31 luglio 2017

Spark S4372 Alpine Renault A210 Le Mans 1968 #57



Da qualche tempo Spark ha abbordato l'ampio tema delle piccole cilindrate francesi a Le Mans negli anni sessanta: una pagina interessante di un periodo che ha prodotto molte vetture tecnicamente interessanti, fra cui l'Alpine Renault A210 dalle linee inconfondibili. Una delle uscite più recenti riguarda la vettura con motore da 1470cc che prese parte con Alain Le Guellec e Alain Serpaggi alla 24 Ore di Le Mans 1968. Se in quell'occasione la gara delle più grosse A220 fu deludente ci pensarono le A210 a salvare l'onore della squadra di Jean Rédélé, con la vittoria all'indice di rendimento energetico di Thérier/Tramont, decimi assoluti con una 1300cc e con i successi in classe 1600cc di Le Guellec/Serpaggi e in classe 1150 (nonché nella classifica di prestazione) di Andruet/Nicolas. Questo modello conferma le tendenze mostrate dagli Spark di ultimissima generazione?

Diremmo di sì: le linee sono azzeccate, così come perfetta è la verniciatura. Molto fini certi dettagli, come i vetri a scorrimento, montati in posizione semiaperta, i cerchi (attraverso le cui razze si intravedono i dischi freno), i gruppi ottici, gli interni e le cornici vetro, cromate davanti e fotoincise lateralmente. Uno Spark classico, con tutti i particolari storici in ordine, anche se sul tetto attraverso la decal gialla si vede ancora l'alloggiamento per la terza lucina che su questa vettura non era presente. Decisamente brutta la traccia del film trasparente che unisce lo stemma Renault sul tetto alla fascia di riconoscimento anteriore.


D'accordo l'esigenza di ridurre al massimo i tempi di posa delle decals evitando grossolani errori di allineamento, ma una volta che l'occhio ha intravisto la pellicola che unisce i due elementi è difficile che lo sguardo non cada sullo stesso posto ogni volta che si osserva il modello. E' una caratteristica comune a tutti gli Spark, che non può non disturbare i collezionisti più avveduti, e che non è mai stata affrontata con la dovuta serietà, anzi. Peccato, perché le raffinatezze su modelli di questo tipo sono davvero tante e lo sforzo per un sempre maggior realismo si nota eccome. In ogni caso cosa proporrà di nuovo o di diverso la prossima generazione di modelli Spark in 1:43 è difficile dire. Se i particolari sono spesso estremamente raffinati, questo tipo di miniatura si porta dietro delle pecche ataviche cui il costruttore non sembra affatto disposto a porre rimedio. Impossibile poi capire se questi modelli sono destinati a essere superati da una nuova generazione ancora più realistica o convincente (come accadde appunto agli inizi degli anni duemila con i Minichamps surclassati proprio dagli Spark) o se gli standard qualitativi moderni siano questi - soprattutto per una questione di rapporto qualità-prezzo. Ritorneremo presto sull'argomento.


30 luglio 2017

Rassegna stampa: Modelli Auto n.128 (secondo trimestre 2017)


Con un po' di ritardo segnalo l'uscita del secondo numero del 2017 di Modelli Auto, che presenta una bella serie di interessanti contenuti. Oltre alle approfondite recensioni di vari modelli 1:18 e 1:43, la rivista italiana, l'unica superstite dedicata all'automodellismo, propone diverse primizie tecniche, fra cui l'elaborazione di Corrado Crivellaro su uno Spark 1:43 per ottenere una Oreca FLM09 (una vettura ancora inedita) e il montaggio di Nicola Ricco della Shelby GR1 concept car su base Provence Moulage. Questo e molto altro ancora troverete sul numero 128: Modelli Auto cerca sempre di distinguersi dalla concorrenza, parlando anche di piccoli artigiani e dei loro prodotti - stavolta troviamo "nonomologati" e l'inglese RPM, tanto per fare un esempio - e cercando di scovare contenuti non presenti in rete.

Non è sempre un'impresa facile, e non sempre un certo pubblico distratto ha i mezzi o la cultura per apprezzare certe cose, ma il sostegno di tutta una fascia di collezionisti competenti fornisce l'entusiasmo necessario per andare avanti.

26 luglio 2017

Se Spark non vi basta: Madyero Porsche 935 IMSA Andial Miami e Sebring 1984



Madyero Porsche 935 IMSA Andial Miami e Sebring 1983,
modelli speciali montati in resina, scala 1:43. 

