25 maggio 2015

Storia di un kit: Minardi - GM75 F.2 di Faster 43 (parte III). Un excursus sul motore Dino

Attendendo le prime foto del montaggio della Minardi-BMW GM75 di Faster43, penso sia interessante pubblicare questa ulteriore aggiunta storica, che riguarda un esemplare unico montato a partire dal kit in questione, riproducente la versione con motore Dino anziché BMW. Si tratta di una realizzazione di Amgelo Monducci per la collezione di Bruno Clerici, nel 1987 o 1988. Le pance e tutta la zona posteriore della carrozzeria vennero modificate e la decorazione realizzata a pennello. Ad un certo momento Monducci avrebbe voluto produrre il modello in piccola serie nella sua gamma Faenza43, ma non se ne fece mai di niente. Oltre alla foto del modello, che dopo la scomparsa di Clerici ha trovato posto presso un collezionista faentino, pubblichiamo (g.c. di Umberto Cattani) una rara immagine della vettura originale, ufficiosamente denominata GM75-206 Dino. L'auto fu acquistata negli anni novanta da un imprenditore di Faenza e dopo varie peripezie è tornata nella città romagnola nella collezione di un altro appassionato.
La Minardi GM75 F.2 motorizzata Dino (pilota Alessandro Nannini) e realizzata in esemplare unico da Angelo Monducci partendo dal kit Faster43.

La Minardi-Dino originale.

23 maggio 2015

Rassegna stampa: Auto Modélisme 211 e 212

Beh, non possiamo certo dire che il blog abbia tenuto botta all'uscita dei vari periodici! Ne uccide più la pigrizia che la spada. Rimettiamoci in pari (anche perché a giorni arriverà il nuovo numero di Four Small Wheels) parlando rapidamente degli ultimi due numeri di Auto Modélisme (aprile e maggio). Direi che si tratta di ottime uscite, con un'ampia retrospettiva, che comprende i due quaderni, sulle vetture sport della Lola in 1:43. Nel numero 211, molto interessante il montaggio di un kit Tamiya in 1:24 con le decals e il transkit Renaissance a ottenere la versione Wolinski di Le Mans 1998. Vorrei inoltre far notare come anche in un settore che interessa relativamente i cultori dell'1:43, ossia le slot, Auto Modélisme si stia ritagliando uno spazio abbastanza autorevole, soprattutto con articoli molto pratici sulla messa a punto di alcune novità. Nel numero 211 è il caso della Renault 5 Alpine di Le Mans Miniatures in 1:32, un gran bel modello, adatto anche ai collezionisti "statici". L'articolo sulla 5 Alpine è corredato da un'approfondita prova in pista, con un'appendice su come ottimizzare le già buone caratteristiche dinamiche del modello. Insomma, non ci si limita a recensire la novità, ma la si prova, la si smonta, si modifica e si traggono le conclusioni. Non male, no? Nel numero 212 da segnalare l'articolo sulla breve e singolare vicenda delle Renault 4L ufficiali impegnate negli anni sessanta al Rally Montecarlo e al Safari. Molte foto inedite, molte informazioni che risulteranno preziose per gli appassionati del genere.









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Storia di un kit: Minardi - BMW GM75 F.2 di Faster 43 (parte II)

Il successo di visite riscontrato con la prima parte della storia del kit Faster 43 della Minardi F.1 del 1980 mi incoraggia a continuare, col prezioso aiuto di Umberto Cattani, la storia di questo modello, che si concluderà con la documentazione delle fasi di montaggio di un kit ritrovato integro in questi ultimi mesi.
Nei giorni scorsi, Umberto ha ritrovato alcuni appunti di Bruno Banzoli, autore del prototipo, e mi pare particolarmente interessante poterli riproporre nel blog:

Uno stralcio degli appunti di Bruno Banzoli, risalenti al novembre 1980

La costruzione del prototipo non segue gli stessi passi  della vettura in scala 1/1 dato che la carrozzeria è stata realizzata in un solo pezzo. Il pianale è stampato congiuntamente al sedile ed a parte della sospensione anteriore. Inizialmente si è partiti dal fondino, realizzato in alluminio da 1,5 mm. riprendendo le forme della vettura originale. Su questa lastra è stata inserita plastilina in corrispondenza delle zone che dovevano restare vuote, come lo spazio occupato dal motore, le zone laterali dei radiatori e l’abitacolo. A parte sono state realizzate le pance laterali con lamierino da 0,75 mm. Essendo piatte, sono servite da punto di riferimento per il progetto successivo. Servendosi sempre della plastilina come materiale di contatto, sono state appoggiate al pianale. A questo punto, si è colato dello stucco metallico, avendo cura di isolare il pianale con dell’olio, allo scopo di poter distaccare comodamente le parti quando lo stucco è catalizzato.
 
