31 dicembre 2020

Chevrolet Corvette C3 Imsa Road Atlanta 1978 John Paul sr (Spark US048)

Sono convinto che ogni interesse spinto all'estremo diventi malsano. Così come malsane sono certe fisse prese dai frequentatori di alcuni forum su temi sicuramente importanti ma che alla lunga stancano perché ne viene fatto un uso eccessivamente emozionale quando non monomaniaco. Penso ad esempio a certe tematiche legate ad un determinato sponsor o a un tal pilota. La Corvette C3 col telaio tubolare è uno di questi temi, chissà perché. 

Quando se ne parla troppo, per reazione naturale tendo ad allontanarmi da un argomento e anche in questo caso mi ero riproposto di lasciar perdere l'uscita del primo Spark relativo alla più estrema delle Corvette. Ho poi cambiato idea, visto che ho il modello sotto mano e che è l'occasione buona per rievocare un'auto dell'IMSA, campionato che da sempre mi affascina e di cui ho potuto parlare di persona con diversi protagonisti. 

Quella fatta approntare da John Paul sr alla fine del 1977, sfruttando un'apertura dei regolamenti tecnici verso una più larga permissività, fu la seconda Corvette a telaio tubolare. Progettata da Bob Riley, la Corvette di Paul aveva una struttura costruita da Charlie Selix e Gary Pratt (in seguito socio nella famosissima Pratt & Miller). Il motore, big block V8, sviluppava oltre 750 cavalli. Questa specie di mostro debuttò in IMSA alla 100 Miglia di Road Atlanta, il 16 aprile 1978. La competitività del mezzo fu subito evidente, con John Paul sr in grado di lottare con i migliori e alla fine quinto. 


Nove furono le uscite stagionali della "SuperVette" (così venne battezzata), con un secondo posto ad Hallett e un terzo a Lime Rock come migliori risultati. L'auto fu poi ceduto al T&D Racing di Tico Almeida e Rene Rodriguez, con John Paul che decise di concentrarsi sul materiale Porsche, che andava per la maggiore nell'IMSA. 

La versione scelta da Spark per il primo modello della SuperVette è la gara del debutto a Road Atlanta. Si tratta di un'edizione per il distributore americano, in serie limitata a 750 esemplari numerati, che non sono pochissimi per un'uscita "nazionale": segno che Spark prevedeva di piazzarne facilmente parecchie, e così è stato. E' poi verosimile che altre versioni usciranno nel corso dei prossimi mesi e del resto le varianti possibili non mancano. La versione di Road Atlanta è una delle più "spoglie", con i numeri di gara, gli sponsor della serie IMSA piazzati sul pannello del passaruota posteriore e nulla più. 

Ci troviamo di fronte ad uno Spark nella sua forma migliore: perfetta la verniciatura, nel caratteristico celeste carico delle auto di John Paul, e molto belli anche particolari quali l'ala posteriore, con le paratie in fotoincisione, e i cerchi, verniciati in alluminio opaco con pastiglia centrale dorata. Approfittando anche della documentazione fornita da Canepa che ha restaurato in anni recenti la vettura, riportandola alla configurazione del 1978. 

Gli sforzi compiuti da Spark sono ravvisabili anche all'interno, con una struttura del rollbar completa che si estende anche nella zona a fianco al pilota e tutta la pannellatura alluminio sulla parte posteriore. 

Qualche semplificazione è stata inevitabile, ma ammirare gli interni di questa Corvette è davvero un piacere. Fotoincisa è la retina IMSA (molto realistica), così come i tiranti che fissano il vetro posteriore e il triangolino di rinforzo alla base della lama anteriore. Molto nette le aperture ricavate sui fianchi, una a forma di NACA, l'altra trapezoidale. 

Il livello di montaggio è eccellente e su cinque esemplari esaminati non ho notato che pochissime imperfezioni (uno dei modelli aveva i citati supporti del lunotto montati non a filo, e qualche piccola "slabbratura" era presente sul bordo dei cerchi, come accade spesso in queste fusioni in plastica). Corretta anche la riproduzione degli scarichi laterali con le loro protezioni. E poi, sorpresa, il modello è stato fatto in Madagascar e non in Cina, segno che le critiche mosse a inizio anno verso gli Spark montati nell'isola sono state recepite e si è cercato di correre ai ripari, riuscendoci. Bene così. 

