03 gennaio 2013

'My Toyota is pas mal du tout': 85C GrC Le Mans '85 di Spark


Quando ho saputo dell'uscita della Toyota 85C Gr.C1 di Spark nella duplice versione di Le Mans 1985, il ricordo è subito andato a una buffa vignetta di un vecchio kit Provence Moulage della stessa vettura, in cui un omino giapponese parodiava (in francese...) un noto slogan della Toyota, che recitava "My Toyota is fantastic" o roba del genere. Slogan che stampato su delle vetrofanie, campeggiava sui lunotti posteriori delle Toyota dell'epoca e anche su quelle un po' più recenti. Tanto per dire dove può portarti con i ricordi l'uscita di un modello... Sia come sia, l'occasione è quella buona per fare una piccola analisi su questi due modelli, tenendo come nota di fondo, a mo' di riferimento, i due kit Provence Moulage.

"My Toyota is pas mal du tout!"

Un po' di storia: la Toyota 85C segnò l'arrivo a Le Mans del costruttore giapponese, nell'edizione 1985. La Toyota era stata presente a Le Mans in anni precedenti come motorista (ricordiamo la Sygma del 1974-75) ma si era trattato di uno sforzo marginale se comparato all'impegno del 1985, in quanto costruttore "completo", non solo del propulsore ma anche del telaio. La prudenza volle, tuttavia, che la Toyota non comparisse in veste del tutto ufficiale, ma si scelse l'appoggio di due team storici, Tom's e Dome, i quali, con l'avvento del Gruppo C nel 1982, avevano lanciato un programma comune noto come Celica C. Nel 1983 fu la volta di una vettura più estrema, la 83C, progettata dalla Dome ma costruita nelle officine Tom's, che - ricordiamo - era una struttura creata da un ex-pilota, Nobuhide Tachi, e da Kiyoshi Ohiwa (da qui il l'acronimo TOM, con la "M" a significare "Motorsport").


Dome, invece, era nata come casa costruttrice a se stante, debuttando con una bellissima dream car al salone di Ginevra del 1975. Fu col modello 84C del 1984 che i rapporti con la Toyota si fecero sempre più stretti, fino al progetto 85C, una vettura con telaio monoscocca in kevlar, motore Toyota 4 cilindri in linea da 2090cc (pari a 2926cc secondo il coefficiente applicato alle motorizzazioni sovralimentate), iniezione elettronica Nippon-Denso e gommatura differenziata: Dunlop per Dome, Bridgestone per Tom's. A Le Mans le due vetture vennero iscritte per Nakajima/Sekiya/Hoshino (#36 Tom's) e per Elgh/Lees/Suzuki (#38 Dome); in gara, la prima si contraddistingueva per una coda con alettone posteriore integrato alla carrozzeria, mentre la seconda aveva un'ala separata (ma esistono foto della #38 con l'alettone integrato, come quello della 36): erano queste le principali differenze aerodinamiche fra le due macchine.




Delle due, la 36 resse l'intera corsa, classificandosi al 12° posto assoluto (e 12° di Gruppo C1), mentre l'altra abbandonò verso le 3 di notte per rottura della frizione. La 85C è importante perché segna l'inizio del lungo percorso della Toyota a Le Mans, culminato col 2° posto nel 1999 ma mai coronato da successo. Ora i giapponesi sono tornati con una LMP1 ibrida a benzina che sembra avere tutte le carte in regola per contendere il successo all'Audi il prossimo giugno.
L'altro kit Provence Moulage.
I due modelli Spark (S2350 e S2351) appartengono alla serie standard e sono usciti sotto le feste di Natale.
Lasciamo la parola alle immagini.

Eccole insieme: a sinistra la S2350, a destra la S2351. La base e la confezione sono quelle standard.

Le proporzioni sembrano azzeccate e lo Spark potrebbe essere un "figlio" del Provence Moulage, anche se aggiornato e arricchito di molti particolari assenti nel kit.

L'effetto del flash fa sembrare il tono di blu dello spoiler e del logo dello sponsor Temporary troppo chiaro ma in realtà Spark è nel giusto.

Il modello, come si suol dire, "c'è": la 38 si contraddistingueva per i due bolli verdi applicati sopra i bocchettoni del rifornimento, che sul modello appaiono troppo chiari.

La numero 38 è stata riprodotta nella configurazione con lo spoiler posteriore non integrato alla carrozzeria.

Opportunamente, i fari non sono stati mascherati con il nastro protettivo bianco (come appare in alcune foto); questo avrebbe rovinato un dettaglio sempre "scenografico" su una sport-prototipo.

Un close up sulla parte centrale rivela la messe di dettagli: di grande finezza le quattro feritoie di ventilazione (passanti) sui vetri laterali; notare i simboli dell'estintore e dello staccabatteria applicati all'interno; un piccolo difetto, l'assenza del piolino di apertura della portiera; la sua sede è stata ricavata nella carrozzeria, ma sarebbe stata necessaria l'applicazione di una piccola fotoincisione o di un particolare in plastica.

Molto realistici i gruppi ottici posteriori, in plastica trasparente. Le derive interne, dalle foto, sembrano effettivamente bianche.

Molto bella la fotoincisione che riproduce la paratia laterale, che nel kit Provence Moulage era tutt'uno con lo stampo in resina. Realistica anche tutta la zona dell'entrata d'aria. La decal Valeo sarebbe stato opportuno riprodurla con una serie di righe nere, a copiare le aperture.

L'insieme è molto pulito, il montaggio preciso.

Esatti i gruppi ottici anteriori.

Cinture di sicurezza sempre in decal, anche se non da buttare: su una Gruppo C chiusa, tutto sommato, si notano pochissimo.

La decorazione è precisa e applicata bene.

Le aperture posteriori ai bordi del filetto rosa-rosso sono dipinte, mentre nel kit Provence Moulage erano simulate da semplici decals.

Ancora una vista su particolari nei quali Spark è diventata un punto di riferimento: le griglie di aerazione e una corretta lucina arancione, presente nelle foto della gara.

Ecco la 36, che differisce dalla 38 per l'ala integrata e per altre piccole varianti aerodinamiche.


Da alcune foto sembrerebbe che in questo caso le paratie fossero più scure, non bianche. Ma potrebbe essere un effetto legato all'ombra dell'immagine.

La parte centrale era nera o blu scurissima? Questione delicata. Provence Moulage l'aveva riprodotta in un blu sicuramente troppo chiaro; dalle foto il colore appare sempre scurissimo, quasi nero. Osservando attentamente lo Spark, direi che è stato scelto un blu, seppure tendente al nero, il che sembrerebbe la scelta corretta, anche in relazione alla combinazione dei colori dell'altra vettura (rosso/rosa, quindi celeste/blu: il nero sarebbe certamente più incoerente).

Le aperture specifiche, con un "oblò" quadrato nel mezzo e quattro feritoie, contro le otto della 38, che tuttavia non aveva l'apertura centrale.


Differenze con la 38 anche nei cerchi: autoventilanti bianchi contro "dischi" neri. La bavetta inferiore, fotoincisa ha ricevuto dei rivettini neri in decal che in teoria si dovrebbero inserire nelle cavità della fotoincisione, ma sono un po' fuori registro.

Qui sopra e sotto: anche nel caso della 36 si può notare la pulizia d'insieme.

Molto bello l'autoventilante bianco, con un effetto realistico di "vuoto". Corretto l'assetto e di giuste proporzioni le gomme e i cerchi.

Se un modello sembra corretto, probabilmente lo è!

Da queste foto è possibile osservare la differente configurazione della coda.


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