19 ottobre 2012

Se otto anni vi sembran pochi... [di Claudio Govoni]

Cosa ci fa la foto di due telefonini qui sotto?
Che senso ha su un blog di modellismo?
Un attimo e ci arrivo.
Ma prima un piccolo ragionamento.
Questi due telefonini sono stati acquistati a circa otto anni di distanza e appartengono allo stesso segmento di mercato, seppure  nelle rispettive epoche.
Pochi oggetti hanno subito una trasformazione più radicale dei telefoni cellulari, in questi anni.
Si è passato da un oggetto che, beh, banalmente telefona e fa poche altre cose a un vero e proprio PC palmare, in grado di svolgere diversi compiti che in un passato prossimo erano demandati a più ingombranti notebook.
Se qualcuno ancora ha un cellulare funzionante di otto anni fa, oltre a gridare al miracolo, penso possa cominciare a considerare la sua sostituzione come un atto giustificato e non come un mero gesto consumistico.
Veniamo ora al modellismo.
Questi due modelli sono a loro volta stati acquistati a otto anni di distanza.


Per la cronaca si tratta della BMW 3.5 CSL, nell'interpretazione di Spark e di Minichamps (in gare differenti, in ogni caso).
La distanza che c'è fra loro è equivalente a quella che c'è tra i due telefonini?
Da un punto di vista del collezionismo non è una domanda oziosa.
L'ampiezza del catalogo Spark, ma anche la nascita di nuovi produttori sia di diecast che di resincast,
fa sì che siano disponibili versioni aggiornate di modelli che molti hanno già in collezione.
Mentre è assodato che un modello di vent'anni fa, senza nulla togliere al suo valore storico, difficilmente potrà avere l'accuratezza di un contemporaneo, rispondere alla domanda che ho posto sopra, in un modo o nell'altro, diventa fondamentale per stabilire se può valere la pena di sostituire -o integrare- i propri 1/43 acquistati tra i cinque e i dieci anni fa con prodotti più recenti.
Cominciamo dalla presentazione.


Non c'è dubbio che la presentazione di Minichamps sia decisamente più accattivante.
La teca più ampia, con la base dai bordi inclinati, lascia più respiro al modello che, affiancati ad altri suoi simili, non risulterà eccessivamente sacrificato.
La techina di Spark, per quanto curata, risulta leggermente claustrofobica, soprattutto in altezza.
Certo, non tutto il male viene per nuocere: può essere un vantaggio se gli spazi espositivi a disposizione non sono molto grandi.
Passiamo poi all'esame dei dettagli:

 




Qui, indubbiamente, il modello Spark mostra di avere un margine di vantaggio.
Mentre nel Minichamps le griglie sono tutte stampate solidali alla carrozzeria e verniciate in nero, i fermacofani sono ottenuti con una decal e il tergicristallo è in plastica, nel modello franco-cinese sono tutti dettagli riportati in fotoincisione, donando all'insieme un maggior senso di realismo.
Queste foto ci permettono anche di fare qualche prima considerazione sulla fedeltà storica.
La decorazione (in decal in entrambi i casi) presenta tre bande colorate: rossa, blu e azzurra.
Mentre le tonalità di rosso e azzurro sono abbastanza simili, il blu, anche se forse in foto non si nota molto, risulta decisamente più chiaro sul modello Minichamps.
A meno che la BMW non abbia cambiato da una gara all'altra la tonalità, l'interpretazione di Spark è più fedele.
Veniamo ora al muso:




In entrambi i casi la tipica mascherina BMW è ben riprodotta.
Sia sul modello più vecchio che su quello più nuovo gli indicatori di direzione sono stati ottenuti con parti in plastica trasparente.
Nel modello Spark spicca il gancio di traino anteriore in fotoincisione, totalmente assente sul Minichamps, oltre alla modanatura cromata, che è ottenuta con un filetto incollato alla carrozzeria, mentre sul modello tedesco è stata riprodotta con una decal, per la verità più color alluminio che cromo.
Grossa differenza anche nella forma del muso e del dam anteriore
Il muso nell'auto vera è inclinato di circa 30°. Questo è colto fedelmente nel modello più recente, mentre nel minichamps l'inclinazione risulta più o meno della metà.
Il dam, a sua volta, nel modello Minichamps è decisamente più massiccio e bombato al centro.
Avevo ipotizzato potesse trattarsi di una differenza dovuta alla gara (Daytona nel caso dello Spark, Norisring nel caso del Minichamps), ma una veloce ricerca su Internet mi ha confermato che l'interpretazione Minichamps della BMW #59 che corse a Daytona nel '76 ha esattamente lo stesso musetto.
E quindi anche per questa parte, Spark è più accurata.
Veniamo ora all'analisi del posteriore.






Qui, se di nuovo lo Spark può vantare un margine di vantaggio grazie alla maggior ricchezza di dettagli, il Minichamps si prende, a mio avviso, una piccola rivincita quando si guarda l'assetto.
Le ruote sono semiaffondate nei parafanghi, cosa che mi pare corrisponda maggiormente all'auto vera, anche se non ho certezze assolute avendo trovato poche foto d'epoca e, per di più, in piccolo formato.
I gruppi ottici posteriori sono in plastica cromata dipinta sul minichamps e in plastica trasparente dipinta sullo Spark.
I cerchi non sono scorretti, ma comunque non particolarmente entusiasmanti su nessuno dei due modelli.
Venendo al tetto, si nota sullo Spark la presenza di un'antennina, che manca invece sul Minichamps.


In questo caso non posso garantire per la fedeltà storica di nessuna delle due interpretazioni, anche se mi pare che l'antenna fosse presente, dato che nelle foto spesso compare un puntino nero di incerta natura sul tetto.
Sul modello della casa di macao è presente anche un lampeggiatore in plastica arancione.
L'analogo particolare sarebbe presente anche sull'omologo modello Minichamps (non su quello in mio possesso, essendo relativo ad altra gara), ma viene riprodotto con una decal.
E sinceramente, se non si sa cosa rappresenta, è un particolare di difficile interpretazione.
Piccola nota di demerito a Spark per un'imperfezione, sinceramente evitabile, nella verniciatura della linea inferiore nera, mentre risulta regolare quella di Minichamps.
In compenso, se si guarda dentro le grosse prese d'aria laterali, si vede la rete in fotoincisione, certo non passante, ma comunque più verosimile della soluzione "solo nero opaco" adottata da Minichamps.
Decisamente più curati e verosimili anche i tubi di scarico.

Difficile un giudizio sugli interni, dato che non ho trovato molto materiale iconografico.
Il piantone dello sterzo di minichamps mi sembra un pò più fine dello Spark, per il resto si equivalgono.

In conclusione è possibile dire che la distanza tra i due modelli è analoga alla distanza tra i due telefoni? Probabilmente no. Per riprodurre, in altro ambito, la stessa differenza che esiste tra le due periferiche tecnologiche sarebbe stato necessario che il modello Spark montasse anche una riproduzione del motore funzionante.
Ciò non toglie che la differenza sia ampia e, benché il modello Minichamps non sia affatto da  buttare, sufficiente a giustificare l'eventuale sostituzione di quanto abbiamo in vetrina.
In caso di acquisto ex-novo, anche in considerazione dei prezzi d'acquisto simili (si trovano facilmente a circa 50/55 euro su Internet), la scelta dovrebbe invece essere ovvia.

17 commenti:

  1. Io spenderei una parola per le fotoincisioni dei cerchi.
    Che sul Minichamps mi sembrano più realistici come disegno, anche se forse un po' troppo lateralizzati.
    Un'atro aspetto è che bisognerà vedere la tenuta nel tempo degli Spark.