La Minardi GM75 Formula 2 del 1980 fotografata ai box (in quel tempo davvero spartani...) dell'Autodromo del Mugello.
 
Terminata questa fase, inizia la modellazione vera, grazie a lime, lame di precisione e carta vetrata, in questo frangente entra naturalmente in gioco l’abilità personale.

Per ottenere una riproduzione fedele, è stato necessario recarsi alle prove del Gran Premio di F2 che si correva al Mugello, allo scopo di raccogliere sul campo le ultime informazioni.

Il motore BMW a quattro cilindri, di derivazione Tenariv, è stato modificato con stucco metallico, lo stesso materiale usato per riprodurre i mozzi posteriori. I collettori di scarico sono stati costruiti con filo di ottone da 1 mm. in seguito sono stati modellati e stagnati nei punti di contatto con il terminale, ottenuto con tubo da 1,5 mm.
 
La foto sopra venne ripresa per essere inserita nel foglio d'istruzioni, dove compare anche un'immagine del modello montato.
 
Il successivo megafono è modellato con l’immancabile stucco. Roll-bar e bracci delle sospensioni seguono lo stesso percorso: saldatura e filo di ottone. L’alettone così come il suo supporto, è ricavato da lastre di alluminio da 0,5 mm. Non essendo possibile la saldatura, si è ricorsi in questo caso a colle speciali, resistenti al calore generato successivamente dalla preparazione dello stampo.

I cerchi sono modellati al tornio partendo da una barra cilindrica di alluminio.

Prima della Minardi, Faster 43 si era cimentata nella produzione della Porsche 917 K del 1969. Ripreso qui uno stralcio del TSSK dei fratelli Tron della primavera 1980 (n.20) dove vengono elencate le versioni uscite e quelle in programma. L'Equipe Tron vendeva i modelli factory built Faster 43 a 42.500 lire.
 

13 maggio 2015

Storia di un kit: Minardi - BMW GM75 F.2 di Faster 43

Il kit della Minardi-BMW GM75 F.2 1980 di Faster 43.

La Formula 2, soprattutto quella di fine anni settanta - primissimi anni ottanta, ha sempre suscitato in me una presa fortissima. Sono quelle classiche combinazioni di elementi che si attivano da ragazzini e che non ti lasciano più per tutta la vita. In questo caso, le frequentazioni al Mugello in occasione dell'Euro F.2 ai tempi di Corrado Fabi viaggiavano di pari passo con la ricerca difficile dei bellissimi kit X-Tenariv, già piuttosto difficoltosi da trovare. Molti avranno dimenticato che proprio alla fine degli anni settanta, X-Tenariv era praticamente la sola marca di modelli speciali a proporre una serie di Formula 2, che andavano dalle Martini alle March fino alla Kauhsen. Kit di classico stampo AMR, e le alternative erano pochissime: un paio di kit John Day, di qualità nettamente inferiore e qualche altro caso sporadico, come la March 792 di Marc Surer fatta da Western Models. Stranamente, ancora oggi che tutto o quasi tutto è stato riprodotto, quella determinata parte della storia dell'automobilismo manca del tutto. Qualche anno fa Minichamps riprodusse diverse versioni della March 792, e più volte si è mormorato che Spark potesse finalmente mettere le mani sulle varie March, Martini, AGS, Toleman, Ralt, Spirit, Maurer ecc., ma finora niente è apparso, nemmeno fra le liste dei modelli futuri. Segno che la cosa è ancora di là da venire e non sarà domani. Ritornando indietro nel tempo, a completare lo sparuto gruppo di kit F.2 disponibili in quegli ormai lontani primi anni ottanta, arrivò una Minardi.
La carrozzeria della GM75 col dettagliato posadecals delle istruzioni.
Minardi che non mancò d'interessare il sottoscritto, che però non ne ebbe mai una in collezione, finché, qualche mese fa, non gli capitò fra le mani un esemplare in kit, perfettamente conservato nella sua scatola originale, e con la bustina dei pezzi ancora sigillata. I più esperti avranno ormai capito che stiamo parlando di un kit Faster 43, e allora quale migliore occasione per rivivere quel periodo del modellismo speciale così diverso da quello di oggi, chiedendo al diretto interessato di raccontarci la genesi del modello e nelle puntate successive di illustrarcene il montaggio?
I pezzi che compongono la Minardi di Faster 43.
La parola a Umberto Cattani, che ringraziamo per questa bella testimonianza. Gli ho detto che rivedere uno di questi kit dev'essere un po' come la macchina del tempo, e in questo periodo i ricordi possono essere per molti una specie di balsamo per qualche ferita di troppo che i momenti attuali hanno segnato nelle nostre anime.


