01 aprile 2012

Un'integrazione difficile: kit rari ma poco attuali


Alcuni vecchi kit X-AMR (quelli di fine anni settanta - inizi anni ottanta) vengono spesso contesi su ebay a suon di centinaia di euro. Benissimo per chi li vende. Ma chi li compra a volte ignora che si tratta di kit che praticamente impediscono un montaggio standard o almeno di un livello alla Magnette per intendersi. Si tratta di soggetti interessantissimi, che nella maggior parte dei casi non sono mai stati ripresi da altri produttori di kit in metallo bianco, suscitando così le brame dei compratori. Il problema nasce quando si va a considerarne, appunto, il montaggio: le ruote sono da sostituire, gli interni sono approssimativi (la documentazione trenta e passa anni fa era quella che era), spesso anche le forme possono essere poco convincenti. La sola sostituzione dei dettagli meno validi, come accade con kit più moderni, può rivelarsi insufficiente. Per ottenere un risultato valido occorre quindi, in questi casi, imbarcarsi in lavori lunghi e radicali che spesso trascendono lo spirito originario del modello, a meno di non affidare il tutto ad uno dei maestri giapponesi che in ogni caso saprebbe trarre un capolavoro anche da un FDS.

soggetti affascinanti ma spesso ai limiti della "praticabilità"

L'alternativa per il collezionista quale potrebbe essere? Ognuno ha le proprie linee di condotta: c'è chi semplicemente tiene il kit così come senza montarlo o farlo montare, giusto per documentare la produzione di un'epoca (idea meno folle di quanto possa apparire); c'è chi lo fa rifare praticamente di sana pianta, e a questo punto tutte le insufficienze del kit spariscono dietro un lavoro drastico e non certo alla portata di tutti; c'è chi non cerca il kit ma un factory built ufficiale dell'epoca, cosciente che solo in quel caso si potrebbero tollerare certe connaturate pecche di un prodotto inevitabilmente invecchiato. Solo che la produzione X-AMR di quel periodo ben raramente ha dei corrispettivi montati della casa: ci sono solo alcuni rari casi, o al massimo si può ripiegare su qualche montaggio ACB o Le Phoenix dei primi anni novanta. La questione non è banale e apre ad alcune discussioni di "metodo".
X-AMR Porsche CK5 GrC montato in 44 esemplari per il team Kremer nel 1983.

27 commenti:

  1. Io sono dell'idea che questi kit, hanno un forte valore storico, e il loro motaggio, deve rispettare le tecniche dell'epoca. Certo non saranno perfetti come quelli attuali, ma il loro
    fascino resta unico.

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  2. La tecniche, Ago, si sono evolute e sarabbe in ogni caso inconcepibile oggi montare un modello di questi a bomboletta o usando l'epoxy dappertutto. Montati da scatola questi kit sarebbero abbastanza brutti.

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  3. A questo punto credo convenga tenerli in kit a memoria storica, se proprio sono modelli interessanti presto o tardi verranno ripresi da altri produttori più attuali.

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  4. Raccolta la documentazione necessaria per sviluppare un lavoro attendibile, questi kit regalano durante il montaggio tante soddisfazioni. Qualche aggiornamento, qua e là, una bella verniciatura, accurata posa delle decalcomanie, gruppi ottici in linea con i tempi (Ruf era un poco sparagnino sul tema) anche gomme e cerchi in qualche caso possono essere rimpiazzati, poi resta il divertimento, perché spesso questi modelli regalano proprio questo, oltre ogni sindrome da perfezione che può sfociare nella paranoia.
    Giusto evolvere la propria raccolta ma, almeno ai miei occhi, questa evoluzione la si apprezza per gradi, non ha forse un senso affiancare una Ferrari 250 GT firmata MRF con l'ultima Dino 246 esaltata da Roberto Quaranta?

