Testo e foto di David Tarallo
A volte le conseguenze dei fatti
anche più casuali continuano a far sentire la loro onda lunga a distanza di
molti mesi. Se la 24 Ore del Nürburgring… 2003 non fosse stata così
interessante, forse l’edizione 2004 ci avrebbe offerto un parco partenti molto più
scialbo. La BMW, ormai lo sanno tutti, ha stravinto, stupendo tutti con la
propria impeccabile organizzazione, col suo quasi imbattibile schieramento di
piloti, con un’efficienza ed una serietà più consone – si penserebbe – ad un
ultimo decisivo Gran Premio di Formula 1 in una stagione combattuta sul filo di
lana che non ad una gara endurance dove più che il centesimo di secondo pare
conti una meditata e tranquilla strategia. Il team Schnitzer è arrivato
quest’anno sulla Norschleife con il coltello fra i denti, e c’è da chiedersi se
quest’anno avremmo rivisto le M3 GTR ufficiali se nel 2003 lo scellerato errore
del ghiaccio secco e i ripetuti svarioni dei piloti, impegnati a recuperare il
tempo perduto, non avessero completato la frittata. La 24 Ore del 2003 fu una
gara vivace, ricca d’incognite: ci s’interrogava se le vetture del DTM
avrebbero retto alla distanza, se le Porsche Turbo avrebbero saputo mantenere
il ritmo delle qualifiche e quanti giri avrebbero inflitto alla concorrenza le
M3 ufficiali.
In un certo senso, il risultato un po’ a sorpresa – la vittoria
della Opel Astra Coupé – ha trascinato tutti i maggiori protagonisti dell’anno
passato verso una specie di “bella”, e l’edizione 2004 ne ha tratto un indubbio
guadagno. In buona sostanza, chi per un motivo chi per un altro, tutti i big
del 2003 lasciarono l’Eifel con ancora qualcosa da dire: l’Opel in quanto
sfidante, l’Audi ormai sicura del potenziale della TT-R di Abt, la BMW
praticamente obbligata a rimediare alla figuraccia dell’edizione 2003, la Viper
col… dente avvelenato per i pasticci del 2003, quando, dopo aver passato
indenne le verifiche, si vide penalizzare in gara, e successivamente
squalificare in appello per il serbatoio del carburante irregolare. Insomma, un
po’ tutti i big aspettavano la 24 Ore del Nürburgring col preciso intento di
dimostrare qualcosa. I vincitori dell’anno scorso hanno affrontato lunghi test
fin da gennaio, con il primo esemplare dotato di specifiche 2004. Si è puntato
ancora una volta sull’Astra V8 Coupé, una versione basata sul modello DTM-2003
con notevoli e costose modifiche. In buona sostanza si può parlare di una
versione “DTM-plus”, visto che il regolamento della 24 Ore del Nürburgring è
molto più tollerante quanto a strozzature e compagnia bella.
Lo sviluppo e la
preparazione era ancora una volta affidata alla Phoenix, che ha sede a
Meuspath, a due passi (letteralmente) dai cancelli dell’autodromo. In assenza
della Mercedes (i bene informati dicono che non vedremo mai una Klasse-C alla
24 Ore) l’altro rappresentante del DTM era l’Audi: nel 2003 una TT-R avrebbe
potuto vincere, e in termini di pura strategia di gara, le berlinette di Abt
sembravano vantare prestazioni leggermente superiori alle Opel, ma la TT-R
resta meccanicamente più fragile e lo si è visto ancora una volta. A
rimescolare ulteriormente le carte, ci si è messo anche il clima: troppa grazia
pretendere tre edizioni asciutte di fila della 24 Ore del Nürburgring, e
infatti il tempo si è rifatto con gli interessi di ciò aveva risparmiato a
piloti e spettatori negli anni scorsi. Già nei giorni delle prove un’aria
gelida e micidiali rovesci hanno messo a disagio le migliaia di persone
accampate lungo l’anello Nord, rendendo la vita impossibile ai direttori
sportivi alle prese con veri e propri rompicapo in termini di scelta di gomme,
assetto e configurazioni aerodinamiche. Prima del via un improvviso nubifragio
ha disturbato notevolmente le procedure di partenza.
