Foto Umberto Cattani-David Tarallo
Questo
speciale su MRF è nato in poco tempo. Ma è nato in poco tempo perché è un
argomento che ci appassiona e non ci abbiamo messo molto, Umberto e io, a
raccogliere il materiale necessario, curiosi di vederne il risultato finale.
Diciamo che in questo caso c’è stata ancora maggiore collaborazione fra noi,
anche se ad Umberto va il merito di avere progettato la struttura del pezzo e
di avere scritto il testo, con poche varianti. Le sue foto, poi, sono state
integrate da diverse cose che avevo in archivio. Per gli appassionati, il
marchio MRF è in un certo senso, la “causa di tutto” e trovo davvero azzeccato
il titolo che Umberto ha pensato per questa storia di MRF, che resta tuttavia
un marchio meno conosciuto di altri. Non penso sia stato scritto niente su
quella che è stata poi l’origine del kit francese in resina, salvo rare e
sporadiche note in qualche libro o in qualche rivista. L’occasione, quindi, è
quella giusta per affrontare il discorso dalle origini, ampliandolo poi con la
storia dei marchi immediatamente successivi a MRF, che tutto sommato ebbe vita
breve. Ma da MRF si è generato tutto il filone marsigliese, che ci ha dato
Record, Starter, Provence Moulage e che oggi continua con Spark e i suoi
accoliti. Iniziamo, quindi. Immaginatevi la Marsiglia di fine anni settanta.
Per maggiore realismo siamo andati a ripescare su Google Maps la mitica rue
Pastoret, così com’è oggi, e ci è apparsa in una bella giornata di sole; una
strada stretta ma caoticamente allegra, come molte strade di Marsiglia; piena
di magazzini, laboratori e gente che magari non ha la minima idea di cosa stia
accadendo in uno di questi stanzoni al piano terra…
Da qualche tempo attorno al marchio Spark
si sono accese discussioni d'ogni tipo. Il successo, si sa, genera invidie e
tentativi d'emulazione. Dietro questa firma orientale si cela il figlio di
André Ripert, un nome sconosciuto ai più. E' da lui che comincia il racconto di
una bella storia, una narrazione che svela l'inizio di una genesi
modellistica ancora lontana da avere una
fine.
1977, il mondo dell'1/43 inizia a
ribollire. Sono gli anni in cui i collezionisti vedono arrivare sul mercato i
primi veri modelli speciali, gli inglesi Paddy Stanley, Mike Richardson,
Brian Harvey hanno già iniziato il cammino, in Francia Jacques Simonet ed in
Italia i fratelli Petrucci ed anche Marco Bossi, Carlo Brianza, Paolo ed Angelo
Tron stanno proponendo kit, il settore dei diecast non è in grado di
accontentare i famelici appetiti degli appassionati, l'attualità latita,
Solido, la casa più seguita, sforna novità con il contagocce e quindi il
mercato è in fermento. Chi ha iniziativa, può buttarsi nella mischia, tutto è
in divenire, le idee possono prendere forma, i negozi specializzati crescono
come funghi in autunno, le borse scambio iniziano ad affollarsi e le
contrattazioni diventano frenetiche.
In quest'ambito, risalendo alla data
d'inizio, nasce a Marsiglia quella che negli anni sarà una delle pietre miliari
del settore, grazie ad uno dei fondatori che diventerà in breve pioniere di un
certo modo d'intendere la produzione di modelli in scala.
André Ripert fotografato in occasione della premiazione di Minis Auto, il 17 febbraio 1986 alla terrazza Martini. Siamo già in piena stagione Record.
