivo di dare un'indicazione quanto più precisa delle tendenze del mercato (rappresentate graficamente da una freccia con varie inclinazioni) e dei risultati ottenuti dalle vendite all'asta dal 1998 al 2016: un patrimonio di 18 anni in mano alla casa d'aste Collectoys, che ha così sfruttato appieno lo storico dei propri archivi.

Uno dei principali motivi d'interesse del libro sono i pezzi eccezionali, come prototipi, trasformazioni ufficiose ma uscite direttamente da Bobigny, elaborazioni di modellisti interni all'azienda, colori realizzati per le case produttrici, rari promozionali e così via. In questo caso al modello viene dedicato più spazio con un riquadro specifico, contenente la storia e quanti più dettagli possibile sulle vicende che hanno portato a quella produzione.


E' quindi un volume indispensabile per chi voglia affrontare l'argomento Dinky France con la serietà del collezionista avvertito e con dei dati aggiornati e attendibili. Il libro può essere ordinato direttamente sul sito di Collectoys e ha un costo di € 59,00 + spese di spedizione.

D.Beaujardin, E.Casubolo, E.Gurski, Passionnément Dinky Toys. Cote, tendance, panorama du marché. Production Française 1998-2016, Editoys, Bourges 2016, pp.306, € 59,00

23 dicembre 2016

Il blog è (a)social - ma è una non-notizia

Non posso lamentarmi dei risultati del blog - perché in un modo o nell'altro i siti Internet hanno bisogno di audience, o per lo meno il loro successo si misura in base al numero delle visite. Questo vale anche per un sito specialistico come questo, che fin da subito, nel gennaio 2012, ha potuto contare su una nutrita schiera di lettori che non di rado hanno fermato l'indicatore delle visite quotidiane oltre quota 1500. Non male per un sito non pubblicizzato e non supportato da alcun organo ufficiale. Proprio a questo proposito, dal 2012 a oggi molte cose sono cambiate: i social network hanno preso sempre più piede e oggi sembra quasi impossibile non promuovere un post su un sito attraverso Facebook, tanto per citare il social maggiormente frequentato. Fare questo prende tempo, un'enormità di tempo: bisogna individuare i gruppi giusti, fare decine di copia-incolla, uno a uno perché giustamente Facebook e gli altri social sono settati per difendersi dagli "spammatori" automatici.

Questo per cosa? Per vedersi un thread crescere enormemente di lettori e gli altri restare malinconicamente immobili. Perché le visite non si propagano; come dicono gli esperti, il livello delle visite non è orizzontale. Sono pochissimi quelli che arrivano su un thread da Facebook e poi vanno a visitarne altri sullo stesso blog. I veri lettori del blog sono quelli affezionati che ci arrivano perché ormai hanno l'indirizzo memorizzato nella lista dei preferiti. Molti ci arrivano da Google e in quel caso forse si può sperare che si mettano a guardare anche altri articoli. In conclusione, ho provato a fare promozione sui social, e mi è anche riuscito, ma è una promozione istantanea, che si conclude appunto con una marea di visite di un solo thread.

Non so se ne valga la pena. Un thread può diventare virale se arriva ad accumulare decine, centinaia di condivisioni, non se appare su decine di gruppi di Facebook accumulando magari un sacco di like. I like non servono, servono le condivisioni e per quelle bisogna pagare salato o finire per qualche motivo in un sito d'informazione mainstream come Repubblica o Corriere. Insomma, fantascienza per un blog di automodellismo. E se Manzoni si era accontentato dei suoi venticinque lettori, mi accontenterò anch'io.

21 dicembre 2016

Porsche 908/2 Targa Florio 1969 di Minichamps (First Class Collection, 1:43)



Sono uscite in questi giorni due versioni della Porsche 908/2 Spyder 1969 della Minichamps in scala 1:43. Premettiamo che la "mano" di Spark è perfettamente identificabile, per cui c'è da attendersi anche da questo produttore una serie di varianti di una vettura che è già stata abbondantemente riprodotta. Tra l'altro, a livello di modelli speciali, Marsh Models ha fatto uscire da pochissimo delle interessanti versioni Sebring, cui seguiranno le vetture di Brands Hatch. Tornando a Minichamps, si è scelta per iniziare la vincente della Targa Florio 1969 con Mitter e Schuetz, e la vettura con i colori austriaci della 1000km del Nurburgring di quello stesso anno.

Nei resincast, prima del modello di Minichamps, la 908/2 del 1969 mancava ancora; Spark aveva riprodotto la versione del 1970 in una molteplicità di varianti, dalla famosissima vettura di Sebring 1970 alle tantissime di Le Mans la cui serie non è stata ancora completata. Fu una decina di anni fa che fra i produttori di modelli industriali - escludendo il modello della Best, decisamente datato in termini di dettagli - Ebbro scatenò le polemiche dei collezionisti con una versione della Targa Florio i cui colori del musetto e delle alette di coda non finisce di alimentare discussioni a non finire: un tono color salmone parve tutto fuorché realistico, anche se le foto d'epoca si contraddicono con immancabile puntualità, anche ogni volta che ne esce fuori una inedita. Se fosse fluorescente o no il colore rosso sulla vettura numero 266 è difficile dire, così come è difficile comprendere se la parte centrale fosse della stessa tonalità della parte laterale, comune a tutte le altre 908 iscritte dal team ufficiale, che si differenziavano appunto per l'area centrale (nera, verde, blu, gialla, bianca). 

