Come tutte le collezioni tutto ha inizio da una numero 1 (Zio Paperone docet). La mia numero 1 è una Brumm R 066, Auto Avio 815, regalatami da quella che sarebbe diventata mia moglie nell’ottobre del 1987. Da lì ad un anno saremmo convolati a nozze e avevo deciso di usare un libretto di risparmio al portatore, denominato Cavallino (all’epoca si poteva) per arredare la nostra futura casa. Avrei dovuto comprarmi un 308 GTS con quei soldi, ma li usai per preparare la nuova casa . Il rimpianto un po' traspariva e mia moglie ne soffriva e alle sue rimostranze le risposi che lei era una donna d’epoca e non poteva capire. Il 24 ottobre 1987, giorno di San Raffaele si presentò con questa macchinina, che aveva due qualità, era una Ferrari ed era d’epoca. Da lì è cominciato tutto. Guardandola rimasi affascinato dai dettagli e dalla cura. Poi iniziai a comprare le altre, all’inizio Brumm. Poi dopo qualche mese , passando davanti ad una specie di piccola merceria a Milano in Corso di Porta Romana, in vetrina vidi le prime due Progetto K di Petrucci, due Ferrari 340 spider America Vignale. A vederle oggi fanno tenerezza, con le linea abbozzate in maniera approssimativa, dettagli tirati via con la scure e senza basetta ma avvitate addirittura sul cartone. Ma mi sembrò l’aprirsi di un mondo straordinario. Esistevano altri produttori. Box Model lo scoprii il giorno dopo sempre a Milano e così anche Rio. Oramai mi ero ammalato. Nei due anni successivi comprai un po’ a casaccio, facendomi guidare dall’istinto e dalle mie conoscenze motoristiche. La fortuna era che avevo una una discreta conoscenza della storia dell’automobile e tanti amici appassionati. Iniziava a formarsi quella che sarebbe stato il motivo centrale della collezione, ricreare in 1/43 la storia dell’automobile. Un giorno del 1989 poi un mio collega farmacista a Napoli, mi disse che tra i suoi clienti ve ne era uno che fabbricava macchinine. Il tempo di mettermi in auto e dopo un'ora ero al cospetto di Francesco De Stasio. Un altro mondo mi si apriva davanti. Gli speciali in metallo bianco, le ruote fotoincise, la ricerca di modelli e di versioni particolari. La bonomia di De Stasio, la sua disponibilità ad insegnare e a parlare di modelli e di auto mi conquistarono. Ma avevo un enorme problema. Non avevo alcun talento modellistico. Ricordo con quanta pazienza mi insegnò a montare le ruote in fotoincisione e a piazzare i gallettoni. Non c’era verso. Lui non vendeva montati ma mi presentò Reitano e poi un medico di Palermo, Manzo, che aveva un grande talento. Ne comprai alcune. Ma per me le macchinine dovevano fare vroom vroom su di un tavolo. Quelle non le potevi nemmeno toccare tanto erano delicate. Dopo qualche tentativo, tra cui una Ferrari 330 GTS di BBR, talmente bella da non poter resistere, comprata ad una mostra scambio a Sora, e danneggiata seduta stante, decisi che da allora avrei comprato solo diecast. Un'eccezione l’avrei fatta qualche mese dopo in un negozio di Milano, mi pare si chiamasse Milano 43, in una sperduta periferia, dove comprai tre Alfa 33 di Project 43 montate insieme ad una Giulia Van con carrello con sopra una Giulia ti Tour de France di Robustelli. Un'altra fu l’acquisto di un cofanetto da un negozio piemontese specializzato in trenini, Norisberghen, che fece fare da Jielge le tre Alfa Romeo Bat. Nel frattempo la collezione in tre anni era arrivata a 300 pezzi. Non riuscivo più a ricordare cosa c’era in collezione e cosa no. Preparai un database con DB3. Ricordo che stampavo su 132 colonne con una stampante ad aghi. Il catalogo della collezione era così ingombrante che sembravo un commesso viaggiatore e per consultarlo ero costretto sempre a tornare a casa. Poi iniziai ad affinarlo e crescevano anche le capacità delle stampanti e dei computer. Oggi è un database in Access, veramente molto sofisticato, che credo sia lo state dell’arte oggi al mondo. L’evoluzione successiva fu di iniziare a girare per saloni.