Un lavoro accurato e di lunga data merita il giusto spazio e la giusta considerazione. E' il caso della Porsche 935 Andial IMSA di Madyero, che il modellista fiorentino aveva in cantiere da molto tempo. L'instancabile ricerca del particolare attraverso la documentazione che per fortuna oggi è disponibile in modo assai più copioso che non dieci o venti anni fa ha prodotto un risultato che soddisferà i collezionisti.

Una vista del telaio del modello Madyero, che propone
quanto di meglio si possa fare in termini di modelli
montati artigianalmente a un prezzo non
stratosferico. Le cinture di sicurezza non sono in decal...





Tanto per iniziare, un po' di storia: molti sapranno già che nel campionato IMSA degli anni ottanta correvano diverse Porsche 935 che ormai della 935 avevano ben poco. Costruttori indipendenti come Fabcar e Gaaco avevano sviluppato telai e meccaniche molto spinte; fra questi vi era la Andial di Alwin Springer, Arnold Wagner e Dieter Inzenhofer che nel 1983 approntarono una vettura la cui carrozzeria ricordava le linee della 935/78 Gr.5 "Moby Dick". Non era la prima volta che qualcuno si ispirava a questa variante aerodinamica: già all'inizio degli anni ottanta Reinhold Joest e John Fitzpatrick avevano sperimentato una carrozzeria della 935/78 sui loro telai. Ovviamente le modifiche fatte dalla Andial non si limitavano al guscio esterno: tutta la vettura era profondamente rielaborata, con un abitacolo completamente diverso, un rollbar integrale provvisto di vistose barre trasversali e un motore rielaborato e ottimizzato per i circuiti americani. 
La versione 12 Ore di Sebring 1984 è inedita. 
La vettura che giunse terza alla 12 Ore di Sebring. I modelli
Madyero sono in resina con particolari in metallo bianco,
fotoincisi e torniti. 

Il modello Madyero riproduce il secondo telaio costruito da Andial, in configurazione 1984: la prima versione è relativa alla 3 Ore di Miami, che si disputò alla fine di febbraio. Questa versione era uscita già una ventina di anni fa col marchio Remember, ma erano ancora i tempi in cui la documentazione scarseggiava, e la carrozzeria era stata stampata con una coda lunga che non corrispondeva alla realtà. Nel frattempo anche la MA Models di Michael Arensdorf aveva inserito in catalogo questo modello, realizzato con la qualità abituale di questi modelli: piuttosto grezzi, richiedono parecchio lavoro per tirarci fuori qualcosa di valido, anche se i soggetti sono sempre molto interessanti. 
Molti i dettagli di ottimo livello. I cerchi sono
torniti. Particolarmente realistici i coni autoventilanti. 


Alla versione di Miami (piloti Foyt e Wollek), è stata affiancata anche quella della 12 Ore di Sebring, sicuramente più interessante dal punto storico: in quell'occasione Derek Bell, A.J. Foyt e Bob Wollek portarono la 935 Andial, iscritta in categoria IMSA GTP da Preston Henn, al terzo posto assoluto. 

La coda della 935 Andial configurazione 1984 era corta. 






Naturalmente questi modelli non sono fatti per chi evita di mettersi in collezione pezzi di prestigio adducendo come scusa quella di "aspettare Spark". Per fortuna collezionisti a collezionisti di questo tipo si affiancano appassionati più competenti, che magari preferiscono la qualità alla quantità. A nostro parere, passata l'illusione del "tutto a poco", resterà a galla chi saprà proporre un prodotto valido, con i crismi dell'originalità e anche dell'esclusività a un prezzo sì competitivo, ma che resterà comunque raggiungibile solo da una piccola fascia di collezionisti; saranno però quelli pochi ma buoni, in grado di fare la differenza fra un prodotto dozzinale e un prodotto di élite. 
Per il posteriore, è stata condotta una ricerca storica
approfondita per riprodurre tutti gli elementi in vista. 

La versione di Miami differisce da quella di Sebring
per diversi piccoli dettagli. 

Nella versione di Miami gli autoventilanti sono piatti. 

Dal lunotto di intravede una parte del complesso rollbar. 

Dettaglio dei cerchi della versione Miami. 

A Miami i fari erano schermati. Anche a Sebring la
vettura partì con delle protezioni, in quel caso bianche,
che vennero ovviamente tolte nel corso della gara. 



Lo chassis del modello Madyero. 

Sulle 935 Andial il cruscotto era completamente diverso rispetto
alle vetture standard, così come il rollbar e tanti altri
elementi dell'abitacolo.