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La sigla MRF è un acronimo: sta per Mini Roues Fils. Scopo iniziale della dinamica firma provenzale era infatti la produzione di meravigliose ruote a raggi, ottenute grazie ad un paziente intreccio di fili metallici d'incredibile finezza. Se infatti guardiamo a quegli anni, nessun produttore tra i tanti scesi sul mercato poteva realizzare cerchi a raggi soddisfacenti, tutti optavano per cerchi in metallo bianco che, se da un lato accontentavano una cerchia di appassionati, dall'altro deludevano i più esigenti. La scoperta di questo accessorio rivoluzionò ben presto il settore. La qualità all'epoca non era eccellente, spesso le linee dei modelli era approssimativa, i dettagli essenziali ma, calzando scarpe MRF, l'occhio cadeva su questi cerchi, perdonando errori ed asimmetrie. Quante volte abbiamo sentito affermare: "E' un kit John Day ma guarda come è cambiato. con quelle ruotine MRF". Il modello aumentava subito di valore, come se una contadinella scendesse in città calzando scarpe di lusso!
Le
famose scatoline cilindriche in plastica trasparente, che contenevano i modelli MRF.
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Dietro questo marchio si celava, oltre Ripert, anche Calligaro, un collezionista conosciuto. I debutti furono incoraggianti, la domanda superava di gran lunga l'offerta, anche perché le ruote a raggi erano realizzate a mano e richiedevano tempo e mani esperte ed allenate per un perfetto allineamento. In Italia costavano 3500 lire, molto più di un set tradizionale ma al collezionista non importava, la spesa era giustificata dal prodotto esclusivo. La sede era in Rue Pastoret, come tutte le realtà di quegli anni constava in un piccolo laboratorio e nulla più.
Ben presto alla produzione di cerchi speciali si affiancò ciò che Calligaro e Ripert volevano fin dagli inizi, la realizzazione di kit di altissima qualità, da contrapporre alla concorrenza più agguerrita. Insomma, si voleva portare MRF al top di gamma, senza alcuna concessione. Per i prototipi ci si affidò a Gauthier, un artigiano abilissimo nella creazione di master. Per ottenere il massimo della finezza, si fece ricorso alla resina per le carrozzerie, un materiale che permetteva stampaggi eccellenti. C'era purtroppo un rovescio della medaglia. Il poliestere usato era infatti fragilissimo, andava maneggiato con estrema cura, alcuni dettagli, primi fra tutti i montanti delle carrozzerie, potevano spezzarsi con grande facilità. Per regalare peso al modello-erano molti allora i collezionisti che odiavano la leggerezza della resina-i pianali erano in metallo bianco di un certo spessore.
La produzione MRF inizialmente si focalizzò sui montati di grande qualità, in tiratura limitata a 500 esemplari. Il loro assemblaggio era impeccabile, il livello della verniciatura eccezionale, ma la reperibilità fu sempre problematica, grazie ad un successo immediato. Si potevano trovare alla borsa scambio di Marsiglia, andando direttamente in Rue Pastoret oppure contattando l'Equipe Tron che fu la prima a diffondere il marchio francese nel nostro mercato. All'epoca-siamo nel 1978-un MRF montato costava 45.000 lire, un po' meno di un AMR ma molto di più rispetto un nostrano ABC, ad esempio. La qualità già allora come adesso, si pagava.
Estremamente rara fu l'ultima Ferrari della serie, la berlinetta SWB a passo corto e finestrino angolare. Sempre per la tematica Porsche, uscirono la 911 SC in veste coupé e Targa ed una 911 SC gr.3, priva di decalcomanie. Il canto del cigno fu rappresentato dalla Porsche 935 Moby Dick nella configurazione test al Paul Ricard 1977.
I lettori più avanti negli anni ricorderanno l'originale confezione che conteneva il kit: un cilindro in plastica trasparente, su cui spesso si focalizzavano le attenzioni dei collezionisti quando riuscivano a trovarne uno in negozio. Il loro prezzo era competitivo, 18.000 lire in linea con prodotti molto più scadenti. Il montaggio, superata la fase delicata della manipolazione della resina, era facilitato da un accoppiamento dei particolari molto preciso. Se sui modelli in metallo la preparazione richiedeva tempo e fatica, con la resina poliestere bastavano spesso qualche colpo di lima e poco stucco per arrivare alla fase della verniciatura.
