17 settembre 2012

KESS Models: Alfa Romeo Alfa 6 2.5i V6 Quadrifoglio Oro 1983 (parte II)

Veniamo adesso più nello specifico di questo modello col quale Kess si è posta all'attenzione dell'esigente pubblico dell'1:43. E quando si parla di modelli italiani più o meno "storici" le antenne qui da noi sono ben puntate. A case come Looksmart, BBR, MR non si è perdonato niente, e a ragione direi, perché un modello, anche stradale, che si attende da tempo diventa pressoché inutile se l'occasione viene sprecata con banali errori. Premetto che non mi intendo di varianti anno per anno su vetture di questo tipo. Le apprezzo e una bella fetta della mia collezione è composta da Alfa Romeo, Fiat e anche Lancia degli anni settanta/ottanta, ma non saprei dire, salvo in rari casi, se quel listello sul cruscotto apparteneva alla produzione del 1983 o del 1984, o se il modello del 1985 aveva la lancetta del contagiri bianca oppure rossa. Salutando col dovuto rispetto chi è in grado di apprezzare certe differenze e di conseguenza condurre una critica del tutto storicamente documentata, proseguiamo lo stesso questa disamina del modello, lasciando magari spazio a chi sappia confrontare certi particolari. Ho misurato il modello e posso dire che sostanzialmente i riscontri sono giusti: l'Alfa 6 di Kess si avvicina con tolleranze nell'ordine di 1 millimetro o di frazioni di millimetri alla scala teorica 1:43. Dove invece le dimensioni non tornano gran ché è nella larghezza: la vettura vera misurava 1684 mm, che tradotti in scala 1:43 danno 39,16, contro i 37,00 scarsi del modello (senza specchietti) e 42 (con gli specchietti). Se le misurazioni sono corrette - le verificherò ancora - c'è una mancanza di un paio di mm nella largezza, cosa che in scala 1:43 si nota abbastanza. Forse deriva da questo l'impressione di una coda troppo lunga che alcuni avevano avuto commentando un thread di Umberto Cattani nel forum Duegi? Non saprei e preferisco sospendere il giudizio. I volumi sono difficili da giudicare, anche quando si tratta di vetture tutto sommato "facili" come l'Alfa 6, che è il trionfo delle linee geometriche. Ecco una serie di foto più particolareggiate, con via via i commenti su alcuni aspetti del modello.
Come vedrete, quasi tutto è decisamente riuscito, altre cose un po' meno, ma a volte si tratta di piccoli errori di "gioventù", cui il costruttore saprà rimediare con le prossime uscite. C'è comunque da essere contenti, e la prospettiva è quella di produzioni sì con le braccia in Cina, ma con la "testa" in Italia, gestite da persone competenti e appassionate. Senza dubbio questi Kess Model daranno fastidio a più d'uno, ed è anche per questo che certe osservazioni rischiano davvero di sembrare delle critiche per partito preso. Finora i pochi artigiani che si occupavano di questo genere di vetture avevano avuto campo più o meno libero, visto che le produzioni orientali non erano quasi mai riuscite a convincere del tutto il pubblico di casa nostra, come detto sempre molto attento a particolari che magari altrove potrebbero passare tranquillamente inosservati. Stavolta, invece, il discorso è diverso e le prospettive - che piaccia o no - sono ben altre. Il modello al pubblico costa sui 62-63 euro e il rapporto qualità/prezzo è decisamente favorevole, considerato quello di certe marche italiane che nel tempo hanno proposto modelli nostrani pieni di errori e montati coi piedi a ben oltre 100 euro.
Ricominciamo da una foto già pubblicata nella prima parte di questa recensione. La basetta si presenta bene, è in plastica con "effetto alluminio".

Il posteriore ricco di dettagli. Davvero belli i gruppi ottici: qui per uno strano effetto del flash i vari colori (rosso, rosso scuro, bianco, arancio) non sembrano ben definiti nei loro spazi, cosa assolutamente fasulla. Il fascione centrale in plastica e il relativo listello di contorno sono realizzati con grande finezza. Un po' meno convincenti i terminali di scarico, il cui interno nero non è dipinto con molta precisione. Purtroppo il numero di targa è incoerente, essendo "Roma-K" un'immatricolazione del 1971. Un'immatricolazione tipo "Roma-43150K" (con la K in fondo) sarebbe stata verosimile e avrebbe collocato la vettura intorno al 1984. Notare che i numeri 43150 richiamano la referenza di catalogo del modello, mentre "K" starà evidentemente per "Kess", ma ne è appunto venuta fuori un'immatricolazione inverosimile. Si sarebbero salvati capra e cavoli spostando la K in fondo.