Indovinare il tipo di
coperture giusto è diventato facile come vincere al superenalotto: nell’indecisione,
il team Schnitzer ha optato per le intermedie, la Porsche di Alzen è partita
con le slick, mentre altri (la Porsche Manthey, la Viper o la V8-Star Jaguar)
hanno scelto le rain; i team Opel e Audi hanno fatto partire una vettura
con le slick e un’altra con le intermedie: della serie “almeno una
l’imbroccheremo”.
Il cielo ha smesso di rovesciare acqua su acqua poco dopo il
semaforo verde, ma nelle ore successive il clima è passato con gran
disinvoltura dal sole alla pioggia battente, con la pista che si asciugava e si
ribagnava di continuo, avvolgendosi oltretutto di nebbia e di foschia.
In questa
specie di lotteria, le due BMW hanno saputo tenersi lontano dai guai, anche
grazie all’attenta direzione di Charly Lamm. Il team Schnitzer aveva portato al
Nürburgring una versione evoluta della M3 GTR, costruendo anche un nuovo
chassis. Dopo un paio di gare nella Langstreckenpokal (dove le coupé di Monaco
hanno facilmente conquistato primo posto, pole e giro più veloce), per le M3
GTR era stato quest’anno deliberato un programma che comprende anche la 24 Ore
di Spa e forse anche quella di Bathurst. Con una costanza di rendimento
impressionante ed anche un pizzico di fortuna, la BMW si è quindi ripresa ciò
aveva dissipato in modo così incredibile l’anno scorso.
Meriti di Schnitzer e compagni a
parte, dalla 24 Ore del 2004 emerge la figura di un pilota-simbolo, il
vincitore assoluto Hans-Joachim Stuck, vera istituzione delle gare di durata,
che insieme a Dirk e Jörg Müller e Pedro Lamy ha guidato la doppietta delle BMW
con la vettura n°42, davanti alla 43, sulla quale sono saliti gli stessi Stuck
e Lamy e gli altri due piloti Schnitzer, Boris Said e Duncan Huisman. Il grande
Stuck aveva iniziato al meglio questa 24 Ore, con un bagno di folla nel corso
della tradizionale parata del giovedì ad Adenau, nella quale hanno sfilato
alcune delle vetture protagoniste della 24 Ore e delle gare di contorno, i
piloti vincitori del 2003 e la loro Opel Coupé ancora sporca e ammaccata
(chissà se la lasceranno così), il tutto fra musica, intrattenimenti e
interviste e molta scena che al pubblico piace da morire. Seduto su un
trattore, Stuck firmava autografi su autografi, assediato da bambini e da…
ex-bambini che ricordavano bene la sua vittoria nella prima 24 Ore del
Nürburgring del 1970, con una BMW 2002 Ti in coppia con Clemens Schickentanz.
Rivincere la stessa gara 34 anni dopo è un notevole indice di serietà
professionale oltre che di un invidiabile stato di forma.
Non c’è dubbio che la grande
sconfitta di questa 24 Ore del Nürburgring resta la Opel: evidentemente l’anno
scorso le disavventure della BMW avevano finito per favorire il trionfo a
sorpresa dell’Astra V8 Coupé, e quest’anno la fortuna ha presentato il conto al
Team Phoenix: sei incidenti in 12 ore sono una batosta notevole… e cinque di
questi, i più pesanti, li ha subiti l’auto di Dumbreck/Fässler/Strycek/Menzel,
che è stata ritirata quando avrebbe avuto bisogno di un’ennesima ricostruzione,
ma il telaio era ormai così malconcio da non permettere ulteriori interventi.
L’altra Astra, di Reuter/Scheider/Strycek/Tiemann, ha tirato avanti alla meno
peggio, concludendo al 10° posto assoluto e 5° di classe E1.
Poca
fortuna anche per le due Audi TT-R ufficiali, protagoniste di un episodio
quantomeno singolare: risultate irregolari per alcuni pezzi della
trasmissione, gli organizzatori della 24 Ore hanno risolto la cosa in maniera
salomonica, assegnando a ciascuna delle due macchine una sosta supplementare
per "controllo-peso", che si è tradotta in un handicap di circa due minuti.
