28 luglio 2021

Il blog si ferma qui: le trasmissioni continuano su www.pitlaneitalia.com

Da qualche tempo la piattaforma del blog si era rivelata inadeguata per le esigenze redazionali. Ci voleva uno spazio più versatile e più adatto alla copertura degli eventi automobilistici, che si erano fatti sempre più frequenti nel sito. Ci voleva, poi, un dominio "punto com" e non più un indirizzo di un blog di Blogspot, peraltro piuttosto difficile a memorizzare o a dettare. 

E' nato quindi www.pitlaneitalia.com, e il sito è da oggi on line. Sulla nuova piattaforma sono confluiti tutti gli articoli del blog, per cui potrete tranquillamente ritrovarli lì oppure in questo stesso spazio che non sparirà, ma che con tutta probabilità non ospiterà più nuovi interventi. L'obiettivo è far confluire tutto il traffico di nuove visite sul sito appena creato. 

Ecco il link: 

www.pitlaneitalia.com


27 luglio 2021

In vendita una Renault 4CV Hot-Rod, fantasiosa elaborazione di André-Marie Ruf dell'epoca pre-AMR



Negli anni settanta, ancora prima di fondare la AMR, André-Marie Ruf elaborava, come facevano tutti gli appassionati dell'epoca, quei pochi modelli industriali che passava il convento. Alcune elaborazioni erano rigorose repliche di vetture reali, mentre in altri casi Ruf dava libero sfogo alla fantasia ricavando colorati mostri, a metà strada - potremmo dire - fra i dragster e le hot-rod. Alcuni di questi modelli, peraltro ben documentati nel libro a fascicoli uscito ormai diversi anni fa, sono sopravvissuti e di tanto in tanto cambiano di proprietario. 



Proprio in questi giorni ne è apparso in vendita uno, basato su una Renault 4CV, estremamente fantasioso e provvisto già di un logo AMR "quasi ufficiale", dipinto a mano sul tetto sopra il lunotto posteriore...

Le elaborazioni su base 4CV finora conosciute sono sette. Questa è datata 1° aprile (!) 1973.  

Questo il link ai dettagli: http://modelart111.com/product_info.php?products_id=2659

26 luglio 2021

Rassegna stampa: DTCA, The Journal, n.81 (aprile 2021)

Le riviste di nicchia, legate ad associazioni o club, specialmente britannici, restano oggi come oggi una delle poche occasioni per leggere qualcosa di davvero interessante sulla carta stampata di carattere modellistico. Con un po' di ritardo passiamo in rassegna il numero 81 del Journal edito dal DTCA (Dinky Toys Collectors' Association). In primo piano i vari ricordi dedicati a David Cooke, fondatore del club e scomparso nel febbraio di quest'anno. Cooke era nato nel 1943 ed era stato un pioniere nel collezionismo Dinky; aveva fondato il DTCA nel 2003, continuando poi a dare il proprio prezioso contributo nella ricerca e nello studio della storia di questo marchio. L'attività del DTCA viene portata avanti da Michael Driver con la collaborazione di una dozzina di volenterosi collezionisti, che si occupano di ogni aspetto pratico dell'associazione. 


Il Journal ricorda in questo numero un altro personaggio scomparso di recente, Ray Strutt, creatore nel 1990 del Modelex, una manifestazione destinata a fare storia nell'ambito modellistico e autore di alcune fondamentali pubblicazioni del settore. Strutt aveva 82 anni. 


Nel numero 81 di The Journal troviamo poi un bell'approfondimento sulla Bentley S2, riprodotta dalla Dinky inglese, da quella sudafricana e anche dall'indiana Nicky Toys. Vale anche la pena leggere con attenzione i ricordi di una vita di collezionista raccolti da John Everitt, che testimoniano come raccogliere modelli vada spesso al di là di un semplice accumulo di oggetti da stipare in vetrine e scatoloni. Rinnovo il mio invito a chi si interessi di modelli d'antiquariato ad approfondire la conoscenza del DTCA, diventando magari socio. Il mondo del collezionismo ha bisogno di organizzazioni serie come questa. 

25 luglio 2021

Rassegna stampa: AutoModélisme n.276 (luglio 2021)

