02 gennaio 2013

RECORD, la rinascita [parte I]

Record, la rinascita
A cura di Umberto Cattani, collaborazione David Tarallo
Foto Umberto Cattani e David Tarallo

Prima parte.

Non esiste un catalogo della produzione Record.
All'inizio, all'interno del kit, era contenuto
questo foglietto che illustrava i programmi attuali
e futuri della firma francese.
Chiusa non senza qualche rimpianto l'avventura con MRF, Jean Pierre Calligaro ed André Ripert non si persero d'animo. Siamo nel 1979 ed il mondo dei kit in scala 1/43 non conosce crisi. Tutto s'evolve a ritmi velocissimi e chi si ferma è perduto. Ecco quindi nascere nell'autunno di quell'anno un nuovo marchio, Record, che sposta l'attività ad Aix en Provence.
Residence l'Amandine, route de Galice...Nell'immediata periferia di Aix-en-Provence verso la fine del 1979 è ancora in costruzione una villa ampia e moderna. Nelle sue cantine ospiterà negli anni una realtà artigianale che vivrà giorni di gloria grazie ad una produzione che in quegli anni porterà una ventata di novità nel microcosmo dei kit in scala 1/43. Da Aix-en-Provence partiranno infatti per ogni angolo del mondo dei kit rivoluzionari, caratterizzati dall'impiego di tecniche costruttive che poco hanno da spartire con il semplice artigianato. Promotori del marchio Record -così fu denominata la nuova ditta- il duo Calligaro Ripert, il gatto e la volpe provenzali che avevano maturato esperienza con la MRF, nel frattempo scomparsa. Utilizzando un bagaglio tecnico perfettamente sperimentato, i due decisero di migliorarsi ulteriormente, soprattutto sotto l'aspetto commerciale, garantendo una distribuzione più capillare, tallone d'Achille della vecchia MRF.
Ecco le principali componenti di un kit prima maniera. Chassis in zama, particolari in plastica e carrozzeria in resina poliestere, fragilissima, come si evince dalle derive dell'alettone, in questo caso bisognose di qualche goccia di colla e tanta attenzione nella manipolazione. Era questo il limite dei primi Record.

"Noi lavoriamo per i collezionisti essendolo noi stessi" era questo il loro motto, ricordatevi queste parole perché molti anni più tardi le ritroverete pronunciate da Hugo Ripert, figlio di André e fondatore di Spark.
"E' semplicemente una questione di stati d'animo. Ciò che dev'essere il nostro primo obiettivo è la fedeltà, spinta fino ai minimi dettagli. E' in quest'ottica che è necessario produrre diverse varianti partendo da un modello di base, ma ognuno di questi dev'essere la copia esatta di una vettura reale, perfettamente miniaturizzata". In poche parole, questa era la filosofia di base di Record.
La Porsche 956 Gruppo C modellata da Goupille sarà capostipite di una stirpe infinita di varianti sviluppate poi da Starter. In questo caso le decalcomanie non erano di qualità eccelsa, tutt'altro.

Inizialmente, tutta la produzione facente capo a questo marchio era basata sui medesimi principi che vedevano un mix sapiente di metodologie industriali ed artigianali. Le prime erano impiegate per i particolari di base suscettibili d'essere fabbricati con tirature importanti allo scopo di giustificare un investimento oneroso quale era quello degli stampi in acciaio. Parliamo di chassis in zama, tergicristallo, maniglie, estrattori dei cerchi, roll bar, pneumatici, interni, volanti, cruscotti, tutti particolari stampati in plastica.
Dietro Record si celava uno dei prototiposti più talentuosi di quegli anni, Goupille, cui si devono gran parte dei master della casa provenzale. Questa è la Porsche 936/81 Gr6 di Le Mans 1981.