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  5. Affermazioni in questo caso che condivido solo in parte. Oltretutto mi riferivo ai primissimi kit AMR, non a quelli anche di poco successivi, come appunto la Dino 246 AMR che Roberto Quaranta mi sta montando. C'è anche da aggiungere che i kit di vetture stradali sono in assoluto quelli che "invecchiano" meno. Il problema dei primissimi kit AMR è che la loro concezione impone non solo qualche aggiornamento qua e là, ma tutta una serie di interventi molto più pesanti che finiscono spesso per stravolgerne l'equilibrio.

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  6. PS Certo che ha un senso per me affiancare in collezione uno speciale montato del '77 con l'ultimo montaggio di Roberto Quaranta. Direi quasi che uno ha bisogno dell'altro.

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  7. Sull'Alpine A210, ad esempio, un kit di primissimo pelo, un tergicristallo fotoinciso diventa indispensabile, ma la linea è fedele, il vacuoform perfetto, con pochi dettagli in più il kit prende forma; accanto all'omologo Spark, il modello, montato con cura naturalmente ma senza stravolgimenti, figura egregiamente.
    Non farei distinzione tra stradali e racing, mentre allargherei la discussione a certi kit che oggi-e magari anche allora- meriterebbero il fondo della credenza. Sono questi che, assemblati "naturalmente", impediscono la qualità.

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  8. Su molti kit di quel periodo la meccanica era talmente semplificata da renderli quasi "immontabili". Mi sto riferendo quasi esclusivamente agli AMR, perché se estendiamo il discorso ad altre marche di quel periodo, il discorso viene a cadere. Il mio ragionamento prendeva spunto dal fatto che di quei kit X-AMR certi collezionisti inesperti hanno fatto quasi un feticcio, perché guardano solo al soggetto e non all'epoca in cui è stato concepito il modello. Poi, che ogni volta che vedo una di quelle scatole con la striscia blu e rossa mi prenda una grande emozione, è tutto un altro discorso.

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  9. Scrivi nel titolo, "Kit rari ma poco attuali"
    Certo, questa è una verità assoluta ma l'attualità, se da una parte tiene conto del tempo che passa, non deve necessariamente dimenticare la storia.
    Sono convinto che se oggi Ruf fosse ancora tra di noi e continuasse a realizzare kit, la sua produzione non sarebbe troppo distante da quella degli anni migliori.

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  10. Chi esaltava, ama ancora e continuerà ad apprezzare i lavori di Ruf, molto difficilmente criticherà certe trascuratezze.
    Oggi potremmo parlare di una certa moda, di una firma esaltata ma chi ha vissuto quegli anni, sa che la sua generazione è cresciuta con una certa idea d'intendere una raccolta di riproduzioni in scala.
    Quando sceglievi Ruf, in qualche modo ne sposavi la sua filosofia. Nessun'altro modellista tra i molti oramai scomparsi ha lasciato tanti cultori ed ha innescato tante discussioni.

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  11. Altro argomento affascinante: quali pieghe avrebbe preso la produzione di Ruf se non fosse accaduto ciò che purtroppo è accaduto. Un dato di fatto è che l'ultima parte della produzione fu caratterizzata da prodotti decisamente scadenti, sia dal punto di vista dell'interpretazione delle linee, sia dal punto di vista delle fusioni, per non parlare di errori storici quasi inspiegabili. Credo che questo calo fosse da imputare alle condizioni di salute di Ruf, mentre lo scadimento dei materiali penso possa essere ascritto ai grossi problemi economici che lo accompagnavano ormai senza sosta.

    Oggi c'è chi esalta questi modelli solo per isteria, per noia, per moda, per snobismo o paradossalmente per ignoranza.

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  12. Quando manca la serenità, che deriva da tanti fattori, progressivamente si esaurisce la vena.
    Ma lo spirito libero di Ruf non conosceva compromessi.
    Anche per questo motivo, la sua figura e tutta la sua produzione hanno assunto i connotati della leggenda, almeno per quanto riguarda il nostro microcosmo.