19 luglio 2017

Nuova gamma BBR Competition Series in 1:43. Si inizia con Ferrari F310 e F2002 F.1

Il distributore Ripa srl ha annunciato oggi la distribuzione in esclusiva per l'Italia della nuova serie di BBR denominata Competition Series. Si tratta di modelli in resina 1:43 dal costo abbastanza contenuto, per intenderci sulla stessa fascia delle Ferrari F.1 di Looksmart. Il prezzo al pubblico sarà di circa € 130,00. I primi modelli saranno disponibili a partire dal prossimo ottobre e la serie inizierà con le seguenti referenze:








CS001 Ferrari F310 F.1 GP Australia 1996 Michael Schumacher
CS002 Ferrari F2002 F.1 GP Francia 2002 Michael Schumacher










Ecco le foto appena distribuite per i media:

 

 




 
























16 luglio 2017

Rassegna stampa: AutoModélisme Hors-Série n.22 24h du Mans 2017


Ormai dalla fine degli anni novanta, AutoModélisme esce a luglio con un numero fuori-serie, dedicato alla 24 Ore di Le Mans. Pare ieri quando questa iniziativa venne varata, e in pochi avrebbero immaginato sarebbe durata vent'anni e più. Anche quest'anno non fa eccezione, ed ecco il numero dedicato alla gara disputatasi lo scorso giugno. Gli hors-série di AM hanno ovviamente anche una vocazione modellistica e ogni anno si ritrovano brevi articoli a tema. Stavolta c'è qualche pagina dedicata alle Porsche alla 24 Ore di Le Mans 1971, in scala 1:43. Qualcuno penserà subito agli Spark e invece sono fotografati solo kit montati e elaborazioni Solido vecchia maniera, dalla raccolta di un collezionista svizzero che non viene citato. Immagini che fanno pensare a quando il collezionismo era molto meno omologato e ciascuna collezione aveva caratteristiche proprie, quasi un sapore proprio. Modelli trasformati su base Robustelli, Starter, Provence Moulage, Solido, AMR, Mini Racing, Marsh testimoniano un periodo che forse non esiste più ma che lascia dietro di sé un grande fascino e molta nostalgia.

Venendo alle schede tipiche della pubblicazione, le foto sono come sempre di ottima qualità, particolareggiate ed esaustive. Peccato che di certe vetture la vista non sia completa; mi pare di avere scritto in altre occasioni che nelle prime edizioni le angolazioni erano identiche per ogni auto, cosicché si era certi di disporre delle stesse viste per ogni vettura in gara.


Più recentemente le foto si sono fatte forse tecnicamente migliori, ma mancano in molti casi riprese del posteriore, che sono anche le più rare. In ogni caso, si tratta di uno strumento indispensabile per ogni modellista e/o collezionista, proposto (in Francia) al prezzo di € 6,90. Il prezzo in Italia è di € 8,00 e lo si trova in alcune delle più fornite edicole delle città e dei centri commerciali.

15 luglio 2017

Rassegna stampa: Auto Modélisme n.236 (luglio 2017)


Niente male questo numero di luglio di Auto Modélisme, incentrato sulla Porsche. Com'è noto, il numero di luglio della rivista francese viene dedicato ogni anno a Ferrari o Porsche, in modo alternato. Diversi articoli di interesse, fra cui un paio di approfondimenti storici: la vittoria della Porsche a Le Mans nel 1977 e quattro pagine sulla famosa Carrera RSR che disputò il Tour Auto 1973 con la sponsorizzazione del film Le grand bazar del gruppo Les Charlots. L'articolo è l'occasione per proporre alcune foto anche della seconda vettura che portava gli stessi colori, una Ford Capri Gr.2, riprodotta a suo tempo in kit da Provence Moulage, mentre la Carrera ha avuto un'ancor maggior fortuna, dal kit Tron-AMR uscito nel 1982 al recente TSM. Segnalo anche un originale pezzo nella sezione slot, dedicato ad una serie di trasformazioni in 1:32 con tutte le 911 di Le Mans 1970.

Auto Modélisme è ancora oggi dopo tanti anni una rivista che malgrado alcuni numeri decisamente mediocri sa offrire spunti inediti con articoli decisamente originali e non creati a tavolino copiando dai comunicati stampa. La rivista continua a puntare anche su una sostanziale parte di presentazione delle novità, scelta che ha tanti sostenitori quanti critici.