Questo compromesso indubbiamente non troppo serio fa il paio col pasticcio del
2003, quando la Viper di Zakspeed passò le verifiche ma non le verifiche in gara
per via del già citato serbatoio. D’accordo mantenere un atteggiamento di
apertura nei confronti di ogni possibile “cliente” (specie se si tratta di case
ufficiali), ma la smania di avere team importanti ad ogni costo si sta
spingendo troppo avanti.
La regolarità di un’auto dev’essere stabilita durante
le verifiche, ed in quella sede la decisione dei commissari tecnici dev’essere
definitiva e senza riserve di sorta. In ogni caso, grazie al cielo, tutto è
stato risolto dai fatti di gara, visto che una TT-R
(Abt/Eckström/Eckblom/Huisman) ha compromesso la sua corsa con un urto contro
le barriere finendo poi all’8° posto assoluto, mentre l’altra
(Huisman/Stippler/Wendlinger/Abt) ha terminato al sua corsa al 4° posto e 3° di
classe E1. Ma cosa sarebbe accaduto in caso di successo dell’Audi?
Penalizzate da varie disavventure
le quattro rappresentanti del DTM, il pericolo maggiore per le BMW ufficiali è
arrivato dalle Porsche di Manthey e di Alzen, due team che si sono viste
togliere lo status di ufficialità a definitivo beneficio di Freisinger: una
brutta tegola in testa per questi due team, che si sono rimboccati le maniche
tentando strade diverse. Il Manthey Racing ha preparato una nuova versione
della sua 911 GT3-MR e, dirottata nel Belcar la versione 2003 turbocompressa,
si è concentrato per la 24 Ore 2004 su una motorizzazione aspirata; la MR 2004
conservava comunque tutte le caratteristiche aerodinamiche (coda lunga, spoiler
posteriore, splitter anteriore) viste sulla “MR” del 2003. Il risultato è stato
all’altezza delle aspettative, col terzo posto a due giri di Lucas Luhr, Arno
Klasen e Timo Bernhard.
La 911 MR di Manthey si è rivelata sicuramente più
parca nei consumi e più affidabile rispetto all’altra Porsche che rientrava nel
novero dei favoriti, la RS Turbo dei fratelli Alzen. “Abbiamo avuto le nostre
difficoltà per avere gli stessi piloti dell’anno scorso”, ha detto a fine gara
Olaf Manthey. “Siamo stati anche costretti a cercare alcune alternative;
sembrava che avremmo avuto Marc Duez, ma per fortuna alla fine, grazie
all’aiuto della Porsche, siamo riusciti ad avere di nuovo Timo Bernhard. Io mi
ero iscritto giusto come pilota di riserva, ma sono riuscito a non salire in
macchina. Dopo 30 anni di automobilismo, il mio mestiere è stare dietro il
muretto dei box a fare lo stratega e non pensate che sia meno stressante”.
Nonostante l’impegno richiesto
dalla collaborazione nel FIA-GT con Franz Konrad e Michael Bartels per il
programma Saleen, gli Alzen hanno preso molto sul serio la 24 Ore del
Nürburgring, e la 911 vista quest’anno (pilotata da Jürgen e Uwe Alzen, Michael
Bartels e Klaus Ludwig) è stata una delle vetture più veloci, ma la sua corsa
si è conclusa al Klostertal col motore in panne mentre era alla guida Ludwig.
Un vero peccato, perché la Porsche Turbo aveva rimontato dal 106° posto arrivando al decimo; un condotto dell’olio
ha messo termine alla corsa.
Sul fronte Porsche, l’assurda
concomitanza con la 24 Ore di Le Mans ha privato la gara del Nürburgring di
alcuni piloti ufficiali, ma come sempre le 911 nelle varie
versioni RS e Cup hanno fatto il loro dovere.
I giapponesi
La 24 Ore del Nürburgring ha vissuto anche su altri motivi
d’interesse, come la presenza della Honda NSX del JTCC, schierata per la prima
volta in Europa dalla GS Motorsport di Georg Severich: si trattava di un telaio
2002 (n°007) dotato di motore V6 da 3,4 litri, impiegato nella classe GT500
della serie nipponica, e con specifiche aerodinamiche avanzate e “periscopio”.