In sintesi, penso che questa Corvette possa rientrare fra i più convincenti modelli 1:43 prodotti da Spark quest'anno. Molto probabilmente gli iperspecialisti della Corvette tubolare troveranno il pelo nell'uovo ma stavolta lasciamo a loro questo ingrato compito. Concludendo, mi viene in mente il kit di Arena e contrariamente a quello che molti saranno portati a pensare, ritengo che l'uscita di un modello come questo contribuirà a riaccendere l'interesse sul tema e anche gli speciali e le elaborazione casalinghe ne trarranno beneficio. 


Non sarebbe forse inutile cercare di stabilire se, come e in quali circostanze l'uscita di uno Spark faccia effettivamente concorrenza a un kit speciale in produzione. Probabilmente molto meno di quanto si pensi, specie quando si tratti di un'edizione limitata come questa. 

30 dicembre 2020

In memoria di John Paul jr

E' mancato dopo una lunga malattia John Paul jr. E' un personaggio importante nella storia dell'automobilismo americano, al centro di tante vicende drammatiche, legate al padre John sr. Non è qui il caso di ripercorrere alcune vicende la cui conseguenze a lungo termine non si sono ancora esaurite. Nei primi anni duemila a John Paul jr venne diagnosticata la corea di Huntington (Huntington disease, HD). Non gli restò che abbandonare le corse arrendendosi all'evidenza che i suo cervello non riusciva più a controllare ciò che le mani e le gambe facevano in macchina. 

John jr con i figli domenica
scorsa (g.c. S.Wilkinson)
L'ultima volta lo vidi a Sebring nel 2013, dove era venuto per raccogliere fondi sulla ricerca della sua malattia, meno studiata rispetto ad altre sindromi neurodegenerative. Per l'occasione era stato presentato il restauro della Porsche 935 JLP2 (rinominata dopo il restauro JLP-HD1), che quell'anno sarebbe stata pilotata da personalità di spicco come Brian Redman, Jim Pace, Hurley Haywood, Jochen Mass, David Hobbs ed altri, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'HD. 

La Porsche 935 JLP2 esposta a Sebring 
nel marzo del 2013 (foto David Tarallo)














John Paul jr era a quell'epoca già su una carrozzina a rotelle. Pilota fortissimo, ha vinto tutto nell'IMSA ma si rivelò eccellente anche in Formula Indy. La sua carriera è legata alle auto, raffinatissime e costosissime, che il padre riuscì a farsi costruire dai migliori telaisti e motoristi in circolazione. La vicenda terrena di John jr si conclude qua, alcuni segreti finiscono con lui nella tomba. La sua vita intensa e tormentata riuscì a raccontarla nell'autobiografia "50/50", dettata un paio di anni fa a Sylvia Wilkinson, moglie del pilota John Morton. 

Seat 131 Abarth Gr4 Rally 4 Regioni 1979: un'elaborazione di Fabrizio De Gennaro su base Solido

Non è un'esagerazione dire che con i modelli Solido le possibilità di elaborazione (e quindi di divertimento) non finiscono mai. Molti di noi con quei modelli hanno mosso i primi passi nel modellismo, e ancora oggi se si ha a disposizione un buon foglio di decals, è possibile, con un costo limitato, ottenere risultati più che lusinghieri. Una delle basi Solido maggiormente apprezzate è la Fiat 131 Abarth, di cui uscì, come ricorderete, la versione montata Olio Fiat e poi anche il kit. 

Fabrizio De Gennaro ha realizzato di recente la Seat (in realtà era una Fiat) 131 Abarth con la quale Antonio Zanini corse al 4 Regioni nel 1979. L'elaborazione è stata volutamente semplice per rispettare i canoni del modello, senza stravolgerlo, ma Fabrizio ha comunque aggiunto tutti i dettagli necessari (cambiando ovviamente anche i cerchi) e ne è uscito un modello suggestivo, ancora attuale ma che ricorda i bei tempi delle elaborazioni con o senza i vecchi e gloriosi transkit. 






