Testo e foto Umberto Cattani
WIP Brumm Porsche 356 1/43
Dopo le Ferrari 512S e 458 Grand Am
edicolose, è ora il turno di un paio di modelli firmati Brumm, finiti nella
nostra officina in miniatura. Si tratta di due Porsche 356 che disputarono la
Carrera Panamericana, anche in questo caso l'elaborazione è umana, alla portata
di tutti, a patto di procurarsi in rete le indispensabili decalcomanie.
Le due 356 del WIP riproducono le vetture
guidate da Paul Alfons von Metternich, coadiuvato dal diplomatico brasiliano de
Teffé, alla Carrera Panamericana 1952 in veste cabriolet mentre la coupé scese
in gara l'anno successivo per mano di Salvador Lòpez Chàvez, facoltoso
industriale messicano proprietario della fabbrica più grande dell'America
latina, specializzata nella produzione di scarpe. Il principe von Metternich
concluse la gara all'ottavo posto assoluto mentre Chàvez fu costretto al ritiro
nel corso della sesta tappa, dopo una gara piuttosto modesta sempre nelle
retrovie di classe.
Esaurito il capitolo storico, indispensabile per inserire i due modelli nel loro contesto agonistico, rivolgiamo l'attenzione alle riproduzioni in scala delle 356. La scelta è caduta su altrettanti modelli Brumm, un prodotto economico che ben si presta allo spirito dell'iniziativa. Come avete capito, questo spazio è dedicato alla passione più che alla qualità eccelsa, in parole povere, ci accontentiamo di lavorar di lima e stucco senza ricercare la perfezione, lontana anni luce dalle nostre mani. Le basi sono piuttosto datate, in commercio esiste altro, naturalmente, ma la filosofia di base andrebbe delusa, quindi largo alla nostra filiera e mano all'estro personale. Le stesse decalcomanie, pur se provenienti dagli Stati Uniti, sono frutto della tecnologia Cartograf, quindi il WIP può essere definito come lavoro in divenire, utilizzando il verbo di casa. Fatto in Italia, quindi, e scusate se sbandieriamo l'orgoglio nazionalista, ogni tanto è un lusso che dobbiamo permetterci.
Lo smontaggio è elementare, nulla a che vedere con le tonnellate di colla proprie degli orientali. C'è purtroppo il rovescio della medaglia, mentre sui prodotti cinesi lo stampaggio dello zama è quasi del tutto privo d'imperfezioni, le 356 Brumm soffrono di brutte giunture in corrispondenza delle chiusure dello stampo. Spazio quindi a lime ed olio di gomito per rifinire le carrozzerie. Indispensabile quindi il tuffo nel solvente e la successiva rifinitura con stucco e carta abrasiva.
Il modello base della cabriolet proposto
da Brumm. Sulla carrozzeria si notano le preoccupanti bave di stampaggio, poi eliminate
in fase di rifinitura.
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Per la coupé, la scelta è caduta su
questa variante, ma sono adatte tutte le versioni prodotte dalla casa lombarda.
Un modello economico ma caratterizzato da buoni dettagli di base.
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Lo smontaggio è molto semplice e veloce.
Poche le componenti, il pianale è in metallo mentre i principali accessori sono
in plastica di discreta qualità.
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Pochissime le differenze tra la cabriolet
ed il coupé. Buona la riproduzione del tettuccio in tela, da dipingere in
grigio scuro opaco.
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Entrambe le carrozzerie sono state
private della vernice d'origine. Si notano le giunture di stampaggio, lo zama
appare comunque di buona qualità, senza grossi difetti di superficie.
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Gli interni sono da dipingere interamente
in nero opaco, poi spazzolato per ottenere l'effetto similpelle. Gli schienali
dei sedili sono ripiegabili, noi li abbiamo incollati per praticità.
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Prima mano di stucco per intervenire dove
necessario. In coda i gruppi ottici sono stati fresati, eliminate pure entrambe
le modanature del sottoporta.
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Dopo una mano di primer si correggono gli
errori restanti con altro stucco. Usiamo un prodotto reso più malleabile con
l'aggiunta di solvente alla nitro.
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Sui sedili sono montate le cinture di
sicurezza, obbligatorie in gara. Saranno corredate di fibbie fotoincise. La
capote è già dipinta nella colorazione corretta.