Quando la cultura costa poco: Le Mans 1949-1974 les années mythiques



"Tanto la documentazione la trovo su internet". Quante volte si sente questa frase, pronunciata da collezionisti e modellisti soprattutto italiani, da sempre poco attenti al valore della fotografia e all'importanza di una buona biblioteca. Le scuse addotte sono le più varie, ma la principale riguarda il prezzo della carta stampata. I libri con le foto costano troppo, meglio dieci modelli da edicola che uno splendido volume da 90 euro. Salvo poi pagare le conseguenze che tutti conosciamo. Eppure di libri a portata di tutte le tasche ce ne sono, grazie soprattutto a editori francesi che hanno stampato cose egregie in questi ultimi anni, cui è impossibile resistere se si è dei veri appassionati. A Le Mans lo scorso giugno è stato presentato e commercializzato un bellissimo volumetto dal titolo "Le Mans 1949-1974 les années mythiques - 100 photos rares". Il titolo dice tutto. Grazie a France Ouest e Le Maine Libre un centinaio di foto del famoso archivio Béroul sono state scelte per la pubblicazione.


Si tratta di immagini molto belle, quasi tutte inedite, scattate da Henri Béroul, il cui studio a Le Mans è ormai chiuso. Ci sono tante chicche corredate di brevi didascalie, ma i testi in questo caso non debbono essere necessariamente lunghi. Ah, il prezzo: in Francia € 6,90 e ci si porta a casa un'opera che avrà sempre la sua utilità, quando meno ce l'aspetteremo. E prima di metterlo sullo scaffale alcune ore di divertimento puro alla ricerca di tanti piccoli particolari nascosti sono garantite.

09 luglio 2017

Imminente l'uscita dell'Alfa Romeo Giulia GTA 1600 di Tecnomodel in scala 1:18



In questi giorni Tecnomodel ha annunciato l'uscita di un modello che sarà presumibilmente molto apprezzato dai collezionisti: la Giulia GTA 1600 in scala 1:18. Dalle foto dei pre-serie il modello pare accurato e dotato di rifiniture di livello, quali cornici vetro fotoincise, incluse quelle laterali. Cinque per ora le versioni previste:
TMD1860A versione standard, rossa
TMD1860B Sebring 1966 n.36 Jochen Rindt
TMD1860C Monza 1966 n.63 Andrea De Adamich
TMD1861D Targa Florio 1971 n.97 Rizzo/Alongi
TMD1862E Tour de Corse 1966 n.59 Lucien Bianchi


 



08 luglio 2017

Quando il tempo è galantuomo: le stranezze del collezionismo

 Mi trovavo questa settimana a pranzo con due amici di lunga data, competenti modellisti e conoscitori dell'automodellismo. Con loro spesso la conversazione cade sul tema dei "nuovi collezionismi" e sull'evoluzione che il settore ha imboccato in questi ultimi anni. Ironia della sorte, non è un nuovo prodotto che ha fatto scaturire qualche riflessione, ma un bello stock di vecchi modelli Progetto K, di quelli che fino a 4-5 anni fa nessuno voleva e nessuno sembrava apprezzare. Dicevi Progetto K e tutti storcevano la bocca, di fronte al miracolo dei modelli da edicola - loro sì, pieni di dettagli e disponibili per pochi euro, mentre i Progetto K dovevi pagarli "moltissimo". Come del resto i Rio, i Bang e i Best, insomma la produzione italiana che mostrava le crepe di una crisi sistemica che si allargava a macchia d'olio anche nel collezionismo di automodelli. "Guarda questi modelli - ci siamo detti l'un l'altro - hanno anche 20-25 anni e non c'è una piega nella verniciatura. Perché la zamak era di buona qualità, perché le verniciature erano fatte a regola d'arte. Oggi la Progetto K non esiste più e giù tutti a versare lacrime di coccodrillo. Poi c'è capitata in mano un'Alfa Romeo Giulietta SS, produzione Metro per le collezioni da edicola.
 
Qui altro che crepe: ci sono gli attacchi del tempo che fra poco non trovi neanche su un Dinky del periodo della guerra, fatto per forza di cose con materiali di scarto; per non parlare dei Dinky e Corgi degli anni cinquanta e sessanta, tutti ancora allegramente indenni dalle ingiurie del tempo. Molti dei collezionisti di questa roba scadente sono gli stessi che all'epoca boicottavano le marche di casa nostra, e si riempivano ugualmente le case di modelli pagandoli due lire. Alla fine avranno speso le stesse cifre se non di più, per avere nelle loro vetrine degli oggetti impossibili da rivendere, ormai buoni per il cassonetto dei rifiuti non differenziati. E' cresciuta la schiera dei collezionisti frustrati e delusi.


Mancanza di esperienza, febbre dell'accumulo, assenza di un vero spirito collezionistico? Le cause sono tante. E chi ha fatto a suo tempo le cose usando un minimo di discernimento adesso è al riparo da brutte sorprese. Collezionisti non ci s'improvvisa. Waste in, waste out, dicevano gli informatici dei primordi. "Spazzatura metti, spazzatura esce", e il concetto vale anche per le vetrine dei collezionisti.