 
"Chi era detto il Ken Tyrrell della Romagna? Il quiz è di facile soluzione, Giancarlo Minardi ha saputo guadagnarsi questo appellativo dopo una lunga militanza nel mondo dell’automobilismo sportivo. Partito come direttore della Scuderia del Passatore, Minardi ha salito passo dopo passo vari gradini fino ad arrivare al coronamento di un sogno, realizzando una F1 quasi tutta made in Faenza. Si trattava della M185, ma per arrivare a tanto, bisogna fare un salto indietro nel tempo, la gavetta era iniziata con una F2, la GM75 realizzata nel 1980. Risale allo stesso anno la genesi della sua riproduzione in scala, il blog ospita questo racconto che narra un’avventura per qualche verso esaltante, sotto l’aspetto umano. Ai sentimenti, è difficile chiedere una motivazione…
La silhouette pulita della Minardi GM75, una tipica F.2 di inizi anni ottanta.

Cecotto nell'abitacolo della GM75 di Formula 2

Dietro la sigla GM75 si nasconde il preambolo a questo racconto. Chi ha la lacrima facile, può passare a leggere altro, dai listini di borsa alle pagine rosa dei rotocalchi. Naturalmente, la commozione può apparire fuori luogo, ma un briciolo di sentimento dietro tutto ciò che ha realizzato Gian Carlo Minardi nella sua vita è sempre presente, quindi, bando alle lacrime, non è il caso, ma cercate al vostro fianco la corda del sentimento perché è questa che farà da filo conduttore a queste righe.

Nel 1948 Giovanni, padre di Gian Carlo, realizzò una biposto mossa da un piccolo motore a sei cilindri da 750 cc, disegnato da Oberdan Golfieri. La vettura fu chiamata GM 75 e, sull’onda di quel ricordo, la prima monoposto di F2 a recare il nome Minardi non poteva che riprendere quella vecchia sigla.
 
Miguel Angel Guerra
 
I primi, timidi passi, sono datati 1980. Persa la sponsorizzazione Everest che aveva appoggiato il suo team, Gian Carlo decise di dar vita ad una scuderia che portasse il suo nome. Per la parte tecnica fu chiamata in causa la Fly Studio, creata dagli ingegneri Caliri e Marmiroli. A guidare la nuova monoposto era Miguel Angel Guerra, pilota argentino che portava una buona dote in denaro. La seconda vettura vide l’avvicendarsi al volante di Beppe Gabbiani, Bruno Corradi e Johnny Cecotto, il celebre campione venezuelano da poco uscito dal motociclismo.
Ancora l'argentino Guerra al volante della GM75

Iscritta al Campionato Europeo di F2, la nuova monoposto, mossa da un motore BMW preparato da Heini Mader, visse una logica stagione di apprendistato, culminata da un brillante quarto posto al Mugello.

Fu proprio nel 1980 che nacque l’amicizia con Gian Carlo. Lo conobbi in occasione di una mostra di automobilismo organizzata dal locale Faenza Racing Team. Incuriosito dalla vetrina che ospitava tanti modelli, tra cui numerose Ferrari, mi chiese se era possibile riprodurre la sua nuova GM75 di F2.
Rigorosamente made in Faenza, come quella vera!
 
Erano anni in cui era possibile avvicinare costruttori e piloti con grande facilità ma per me che, come lui, muovevo i miei primi passi  anche se, nel mio caso, nel settore del modellismo, fu una sorta di consacrazione. Dopo i tempi della cantina, equamente divisi con gli studi universitari, iniziavo a consolidare alcune certezze.