    RispondiElimina
  2. A parte qualche caso, gli Spark sembrano reggere bene gli anni. Del resto ci sono Spark già delle ultime generazioni (quindi più sofisticati/delicati) che hanno ormai 6-7 anni e non presentano anomalie. Piuttosto sono i Minichamps che hanno dimostrato già diversi problemi (cerchi, vernici, decals, ecc), segnalati tante volte sul forum di Modelli Auto.

    RispondiElimina
  3. Buongiorno,
    ieri notte ho letto con interesse l'articolo di Claudio e sono rimasto molto colpito dalla premessa.
    Purtroppo l'ora tarda non permetteva ai miei due neuroni superstiti di fare il loro dovere e quindi ho spento tutto e mi sono addormentato.
    Ho sempre sostenuto (e lo ribadisco in questa sede) che i modelli da edicola hanno rappresentato un punto di svolta ed anche una cartina tornasole nel settore del modellismo, in che senso?
    Prima del loro avvento per chiunque di noi era giusto spendere 30-45 euro per un die-cast, in questo ventaglio erano racchiusi l'alternativa più "popolare" (Ixo) e quella più sofisticata (Minichamps).
    Il costo dell'una giustificava il costo dell'altra, e viceversa, però si dava per scontata una spesa minima di 30 euro.
    Con l'avvento degli edicolosi questa barriera è stata abbattuta, ci si è resi conto che quanto acquistavano (imbellettato) a 45 in realtà valeva (vale) molto di meno.
    Nel mio ragionamento non includo i marchi italiani perché normalmente più cari e qualitativamente inferiori.
    Quando sul mercato è arrivata Spark, sul momento non ha segnato un grande passo in avanti, in effetti i primi modelli erano piuttosto semplificati e le finiture in qualche caso deficitarie, in più (anzi in meno) erano in resina...
    Chi veniva dal die-cast non amava questa loro caratteristica, anzi per questi collezionisti era un punto a sfavore, inoltre le prime referenze, qualitativamente parlando, erano lontane dall'algida pulizia di un Minichamps.
    I soggetti, grazie all'uso della resina, erano però interessanti, diversi, inoltre ogni variante presentava le "giuste" modifiche, cosa che su certi die-cast non veniva presa in considerazione.
    Con il tempo Spark ha aumentato la qualità e la ricercatezza dei suoi montaggi, esaltando ed esaltata dalla caratteristiche di base, l'uso della resina, appunto, e gli accessori in plastica, propri dei die-cast.
    Una sorta di ponte tra il mondo dei modelli industriali e quello degli artigianali, una sintesi quasi perfetta.
    Ma, attenzione, non ha inventato nulla di nuovo, non stiamo parlando, ad esempio, dell'introduzione delle fotoincisioni, che già venivano largamente usate.
    C'è stato un semplice, ma furbo (senza alcuna valenza negativa), uso delle risorse già esistenti, un miglioramento del mix.
    L'intelligenza, la furbizia, è stata quella di mettere insieme queste cose e dosarle nel migliore dei modi.
    Ma non è certo una fuga in avanti o per lo meno non lo è negli stessi termini in cui lo è stata per i telefonini.
    Anche perché penso non importi a nessuno acquistare un modellino che fa anche le fotografie e si collega ad internet...
    Alfonso

    RispondiElimina
  4. Molto pertinenti le osservazioni di Alfonso.
    Una piccola aggiunta: Minichamps continua a produrre la CSL con poche o punte migliorie rispetto ai primi esemplari; proprio di recente è uscita la versione di Sebring 1975 nella serie dedicata a Hans-Joachim Stuck, ed è il chiaro segno che la ditta tedesca non ha cercato minimamente di adeguarsi ai tempi, per lo meno nel settore dei diecast "tradizionali", preferendo affidarsi a Spark nella produzione di ben più aggiornati resincast che da tre o quattro anni affiancano i modelli in zamac nel catalogo Minicahamps.

    RispondiElimina
  5. Non c'è che dire, la spark non si batte...

