19 gennaio 2013

Alpine Renault A110 16 soupapes di Ottomobile (1:18)


Ottomobile Scala 1/18
Alpine Renault A110 16 soupapes
Testo e foto Umberto Cattani

Un'immagine storica: Renault presentò l'A110 speciale alle stampa nel 1975 , obiettivo Tour de France ma problemi di gomme decretarono la sospensione del progetto. 
La storia di quest'Alpine è originale. Fu costruita in esemplare unico dalla Renault allo scopo di prendere parte al Tour de France Automobile del 1975. Era equipaggiata da un motore di 1800 cc. bialbero a sedici valvole, realizzato in una decina d'esemplari, poi montati anche su una R17 ed una R12. La potenza raggiunta fu incredibile per l'epoca, circa 200 CV a 8000 giri/minuto.
Restaurata di recente, l'Alpine A110 a sedici valvole ha partecipato a numerosi raduni rievocativi. Da questa immagine si notano le due grosse prese d'aria ovali ricavate sul cofano posteriore. 

A causa di problemi legati alla fornitura delle gomme, l'A110 dopo aver svolto alcuni collaudi non scese in gara al Tour Auto;  l'anno successivo fu iscritta in forma ufficiale alla Ronde Limousine, una gara atipica inserita nel campionato francese rally. In testa per buona parte della gara, la vettura affidata a Bruno Saby patì una foratura che la relegò al terzo posto finale. Successivamente fu venduta ad Hervé Poulain, celebre battitore d'aste per poi passare a Benny Raepers, conosciuto preparatore belga che ne ha curato di recente un paziente restauro.
Abbandonata nel garage di Raepers per quasi trent'anni, oggi la A110 rivive grazie alle manifestazioni storiche. Sull'esemplare restaurato è cambiata l'immatricolazione, ora del dipartimento dell'Ain. 

Una bella fotografia a colori ritrae l'A110 16v nella sua interezza. I parafanghi e lo spoiler sono quelli tipici delle Gruppo 4, solo il cofano posteriore svela l'origine del sedici valvole. 

Una pausa della Ronde Limousine, tanto per cambiare si sta lavorando sulle gomme, tallone d'Achille di questa versione. Il cofano posteriore comprendeva il lunotto e si apriva grazie a due piccole cerniere sul tetto. 

Favorita da un eccellente rapporto peso/potenza, questa macchina avrebbe potuto ottenere lusinghieri risultati, ma in Renault si preferì abbandonare lo sviluppo concentrandosi sulla pista. 

Nella scala 1/18, ma non in quella tradizionale 1/43, si tratta di un inedito e riteniamo che resterà tale a lungo, tenendo conto che si tratta di una vettura in esemplare unico che non si presta alla moltiplicazione di varanti. Chi allora se non Ottomobile poteva proporsi ai collezionisti in queste dimensioni? Il modello è interamente in resina ed in ossequio alla filosofia cara ad Ottomobile, è curbside, privo cioè d'ogni apertura
Il prezzo è di 54 euro, siamo ai livelli di Spark ma in tutt'altra scala. Purtroppo al momento di scrivere queste righe abbiamo scoperto che il modello, realizzato in duemila esemplari, è già esaurito alla fonte ma può essere rintracciabile attraverso i punti di vendita più qualificati anche se, in qualche caso, con ritocchi al prezzo base.
Così come per la Clio Williams, anche in questo caso preferiamo far parlare le immagini, sufficienti da sole ad esaltare questa bella riproduzione.
In gara, l'A110 a sedici valvole non ebbe troppa fortuna, l'assenza di sponsor se non quelli tecnici certifica l'ufficialità del progetto, affidato a un pilota, Bruno Saby, che avrebbe maturato negli anni tante esperienze agonistiche. 
Erano duemila ma, a quanto pare, tutta la produzione Ottomobile riferita a questo modello è andata esaurita in un attimo. Non resta che cercare sulla rete, costretti purtroppo a sottostare a prezzi anche sensibilmente superiori rispetto a quello di listino. 

Le varie appendici aerodinamiche ed i parafangoni appesantiscono leggermente la linea dell'A110 ma allo stesso tempo la rendono ancora più grintosa. 
La battuta interna degli sportelli è di colore nero, intervallata da un rinforzo laterale giallo. Un laccio verticale comanda la chiusura delle portiere, sul modello è riprodotto in vera tela. 

Attraverso il lunotto si possono scorgere i bracci obliqui del roll-bar. La cappelliera era solidale al cofano. 

Così come per la Clio Williams, anche sull'Alpine A110 avremmo apprezzato la presenza sul cerchio Gotti scomponibile della valvola di gonfiaggio. In profondità s'intravede il disco freno. 

La doppia cerniera che comanda l'apertura del cofano anteriore è dipinta in alluminio. Sullo spoiler sono presenti due prese d'aria per il raffreddamento dei freni. 
Guardando l'ampiezza dei parafanghi, gomme e cerchi possono contare su larghi spazi di utilizzo. Essenziale ma corretta la decorazione. 

Il cofano motore a sbalzo ed il pronunciato musetto anteriore allungano sensibilmente la carrozzeria di base dell'A110. Le proporzioni sono rispettate con fedeltà. 

Discreta la riproduzione del pianale, stampato in resina. I principali organi meccanici sono presenti, la slitta che protegge il carter motore è rapportata e dipinta in alluminio. Se volete aprire il modello, sarete costretti a scollare questo particolare. 

La lama inferiore dello spoiler è in metallo fotoinciso, avvitato alla scocca. Le frecce anteriori sono rapportate, le calotte coprifaro, in plastica, sono perfettamente trasparenti. 
Da questa inquadratura si nota la larghezza dei cerchi in lega perfettamente inseriti negli ampi parafanghi. Le gomme hanno una scolpitura fedele del battistrada. 
Il pulsante d'apertura della portiera è semplicemente dipinto. Si notano l'ampio sportello di servizio e lo specchietto esterno, cromato. Gran parte della decorazione è ottenuta grazie a decalcomanie ad acqua. 
Sul tunnel centrale sono inserite le leve del cambio e del freno a mano mentre dietro ai sedili è alloggiato un capiente portacaschi. Sul piantone del volante si notano devioluci ed il comando degli indicatori di direzione. 
La cinghietta fermacofano non è rapportata ma stampata insieme alla scocca. Ben modellati i tergicristallo, per questo modello Ottomobile ha fatto ricorso per parabrezza e lunotto alla plastica, fortunatamente di qualità. I cristalli laterali sono invece in acetato.  
Per aprire il modello e fotografarne gli interni sarebbe stato necessario togliere il carter. Essendo questo particolare in resina, abbiamo soprasseduto. Da questa immagine potete comunque apprezzare la presenza degli estintori, la trama dei sedili provvisti di cinture in tela con fibbie fotoincise e la corta leva del cambio. 

Un dettaglio impietoso che svela la crudezza del flash e di un obiettivo macro: nella realtà le piccole sbavature di colore sono appena percettibili ad occhio umano. 
Lo scarico era inserito direttamente sulla carrozzeria, fuoriuscendo appena sotto il fanale sinistro. La slitta paracoppa è rapportata e alleggerita, fedele la riproduzione dei gruppi ottici in plastica traslucida. 



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