L'acetato termoformato entrava nella carrozzeria senza problemi e la finezza dei dettagli era sconosciuta a gran parte della concorrenza. Per le decalcomanie, ci si affidò inizialmente a Cartograf per la Ferrari 250 GT Tour de France e la Porsche Turbo ma la collaborazione ebbe vita brevissima.
Un kit
della Porsche 930 fotografato oggi, ancora perfettamente integro. Per
rinforzare alcuni pezzi particolarmente critici, come gli specchietti, venivano
inserite delle “anime” di metallo.
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I cerchi, quando non erano a raggi, sfruttavano torniture in alluminio, sulla Porsche si utilizzarono per la prima volta tergicristallo in rame mentre la Mercedes 300 SLR disponeva di aerofreno posteriore mobile. Per quegli anni, erano lussi che facevano davvero la differenza.Sul finire degli anni settanta iniziavano ad affacciarsi sul mercato i primi transkit, a volte semplici ma spesso laboriosi, costringevano infatti il modellista a faticosi adattamenti alle basi industriali, quasi sempre firmate Solido. Per facilitare questo lavoro, MRF produsse una serie di scocche, sempre in resina, studiate per adattarsi alla produzione Tron e Mini Racing. In ordine cronologico, uscirono l'Alpine A442, le Ford Escort MK Gr.1 e Gr.4, la Citroen Maserati in versione Milord, la BMW 2002 Gr.2, la Lancia Stratos Gr.4, la Renault R5 Gr.2, l'Alfetta GTV Gr.4, l'Alpine A110 la Porsche 928S. In media, questi variokit costavano un terzo rispetto il kit tradizionale.
In
queste tre immagini un raro factory built appartenuto nel passato a Ugo Fadini.
Si noti il numero di serie inciso sul fondino di metallo.
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Di pari passo, le ruote a raggi continuavano ad infiammare i desideri dei collezionisti, la concorrenza era infatti quasi inesistente. Le prime Ferrari 250 GTO firmate da André Marie Ruf calzavano questi accessori, celebri le liti tra André e Ripert cui l'artigiano di Vélizy imputava tempi di consegna biblici che rallentavano la commercializzazione del kit.
MRF non ebbe vita molto lunga, infatti già nel 1979 Calligaro e Ripert fondarono la Record, altra firma celebre nel panorama di quegli anni mentre alcuni prototipi saranno ripresi poi da Provence Moulage.
La
stessa Talbot-Lago insieme a due Bugatti di John Day, anch’esse montate alla
fine degli anni settanta.
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Se sarete lettori attenti ma soprattutto fedeli, vi racconteremo un poco alla volta la storia di Spark, passando attraverso le tappe MRF-Record-Starter, cercando di spiegarvi l'evoluzione che ha caratterizzato la famiglia Ripert nel corso di 35 anni.
Di padre in figlio l'amore per l'1/43 si è sviluppato secondo un'evoluzione costante ed attenta alle esigenze dei collezionisti. Una vita spesa tra passione e macchinine, il sogno di qualsiasi collezionista che si rispetti.
Complimenti per la competenza manifestata. L'ho letto volentieri. Grazie. Ivan.
RispondiEliminaGrazie a te, Ivan.
RispondiEliminaIo e David, con il vostro conforto, abbiamo intenzione di raccontare tante di queste storie.
Insieme, abbiamo attraversato forse gli anni più belli ed interessanti di un'epoca che forse non tornerà più.
Senza falsa modestia, sono stati pochi, soprattutto nel nostro paese, quanti si sono cimentati in questo tipo d'informazione.
La storia è pur sempre alla base di ogni passione.
Per ora, potete leggerci qui, domani, chissà, ci ritroveremo altrove ma sempre accomunati dallo stesso entusiasmo, quello che ci fece incontrare tanti anni fa, ad una borsa scambio tenutasi a Torino.
E magari, potremmo narrare un'altra storia, più personale...
Grazie per tutto.
Siamo qui tutt'orecchi, anzi, occhi.
EliminaE mi viene in mente che in "cantina" ho una Mercedes SLR Le Mans ancora da montare...