I pezzi suscettibili di mutamenti in base al modello oppure quelli che avrebbero richiesto stampi complessi, erano realizzati invece in resina poliestere con il procedimento del sottovuoto, una tecnica che garantiva grande qualità e l'assenza delle tante temute bolle d'aria. Anche per le ruote, la casa di Aix fece appello alla plastica iniettata.
Una curiosità: questa stampata in resina è relativa alla Ferrari 250 GTO. Ripert ci disse all'epoca che era loro intenzione riprodurre questa vettura. A noi parve fondamentalmente una copia smaccata del kit AMR, e infatti non entrò mai in produzione...


Porsche era una tematica cara a Record, che declinò i modelli più importanti prodotti dalla casa di Stoccarda. Quando non servivano decals specifiche, tutto viaggiava liscio, come nel caso di questa 924 Carrera GT...

...o di questa 944.

Diversamente da gran parte della concorrenza, i primi kit Record avevano istruzioni molto chiare e precise. Per le decalcomanie, inizialmente ci si affidò ad un produttore francese che assicurava un ottimo rapporto prezzo-qualità, ma nel corso degli anni si ricorse anche a Cartograf e a Decalkit, un marchio dietro cui si celava Bernard Peréz che anni dopo avrebbe fondato Vitesse per poi passare ai quadri dirigenziali del gruppo IXO.
Uno dei rarissimi factory built di Record. Per il debutto si puntò sulla collaborazione di una casa francese, leader nella realizzazione di decalcomanie. Per il contorno vetri si faceva ricorso a maschere per facilitare il lavoro.

Per il debutto la gamma Record scelse due modelli di base, la Porsche 935 e la Ferrari 308; queste vetture consentivano infatti di moltiplicare le varianti, soprattutto nel caso della macchina tedesca. Grazie ad un foglio completo di decalcomanie, si potevano realizzare numerose versioni della 935 Max Moritz nei colori Jaegermeister, tutte diverse tra loro per numerosi dettagli, riferite alle stagioni 1977 e 1978. Dalle ceneri MRF nacque la JMS, ma Record non dimenticò le livree Gelo Weisberg, Arvor, Meccarillos, Vaillant, Adolphe Lafont e Liqui Moly. Quest'ultima versione era ideata per ricevere le decals realizzate dalla tedesca Horbra. Su una livrea di base era possibile declinare praticamente quasi tutte le numerazioni viste in gara nelle diverse piccole mutazioni. Una parte dei kit era disponibile priva di decalcomanie, le scocche erano ideate per ricevere la produzione di altri artigiani, creando un fenomeno 935 caro a molti collezionisti di quegli anni.
Record appoggiò il Team Bussi Denver nel Mondiale marche 1980. Sia la 934 sia la 935 della squadra francese recavano il marchio inconfondibile della Record, ma stranamente non furono mai riprodotte in 1:43. Questa immagine si riferisce alla 6 Ore del Mugello; la vettura corse anche a Le Mans, e in quella configurazione venne riprodotta non da Record, ma da Solido 2. In quell'occasione la stessa Solido era intervenuta come sponsor, seppur secondario.
La prima versione delle scatole dei kit era semplicissima e riportava la foto del kit montato.
Altro cavallo di battaglia fu la Ferrari 308 GTB, declinata negli allestimenti GTB, GTS ed anche in allestimento USA con paraurti maggiorati cui si aggiungeva la spider. Le caratteristiche di base erano le stesse della 935, zama e plastica iniettata si univa alla resina poliestere. Alle versioni stradali si affiancarono alcune varianti da gara, le Liza, Pioneer ed Entremont da rally, la GTB Sorini Daytona 1979, e la silhouette Gr.5 Carma.
La Porsche 935 Joest con le specifiche decals Liqui Moly di Horbra.
Un altro dei classici della produzione Record è la Porsche 917LH di Le Mans 1969. Notare la scatola seconda maniera, bianca a strisce rosse e blu col logo ben in evidenza; le scatole delle primissime produzioni erano invece in anonimo cartone marrone, con la foto del modello montato incollata su uno dei due lati più corti.