Questa uscita di luglio della nuova gestione di AutoModélisme si conferma sui mediocri livelli visti nei primi fascicoli. Se il numero 275 pur senza fare sfaceli aveva mostrato qualche segno di miglioramento, col 276 ritorniamo ai livelli degli esordi. Il problema è l'impostazione generale scelta, non facile da correggere: foto troppo grandi (e spesso anche scadenti), articoli piuttosto superficiali, generale povertà di idee. Pubblicare una rivista cartacea oggi è tutt'altro che facile, ma non te l'ha ordinato il medico. Se lo fai, devi cercare delle strade davvero alternative, altrimenti ti lasci travolgere dalla banalità e dalla bassa qualità che alla fine ti fanno chiudere. L'attuale AutoModélisme è una brutta copia del precedente, che non è che stesse andando a migliorare. Intendiamoci: ancora oggi alcuni pensano che il vecchio AM abbia chiuso per gli scarsi risultati editoriali. In realtà la crisi era estesa all'intero gruppo Hommell e AutoModélisme non aveva alcuna colpa particolare. Esso è rimasto travolto dalla fine di un'impresa già annunciata da anni. La rivista attuale non ha alcuna forza vitale: propone contenuti stanchi, scontati, battendo sempre sugli stessi chiodi senza riuscire ad elevarsi da un livello pedestre ed elementare. Nessun colpo d'ala, nessuna invenzione veramente interessante e originale. Le sette pagine di novità non sono né carne né pesce: perché scegliere un determinato Spark anziché un altro? Un Minichamps al posto di un Ixo? Diecast e speciali (peraltro sempre dei soliti due o tre marchi) danno una ben misera impressione davanti al flusso quasi quotidiano di novità. 



Poi abbiamo lo spazio lettori, un modo di riempire pagine a buon mercato facendo leva sulla vanità di qualche frustrato cui Facebook non basta più (accetto volentieri le eccezioni che Alfonso ha sollevato a chiosa di un simile commento fatto a proposito del numero precedente): stavolta si sfiora, anzi, si varca abbondantemente, il pessimo gusto con la foto di un diorama raffigurante l'incidente di Jochen Rindt a Monza nel 1970 e non mi venite a dire che è una maniera di celebrare un campione. Un campione si può celebrare in tanti altri modi meno truculenti. 

Continuiamo poi con le solite banalità su Steve McQueen e sulle sue auto, con la Mazda 787B di Le Mans 1991 riprodotta da cani e porci e con un affastellarsi da incubo di Abarth da edicola nella seconda parte consacrata al periodo 1961-1976. I soli modelli speciali sono recensiti a stento, scambiando oltretutto la dicitura "Firenze", che era presente sul fondino dei modelli di Valerio Barnini, per il nome del produttore. 



Si passa poi a un altrettanto caotico articolo sui veicoli da record. Altri pezzi tematici non è neanche il caso di passarli in rassegna. Chiudono la rivista la prima parte di uno sgangherato montaggio di una Lotus MFH in 1:12 (per presentare certi lavori bisognerebbe avere un'abilità tecnica che l'improvvisato "atelier" pubblicizzato nel pezzo non ha neanche lontanamente) e le due o tre paginette sulle slot. 

Ovviamente su Facebook c'è chi inneggia al costante miglioramento della rivista. Io sinceramente tale miglioramento fatico alquanto a discernerlo. 

24 luglio 2021

Summer Cup a Charade: photo gallery a cura di David Tarallo

Si corre in questo weekend sul circuito di Charade la Summer Cup, che torna così dopo un'assenza che durava dal 2012. La tradizione delle gare club è molto forte in Francia e sul tracciato di Clermont-Ferrand si sono dati appuntamento circa 150 concorrenti di svariate categorie: formule, prototipi storici e moderni, turismo youngtimer, ex-monomarca e così via. Nell'occasione si è svolto un raduno del Porsche Club France, i cui iscritti hanno potuto entrare in pista per sessioni specifiche. La giornata di oggi, iniziata sotto una pioggia battente, è proseguita in condizioni climatiche ben più favorevoli nella tarda mattinata e nel pomeriggio. Si sono viste anche vetture di grande interesse, come una Giulia Sprint GTA o una AGS di Formula Renault ex-Ragnotti, restaurata circa cinque anni fa. Molto varia anche la classe dei prototipi e turismo HTCC, in pratica i vecchi gruppi 1 e 2. Pubblichiamo una gallery della giornata di oggi, il cui programma prevedeva prove libere, qualifiche e le prime gare del weekend che si completerà domani. 

foto David Tarallo





























23 luglio 2021

Porsche 917K Salzburg Racing 24 Ore di Daytona 1970, Spark S1097 (1:43)

Nel 1970 il team Salzburg recitò in ambito Porsche il ruolo del guastafeste. John Wyer fu tutt'altro che contento della presenza della squadra gestita da Louise Piech, che si tolse pure la soddisfazione di regalare la prima vittoria a Le Mans alla casa di Stoccarda. Per la grande gioia di Wyer, che alla vigilia della gara aveva dichiarato: "non importa quale Porsche vinca, basta che sia una delle nostre". Quelli che erano tutt'altro che i parenti poveri non mancarono già dal primo appuntamento del mondiale marche, la 24 Ore di Daytona. 



Per l'occasione il team Salzburg utilizzò la 917 telaio 011, destinata a una carriera alquanto breve; dopo la trasferta americana, la vettura venne portata in Sicilia come test car della Targa Florio, dove fu distrutta in un incidente nel corso di prove libere. A Daytona, la 011, pilotata da Kurt Ahrens e Vic Elford, fu quarta in qualifica, dovendosi poi ritirare per una perdita al serbatoio della benzina. 