    RispondiElimina
  6. salve, io ho 48 scatoloni contenenti ciascuno 36 minichamps, cose devo fare, chiamo quelli della nettezza (asnu a Firenze), li faccio portare all'inceneritore? Visto che gli spark stanno superando come qualità, le vecchie produzioni. A me personalmente, la Spark è sempre rimasta indigesta, troppo produttiva, non si riesce neppure a sapere con precisione cosa hanno fatto, ai voglia a collegarti al sito, e sempre incompleto, quando la produzione di un mese è completata, le immagini spariscono, i modelli esuriti spariscono anche dall'elenco per marche,(sono proprio dei cinesi), poi vai a sapere i modelli fatti per i negozzi, altro che i quiz televisivi. Altra questione, dovresti avere un portafoglio a fisarmonica per poter acquistare quello che ti piace, e con i tempi attuali, tali portafogli sono mosche bianche, qualcuno dirrà: seleziona, colleziono auto da corsa, questi fanno solo auto da corsa, cacchio selezioni? Altro problema, in Italia è mal distribuita, incontrando alcuni commercianti, anche al recente expò di Novegro, hanno palesato di boicottarla, perchè obbligati a prendere tutta la produzione e in quantitativo definito, quindi alcuni modelli di interesse si vendono facilmente, le rimanenze non le vuole nessuno. Altra cosa, stanno mettendo in grave crisi tutti quei piccoli artgiani che riempivano i vuoti della prod. industriale e danno fastidio anche agli industriali che si vedono anticipare le novità programmate in metallo, ma sopratutto detto come piace a me "rompono i collioni".
    Approvo pienamente quello che disse Fadini in una recente Padova: ci mancavano solo due cretini francesi andassero a insegnare a fare i modelli in resina ai cinesi.
    Un modello prodotto in Cina, costa circa 5 dollari, quelli da edicola 1, i grossisti che fanno le borse li prendono dalle case editrici a 2, quando arriva in negozio il prezzo è magicamente decuplicato, tanto ci sono i soliti "malati" che comprano lo stesso, mentre qualcuno ha accumulato una fortuna con la nostra ingenuità.
    Spark mi ricorda tanto Provence mulage e Starter, quando avevano il monopolio dei kit in resina, hanno prodotto tanto, ma poi hanno chiuso, spero facciano la stessa fine. Personalmente non riesco ad acquistare i modelli, di questa ditta, non li trovo, anche se devo ammettere qualcuno mi piace veramente, questo mi provoca un gran senso di frustrazione, che fà affievolire la mia passione, poi preferisco il metallo, mi da un senso rubustezza, mi è caduto per terra un mimic. l'ho raccolto, vi cade uno spark, scopa e cassetta.
    Un hobby deve essere piacevole, quando ti costringe a fare salti mortali per starci dietro, meglio smettere. Il troppo storpia.
    Pierluigi

    RispondiElimina
  7. Sono senpre Pierluigi, dimenticavo, sono attapirato, devo aspettare Staffelli?

    RispondiElimina
  8. Scusa Luigi ma il tuo intervento mi sembra davvero un po' tutto un controsenso. Intanto viene da uno che di Spark in casa ne ha a chili e quando vai a Le Mans ti rifai del tempo perso con un gusto e un entusiasmo che sono poco compatibili con chi ha deciso di ignorare questa marca. Inoltre, quello che imputi a Spark, ossia il produrre serie piccole o piccolissime di difficile reperibilità, negli anni l'ha fatto anche Minichamps, eccome se l'ha fatto. Solo che la maggior parte dei collezionisti neanche si è accorta di quelle serie microscopiche della casa tedesca, che modelli per team, sponsor, gare particolari ne ha prodotti a iosa e in tirature a volte anche minori di quanto non faccia oggi Spark, alimentando fra l'altro una corsa folle al prezzo "raro". Non so se ti ricordi le quotazioni folli che certi Minichamps raggiungevano su ebay cinque o sei anni fa, con l'aggravante che spesso era la stessa Minichamps a rifare delle riedizioni di modelli giudicati "introvabili", lasciando con le pive nel sacco coloro che se li erano accaparrati a suon di centinaia di euro. Questo per Spark è molto meno valido: ho il sospetto che dietro certe operazioni speculative ci fosse proprio Minichamps, mentre Spark ha conservato una politica molto più lineare, forse perché si rivolgeva a tutta una fascia di collezionisti più "maturi" e meno inclini alla febbre del francobollo mancante (di questa differenza se n'è parlato a più riprese anche su forum della Duegi).