 
Record proponeva anche una gamma completa di accessori destinati ai modellisti desiderosi di migliorare il loro lavoro. Si trattava dei componenti dei kit che erano venduti singolarmente.
Dalla vecchia produzione MRF furono ripresi i celebri cerchi a veri raggi metallici che poi avrebbero equipaggiato una bella serie di Ferrari vintage realizzate negli anni ottanta. Sedici le diverse referenze, capaci di accontentare ogni esigenza degli appassionati.
Preziosa fu la collaborazione con il negozio tedesco gestito da Klaus Horbrand, che realizzò una nutrita serie di decalcomanie che consentiva di ripercorrere quasi per intero la carriera sportiva delle Porsche 935 nel DRM.
Un kit della BMW M1 Pro-Car con decals Horbra...


...e una delle tantissime Porsche 935.

A partire dal 1980 comparve nel catalogo la serie delle K3 e poi a seguire delle K4. Gli interessi della Record si allargarono progressivamente ad altri modelli della casa di Stoccarda come la 924, la 944, la 934, la 930, la 908/3 e la 936, tutte sviluppate con la medesima filosofia di base che puntava tutto sulla moltiplicazione quasi infinita delle versioni. Per i pianali, dallo zama si passò alla plastica iniettata, meno onerosa.
Parallelamente alla linea Sport, debuttò una serie denominata Vintage e qui il marchio Ferrari la faceva da padrone. Gli ostacoli dei diritti erano ancora lontani da palesarsi...
I set offerti dalla Horbra contenevano anche uno o più fogli di istruzioni estremamente dettagliati.

Porsche 935 Gr5 del Team Konrad, kit montato da Umberto Cattani.

La Porsche 904 Carrera GTS, uno dei modelli destinati ad essere sfruttati a lungo, anche nella successiva produzione Starter. Questo è un kit montato di recente, che riproduce la vettura di Koch/ Fischhaber alla 24 Ore di Le Mans 1965. Il foglietto posadecals è l'originale che si trovava nel kit. Meglio di niente...
Ecco quindi in rapida successione la 412 MI, la 250 TR, la 375MM, la 250 GT Sperimentale, la 330 LMB, la 250 SWB e la GTO 64. Non esisteva un catalogo all'epoca ma un pieghevole era inserito entro ogni kit Record, la confezione verteva su scatole in cartone ondulato che avrebbero più tardi lasciato spazio ad altre più eleganti, personalizzate nei colori del marchio.
Particolarmente belle queste due Porsche 356B, cabriolet e coupé; si tratta di due kit montati di recente, che se la giocano tranquillamente con molte delle riproduzioni in commercio oggi.

Tra il 1982 ed il 1983 entrarono in produzione altre Porsche, la 904, la 356, la 956 e la 917, diverse Opel Ascona 400 Gr.4, una bella serie di Lancia  che comprendeva la Montecarlo Gr.5, la Gr.6 e la nuova 037, oltre le Lamborghini Countach LP 400 e 500, la Ford GT40 Gulf, la BMW M1 gr.4 e Gr.5 e la Mercedes CW311 Buchmann. Nella linea Ferrari si aggiunsero la Mondial 8, la Dino 246 e 206 SP litri, oltre la P2.
Porsche 935 K3 IMSA Interscope, modello acquistato direttamente da Umberto Cattani alla borsa di scambio di Torino nel settembre del 1990 (collezione David Tarallo).