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  13. Bisogna sottolineare un altro dettaglio, a mio avviso molto importante.
    Negli ultimi anni Ruf non poteva avvalersi della collaborazione dei tanti che negli anni d'oro lo affiancavano. Tanti prototipi erano allora opera di modellisti più o meno conosciuti, tanti altri nascevano da più menti. Era la produzione AMR ad avere forza e contenuti più che la bravura di ogni singolo individuo.

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  14. Si potrebbe quasi azzardare un "parallelo" con il mondo dell'auto reale, negli anni ottanta gli alzavetro elettrici su tutti e quattro gli sportelli erano riservati solo agli allestimenti più lussuosi, l'aria condizionata era un accessorio che si pagava (salato) a parte e non era disponibile su tutti i modelli, ma su quelli di alta gamma.
    Oggi quale vettura non ha gli uni e gli altri di serie?
    Tempi, mode, esigenze mercato...
    Ma non per questo le vetture datate non hanno fascino, anzi, in certi casi parte del loro fascino deriva proprio dalla loro essenzialità, povertà.
    Allo stesso modo un modello di Ruf con 30 primavere sulle spalle, non può essere messo a confronto con quanto oggi ci offre il mercato, senza tirare in ballo gli ormai onnipresenti Cinesini e le amenità correlate, oggi i prototipi non si tirano fuori da un blocco di cera!
    Punto, non occorre aggiungere altro.
    Alfonso

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  15. Se posso dire la mia, l'ultima produzione di Andrè soffriva di alcune (ove di più, ove di meno) delle seguenti situazioni:
    a) Andrè era contento di tornare a vivere a Camaret -- ma non lo era dal punto di vista professionale...
    b) Andrè era molto (ma molto!) deluso da molti dei suoi collaboratori -- questa la ragione di molti litigi con molti di loro -- non ultima la delusione del non poter ottenere in Italia le fusioni che voleva -- non penultima la delusione di non vedere in altri "artigiani" che collaboravano con lui, la sua stessa passione...
    c) la sua grande passione, seppur quasi immutata, si doveva scontrare con una situazione economica sempre (quasi sempre) "sgradevole" e con prospettive (negli ultimi anni) non certo rosee -- pur conservando una notevole schiera di followers aveva difficoltà a raggiungere quantità decenti e non erano più i tempi dei "sold-out" con le sue serie di montati-casa...
    Onestamente credo che un Andrè Marie Ruf meravigliosamente fra noi si godrebbe una meritata pensione, realizzando, quando ne aveva la voglia, qualche perla per i suoi sempre numerosi affezionati...

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  16. Se non sono cose troppo "intime" o sgradevoli...Paolo puoi spiegare in cosa consisteva questa "delusione"?
    Alfonso

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  17. Io sono sempre dell'idea che i kit anni 70/80 di Ruf siano più affascinanti dei successivi.
    Per non parlare del primo GTO "nostalgia" confrontato con gli ultimi realizzati e se volete ci metto anche la Lusso che non ha niente a che vedere con la seconda serie.

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  18. Infatti. Ma in realtà io parlavo dei primissimi X-AMR. La Lusso cui accenni tu, Ago, è già qualcosa di più evoluto. E poi, come dicevo, i modelli stradali sono quelli che hanno subito meno l' "invecchiamento", forse proprio grazie alla validità dei cerchi a raggi e alla maggiore documentazione e precisione rispetto ad alcune vetture da competizione per le quali si andava parecchio a occhio.

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  19. Curiosamente, erano spesso gli interni dei modelli da competizione a patire una certa approssimazione.
    Qualche esempio, la Porsche Carrera RSR, la BMW 320, la Corvette e la Chevrolet Monza, tutti soggetti che colpivano l'attenzione di Ruf soprattutto per le forme esterne. Spesso Jean Marc Teissedre oppure Moity erano d'aiuto per la documentazione ma in genere, i collezionisti, abituati a veri cessi in scatola di montaggio, andavano in visibilio alla vista di quanto l'artigiano francese produceva.
    Erano davvero altri tempi, e qui il noioso replay va di nuovo in circolo...