Nel corso della stagione 1970, le Porsche del team Salzburg portarono sempre una bella livrea dai motivi vagamente psichedelici, come andava di moda allora, assortiti in varie combinazioni cromatiche: rosso-bianco, bianco-rosso, blu-bianco, bianco-blu. L'effetto scenico era assicurato. 

Spark ha appena aggiunto al suo catalogo la riproduzione della 011 di Daytona, catalogo S1097. La 917 è una vecchia conoscenza della produzione Spark, anche se tutto sommato potremmo dire che sia stata relativamente poco sfruttata, visto l'enorme numero di versioni riproducibili. 




Il modello è ben montato (Cina, non Madagascar) e presenta tutte le caratteristiche positive cui Spark ci ha abituato: ottima verniciatura, attenzione al dettaglio, equilibrio generale, il tutto per un rapporto qualità-prezzo ancora accettabile. 

Esaminiamo alcune caratteristiche di questa particolare versione: 

1) Come al solito per le 917 di Spark, più che buono l'insieme ruote-pneumatici. Sul cerchio sono riprodotte le scritte bianche Porsche, specifiche alla 011. 


2) Buona la riproduzione del caratteristico finestrino supplementare sul tetto, tipico di Daytona. Mentre sulle 917 Gulf il colore del materiale trasparente era giallo, come i finestrini laterali, sulla Salzburg restava neutro. 

3) I bolli dei numeri laterali non sono del tutto convincenti: il colore del tondo dovrebbe essere più scuro (più grigiastro), a simulare la superficie riflettente. Dovrebbe poi esserci un fine contorno bianco. Spark ha invece riprodotto il bollo in un colore molto chiaro, tendente al crema, senza contorno. 


4) La zona delle prese d'aria freni e intorno al radiatore appare nera in molte foto, ma esiste anche documentazione della parte interamente bianca, come l'ha riprodotta Spark. 

5) Spark ha posizionato il deflettore dei finestrini laterali nella posizione corretta per questa particolare vettura. 

6) Il colore della decal triangolare piazzata sul lato sinistro pare corretto: arancione fluorescente. 

7) Bene gli interni delle NACA in nero opaco. 

Forse non è un modello in grado di suscitare incontenibile entusiasmo, ma resta comunque un prodotto molto buono, e come sempre sfido chiunque a montare uno speciale raggiungendo questi livelli a questo prezzo. 

22 luglio 2021

E' scomparso Jean-Pierre Jaussaud, vincitore della 24 Ore di Le Mans nel 1978 e nel 1980

E’ scomparso fra il 21 e il 22 luglio Jean-Pierre Jaussaud. Nato a Caen il 3 giugno 1937, ha fatto parte della grande filiera che ha rinnovato l’automobilismo francese negli anni sessanta, a fianco di altri eccellenti piloti come Beltoise, Larrousse, Pescarolo, Servoz-Gavin, Jabouille o Cévert. 
Jean-Pierre Jaussaud a Le Mans
nel 2018 (foto D.Tarallo)
Vincitore dell’edizione inaugurale del volante Shell nel 1963, raggiunse il team Matra nel 1965 e disputò l’anno successivo la sua prima 24 Ore di Le Mans. Nel 1966 anche la Matra scopriva per la prima volta Le Mans; dieci anni dopo, nel 1976, Jaussaud accompagnava il debutto alla 24 ore di un altro costruttore francese, Jean Rondeau. Nel 1978 ottenne la prima vittoria a Le Mans, un successo storico al volante della Renault-Alpine insieme a Didier Pironi. Due anni più tardi, una seconda vittoria, altrettanto epocale, insieme a Jean Rondeau con la Rondeau M379B, battendo i favoriti Jacky Ickx e Reinhold Joest. 

A fianco delle gare endurance, Jaussaud vantava anche una bella carriera in monoposto, avendo vinto il GP di Monte Carlo di F.3 nel 1968, il campionato francese F.3 nel 1970; nel 1972 terminò secondo nell’europeo Formula 2. Ma erano forse le gare di durata la sua vera vocazione. In tredici partecipazioni a Le Mans, fra il 1966 e il 1983, Jaussaud ha corso undici volte per costruttori francesi (Matra, Alpine-Renault, Rondeau). 
Accanto alla Renault-Alpine A442B, con 
la quale aveva vinto a Le Mans nel 1978 insieme
a Didier Pironi. Unite in un unico casco
le decorazioni di entrambi i piloti
(foto D.Tarallo)


Ricordiamo Jaussaud con le immagini scattate a Le Mans 2018 quando, in occasione del quarantesimo anniversario della sua prima vittoria nella 24 Ore, aveva ritrovato la Renault-Alpine A442B protagonista di quel successo ottenuto insieme a Didier Pironi.