Tutti questi modelli, oltre che in kit, erano disponibili anche come montati, ma la diffusione di questi ultimi fu molto limitata. Autori dei prototipi furono Perche e Goupille, a quest'ultimo si deve gran parte dei master firmati Record. Progressivamente, purtroppo, si tornò all'antico: le istruzioni divennero più succinte, i roll bar in plastica scomparvero e si adottò un'eccessiva standardizzazione del prodotto, ad iniziare dai cerchi che, ora in acciaio nichelato, passavano da un kit all'altro senza preoccuparsi troppo di diametri e larghezze. Fortunatamente la linea era quasi sempre azzeccata, almeno se riferito a quanto proponeva la concorrenza, ed il montaggio fu ulteriormente facilitato nel 1981 dall'avvento della resina poliuretanica, un materiale innovativo dal caratteristico odore pungente. Novità assoluta, si trattava di una componente infrangibile che aggirava il grosso problema generato dall'eccessiva fragilità del poliestere. Nello stesso anno debutta la serie Record Solido ma di questo ed altro parleremo in un futuro molto prossimo, sempre da queste pagine.
Restate fedeli lettori, non vi deluderemo.

17 commenti:

  1. In questi racconti bellissimi, manca solo un particolare, perché chiuse i battenti la MRF?

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  2. Una domanda logica, ovviamente.
    Dietro la scomparsa di un marchio si celano diverse motivazioni, dalle più banali a quelle più serie.
    Ma solo i diretti interessati sono in grado di svelare certi retroscena.
    Al cronista, spetta il compito di raccontare, senza entrare nella sfera del privato.

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  3. Incontentabile Casper3 gennaio 2013 alle ore 10:12

    SIamo modellisti, mica Signorini...
    Che bella galoppata storica, gente! Mi fate ritornare giovane e sentire vecchio, accidenti...
    Curiosità a margine: ma quanto sarà grande il mare dei kit da montare che si nasconde in armadi solai e cantine (la mia per prima) in giro per il mondo? e dove sono i transkit delle americane Record, e i montati di fabbrica?

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    1. D'accordo che mi chiamo Alfonso come il Signorini...però vedi Carlo, in ogni vicenda umana, commerciale, economica, artigianale (mettila come vuoi), ci sono degli insegnamenti, delle esperienze, che possono sempre tornare utili.
      Non è una curiosità, la mia, fine a se stessa...

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    2. Ah ma eri tu Alfonz? No pun intended, la mia era una battuta sui pettegolieri di professione che dalle chiacchiere e dal fango (fosse solo palta, poi...) traggono giovamento.
      Di sicuro, dietro a certe scelte, contano evidentemente motivazioni personali, quindi non raccontabili. In particolare, sul motivo della sua giusta reticenza Umberto ci ha già risposto

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  4. Caspy, quegli armadi e quei solai faranno la felicità di chi oggi raccoglie obsoleti. Diventeranno i kit matusa, un nuovo filone che magari sarà seguito da figli o nipoti, esaltati dalle nuove tecniche di montaggio. Forse, la mia è pura utopia.
    Ogni tanto su ebay esce qualche modello Record, a parte rarissime eccezioni, tutti spuntano prezzo molto bassi.
    Alfonso, ci sono argomenti che si possono raccontare, altri, invece, che si sussurrano ed un sussurro può trascinarti molto in basso.

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    1. Nostalgia nostalgia canaaaglia........mi e' scappata pure la lacrimuccia rimenbrando i tempi passati!Grandi continuate cosi'.
      Riguardo i prezzi a cui vengono venduti i kit Record su Ebay,devo dirti che poco tempo fa mi sono imbattuto in una
      935 Rose Batterie lm 1980,quella col muso a scalpello e ti assicuro che ha spuntato un prezzo allucinante.E cosi' per tutte
      le altre versioni della 935.
      P.S.Siccome sono molto curioso,e il periodo storico che stiamo trattando mi interessa molto,avrei una domanda,su 2 marche poco conosciute dell'epoca cioe' MRE e DAM,in qualke modo sono legate a Record o non c'entrano nulla?
      By Marcoparra

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    2. Per quanto riguarda quella 935, posso azzardare l'ipotesi di un prezzo alto perché si trattava di un modello che nessun altro aveva fatto.

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  5. Manca solo il piacere tattile e olfattivo della carta stampata...
    Grazie.