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Le due 356 hanno già la finitura
definitiva, tutta alla nitro, in ottemperanza alle caratteristiche storiche
dell'epoca.
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Vista posteriore delle carrozzerie
fresche di vernice. Il cofano della cabriolet va dipinto in bianco, dato che
sulla decalcomania non esiste sviluppo per riprodurre il dettaglio.
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I pannelli delle portiere sono ricavati
da plasticard. Sopra, quello semplificato della cabrio, sotto, quello del
coupé, provvisto di maniglia alzacristalli.
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Le plance posteriori che illuminano la targa, diverse tra loro, provengono dalla scatoletta magica. I terminali di scarico, doppi, sono ricavati da connettori elettrici, poi dipinti in gun metal. Gli interni, fedeli d'origine, ospitano ora una strumentazione arricchita grazie a decalcomanie, rivista la leva del cambio ottenuta con il classico spillo. La testa dello stesso è ingrossata con colla vinilica poi dipinta in nero satinato. Così otterrete un pomello più fedele e gratificante.
Un meccanico in tuta sembra accarezzare
la pelle a squame della 356 di Chavez. Un fotografo con apparecchio d'epoca
immortala il momento, i figurini sono realizzati da Omen ed Endurance.
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Serve una ventina di giorni per ricevere
le decalcomanie ma l'attesa è ampiamente ripagata. Eccellente la loro qualità,
Cartograf resta un punto di riferimento ineguagliabile.
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L' ambientazione è piuttosto semplice, un
nastro d'asfalto ottenuto con carta vetrata dipinta ad aerografo, un cartello
segnaletico e del pietrisco, secondo una fotografia d'epoca.
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Se questa 356 è fedele nella decorazione,
la sorella purtroppo non lo è, alcune scritte sono state colpevolmente
dimenticate. Per il colore della capote, abbiamo usato smalti opachi Humbrol.
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Pur essendo una vettura conosciuta grazie
ad una documentazione facilmente reperibile, la 356 cabrio di von Metternich è
stata a lungo dimenticata. Il cofano posteriore va dipinto in bianco lucido.
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Per i colori, un bel Fiat 456 blu notte abbiglierà la 356 di von Metternich mentre la sorella adotterà un azzurro metallizzato molto chiaro, tipico di alcune 356 dell'epoca. Vernice alla nitro su cui poi abbiamo steso una leggera mano di trasparente, sempre alla nitro, per ottenere una finitura in linea con quegli anni. Caramelle, non ne voglio più...Ricordate, la cantava Mina, che bei tempi.
Chàvez non era un pilota eccelso ma
poteva contare su cospicui mezzi finanziari. La sua macchina colpì il pubblico
più per la decorazione che per le doti velocistiche dell'equipaggio.
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Il lavoro di lima vi farà venire braccia
da culturista, per ripulire al meglio la carrozzeria armatevi di santa
pazienza, è il lato più pesante della vostra elaborazione.
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Le fotografie scattate con la luce
ambientale sono molto più calde e realistiche di quelle fatte in interno con il
flash, soprattutto se il modello è inserito in un'ambientazione specifica.
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In coda abbiamo inserito il doppio
terminale di scarico ricavato da connettori elettrici. La griglia, in origine
stampata in plastica, è stata rimpiazzata da un'altra fotoincisa.
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Siamo in inverno, le ombre sono lunghe,
le vostre 356 potrebbero essere state ritratte al tramonto nell'atmosfera
tipica della pianura messicana.
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Le decalcomanie, firmate Cartograf, sono
state realizzate per conto dell'America Scale Designs. Si trovano in rete ad un
prezzo molto contenuto e consentono di realizzare, oltre le due 356 della
nostra rassegna, anche la bella Porsche bianca e blu di Lippman, in gara nel
1953.
Non trattandosi di un modello inedito (prevista a breve nel catalogo True
Scale ma anche vista come Brumm e Leader) non è stata presa in considerazione
ma ciò non toglie che, se lo volete, potrete regalarvi un interessante trio di
modelli relativi ad una delle gare più belle e pericolose di tutti i tempi.
Della Carrera, ne sono state disputate solo cinque edizioni, tra il 1950 ed il
1954 ma sono state sufficienti a proiettare la gara messicana nella leggenda.