    RispondiElimina
  9. Sostanzialmente tu accusi Spark di aver fatto bene il proprio lavoro: e se due "cretini francesi" sono andati ad insegnare ai cinesi come si fanno i modelli, la stessa cosa non l'avevano fatta forse dieci anni prima "due cretini tedeschi?". Cosa ti fa pensare tutto questo? Che forse i cretini che al momento giusto non hanno saputo sfruttare la situazione siamo invece proprio... noi italiani, salvo rispensamenti dell'ultimo momento e tentativi più o meno grotteschi. Minichamps e Spark sono accomunati da mentalità davvero industriali, forse filosoficamente diverse, ma sicuramente vincenti, ognuna nel proprio periodo di grande splendore.
    Non te la puoi neanche prendere con Spark se ha reso i tuoi modelli Minichamps obsoleti e meno appetibili. Tutto ruota ed era logico che una casa che ha fatto del diecast la propria espressione esclusiva, alla fine fosse sopravanzata da una struttura economicamente e tecnicamente più dinamica. I Minichamps hanno i tergicristalli in plastica come i Brumm e i tappi dei serbatoi tampografati; gli Spark hanno i tergi fotoincisi, i tappi veri e le Porsche 956/962 hanno i forellini di aerazione sui vetri laterali realmente passanti. Non è che un esempio, ma è la testimonianza di come evolvono le cose. Accusi Spark di avere ammazzato i piccoli artigiani. Ti dico che i piccoli artigiani avevano iniziato ad uccidersi da sé già ben prima di Spark, con la loro incapacità di evolversi, con il loro immobilismo e in parte anche con la loro mancanza di idee - un paradosso per chi era nato col dichiarato intento di costituire un'alternativa ben più dinamica ai produttori industriali. Inoltre, il discorso della differenza fra "metallo" e "resina" in questo caso fila fino a un certo punto. Non si sta facendo un paragone fra il magnifico metallo bianco degli AMR e la resina, ma fra una specie di lega chiamata zamac e la resina. Forse che la zamac che usano in Cina è più "nobile" delle resine? Vallo a raccontare a quei poveri possessori di Norev che in capo a qualche anno si sono visti letteralmente disintegrare i loro modelli, con la casa costruttrice che sostanzialmente se ne è sbattuta allegramente. Senza parlare dei difetti di verniciatura apparsi in poco tempo proprio sui Minichamps, dovuti ad un insufficiente trattamento del fondo. In questo, gli Spark sono molto più stabili. E anche se ti casca per terra un Minichamps in zamac, magari non andrà in mille pezzi, ma si danneggerà lo stesso in maniera tale da perdere tutto il proprio valore collezionistico, ammesso che ne abbia uno. Infine, tu dici che il troppo storpia. Quanti Minichamps hai detto che hai in collezione? Non sono già anni e anni che fai i salti mortali per stare dietro a Lang e compagni?

