19 maggio 2013

Ancora sui vecchi Dinky: per una ricerca sull' "anello mancante"

Giorni fa parlavo con un editore di un possibile articolo sui vecchi Dinky, ispirato da un mio recente incontro con un personaggio che lavorò a Bobigny negli stabilimenti della filiale francese fino all'inizio degli anni settanta. Descrivendo quell'incontro, gli dicevo che in realtà non esiste soluzione di continuità fra la produzione industriale tradizionale e la nascita dei modelli speciali. Alcuni prototipisti passarono direttamente dal disegnare le Simca Aronde, le Renault Dauphine o le Ford Vedette per Dinky France allo sviluppare per conto proprio o di terzi dei master destinati a dar vita ai primi kit in metallo bianco. Spesso questi modellisti realizzavano - in via più o meno ufficiale - serie limitate partendo da modelli regolarmente in commercio, ma verniciati ed elaborati sulla base di pezzi grezzi, presi direttamente dai magazzini del produttore. Si tratta di un anello di congiunzione su cui poco o niente è stato scritto, e di solito si tende a porre una cesura fra modelli industriali e modelli artigianali un po' istintivamente, in altri campi ben più illustri del sapere si tendeva fino a qualche decennio fa a separare l'antico dal moderno; ad esempio, nella filologia classica, si separava anche troppo la tradizione manoscritta medievale dalle testimonianze papiracee ellenistiche, imperiali e tardoantiche. Tornando al nostro tema più terra terra, parziali tracce dell'attività "ufficiosa" di tali modellisti si ritrovano in certe riviste francesi dei primi anni settanta (penso ovviamente a Modélisme Automobile International).
Almeno nel caso della Dinky, questi legami con un tipo di modellismo artigianale, poi sfociato nella produzione dei kit in metallo bianco, sono abbastanza evidenti, anche se ancora tutti da riscoprire nei loro sviluppi. Il trascorrere del tempo e la cristallizzazione che ha subito l'immagine di certi produttori "classici" (Dinky, Solido, Corgi...) hanno portato a non considerare con sufficiente attenzione il loro lato meno istituzionale. In fondo, a capo di queste aziende c'era gente sensibile anche al mercato dei collezionisti, oltre che a quello più scontato del giocattolo in senso stretto. La produzione da parte di Solido di fogli di decals aggiuntivi o addirittura degli antesignani del transkit destinato ad avere un boom tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, si deve proprio a Solido, anche se l'iniziativa non ebbe troppo seguito. Riassumendo, il materiale per recuperare questo "anello mancante" della storia esiste, e forse non sarebbe privo d'interesse cercare di farlo tornare a galla.

1 commento:

  1. Aggiungiamo che in Inghilterra e in Francia vanno ancora forte i c.d. "Code3" e le trasformazioni libere di rottami Dinky: magari poco fedeli storicamente, ma fonte di gran divertimento con poca spesa. Filogicamente un ramo cadetto che piace a molti.

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