Minardi voleva assolutamente regalare la sua monoposto in scala per il Natale 1980, ed il tempo a disposizione era davvero limitato.

Il prototipo lo affidai ad un amico, un modellista molto abile che condivideva con me la stessa passione.

Bruno Banzoli, nel tempo libero, montava kit in ogni scala con predilezione per la classica scala 1/43 e, per me, la scelta di rivolgermi a lui, fu obbligata.

Visitammo in varie occasioni la sede della Scuderia ospitata in un piccolo capannone, oggi assorbito per intero dalla Toro Rosso ed adibito ad archivio. Prendemmo ogni tipo di misura, grazie alla collaborazione di Caliri che, da bravo catanese, non si faceva certo pregare per svelare ogni segreto. A pensarci oggi, quante cose sono cambiate nel dorato mondo dell’automobilismo…

Il master fu realizzato in metallo bianco con inserti in stucco; più avanti vedremo come la pressa per vulcanizzare lo stampo finì per distruggere almeno in parte il prototipo. Non avevamo nel DNA la tecnica della cera persa da cui si ricava un bronzo in grado di fare un baffo alla pressa e facemmo di necessità virtù. Il motore fu preso da un kit di Tenariv, e successivamente modificato. Viranet era la musa ispiratrice di Bruno e la sua impronta è ben visibile nel kit che realizzammo.
 

Per le fusioni, ci affidammo a Claudio Riva di Meri Kits mentre le decalcomanie non potevano che essere di produzione Cartograf.
Molto bello, come sempre, il foglio decals, firmato Cartograf. Notare nel foglio anche alcuni numeri della... Porsche 917 LH di Le Mans 1969!
 
Riuscimmo a consegnare i venti modelli montati appena in tempo per essere spediti o consegnati prima delle festività natalizie. So per certo che uno arrivò fino alla scrivania di Enzo Ferrari, gli altri furono equamente distribuiti tra amici, piloti e sponsor. Questa serie era assemblata su una base in legno, ancor oggi facilmente riconoscibile, almeno da chi ne ha curato la produzione.

Scendendo nel dettaglio, vanno sottolineate alcune spigolature.

Ogni carrozzeria andava rettificata sulle pance, da raddrizzare perché, come già sottolineato, la pressa aveva schiacciato il master, identica sorte per la parte di carrozzeria che sovrasta il motore.
 

Minardi fu molto soddisfatto del lavoro, arrivando ad affermare che i modelli erano verniciati meglio dell’originale. In qualche modo, ero riuscito a superare un carrozziere affermato della zona, e non era soddisfazione da poco.

Sapete perché la GM 75 F2 fu dipinta in blu e giallo? Gian Carlo sperava in qualche modo di avere la sponsorizzazione dell’ Olio Fiat, in questo modo l’aspetto cromatico era già a  posto ma tutto naufragò in un nulla di fatto. Un’altra piacevole rimembranza riguarda Caliri. Un giorno lo trovammo che saltava all’interno di una macchina, alla mia domanda su cosa stesse facendo, rispose imperturbabile che stava simulando le asperità della pista di Misano. In questo modo, provava assetto ed ammortizzatori. Altri tempi, non trovate...?
Gian Carlo Minardi
 
La produzione del modello fu molto limitata. I problemi finanziari che attraversava la Scuderia Minardi decretarono una brusca interruzione della fornitura pattuita inizialmente. Riuscii a vendere qualche kit e, a conti fatti, il progetto finì con un bilancio a pareggio o poco più. Avevo guadagnato in prestigio ed autostima, molto meno sotto l’aspetto finanziario ma allora, la corda sentimentale vibrava molto più di adesso.

In totale, credo che, tra kit e montati, dagli “atelier” Faster 43 non siano uscite più di 100 Minardi GM75 F2, poche ma buone, il finale vide la vittoria del cuore sulla pecunia, un po’ come è avvenuto per la favola che ha visto Gian Carlo Minardi protagonista nel mondo delle corse. Davide contro Golia, nella valle dei ricordi".