    RispondiElimina
  10. Un bel giorno senza dire niente a nessuno me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana. Feci due volte il giro del mondo e non riuscii mai a capire che cazzo trasportasse quella nave, ma forse un giorno lo capii: dddroga!
    Così Manuel Fantoni alias Sergio Benvenuti (Carlo Verdone, con questo breve racconto inventato, riesce ad irretire la povera Nadia (Eleonora Giorgi).
    Un racconto inventato che rievoca un passato quasi lontano, ma non dimenticato, misterioso ed affascinante.
    Io a Genova ci sono stato diverse volte, ma mi sono sempre imbarcato sul traghetto battente bandiera italiana, al minimo un Freccia Rossa al massimo (si fa per dire) una GNV.
    Sono stato anche ad Udine, mi sembra il ricordo di un'altra vita, dove mi incontrai con il titolare di un piccola fabbrica (di cui non svelerò né il nome né il tipo di prodotto) per parlare di affari.
    Il piccolo imprenditore (in tutti i sensi) mi spiegò con grande emozione e trasporto come lui, supportato dalla locale camera di commercio, avesse creato un ponte commerciale con la Cina per uno scambio di prodotti know-how.
    Si era all'inizio degli anni novanta, io e mio padre (che era lì con me) ci guardammo negli occhi e senza dire una sola parola, ci intendemmo perfettamente.
    Quindi...
    Ci saranno stati anche i due cretini tedeschi, ci saranno stati anche i due cretini francesi, ma, tranquilli, come nelle barzellette, ci sono stati anche due cretini udinesi a dare una mano ai cinesi.
    Che poi...o gliela davano loro o l'avrebbe data comunque qualcun altro.
    A parte questo, c'è anche un altro punto in comune, fondamentalmente quella che finora noi abbiamo portato in Cina (sotto entrambi gli aspetti) è una tecnologia povera, un prodotto povero, in cui il basso costo della manodopera gioca un ruolo fondamentale, basilare.
    E si è rimasti schiacciati dalla scalata cinese proprio perché in certi ambiti non si è riusciti a salire di qualche gradino, vedi gli artigiani del 1\43 e vedi certi altri esempi.
    Per il resto Madiai ha ragione su un punto, gli Spark in Italia sono difficili da reperire e, d'altronde, nessun collezionista di questo marchio, tra quelli che conosco io, ha mai acquistato in Italia.
    Alfonso

    RispondiElimina
  11. Lo stesso Luigi, a volte, per bacchettare un po' quei collezionisti che vorrebbero sempre la pappa scodellata, dice: "oh ragazzi, ma a me i modelli non mi sono mica mai piovuti in casa". E ha ragione. Del resto, se ci si pensa, è sempre stato così. Uscivano i Solido-2 e li avevano solo in Francia; le decals BAM o i kit AMR dovevi andare a Bologna a prenderteli oppure aspettare le borse, oppure scrivere lettere (lettere, non e-mail) a mezzo mondo. Con la complicazione che il mondo era off-line e se volevi una cosa rara, le ricerche duravano settimane, mesi. Oggi ci si lamenta che gli Spark-Cartima nessuno li importa? A parte che molti li ha (o li ha avuti) il nostro Carmodel, ma poi farsi una Postepay, buttarci dentro quanto serve e fare un ordine on-line è poi così complicato, soprattutto per gente che era capace di rivoltare il mondo per trovare un modello che era distribuito solo a nord ovest del Kazakistan, per dirla come l'avrebbe detta Paolo Tron?

    RispondiElimina
  12. Considerazione a corollario delle lamentele per la scarsa disponibilità delle edizioni speciali di Spark: si tratta di produzioni ordinate, pagate e consegnate in un'unica soluzione, di cui la casa è responsabile solo per l'aspetto produttivo. Com'è noto i committenti sono negozi, team, sponsor, piloti, editori, circuiti e quant'altro: essi sanno perfettamente che se individueranno bene un modello da riprodurre non avranno alcun problema a piazzarne duecento o trecento. Chi glielo fa fare di contattare un distributore per ogni paese se la loro struttura è in grado di prendere gli ordini e di gestirli direttamente, incassando tutto il guadagno. Al massimo potranno fare come Cartima, che una parte (molto minima) della produzione la vende ad altri negozi, che comunque applicano prezzi più alti. In generale, queste edizioni limitate vanno considerate come edizioni "confidenziali" e si deve essere preparati a darsi da fare per rintracciarle. Del resto oggi la rete, come ho detto, facilita notevolmente le cose e tutto sommato la visita sistematica di cinque o sei siti al massimo è in grado di dare un'idea attendibile di tutto ciò che esce nell'ambito delle serie limitate.