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  6. Ho conosciuto Michel Elkoubi tanti anni fa, a lui di deve il marchio MRE (Modéles Reduits Elkoubi)
    Nulla a che vedere con Record e nemmeno con DAM.
    La storia di queste due firme francesi farebbe sudare parecchio (ed anche freddo...) vedremo in futuro, sto archiviando tantissimo materiale ed il lavoro vi posso assicurare che è davvero ciclopico.
    A questo punto mi va di sottolineare un punto, fondamentale.
    David ci mette tanto di suo, e non solo in termini di tempo. Gestisce un blog per ora privo di sponsor, per il semplice piacere di condividere con noi la sua passione, ciò gli costa sudore e denaro. A voi tocca il piacere di leggere e di questo ve ne siamo infinitamente grati ma Tarallo non è il Banco di Santo Spirito. Contiamo di procedere su questo percorso ma siamo sempre in attesa di qualcuno che sappia riconoscere i nostri meriti, offrendoci quell'aiuto materiale che ci consenta di proseguire senza patemi d'animo. La nostra è una passione che fa rima con guiderdone, bene o male.
    Il mio non è il solito lamento da muro del pianto ma sappiate che se leggete queste righe, il merito è in minima parte mio, altrove dovete cercare e sottolineare la riconoscenza.

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    1. Sono sicuro che questo cammino ci porterà prima o poi a qualcosa.
      Rari nantes in gurgite vasto, i piccoli (o presunti tali) marchi dell'automodellismo speciale, sono difficili da raccontare, altrettanto o forse anche di più dei piccoli costruttori di vetture da competizione. Anche marchi su cui si crede di conoscere tutto, come Starter o Provence Moulage, presentano pieghe oscure che spesso sfociano nell'impossibilità a proseguire in termini documentati il racconto. Su qeusto blog si sta tentando di percorrere una strada che pochi avevano avuto in coraggio di intraprendere, forse perché questi marchi sono ancora considerati di "attualità" o forse per difficoltà oggettive di documentazione storica. Alla fine, spero, verrà fuori un quadro su tutto il filone "provenzale" del kit francese in resina; un quadro che non è detto che non possa essere integrato e approfondito in altre sedi, ma intanto qui si è cercato di rompere il ghiaccio, costruendo la casa dalle fondamenta, il che non è mai facile.

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  7. Non posso che riconoscere, apprezzare e ammirare il vostro sforzo e il vostro impegno. E condivido con Cico una "voglia di carta" che spero sia di buon augurio per il vostro lavoro. Ma credetemi, sappiamo accontentarci, si fa per dire, anche del video del computer per leggere queste pagine di nostalgia e di storia.

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  8. Massimo rispetto
    By Marcoparra

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  9. Carlo ha gia' scritto cio' che penso, posso solo aggiungere, anche a costo di essere prolisso: GRAZIE.
    ...e, soprattutto, in bocca al lupo !

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  10. Mrf, Record, Starter, ecc. hanno rotto il ghiaccio, io e Umberto Codolo lo abbiamo fatto a cubetti.(Magistrale, come sempre Cattani)
    MADYERO

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  11. Grazie David, grazie Umberto per queste pagine, che spero tra poco vadano in edicola :-)
    Mi piacerebbe , se fosse possibile, conoscere fino in fondo la storia, non per fare gossip ma per completezza di informazione, il giornalista/cronista riporta la storia non i pettegolezzi anche se a volte la realtà può non essere piacevole.

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  12. E' nel nostro costume cercare sempre il pettegolezzo.
    Non è detto che dietro la scomparsa di un marchio si celi sempre e comunque un giallo, uno screzio oppure un fallimento.
    "Chiusura per cessata attività" oggi come allora è un cartello che si vede spesso su una saracinesca.
    Nessuno è scappato alle Galapagos con la cassa oppure è finito a fabbricare ghiaccioli ad Honolulu.

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