Screenshot dell'attuale database di Raffaele Marzano. Come specimen non poteva che scegliere la "numero 1", l'AAC 815 di Brumm acquistata nel 1987. |
Scopro un signore inglese, tale John Gay che aveva una lista di obsoleti veramente importante. Mandava queste liste ciclostilate e per facilitare la consultazione usava carta di colore diverso per le diverse categorie (es. giallo per i diecast in produzione, rosa per gli obsoleti, celeste per i kit). In America c’era un negozio, EWA Cars, che stampava un catalogo in ottavo di foglio, curatissimo, che consultavo con la stessa compunzione con cui si leggerebbe la bibbia. Dopo 20 anni aveva a catalogo ancora le Dugu. E poi Four Small Wheels, Model Auto Rewiev ed Argus de la Miniature, che pubblicavano anche delle straordinarie liste di modelli che erano fondamentali. Vengono pubblicati i volumi di Rampini e di Bertrand Azema per Solido. Questo è un periodo straordinario in cui il nostro hobby diventa maturo. Si affinano le tecniche costruttive, si approfondiscono le ricerche iconografiche. In questo per me il caposcuola è Umberto Cattani. Il suo modo di esaminare un modello, la sua attenzione ad una serie di dettagli prima assolutamente trascurati, il suo modo cortese e molto british di far notare errori a volte imbarazzanti e grossolani dà un contributo fondamentale alla crescita di molti costruttori. In questo periodo viene fuori anche anche un altro limite forte dei produttori. La scelta dei soggetti che molto spesso è cervellotica e perdente. Ho fatto per dieci anni una battaglia, ben prima che le case iniziassero la battaglia delle royalties, per far riprodurre Porsche 906, 907, 910, 914 oppure Ferrari 512 lunga, o ancora tante auto classiche inglesi. Continuo a ritenere che probabilmente questi modelli avrebbero venduto più di Panda, Audi 50 , Wartburg o Tatra. Il salone di Milano viene cassato ed il pellegrinaggio si sposta a Norimberga, dove si assiste alla nascita dello strapotere del made in China, con un conseguente innalzamento straordinario della qualità. Si innesta anche il filone dei modelli da edicola, da molti disprezzato ma che rappresenta una risorsa straordinaria per il reperimento di modelli che non avrebbero mai visto la luce. Penso per esempio a tutte le Citroen Ds fuoriserie o a tutte le auto che hanno corso il Rallye di Montecarlo o la Paris Dakar. Poi mi avventuro nelle borse scambio, con l’ingenuità di voler scambiare per davvero . Mi capiterà di farlo una volta a Novegro ed un'altra ad Imola. Poi mai più. Di queste spedizioni ricordo lo stupore e il divertimento dei finanzieri all’aeroporto di Linate nell’aprire il mio trolley e trovarlo stipato di macchinine. Ricordo anche come sono cambiati il tatto e l’educazione dei commercianti in questi 20 anni. All’inizio posso dire che condividevamo un hobby con un pizzico di snobismo ed un tratto di grande educazione. Oggi la situazione è veramente peggiorata. La collezione ad oggi conta più di 8000 pezzi e copre tutta la storia dell’automobile. Un posto particolare è occupato dalla 24 ore di Le Mans con circa 1600 pezzi e naturalmente da Ferrari e Porsche rispettivamente con 900 e 700 pezzi. Altro pezzo forte è la storia del record di velocità su terra, come dicono gli Inglesi LSR, dove ho recuperato un centinaio di pezzi tra Bizarre, Mach One Model, Spark. Non inseguo rarità modellistiche o obsoleti rari, ma modelli che completino i vuoti storici. E mi libererei volentieri di Dinky, Metosul, Norev, Polistil, Mebetoys non appena verranno fuori i corrispondenti modelli riprodotti con la qualità moderna. Naturalmente questo ammasso di roba non ha più un posto dove stare ed è ammucchiata in scatoloni in un appartamento. A volte penso che avrò qualche amara sorpresa aprendoli dopo tanti anni e il pensiero ricorrente è di allestire una sorta di spazio museale non appena il lavoro e le finanze lo permetteranno. Ho proposto alla mia città di donare la collezione al Comune in cambio di uno spazio museale tra i tanti che sono abbandonati a Caserta. Ma non c’è questa sensibilità e le macchinine non hanno appeal nei guru della cultura. La sera mi addormento pensando a come sarebbe questo museo, a come potrei accompagnare i ragazzini delle scuole tra le vetrine e fargli scoprire le bellezze e le stranezze della meccanica, a come disporre i modelli in maniera tale che raccontino le storie di uomini eccezionali. Poi la mattina quando mi sveglio mi dico sempre che comunque ne è valsa la pena e vado incontro alla mia giornata.