Qui si apprezza ancora di più la fattura del gruppo ottico posteriore. Molto elaborati i paraurti. Lo stemma Alfa, che sembra stortissimo, in realtà è appena inclinato. Considerate che qui siamo ad effetti macro che neanche un modello di Hayakawa reggerebbe senza fare una grinza (scherzo, Piero Tecchio!).

Realistiche le gomme, anche se in foto sembrano troppo plasticose. Meno convincente il cerchio, ben realizzato, ma le asole sono più piccole di quanto probabilmente dovrebbero essere. Se non vado errato, questa versione dell'Alfa 6 dovrebbe avere dei listelli cromati incastonati nelle paratie in plastica laterali e anche nei paraurti, ma evidentemente la loro realizzazione sarebbe stata troppo elaborata.

Notare gli specchi retrovisori con le corrette incisioni

Il livello di montaggio è davvero alto, direi un gradino (o un gradino e mezzo) sopra i Neo Scale Models, tanto per citare una marca europea-cinese che si occupa di vetture di questo genere.

Se il livello di pulizia di montaggio non fosse al di sopra della media, a questi ingrandimenti ci sarebbe il festival del pastrocchio. Notare i piolini della sicura all'interno dei pannelli delle portiere.

Senza la sua base il modello continua ad avere il suo perché.

...ma non provate a smontarlo perché delle quattro viti che tengono ancorato il fondino alla carrozzeria, quella sotto l'impianto di scarico è praticamente impossibile da svitare, essendo stata completamente consumata. Un modo per impedire ai bambini curiosi di vedere com'è fatto il giocattolo dall'interno? E' solo questione di tempo...

Ancora una vista di tre quarti dal posteriore: curati gli interni, con i sedili che danno la giusta idea di tessuto imbottito.

Non sono un contachiodi e non vi dirò se i listelli della calandra sono dello stesso numero di quelli dell'auto vera. L'effetto, in ogni caso, è molto realistico, aumentato dalla presenza dei minuscoli tergifari.

Qui, forse, una buccia di banana: i tergicristalli sono stati montati con una parte del loro sprue in fotoincisione, che probabilmente andava piegato a mo' di perno. Ho visto diversi esemplari e sono tutti così. Peccato.

Non si può dire che l'Alfa 6 di Kess Model manchi di allure... a voi ulteriori commenti.

7 commenti:

  1. Non sapevo ci fosse mr. Carmodel dietro Kess ma questa è una bella sorpresa: significa che gli italiani finalmente si stanno muovendo un pochino per avere i modelli che interessano senza aspettare la Manna dal cielo.. e lo fanno senz'altro con stile, una volta tanto!
    Complimenti per l'iniziativa e per il risultato dunque.

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  2. Non appartengono alla mia tematica e non rappresentano certo vetture che ho amato.
    Però i modellini sono veramente ben realizzati, sin nei dettagli più piccoli, senza sbavature, imprecisioni o semplificazioni tanto care ad altri produttori.
    Complimenti ed un grosso in bocca al lupo per l'iniziativa.
    A. M.

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  3. Giudizio con beneficio d'inventario, perché le foto sono sempre un po' ingannevoli: in effetti appare un po' "magra" e a rendere la coda lunga contribuisce il paraurtone così anni Ottanta. Per il resto il livello di dettaglio è notevole e l'assembaggio è molto buono. Comunque mancherà alla mia collezione: dell'Alfa 6, da passeggero e da guidatore, ho un ricordo negativo: un polmone nato vecchio, male assemblato e con soluzioni ridicole (interruttori degli alzavetri sul soffitto accanto al retrovisore...) e una linea da dimenticare.
    Però una bella Alfasud Sprint o una GTV pistaiola sono dei sogni tanto proibiti, Mr Pretaroli?

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  4. belle le targhe con i rivetti
    Edo.ardo

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  5. sbaglio o questi modelli vengono dalla stessa "bottega" degli spark?
    QUalcuno sa dirci di più in merito, la basetta è la stessa, magari è solo una coincidenza di utilizzo delle stesse vetrine, ma di logica non sarebbe neanche cosi sbagliato affidare l'assemblaggio a una realtà del genere?

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  6. La basetta non potrebbe essere più diversa da quella degli Spark e so quasi per certo che i Kess vengono prodotti altrove.

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  7. A casper dico che non ricorda bene l'auto su cui montava anche da guidatore. Non era la Alfa 6 ad avere gli interruttori sull'imperiale ma la Alfa 90 e l'ultima Alfetta !!!
    Modello ben fatto. Di Alfa 6 ne ho avute 4 vere !

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