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  20. Ci si limitava a dipingere tutti gli interni di nero opaco e buona notte al secchio. Ma era tutta la mentalità a essere differente, come se l'occhio dei modellisti e dei collezionisti non fosse ancora in grado di cogliere certi particolari. Giustamente come dice Umberto, si andava in visibilio e basta, senza farsi troppe domande. Usciva un kit X ed era un avvenimento.

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  21. Bisogna rapportarsi a quei tempi -- il visibilio era motivato dalla qualità delle linee e della qualità (eccelsa) delle fusioni, quando eravamo abituati a linee "so and so" e a fusioni "crosta lunare" -- in quei giorni la documentazione era difficile da trovare (nonostante la DPPI) era molto difficile (se non frequentavi direttamente le gare) avere le foto degli interni -- ricordo ancora con un sorriso alcuni casi in cui avevamo la documentazione completa ma non il tetto -- erano davvero altri tempi -- oggi vedo dei siti con delle foto assolutamente incredibili che, negli anni Settanta non erano presenti neanche nei nostri sogni più deliranti ...
    @ Alfonso = non è un problema rispondere alla tua domanda = nei primi anni Andrè ha portato avanti tutta una serie di sperimentazioni, sia nella creazione delle cere sia nella fusione = in entrambi gli ambiti (nel primo con segreti conservati sino alla fine) è stato un precursore = nel campo della fusione "il suo famoso amico" lo seguiva con una passione maniacale potendogli offrire delle fusioni che, per ogni altro artigiano, erano assoluta fantascienza. Con il trascorrere degli anni, molti dei suoi collaboratori (anche in altri ambiti) si sono, come dire? imborghesiti, hanno lasciato per strada il desiderio e il coraggio di sperimentare, "accontentandosi" -- questo non piaceva a Andrè e, negli ultimi anni, quest'aspetto si è amplificato, rendendo molte produzioni AMR di una qualità "normale" quando Ruf aborriva questo termine = stessa situazione con le serie montate -- negli ultimi tempi ha rifiutato parecchie collaborazioni per le solite ragioni -- ricordo con un sorriso un "montatore" che si era presentato a lui come un fenomeno, mentre in realtà era solo un povero millantatore (non vi dirò il nome neanche sotto tortura) ....

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  22. ...possiamo anche dire che alcune collaborazioni si troncarono proprio a causa della non facile situazione economica nella quale versava l'azienda di Ruf.

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  23. In fin dei conti, in casa Ruf realizzava solo le cere, tutto il reso era affidato all'esterno e ciò comportava dei costi non indifferenti.

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  24. Semmai una domanda interessante, oggi, sarebbe?
    Quanti kits venderebbe una ancora-in-vita ditta Andrè Marie Ruf?
    Fermo restando i prezzi e la qualità dell'ultimo periodo?
    Io una risposta cellò... voi?

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  25. Secondo te la qualità sarebbe rimasta quella e non ci sarebbero stati margini di miglioramenti? Perchè mi pare che già al tempo gli AMR fossero oggetti di culto e la morte della mente (e cuore e braccio) non abbia poi aggiunto molto ad un fenomeno già esistente. Personalmente sono dell'opinione che molti pur di avere una scatola AMR si sarebbero presi il modello di qualità non eccelsa e prezzo non proporzionato...
    Voglio dire.. i fan non l'avrebbero lasciato chiudere una volta per tutte. IMHO.

    Un dubbio: non ho ben chiaro il ruolo dei prototipisti se poi era Ruf che faceva le cere..

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    1. Andrè Marie Ruf non utilizzava altri collaboratori (prototipisti) nell'ultimo periodo; lui portava a termine le cere e rifiniva i bronzi (o argenti) personalmente -- ha avuto svariati collaboratori nei tempi d'oro -- per intenderci i tempi di Bensignor, Viranet e altri -- il periodo era, grosso modo, dal 1978 al 1990

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