Ugo Fadini è uno dei maggiori esponenti della produzione artigianale italiana. Il suo primo modello, il Sunbeam 1000HP di Henry Segrave di Daytona 1927, risale al 1974. Questa riproduzione è senza dubbio una pietra miliare nella storia dell'1:43 speciale, prodotto in 300 esemplari dal 1974. Presentando questo modello, vorrei riportare - stavolta nella versione italiana - una parte di un mio articolo pubblicato qualche anno fa su Auto Modélisme, in cui Fadini mi raccontò la genesi del Sunbeam.
"Eravamo
nel 1973-74, e se non ricordo male fu Aldo Zana che mi suggerì direttamente o
indirettamente di buttarmi sulle auto da record; del resto mi erano noti i suoi
disegni di vetture da record su 'Modelli in Europa' e decisi così di dedicarmi
a questa categoria di veicoli, un po' diversa dal solito e poco battuta dagli
altri artigiani”. Il primo modello fu una Sunbeam, una vettura difficile anche
per la scarsità di documentazione. All'inizio Fadini non pensava di produrne
più di 20-25 esemplari, e si era quindi organizzato per produrre tutto da solo,
incluso lo stampaggio della resina (allora poliestere) negli stampi di gomma.
“Era un lavoro abbastanza rustico, con una resina non caricata e quindi trasparente;
ricordo che la reperivo nei negozi per aeromodellismo: era un materiale
impiegato sostanzialmente per ricavare la vetroresina con i fogli di lana di
vetro. Purtroppo questo tipo di resina era fragilissima e col tempo tendeva a
rompersi. Le scritte in bianco sui fianchi furono realizzate col Letraset e le
bandierine nazionali vennero ricavate in un primo tempo con foglietti di
recupero Solido, poi, quando finirono quelli, finii per dipingerle a pennello.
Le ruote in filo non erano ancora comparse (il primo in Italia fu Brianza, con
quelle ruote a raggi molto radi che allora sembravano chissà cosa), e mi
arrangiai con delle ruote di una Fiat della Rio. Solo i cerchi anteriori erano
a raggi, per cui con un modello Rio ci facevo due Sunbeam delle mie. La verniciatura
era piuttosto rudimentale, con una specie di spray a mano, col quale comunque
avevo raggiunto dei risultati accettabili, per una tecnica così rustica. Avevo
creato una specie di separé nel garage, e bardato con tutta una serie
fazzoletti, mi dedicavo alla verniciatura a spruzzo dei modelli. Ma altro che
20-25 esemplari: la produzione, alla fine, toccò i 300. Si può dire che l'idea
iniziale era stata buona! Con gli appassionati c'era uno scambio per trovare
sempre nuove soluzioni: ricordo che Alberto Patrese, fratello del pilota
Riccardo, aveva escogitato un modo per riprodurre i vetrini azzurrati delle
monoposto di Formula 1, ritagliandoli dalle confezioni di un tipo di supposta".
Il limite di 300 esemplari fu una specie di limite fisiologico, e Fadini
stabilì che anche i suoi futuri modelli non avrebbero dovuto oltrepassare quel
limite.
Ecco alcune immagini di un esemplare delle ultime decine, numerato 250 e montato nel 1978:
Si può dire tranquillamente che Fadini ne ha fatta di strada, nel frattempo.
RispondiEliminaIo sono particolarmente legato allo Spirit of America, che dopo parecchie vicissitudini sono riuscito a comprare. Ed anche alla Red Head.
In ogni caso hats off!
Questa Sunbeam è davvero una pietra miliare del modellismo italiano, anche se sconosciuta ai più. Quasi commovente il racconto delle tecniche utilizzate. Anche in questo ci siamo evoluti, però in certi casi ci vorrebbero ancora i fogli di Letraset...
RispondiEliminaPoi - segno dei tempi - i veicoli dell'LSR ha iniziato a farli Bizarre, inclusa la Sunbeam 1000HP di Sir Segrave, ma io sono uno di quelli che comprando il Bizarre (non lo faccio perché non ho particolare interesse verso l'LSR, a livello modellistico) non darebbe mai via il modello Fadini.