Grande Umberto come sempre,mi ha fatto piacere leggere la storia di quelle che erano,sono e saranno sempre le mie marche preferite!
RispondiEliminaBy Marcoparra
Oooopsss ovviamente GRANDE DAVID che nn ci lascia mai senza argomenti interessanti!
EliminaBy Marcoparra
Bevuto in un soffio. Non vedo l'ora di leggere le puntate successive!
RispondiEliminamolto interessante, grazie !
RispondiEliminaConoscere la storia è e sarà sempre strumento imprescindibile per comprendere la realtà e le sue possibili evoluzioni.
RispondiEliminaEro con lo Zio "Occhio di Falco" Umberto quella domenica in cui ha "scovato" la Talbot e l'Alfetta.
Era visibilmente compiaciuto nel darmene notizia, ma la mia ignoranza non mi ha consentito di apprezzarne la portata.
Ora riesco a comprendere appieno il valore.
Grazie Umberto e David per quest'altra splendida storia.
E sempre interessante leggere la storia degli automodelli ed MRF era una delle case che più mi intrigava.
RispondiEliminaUna cosa vorrei chiedere che mi incuriosisce: il rapporto fra MRF e il trio Record, Starter, e Provence Moulage : le tre case marsigliesi sorsero per volontà di Ripert o ex- dipendenti MRF, o furono altri imprenditori che si avventurarono nel settore limitandosi ad acquistare gli stampi MRF?
Interessante il parallelo Spark- MRF : due realtà che hanno portato una notevole innovazione nel campo del modellismo.
SVR
Da MRF uscirono Ripert e Calligaro che fondarono Record.
RispondiEliminaCalligaro poi, insieme a Roche, creò le basi per Starter, mentre Provence Moulage era stata fondata da Xavier de Vaublanc.
All'interno di queste quattro realtà confluirono vari prototipi secondo una logica molto difficile da interpretare.
Non è raro vedere lo stesso modello commercializzato sotto diverse sigle, pur mantenendo le caratteristiche di base.
Emblematica la Porsche 956, prima Record, poi Starter ed anche Provence Moulage.
Grande intuizione e argomento interessante e intrigante,poi un duo cosi'ferrato in materia non esiste in nessun'altra parte del globo,a quanto un bel libro sui mitici anni 70/80 sulla produzione degli speciali d'oltralpe e non? Grazie ad Umberto e David!!!Guido (raibow64) PS Auguroni a tutti for the new year!!
RispondiEliminaGrazie Guido e buon anno anche a te. Per il libro, l'idea potrebbe essere valida (anzi, lo è senz'altro) e di editori disposti a pubblicarlo ne conoscerei anche un paio. Vedremo che piega prenderanno le cose. Intanto uscirà qualcosa di simile (anche se molto lacunoso), scritto dagli stessi autori del libro sugli artigiani del metallo bianco. Pubblicherò la recensione, ma ho l'impressione che stavolta si sia voluto uscire presto a tutti i costi, sacrificando l'equilibrio generale e la completezza dell'informazione. D'accordo che a un certo punto le cose vanno portate a termine, ma quella era ben lungi dall'essere pronta per il pubblico.
RispondiEliminaPostilla MOLTO importante.
RispondiEliminaNel raccontare le origini di MRF, ho colpevolmente dimenticato il ruolo ricoperto da Jean Pierre Gauthier, socio iniziale di Calligaro ed autore dei prototipi. Ripert sarebbe arrivato più tardi. La data ufficiale di nascita del marchio MRF è quindi il 1975, il primo modello ufficiale, la Talbot, è messo in vendita il 30 marzo 1976, giorno di nascita del primogenito di Calligaro.
Riordinando le mie carte, sono venuto in possesso di queste preziose informazioni.
... avrei voluto aggiungere questa postilla Umberto, ma "sentivo" che avresti aggiunto ... l'altra azienda francese che nel 1975 ha abbattuto un grosso muro ... al nord in metallo al sud in resina (e che resina!!) ...
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