 

10 maggio 2015

Rassegna stampa: Tutto Alfa Romeo di Lorenzo Ardizio

L'uscita di un libro sull'Alfa non lascia mai indifferenti; ma il rischio è quello di scrivere qualcosa di già visto, e quindi di sostanzialmente inutile. O si cerca l'originalità a prezzo di grandi sforzi, oppure si prova a far qualcosa di interessante puntando su una prospettiva leggermente diversa rispetto ai molti titoli già usciti nel corso dei decenni. Ed è questa seconda linea che ha seguito l'editore Giorgio Nada, proponendo questo volume a cura di Lorenzo Ardizio, impreziosito dai disegni di Michele Lionello. Tutte, o quasi tutte, le Alfa Romeo dal 1910 a oggi, analizzate e commentate in agili ma complete schede con una foto dell'originale e una bella silhouette disegnata da Lionello.

I bonus per i lettori sono molti, perché sono prese in considerazione anche vetture che di solito non si trovano recensite nei libri sull'Alfa, da alcune versioni create espressamente per il mercato sudafricano alle concept car, da alcune vetture da corsa poco note alle motorizzazioni per le categorie sport-prototipo CN. Insomma, un'utilissima carrellata, piacevole da leggere, ben fatta e fondamentalmente istruttiva.

Completano l'opera le schede di ciascuna vettura analizzata e una breve storia dell'azienda dalle origini ai giorni nostri. Ottimo il rapporto qualità/prezzo (meno di 20 euro per quasi 600 pagine). Della collana esiste anche un analogo libro sulla Ferrari, che non ho ancora avuto l'occasione di sfogliare.

L.Ardizio, Tutto Alfa Romeo, Giorgio Nada Editore, Vimodrone (Mi), 2015, pp. 594 con centinaia di foto e disegni, prezzo € 19,90.

09 maggio 2015

Rassegna stampa: Passion 43ème n°47 (aprile-maggio 2015)


Passion 43ème, bimestrale, continua a essere una buona rivista "alternativa", con un'attenzione particolare sempre rivolta verso il mondo dell'obsoleto e il fitto calendario di borse e manifestazioni che contraddistinguono il panorama francese. Nel numero di aprile-maggio 2015, Passion 43ème si occupa a modo suo della fiera di Norimberga, con una bella carrellata del nostro Bruno Libero Boracco: un'utile integrazione a ciò che hanno proposto altre riviste del settore, da Modelli Auto a Auto Modélisme. Una delle caratteristiche ficcanti di Passion 43ème è la straordinaria preparazione dei suoi collaboratori in materia di obsoleti, che permette una vasta scelta di articoli su argomenti poco conosciuti e anche alcuni illuminanti approfondimenti ricchi di aspetti inediti su temi sui quali si pensava ormai di sapere già tutto. E' sempre una lettura gradevolissima, con un bell'equilibrio di contributi più o meno lunghi, più o meno tecnici, e ne risulta un ottimo mix di nuovo e di antico. Se non ne avete mai acquistata una copia, fatelo perché ogni rivista, se ben fatta, aggiunge un diverso modo di osservare le cose, e ciò è sommamente utile a molti, forse troppi collezionisti italiani che non brillano certo per larghezza di vedute.


Rassegna stampa: Four Small Wheels 03/2015

Parliamoci chiaro: da quando il buon Brian Harvey se n'è andato, Grand Prix Models non è più lo stesso. Però, per fortuna, c'è chi porta avanti Four Small Wheels più o meno con lo stesso layout di sempre e le medesime caratteristiche che ne hanno fatto una pubblicazione tanto familiare in questi decenni. Modelli del mese sono l'Arzani Volpini di Pau 1955 prodotta da Jade 43, l'Audi R18 e-tron quattro di Le Mans 2014 di Spark, il kit in 1:20 della Tyrrell 002 di Ebbro, con l'aggiunta di un libro sulla tradizione americana in Formula 1. Oltre alla solita messe di modelli tutto sommato ben commentata, l'articolo storico, come sempre redatto da David Blumlein, racconta la genesi e i primi anni della Morgan 4/4.

Un nuovo exploit di nonomologati: trasloco a Napoli (Fiat 682)!

Credo che al buon Marco di nonomologati, pronunciando la parola trasloco, venga la classica pelle d'oca... ma stavolta non posso farne a meno visto che il tema dell'ultima sua eccellente realizzazione riguarda proprio un mezzo pesante impiegato nei traslochi. E stavolta la genesi di questa elaborazione è così particolare che merita tutto lo spazio necessario. Lasciamo quindi, come sempre, la parola a Marco per illustrare l'ennesimo pregevole lavoro, beninteso in esemplare unico. Paganini non ripete.