Straordinario! una nostalgica e bella cronistoria. Ti invidio quel database però.
RispondiEliminaComplimenti davvero.
Mario
Una sana e istruttiva lettura.
RispondiEliminaPeccato per la mancata concessione dello spazio da parte del Comune, anche se forse ti avrebbe creato ulteriori grattacapi.
Grande Raffaele, è un piacere "rivederti".
RispondiEliminaSe il Comune concedesse lo spazio per il Museo e se Raffaele scrivesse un romanzo sarebbe quasi come "Il Museo dell'innocenza" di Pamuk, non a Istanbul, ma a Caserta!
RispondiEliminaBella storia e bella collezione.
RispondiEliminaUn sorriso per la "sperduta periferia" del mio Milano 43 e un altro sorriso per il ricordo di John Gay, nome e cognome che, allora, pensavo fossere finti.
Gran bella storia, complimenti!
RispondiEliminaChe bella lettura....grazie Raffaele e grazie a David che con il suo blog sta risvegliando la nostra passione
RispondiEliminaBel racconto. Ennesima dimostrazione che non importa da cosa si parte, ma conta dove si arriva.
RispondiEliminaHo letto tutto di un fiato, ai vecchi collezionisti come me, saranno venuti gli acchi lucidi, io mi ricordo ho cominciato, ancora prima, nel 1970, e a conquistarmi fu la Ferrari P.4 della mercury, allora facevo ancora le scuole medie, e per potermela comprare, rinunciai per una settimana al panino della ricreazione. Allora esistevano solo i modelli industriali, tante auto di serie ma poche da corsa, quante elaborazioni, i modelli rimanevano nei negozzi per anni e potevi programmare di comprarli senza affanno. Da allora è passato quasi mezzo secolo, e ho visto tutto lo sviluppo di questa passione, quante rinunce per poter comprare i modelli costosi, no vacanze, no abiti firmati, no auto vere belle, ecc. ecc. ma non ho mai rimpianto una sola lira spesa in un modellino, perchè solo a guardarli io godo. Oggi ne ho una casa piena, non li ho mai contati, a che serve li ho tutti in testa, a volte mi prende il panico, mi chiedo ma cosa me ne faccio di tutta questa roba? Poi mi ricordo di qualche modellino pagato all epoca 1000 lire e oggi vale almeno 50 euro, quale altro investimento può dare questi frutti? Allora mi sento più tranquillo. Due porole per ringraziare i miei genitori, che non hanno mai ostacolato questa passione, in particolare mio padre che quando ero studente, mi allungava le classiche 50.000, e mia zia Maria Clara che con la sua fiat 500 si scorrazzava per la toscana, alla ricerca di qualche pezzo raro in un negozietto sperduto. Poi basta perchè non riesco più a scrivere, un saluto appassionato a tutti i collezionisti così.
RispondiEliminamadyero
E' sempre interessante leggere come un collezionista abbia sviluppato le sue tematiche nel corso degli anni.
RispondiEliminaIo sono arrivato da tutt'altra parte. Ma la passione per le macchine è la stessa.
Grazie a tutti per le belle parole . Purtroppo non riesco ad avere più tutto in testa . Se dovesse venir fuori quella nuova rivista di cui si parla , il mio database sarà uno degli omaggi per i nuovi abbonati . Eh eh .... fa delle cose che neanche vi immaginate . raffaele Marzano
RispondiEliminaComplimenti per la tua storia modellistica e per i fantastici ricordi che mi hai fatto tornare in mente.....FDS, Reitano,il Club M.A.N di Torre del Greco, gli anni '80, il modellismo, Napoli e dintorni.....
RispondiEliminaTi lascio la mia mail per eventuali contatti:
pianetamodelli@libero.it
w il Modellismo!!!!!
Very nice collection, hope to hear from you again,
RispondiEliminaStéphane
www.collector-online.ch