Ancora un'elaborazione di Massimo Martini: Porsche 930 record Bonneville 1988

Presentiamo ancora un'altra elaborazione di Massimo Martini, ancora su base edicola. Riproduce una Porsche 930 Turbo che prese parte alle manifestazioni di Bonneville nel 1988. Appuntamento speriamo presto con altre trasformazioni eseguite da Massimo Martini. 






Continuità Porsche: una 908/2 apribile di Massimo Martini (con una 911 di Bonneville)

Pubblichiamo alcune immagini di recenti trasformazioni di Massimo Martini, ovviamente sempre su tema Porsche. La 908/2 apribile è stata realizzata su base Best, e vi lasciamo immaginare quanti chili di zamac il nostro Massimo abbia dovuto fresare dalla parte interna della carrozzeria per ottenere uno spessore realistico. La meccanica è stata integrata con numerosissimi pezzi autocostruiti, così come l'abitacolo è stato arricchito con un paziente lavoro di dettaglio. 



La 911 grigia è una delle tante stranezze che si vedono a Bonneville e anche in questo caso il lavoro di trasformazione e di adattamento è stato tutt'altro che banale. La base era una Targa da edicola; il muso è stato allungato, a curvatura dei fari è stata abbassata e sono stati ricostruiti il fondino e l'abitacolo. 







27 dicembre 2020

Riprogrammata per il 21 febbraio 2021 la 42ma edizione della borsa di Orléans

Originariamente inserita in calendario il 24 gennaio 2021, la quarantaduesima edizione della borsa di scambio di Orléans (Fleury-les-Aubrais), una delle più importanti della stagione europea, è stata riprogrammata per il 21 febbraio 2021. Lo ha annunciato Eric Mortier, presidente di Mini Auto 45, organizzatore dell'evento. E' presto per dire se la data sarà effettivamente rispettata, ma il mese supplementare lascia all'associazione responsabile dell'evento un po' più di margine per prendere una decisione definitiva in questo periodo così incerto. 

Citroen: l'histoire et les secrets de son bureau d'études, l'opera di Roger Brioult riedita da LVA

Esistono volumi automobilistici di carattere generale che non solo non sono invecchiati, ma col tempo hanno acquistato ancora più valore documentario diventando in tutto e per tutto dei "classici", se è lecito parlare di classici nell'ambito di questo tipo di ricerche. Viene in mente il volume del Fusi sull'Alfa Romeo, l'opera di Andrew Whyte sull'attività sportiva della Jaguar o il Catalogue of British Cars di Culshaw e Horrobin. In Francia, tra gli altri, si può citare l'opera di Roger Brioult consacrata ai progetti della Citroen, con particolare riferimento a studi e proposte che non hanno mai visto la luce. Pubblicato nel 1987 da colui che si era autodefinito con felice espressione "journaliste-mécanicien" (averceli dei journalistes mécaniciens come lui oggi), Citroen, l'histoire et les secrets de son bureau d'études è da oltre tre decenni un punto di riferimento per ogni ricerca sul marchio del double chevron

La materia era complessa da trattare nella sua globalità e Brioult la affrontò con un'accuratezza e un'acribia tanto più ammirevoli quanto all'epoca non esisteva l'ausilio del computer e delle comunicazioni a distanza che abbiamo a disposizione oggi. Con una pazienza infinita, Brioult era andato a ricercare e a intervistare tutti i personaggi che avevano contribuito, da 1917 alla fine degli anni ottanta, allo sviluppo dei progetti all'interno di Citroen. Nell'opera, corposissima, forse poco organica ma di rara attendibilità e precisione, si affrontava anche la genesi di modelli effettivamente usciti, in un complicatissimo intrecciarsi di vicende tecniche e umane. Titoli come questo dovrebbero entrare di diritto nella biblioteca di ogni appassionato di storia dell'auto. 


L'editore La vie de l'auto ha fatto dunque un'opera meritoria nel ristampare i due tomi di Roger Brioult: la prima parte è uscita lo scorso giugno, mentre la seconda è stata commercializzata a ottobre. Ciascun volume ha un costo di € 27,00. 