    RispondiElimina
  13. Personalmente non ho mai avuto enormi difficoltà a trovare gli spark in Italia.
    Magari quei quattro o cinque modelli che mi sono interessati erano più diffusi, con altri avrei avuto peggior gioco...
    Per il resto che dire... il settore del auto-collezionismo in piccola scala sta seguendo quella che è la normale evoluzione di ogni settore industriale o quasi.
    Si parte da tante piccole realtà pionieristiche con un prodotto qualitativamente discutibile, ma innovativo, si arriva a una concentrazione di settore con poche realtà industriali che offrono un prodotto più standardizzato e più elevato come livello qualitativo.
    Stare dietro a tutto è economicamente impegnativo?
    Certo che sì, ma la maturità di un individuo, a volte, si misura anche dalla sua capacità di sapere fare delle scelte e sapersi accontentare.
    Magari si compra solo un modello a cui si tiene proprio tanto, piuttosto che l'universo mondo indebitandosi e vendendo pure i libri di scuola dei figli (concetto volutamente estremizzato per farlo risultare chiaro... non sto sostenendo che qualcuno sia un affamatore di pargoli).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Né, del resto, se lo sostenessi non saresti in certi casi poi così lontano dalla realtà...

      Elimina
  14. David, se ti va bene così, tutto a posto, quanti Spark abbiamo comprato a Novegro, nessuno, e all' expò, nemmeno visti, da alcuni anni questo è diventato un prodotto fantasma, esiste ma non si vede, poi se vai all'estero sei castretto a fare la borsata, quello che a me non piace di questa ditta è una iperproduzione, cosi veloce che non fai a tempo ha sapere la novità che è gia sparita, o introvabile per le normali vie, ha senso dire che fanno un prodotto dettagliato, si a titolo d'informazione, io i modelli me li faccio da solo, posso benissimo fare a meno della Spark e di tutti i suoi derivati. Se collezionare modelli deve diventare una corsa disperata per avere una novità, poi in realtà sono una decina, prego signori accomodatevi pure, io sono troppo vecchio per queste cose, anzi vi lascio anche quelli che non riesco ad acquistare. Le serie speciali non le considero nemmeno, quando ho scoperto Car-tima erano altre la decima referenza.
    Alfonso, con tutte queste navi e porti non ho ancora capito se sei un uomo di mare o di terra, comunque ti dico che le informazioni che ho io, sulla tacnologia sono diverse, per farla breve, senza cadere nella politica, è vero che all'inizio degli anni 90 molti hanno spostato la produzione in paesi sottosviluppati, e ce ne erano anche molto vicini, senza arrivare in cina, questi non sono dei bravi imprenditori ma solo degli sfruttatori, e per la popolazione di quei posti, i diritti che abbiamo in Europa sono ancora una chimera. Io a fare l'operaio in Cina non andrei nemmeno a collaudare i materassi.
    saluti Pierluigi

    RispondiElimina
  15. Beh, considerato che a me le orientali piacciono, il collaudatore di materassi lo farei volentieri...
    Naturalmente solo materassi matrimoniali...
    A.

    RispondiElimina
  16. Vedo solo ora questo "confronto".
    Interessante e provocatorio = mi piace.
    Anche se vedo che si è passati dal confronto ai materassi... piace anche questo...
    In tema di provocazioni potrei aggiungere che, nel 1969, la Dinky France produsse uno dei più bei automodelli die-cast 1/43 di quell'epoca: la Ferrari 312 P Sport Spyder, la quale, abbastanza tranquillamente, regge il confronto con alcuni die-cast attuali.
    E nel 1969 telefonavamo con telefoni in bachelite a disco-rotella...

    RispondiElimina