Fin dal momento in cui ha messo le ruote in pista il venerdì, la NSX si è
comportata benissimo, fino a quando il differenziale non si è rotto dopo 7 ore
e 40 di gara, coprendo la distanza più lunga mai percorsa da una NSX in quella
configurazione. Con maggior tempo a disposizione per sviluppare la berlinetta
in funzione delle gare europee, la NSX potrà diventare nei prossimi anni una
seria pretendente al successo (i giapponesi tengono moltissimo alla 24 Ore del
‘Ring, che non hanno mai conquistato), magari ancora con quel motore Toda
Racing che ha così ben impressionato.
Disgraziatamente Mister Toda ha concluso
la sua trasferta tedesca in ospedale, investito da un concorrente nella sempre
troppo affollata corsia box (affollata è un eufemismo: diciamo pure strapiena e
pericolosissima). La partecipazione della NSX potrebbe preludere all’arrivo di
altre berlinette del JGTC: vengono in mente Toyota Supra e Celica, o le
versioni più recenti della Nissan Skyline. Intanto, a proposito di Nissan, si è
rivista per la quinta volta la Skyline GTR con i colori Falken, gestita dalla
Brungs Motorsport per Roland Asch, Takayuki Kinoshita, Dirk Schoysman e Tetsuya
Tanaka. Poche novità sotto l’aspetto meccanico: il motore resta sempre il
solito 6 cilindri biturbo preparato dalla Shift Race Car Engineering, che
proviene direttamente dai laboratori NISMO. Dopo un’edizione 2003 abbastanza
travagliata, la Nissan blu e turchese ha concluso al 5° posto assoluto,
eguagliando il precedente ottimo risultato del 2002. Pare che la Skyline GTR
tornerà al Nürburgring l’anno prossimo per un’ultima volta. Chiudeva il lotto
degli outsider la solita Viper del Team Zakspeed, ma era apparso chiaro fin da
prima la gara che stavolta la GT americana non avrebbe potuto aspirare a grandi
cose. Dopo la fine della V8-Star nella quale la Zakspeed aveva investito molto,
il team aveva cercato di entrare nel FIA-GT con due Ferrari 360 Modena, ma
l’operazione non è andata a buon fine. Ecco quindi che la parte più importante
del programma agonistico è ricaduta sulla Viper GTS-R, ma molte cose sono
cambiate: a parte i rapporti ormai incrinati con l’autorità sporiva tedesca per
note vicende del serbatoio, il Team Zakspeed si è presentato alla 24 Ore del
Nürburgring senza i ricchi sponsor degli anni passati e con una serie di piloti
forse non all’altezza di quelli delle edizioni precedenti: i due
gentleman-driver Werner Mohr e Hans-Peter Huppert-Nieder, il capo istruttore
della scuola di pilotaggio Zakspeed, Markus Grossmann, e il suo collega Andreas
Gülden. Per la 24 Ore, la Viper ha potuto montare ancora il motore V10, mentre
nella Langrskenpokal da quest’anno il team è costretto ad utilizzare un V8 per
via delle restrizioni di cilindrata imposte dal regolamento. Com’era
prevedibile, la Viper è finita molto indietro, ma si è classificata al 3° posto
di classe A8 (24H-Special oltre 4 litri) dietro alla Skyline e ad un’Audi V8.
Le sorprese
In una 24 ore come quella del
Nürburgring la varietà del parco partenti è una delle note caratteristiche: si
spazia dalle BMW M3 alle Honda Civic Type-R, dalle Ford Fiesta alle Renault
Clio, dalle Mercedes 190 alle Mini Cooper.
Sta riscuotendo sempre maggiori
consensi la classe dei carburanti alternativi. Con ben 19 partenti, questa
classe dimostra che una 24 Ore come quella del Nürburgring può rivelarsi un
utile banco di prova per la sperimentazione di motori alternativi. La vettura
vincitrice di questa classe, un’Alfa Romeo 147 JTD 20v M-Jet (di
Neuberger/Baumschlager/Schürg) con un motore sperimentale da 2,4 litri e 260
cavalli, ha concluso in 24ma posizione assoluta su 160 classificati. Un
risultato notevole, che conferma quanto i turbodiesel possano dire la loro
sulla lunga distanza, grazie anche al minor numero di rifornimenti necessari.