Minichamps ha deciso forse per la soluzione meno cervellotica, scegliendo un uniforme colore rosso-arancio fluorescente. Probabilmente, se i colori danno questi effetti nelle foto, significa che una base fluorescente è plausibile, perché è proprio quel tipo di colore a produrre effetti di questo genere. 



Si fa presto a scrivere First Class Collection sulle scatole: basta una confezione sontuosa, una numerazione limitata (in questo caso a 500 esemplari), un elegante colore nero, l'effetto pavé sulla base: i collezionisti sono più sensibili a questo tipo di presentazioni di quanto essi stessi non siano disposti a confessare. Si ha la sensazione di avere tra le mani un oggetto lussuoso, esclusivo, 


Com'è questo modello? E' un classico Spark, con i pregi del dettaglio minuto, della finitura molto buona, della verniciatura perfetta e di tutte quelle caratteristiche positive cui un certo tipo di riproduzione ci ha abituato. Purtroppo, quando un modello moderno vorrebbe sostituire quelli che sono arrivati prima di lui, il rischio è quello di fare dei passi avanti, ma anche qualche passo indietro e questo è davvero strano, ai limiti dell'inspiegabilità. 

Ormai su un modello della Targa Florio di questa ambizione, si pretende che i numeri, che - lo ricordiamo - erano dipinti a mano, siano tutti diversi fra di loro e non è chiedere la luna visto che Starter già alla fine degli anni ottanta lo faceva tranquillamente. Siamo tornati indietro anche con le cinture di sicurezza, stavolta stranamente in decals, con tanto di etichetta OMP. OMP? Il marchio esigerebbe una verifica. Le cinture in decals su vetture aperte, la cui consuetudine nella gamma Spark è sparita fortunatamente già cinque o sei anni fa, continua sui Minichamps; anche la 917/10, uscita alcuni mesi fa col marchio tedesco, aveva le cinture in decals, ma in quel caso si notava meno, visto che il sedile era nero. Sulla 908/2 Minichamps mancano i fermi del cofano anteriore (sul vecchio kit di Fabrizio Pitondo, uscito nel 1985, erano previsti...), così come mancano alcuni fori supplementari di aerazione ricavati sotto il muso, ben visibili in alcune foto. 



Accanto a queste omissioni abbastanza deludenti, ci sono alcune raffinatezze, come le scritte dei meccanici sulla spalla degli pneumatici, la meccanica molto ben riprodotta, la strumentazione ben fatta, i vari staccabatteria, le quattro cerniere degli sportelli in fotoincisione. Il parabrezza non è in acetato, ma in plastica, per fortuna molto fine e ben stampata. Il modello, in Italia, costa al pubblico un'ottantina di euro. Vale la pena prenderlo? Personalmente non me ne sono ancora fatto un'idea. Cero è che il modello ha tanti pregi, ma non è esente da certe pecche che col montaggio di un kit potrebbero essere evitate da un montatore documentato a dovere. Del resto, non credo che al produttore del Minichamps la documentazione facesse difetto. Probabilmente si va troppo di fretta per sfornare le referenza in tempo per le varie scadenze (c'è stata la corsa pazza al Natale che va esaurendosi in vista di un'altra corsa, stavolta per organizzare Norimberga) e non ci si ferma a sufficienza su alcuni dettagli. Se il mercato poi è composto da collezionisti di paesi dove la vettura è poco conosciuta nelle sue caratteristiche più recondite, il gioco è fatto: i compratori in Indonesia, in Corea del Sud o in Indonesia saranno felici di leggere le tre magiche paroline "First class collection" e tutti saranno contenti. 

20 dicembre 2016

Focus su: Ferrari 250 P Le Mans 1963 di Tecnomodel in 1:18



Lungamente attesa, è appena uscita un'altra Ferrari di Tecnomodel nella serie dedicata alle sport-prototipo del cavallino. La 250 P è un inedito in scala 1:18, come lo sono state diverse altre Ferrari prodotte di recente dalla casa lombarda, e gli appassionati stanno già aspettando le varie 330 P3, P4, 512 S ed M, che non dovrebbero tardare. Sono modelli resincast venduti a un prezzo accettabile, sulle cui caratteristiche ci siamo già soffermati in passato. 

Della 250 P sono disponibili varie versioni, e il soggetto prescelto per questa gallery è forse la variante più famosa, la vettura vincente a Le Mans 1963 con Scarfiotti/Bandini. Limitata a 285 esemplari numerati, la 250 P numero 21 è presentata stavolta in modo leggermente diverso: sotto il modello, infatti, troviamo una moquette marrone, piuttosto elegante. 

E' sempre stato difficoltoso interpretare la linea della 250 P: in 1:43 ricordiamo un flop abbastanza recente, il modello di Minerva, che nella sua inverosimiglianza sfiora il ridicolo. Abbiamo delle perplessità sull'interpretazione del profilo al di là del passaruota posteriore, che sembra troppo corto. Difficile dire con esattezza, ma qualcosa sembra leggermente fuori registro. Al di là di questo, la finitura è irreprensibile, dalla verniciatura perfetta, come su tutti questi modelli Tecnomodel, alla pulizia di montaggio generale e dei singoli dettagli in fotoincisione (ce ne sono molti). Più che accettabile l'interno, anche se siamo in presenza di inevitabili semplificazioni per contenere i costi. I vetri sono in plastica e non in acetato; belli i cerchi color alluminio satinato, con un gallettone però un po' troppo semplificato, per fortuna con il giusto orientamento.