RispondiEliminaSpesso penso a come potevano reagire i collezionisti di metà anni settanta all'uscita di questi modelli. Per ragioni anagrafiche, quel periodo l'ho solo sfiorato, ma mi ricordo nettamente la sensazione di meraviglia e direi di "freschezza" mista a un senso di mistero nel vedere nella vetrina di Dreoni a Firenze una March F.1 montata di John Day. Sarà stato il 1979 - 1980, quindi un'epoca successiva, nella quale molti avevano già fatto l'abitudine a questo genere di modelli. Noto anche come siano tanto meno delicati di quelli odierni. Un piccolo difetto poteva essere rimediato facilmente dal collezionista stesso, senza che il modello perdesse nulla del proprio valore. Oggi su un BBR factory built ben pochi possono metterci le mani senza combinare dei disastri. In quel caso, invece, l'approccio era ancora molto umano. Sono passati quasi quarant'anni e ancora oggi questi modelli sprigionano il fascino degli inizi, sempre che si arrivi a contestualizzarli, beninteso. Io me li immagino nelle vetrine dei collezionisti insieme magari alla Fiat F2 o alla Mefistofele della Dugu, considerate fra le migliori realizzazioni a livello di diecast. Per cercare di "entrare" in quello spirito dobbiamo provare a liberarci per un momento di tutto quello che è venuto dopo, liberandoci dei progressi fatti e dimenticandoci ciò che è uscito in questi ultimi decenni. Dobbiamo insomma "inserire" questi modelli in una casa anni settanta, e a quel punto sarà forse possibile comprendere qualcosa del loro grande fascino.
Ah, particolare forse poco noto, i primi due Fadini (il Sunbeam appunto e il Golden Arrow, prodotto a partire dal 1976) uscirono senza la caratteristica basetta in legno e il foglietto con le note storiche, introdotti invece a partire dal modello numero 3, lo Stutz Black Hawk 1928, entrato in produzione nel 1978.
RispondiEliminaDavid dovremmo fare anche uno speciale su Mach One model che fa delle cose veramente particolari . Dall'unica Lakester So Cal mai vista in 1/43 alla Baker elettrica o alla Stanley a vapore . Io ho molte cose sue, tra l'altro i due Flying Caduceus di Nathan Ostich , che per il solo fatto di essere farmacista non poteva restare fuori dalla mia collezione . Mi ricordo che quando mi spedì un po' di modelli li mandò in uno scatolo che aveva ospitato una batteria di pentole e mia moglie lo rimandò indietro pensando ad una di quelle truffe per corrispondenza . Riusci ad intercettare il pacco all'ufficio postale evitandogli un ulteriore viaggio Caserta -Gran Bretagna che avrebbe potuto essere fatale. Da Fadini ho comprato diverse cose ma sono affezionatissimo ad una Cursor Mercedes Benz PP 1° Targa Florio 1924 Werner che per avere oltre 50 anni è un piccolo miracolo .
RispondiEliminaUgo Fadini è un esempio. E lo è stato per molti. Anche se in pochi sono riusciti a seguire il suo. Non mi riferisco alla tematica da lui scelta ma ai metodi realizzativi. Se parliamo di emozioni, ecco questo è il caso ... la prima volta che vidi la Golden Arrow mi cadde la mascella. E' stato il primo a "ricercare" nuove cose per qualità di verniciatura e molto altro. Uno dei più splendidi esempi di pioniere, vero. L'ho sempre stimato tantissimo anche per il suo stile di vita fuori dell'automodellismo. Grandissimo Ugo.
RispondiEliminaSe la memoria non mi inganna, fece anche, in collaborazione con Umberto Codolo, una Ferrari 500 Superfast (????) montata.....o sbaglio?? Ricordo che è anche un grande esperto di materiale Coca Cola....
RispondiEliminaCerto. In quell'articolo su Auto Modélisme parlai anche di questi temi.
RispondiElimina... Ferrari 500 Superfast ...credo si trattassero degli automodelli Charlie's del simpaticissimo collezionista veronese Giancarlo Mantovani ... ma non vorrei dire scempiaggini ... e la collaborazione di Codolo si limitava alla verniciatura... correggimi se sbaglio David...
RispondiEliminaE' così, e Codolo ha poi verniciato i modelli Fadini fino a poco tempo fa.
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