Roger Brioult, Citroen, l'histoire et les secrets de son bureau d'études, LVA, Avon 2020, ISBN 978-2-905171-99-3 (tomo 1, pagg. 258) e ISBN 978-2-900246-02-3 (tomo 2, pagg. 258), € 27,00 cad., copertina cartonata, foto e disegni in b/n. 



Terzo volume sulla BMW in programma per Auto Forever

Auto Forever ha annunciato che la prossima guida sarà un terzo volume sulla BMW, consacrato stavolta alle serie fra il 1962 e il 1977: 1500-2002, 2500-2800-3.0S, 3.0CS, insomma di che interessare tutti gli appassionati, considerata la qualità e la completezza di queste guide, delle quali ci siamo già occupati sul blog a proposito dei volumi sull'Alfa Romeo Alfetta GTV e sulla Porsche 911 serie 993. 

24 dicembre 2020

Citroen a Le Mans: una storia breve. La SM del 1972 di Spark (S7999)

Dei grandi costruttori francesi, Citroen è sicuramente quello che ha la storia più povera alla 24 Ore di Le Mans. Fino a una ventina di anni fa non si sapeva neanche se la vettura con motore da 1539cc iscritta nel 1932 da De la Sayette fosse realmente partita. Risolto il mistero, grazie a dei documenti forniti all'ACO nel 1982 dallo stesso De la Sayette, una prima foto apparve nell'opera pubblicata da Moity, Teissèdre e Bienvenu nel 1992 (pagina 114 del primo tomo), insieme alle schede di iscrizione; una definitiva conferma arrivò grazie a Michael Cotton in un piccolo libro - peraltro passato quasi inosservato - sulla storia della 24 Ore, dove apparve una seconda immagine. Poi il nulla fino al 1972, anno in cui il team AGACI iscrisse una... SM alla 24 Ore. 

La SM aveva già mostrato indubbie doti sportive, ma la 24 Ore di Le Mans non era certo il terreno ideale per la GT a motore Maserati. Sulla vettura stessa circolano le tesi più disparate: che avesse un motore di serie, che invece avesse un motore preparato da Guy Ligier, che avesse addirittura il 3000 preparato a Modena. Senza entrare nel merito di una questione peraltro affascinante, basti dire che il rapporto peso-potenza della SM era quanto di meno favorevole potesse esserci. E nonostante gli sforzi dei due piloti, Verrier e Foucault, la Citroen non si qualificò, con grande sollievo della casa madre che vedeva tutt'altro di buon occhio l'impegno dell'AGACI alla 24 Ore di Le Mans. La vettura, comunque, si rivide quell'anno al Tour Auto, una gara certamente più adatta alle sue caratteristiche. 

La SM di Le Mans 1972 è il classico esempio delle tante stranezze che si sono viste alla 24 Ore in tanti decenni e i collezionisti, quando apparvero alcune foto negli anni ottanta, si arrangiarono come poterono elaborando il vecchio Solido. Fu il marchio Verem, che aveva gli stampi Solido, a proporre un modello completamente bianco, con le decal da applicare. Fu Automany con la sua divisione di distribuzione, Nantes Jouets, a commissionare a Verem il modello. Decals e istruzioni furono realizzate direttamente da Automany. Già a quell'epoca lo stampo Solido era molto affaticato. Su questa edizione, che comprendeva anche le placche del Tour Auto, Verem montò dei cerchi senza borchia, conformemente alla vettura reale. 

Facciamo un bel salto in avanti e approdiamo a metà giugno di questo disgraziato 2020, quando Spark ha annunciato l'uscita della SM di Le Mans '72, che ha fatto a tempo ad uscire giusto questa settimana. Altre versioni seguiranno (Spa 1971 e 1974, Tour Auto 1972), ma quella di Le Mans è, direi giustamente, la prima della serie. L'arrivo della SM nella gamma Spark non è casuale: MileziM ha infatti annunciato l'uscita della versione stradale, e anche lo Spark è fabbricato in Madagascar. Tranquillizzatevi, comunque: su questi modelli non ho osservato i pastrocchi visti a inizio anno. Pare dunque che Spark stia aggiustando il tiro, anche se le Alpine A110 uscite appena qualche settimana fa, non erano certo perfette (parlo di qualità di assemblaggio, l'esattezza storica è un'altra cosa). 