Motivi politici ed economici oltre la terribile tragedia vissuta a Le Mans, ne
decretarono nel 1955 la fine prematura. Chi l'ha vista, non la dimenticherà
mai. Evento deportivo automovilistico sin par!
Bravo Zio, i tuoi post sono sempre interessantissimi.
RispondiEliminaPer essere "doc", al posto del cartello della segnaletica stradale, ci dovresti mettere una "figurina", ci mancano anche loro...
:-)
Ottimo. Ma non barare: il tuo lavoro "pane e salame" in realtà è ben sofisticato e approfondito. Considerando la base di partenza dei Brumm, che sono ancora validi coi loro trent'anni di esistenza sul groppone, posso solo immaginare che risultato sapresti ottenere da basi più sofisticate. Mi permetto un'ipotesi di intervento ulteriore: una limatina agli occhielli del passaruota per abbassare e incattivire l'assetto delle due saponette messicane. Que Viva Carrera!
RispondiEliminaGiusto suggerimento, un millimetrino e mezzo di assetto non nuocerebbe ai modelli.
EliminaDi questi lavori c'è molto bisogno - sul blog e pure altrove, dopo la poco sana sbornia a base di Le Phoenix macellati e venduti a 1000 euro.
Intriganti come sempre i tuoi WIP.
RispondiEliminaDue nitrodomande:
- hai parlato di stucco fluidificato col diluente nitro. Lo stucco è quello catalizzato "da carroziere" che ha quel buon (?) profumo di carrozzeria?
- le decals sono sopra o sotto al trasparente nitro?
Pregusto già il prossimo WIP, qualunque cosa riguardi.
Luca
Una risposta per tutti.
RispondiEliminaPer Cico, le donninescollacciate non sono adatte all'atmosfera messicana, sono certamente fuori luogo. Il clima era abbastanza rigido in quel periodo, sarebbero stati più adatti dei campesinos.
Da tempo ho in mento un diorama riferito alla Carrera ma lo spazio a mia disposizione per esporlo è molto limitato. Vedremo, magari più avanti.
Per Caspy e David, ho usato quel che c'era in casa. Le 356 di Brumm sono un ottimo compromesso, riguardo l'assetto forse avete ragione, domani le esamino meglio studiando le fotografie.
Per Luca, lo stucco con il tempo si asciuga. Per renderlo più fluido lo mescolo con del solvente alla nitro. Purtroppo c'è un lato negativo, diventa infatti più soggetto a ritiri, sono necessarie due passate per avere un riempimento efficace.
No, nessun trasparente sulle decalcomanie, sono diventato contrario a questo procedimento.
Sono soddisfatto del vostro gradimento, questi post sono dedicati un po'a tutti, allo scopo di rendere accessibile l'hobby ad un sempre più vasto pubblico.
Spesso si arriva all'oscar partendo dai teatrini di periferia, sempre tenendo conto che in regia non c'è sempre Bergman e sul palco si propone un guitto senza eccessive pretese se non quelle di divertirvi.
Avendo la mania di mettere le foto al microscopio, mi sono accorto che sulla 356 di Chàvez manca in coda, oltre la scritta Zapatos Mexicanos, anche il verbo Use.
RispondiEliminaPensavo ai modelli della Carrera Panamericana ed a quanti errori od omissioni nascondano. Se ne salvano veramente pochi ed alcuni celano toppate clamorose.
Nel frattempo, ho rivisto l'assetto delle 356, abbassandolo su entrambe, senza esagerare, naturalmente.
Salve, sono nuovo ma vorrei sapere se cartograf ancora oggi produce le decal.
RispondiEliminaGrazie
salve, nmai fatto questi lavoretti, vorrei iniziare ho delle porsche 356\917 spark-tsm-premiumcxx doppie che vorrei convertire..ho provato a smontare la 917 tsm, ma non riesco, la colla è molto forte, come faccio a togliere il colore, mi dicono di usare acetone per unghie...e per togliere le decals che non mi piacciono come si fa, sempre da modelli in resina e anche in metallo -minichamps- grazie
RispondiEliminaI resincast non si adattano a questo tipo di lavori. Ti conviene cercare dei buoni kit e cominciare da zero.
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