La base di partenza è un “semilavorato” trovato su Ebay. Lo sconosciuto “assemblatore” ha fatto un mix tra cassone Brekina, di quelli tipicamente tedeschi, e un clone in resina di cabina Fiat 682. Il camion traslochi pur nel suo essere grezzo e ben poco rifinito aveva alcune caratteristiche interessanti che mi hanno convinto all’acquisto : il cassone Brekina si presta molto bene a lavorazioni e “fantasie” di colore, il taglio frontale per ospitare la cabina era stato fatto in maniera ottimale e da ultimo sulle fiancate erano state realizzate delle modanature in plastica molto tipiche per l’epoca di ambientazione del modello.

Come arrivato ho separato la cabina dal resto del camion. La sverniciatura è stata eseguita in un bagno di acetone per la cabina e in un bagno di acqua e soda per cassone e telaio.

Dopo il lavaggio il lavoro più grande riguardava la cabina. La pesante verniciatura, infatti, nascondeva tutti i difetti. Crepe, fori …. Insomma tutto il peggio di un clone fatto con la peggiore delle resine.

Il lavoro è stato lungo, con stuccature e carteggiature, alternate alle tante “otturazioni” realizzate con tondino evergreen. Alcuni forellini ho preferito allargarli per inserire un tondino. Con il solo stucco rischiavo poi dei fastidiosi “ritiri”.

La cabina è stata inoltre rimaneggiata pesantemente. Già che c’ero ….. Asportati i fanali, posizionati troppo in alto, eliminato il paraurti e segato via il montate centrale del parabrezza. I fanali li ho sostituiti con gemmine Tron e posizionati, come al vero, quasi attaccati al paraurti. Quest’ultimo è stato sostituito con un profilino evergreen a “C” e il montante centrale ricostruito con un sottile avanzo di fotoincisione.

Per finire ho ricostruito l’interno cabina partendo da un interno di camion Man di Herpa e sotto il telaio ho completato la zona motore sempre utilizzando avanzi Herpa.

Il telaio è stato anche completato con la costruzione del tubo di scarico e marmitta in filo metallico e tubetto di ottone. Applicato anche il serbatoio. O meglio, l’unica parte visibile sotto la carenatura, utilizzando un vecchio serbatoio Herpa segato orizzontalmente. Su questo stesso lato ho realizzato sulla carenatura del cassone un piccolo scasso dove ho inserito la parte finale del tappo del serbatoio realizzata con un piccolo filo metallico.

A questo punto tutti i pezzi principali erano pronti per la verniciatura. Tutta eseguita a bomboletta e con le tante mascherature realizzate con l’ottimo nastrino Tamiya da 6 mm.

Le decals “Traslochi Nazionali” sono state realizzate in casa. Bande bianche e limite di velocità sono di varia provenienza. Il trasparente satinato ho completato e protetto il tutto.

La cabina è stata poi ulteriormente dettagliata al suo interno con copertina in tessuto sulla brandina, giornali e la costruzione del tipico vano motore, realizzato con un listello in legno inciso a imitazione della trapunta.

Ripresa a pennello di tutte le guarnizioni e delle maniglie. Prima della verniciatura avevo anche ricostruito i gocciolatoi laterali con del filo di rame preso da un cavo elettrico. Anche le guarnizioni dei vetri frontali sono state ricostruite con filo metallico.

Montati anche i vetri. Con semplice acetato applicato dall’interno per i vetri laterali, con acetato tagliato a misura per i due vetri del parabrezza. Quest’ultimi sono stati “saldati” alle guarnizioni con un filo di Micro Kristal Clear.

Ganci di traino, specchietti, tergi e il tipico “baffo” hanno completato al meglio il modellino.

La fanaleria posteriore è stata realizzata a pennello con colori Clear Tamiya, le ruote di Herpa hanno ricevuto una leggera sporcatura / usura.

La targa Napoli ’65 ha completato il tutto.

PS : Allego anche la foto di un Fiat 850T pulmino. Fa parte di un piccolo lotto di 4 pezzi di cui uno già prenotato. Versione "suore". Molto tipico al vero. La base di partenza è l'ottimo pulmino di Comet in resina.