Sullo Spark troviamo le fotoincisioni delle cornici laterali (ci saranno anche sul MileziM) e le altre cornici riprodotte con una tecnica comparabile all'uso del bare-metal. Il modello è concepito in modo intelligente, e la SM non è facilissima da riprodurre, soprattutto per il suo frontale e la coda così "barocchi". 


Molto belle le cromature e tutto il sistema dei gruppi ottici anteriori, con la fascia in plexiglass che scherma la targa (in fotoincisione con i numeri in rilievo: quando i font e i numeri sono corretti, è una vera chicca). Gli interni sono provvisti di rollbar ma tutto il resto è completamente di serie: non ci sono neanche le cinture di sicurezza lato pilota. Ora, è plausibile che questa SM fosse molto vicina al modello di produzione, ma sicuramente non aveva né i sedili né il volante di serie. Del resto trovare una foto degli interni non credo sia la cosa più facile del mondo. Sotto i longheroni spuntano i lunghi e fini terminali di scarico. 


La verniciatura è perfetta, così come la posa delle decals, che essendo poche, sono quasi del tutto esenti dall'orrendo effetto di un unico film che unisce diversi gruppi di sticker (ma il logo Yacco sulla parte anteriore della fiancata è unito alla scritta AGACI, che è più in basso di sei millimetri e due). Io non mi stancherò mai di ripetere che l'effetto è antiestetico. In ogni caso ci troviamo di fronte a un modello interessante e importante in ogni collezione Citroen e Le Mans. La SM del 1972 è ad oggi l'ultima Citroen ad essere stata iscritta alla 24 Ore. 



In questo scorcio finale dell'anno Spark ha favorevolmente sorpreso con modelli ben fatti, almeno conformi alla tradizione e al prestigio guadagnato in oltre vent'anni di attività. Si sa che l'errore è sempre in agguato, soprattutto quando si devono seguire decine di progetti a mese. Questa SM merita comunque attenzione, come diverse altre uscite di questi giorni: la Corvette C3 di John Paul, la BMW 530i Bastos di Spa 1981, la Renault 5 GT Turbo del Tour de Corse 1990, la BMW M1 Gr6 di Le Mans 1979 o la Stratos vincitrice del Tour Auto 1975. 

21 dicembre 2020

Campionato Italiano Rally di Franco Carmignani: segnalazione bibliografica di Elio Venegoni

Di recente il giornalista romano Franco Carmignani, specializzato in automobilismo sportivo, ha terminato un'opera davvero monumentale: il libro, forse “definitivo”, sulla storia del Campionato Italiano Rally. Pubblicato da Giorgio Nada Editore, questo ponderoso tomo corredato da più di 400 fotografie ripercorre tutta l'epopea del rallysmo nostrano, dal 1961 ad oggi. I primi anni diremmo primordiali sono trattati in un'ampia sezione che analizza i mutamenti che hanno attraversato la specialità: dalle prime gare corse con la formula della regolarità ai rally veri e propri, ormai dotati di precise peculiarità. E' in questo periodo che i rally si affermano definitivamente, in Italia e nel mondo, scrollandosi di dosso quella spiacevole etichetta di “parenti poveri” nel panorama in forte ascesa delle competizioni automobilistiche. Segue una fase intermedia in cui le corse su strada si assestano definitivamente su posizioni di tutto rilievo, nell'immaginario collettivo degli appassionati. Sono gli anni dei Munari e dei Biasion, su tutti, che danno una dimensione persino mondiale al movimento nostrano. Sandro Munari, il “drago di Cavarzere”, alla guida della Lancia Stratos HF vince la Coppa FIA per piloti nel 1977 (un campionato mondiale ante litteram) ed infiamma i cuori del pubblico con le sue leggendarie imprese, soprattutto al Rally di Monte-Carlo. A distanza di alcuni anni raccoglie la sua eredità l'altro veneto Massimo “Miki” Biasion, di Bassano del Grappa, aggiudicandosi il Campionato Mondiale per piloti nel 1988 e nel 1989. Sono anche gli anni dei trionfi della formidabile Lancia Delta, vera icona del rallysmo.

La parte finale tratta infine i rally dell'ultimo periodo: forse non più rifulgenti come negli anni d'oro, restano ugualmente dotati di un loro fascino, soprattutto per gli spettatori più giovani. Sono ovviamente presenti le classifiche di ogni gara.

Il volume, come detto, è riccamente illustrato ed è senza dubbio un'opera fondamentale per tutti: addetti ai lavori, semplici appassionati e, naturalmente, modellisti.

Un lavoro davvero meritorio, in definitiva, che ci sentiamo di consigliare senza riserve. Anche a noi collezionisti e modellisti può dare una serie quasi infinita di suggestioni... il prezzo, poi, è assolutamente abbordabile. Insomma senza giri di parole non può mancare nelle nostre biblioteche (forse qualche volta troppo sguarnite)!


18 dicembre 2020

Alcuni dei programmi 2021 di Madyero

Madyero si sta organizzando per proseguire nel 2021 le sue serie limitate, soprattutto di Porsche. Presto sarà stampata una grossa decal in A4 che permetterà la realizzazione di tantissime versioni, inedite o particolarmente rare. Fra i soggetti previsti, la 935 Vaillant del 1978, altre versioni dell'Adolphe Lafont, e poi Brumos Bayside, Carrera RSR Toad Hall, Meznarie Le Mans 1975, e altre. La decal permetterà la realizzazione di tutte le versioni Gelo e Kannacher della Carrera RSR, 934, 934/5 e 935. Non mancherà neanche un'Osella con sponsorizzazione CAR. Come sempre queste edizioni saranno molto limitate. 

17 dicembre 2020

Brian Harvey 1933-2020

E' mancato lo scorso 11 dicembre Brian Harvey, una delle figure più importanti nel nostro settore. Aveva fondato Grand Prix Models negli anni settanta, sfruttando anche una notevole competenza automobilistica acquisita con l'attività giornalistica. Harvey è stato un grande promotore dell'1:43 speciale, sia col suo negozio, iniziato quasi in sordina e poi arrivato ai massimi livelli di notorietà, sia con le tante linee di modelli in metallo bianco che egli stesso produceva e commercializzava. Harvey aveva fondato poi una rivista-catalogo, Four Small Wheels, che viene tutt'oggi pubblicato dalla nuova gestione di Grand Prix Models. Brian aveva 87 anni ed era malato da tempo. Diciassette anni fa aveva lasciato GPM al suocero e alla figlia. Tanti ricordi personali sono legati a Brian Harvey, a cominciare dalla mia permanenza a St.Albans e ai molti articoli e recensioni scritte per Four Small Wheels. Brian aveva il raro dono di saper giudicare e inquadrare un modello a prima vista. Sapeva anche riconoscere i legami con la vettura reale e in quattro righe riusciva magari a tirar giù una mini analisi che spesso non aveva bisogno di aggiunte. Passò la mano nel momento in cui i resincast iniziavano a invadere il mercato e mi sorge il dubbio che sia stato proprio lui a inventare questa definizione ormai universalmente adottata. Su Four Small Wheels recensivamo anche i diecast, come Minichamps o Vitesse, ma lui li guardava sempre con un po' di scetticismo. "Considera una cosa", mi disse una mattina, "se uno speciale è un gioiello, un diecast può essere un pezzo di bigiotteria". Aveva opinioni spesso originali, al limite del paradosso ma le sue non erano mai provocazioni. Erano dimostrazioni di intelligenza. Alla famiglia Harvey vanno le mie più sentite condoglianze.  

13 dicembre 2020

Prima novità 2021 di "nonomologati": Fiat 691/180 con semirimorchio Bartoletti a volta corretta

Pubblichiamo le foto ufficiali della prima novità 2021 di "nonomologati" (1:87): utilizzando una cabina 691/180 è stata ottenuta una configurazione semirimorchio Bartoletti a volta corretta. Il cassone è interamente in fotoincisione, il carrello posteriore sterzante è costruito, come il telaio, in plastica e componentistica Herpa. Il rivestimento interno è in legno. Le ultime foto ritraggono un esemplare un po'... taroccato.