Il
pubblico, ancora una volta, è stato il vero vincitore della 24 Ore del
Nürburgring: quest’anno vari fattori rischiavano di limitare la partecipazione
degli spettatori: la concomitanza con la 24 Ore di Le Mans, l’inizio dei
campionati europei di calcio, le elezioni e il maltempo. Tutti elementi che
avranno forse bloccato in casa lo spettatore occasionale ma non lo zoccolo
duro, e infatti le statistiche ufficiali parlano di record di presenze battuto
con 220.000 persone nel weekend. Sono cifre che in assenza di una controprova è
oggettivamente difficile contestare, ma ad occhio sembrava che nel 2003 la
folla fosse più fitta. Forse molti erano al riparo sotto le tende o nei camper.
Comunque sia, questa 24 Ore del
Nürburgring non ha tradito le aspettative, e probabilmente verrà considerata
dagli storici un’edizione “classica”, di quelle da ricordare. Del resto il
prestigio dei suoi attori e l’impegno che hanno profuso in un giorno e una
notte di dura battaglia lo meritano ampiamente.
BOX GLI ITALIANI
La 24 Ore del Nürburgring riveste
per alcuni piloti italiani un’importanza particolare. La maratona dell’Eifel ha
da diversi anni i suoi aficionados anche nel nostro paese, e quest’anno la
partecipazione tricolore è stata particolarmente ricca. E’ tornato alla 24 Ore
del Nürburgring anche Roberto Ravaglia, su una delle due Mini iscritte in A4
dalla “Cooper Car Company”: la sua non è stata una gara fortunatissima, ma il
campione di Mestre – vincitore nel 1989 e nel 1995 con la BMW - è riuscito
ugualmente a concludere al 7° posto di classe. Simpatica l’iniziativa della
Marangoni di portare due Seat Ibiza Tdi IV Serie (più una di scorta come “magazzino
ricambi”), preparate a Novara da Seat Sport Italia: si trattava delle vetture
che nel 2003 hanno disputato le gare della Peroni Promotion.
Un equipaggio era
composto da tre piloti del Marangoni Junior Trophy (Michele Moreale, Riccardo
Ragazzi e Raffaele Blasi), più il vincitore 2003 del trofeo, Michele
Camarlinghi. Sfortunatamente i quattro non hanno visto il traguardo: poco prima
delle 4 di notte l’Ibiza è rimasta incidentata nel tratto di Hatzenbach,
all’inizio dell’anello Nord. L’altro esemplare era invece affidato ai
giornalisti Nicola Tesini, Giovanni Mancini, Matthias Hempfling (produttore
DSF), ai quali si è aggiunto all’ultimo momento l’esperto Roberto Ragazzi in
sostituzione dell’austriaco Karl W. Hartner. Questo secondo equipaggio ha
concluso la corsa al 6° posto di classe S1. Una terza Ibiza, versione III Serie
a benzina ex-Trofeo Rally era invece quella del Lanza Motorsport per Mauro
Simoncini, Massimo Cairati e Stefano Mazzeri, sedicesimi di classe N2 in un
gruppo dominato dalle Honda Civic Type-R. Il miglior risultato nella classifica
assoluta l’hanno ottenuto Ivano Giuliani, Giovanni Bottazzi, Giuliano Bottazzi
e Ulli Rossaro, 71mi assoluti e quarti di classe A5 con una BMW M3. Vittoria in
classe V5 per la BMW M3 GT di Scalini/Saccomanno/Grimoldi/Zuppini, che hanno
battuto di un giro un’altra M3. Infine ecco i risultati di tutti gli altri
piloti italiani: Guglielmo Fiocchi 8° di classe A6 su Audi A3 Turbo (con Stefan
Küster, Otto Hofmeyer e Thorsten Unger); Daniele Facetti ritirato (Alfa Romeo
146 TS classe A3 con Jürg Hügli, Alexander Furiani e Ivo Salvadori); Alberto
Bergamaschi 22° di classe A3 su Volkswagen Golf III GTI 16v Kit car (con Dieter
Depping, Joachim Müller e Jörg Kock), alle prese con molti problemi meccanici:
già il venerdì notte, alla vigilia della gara, si era resa necessaria la
sostituzione del motore; per fortuna – grazie all’aiuto del rallysta Andreas
Dingert – è stata reperita un’unità di scorta pressoché di serie, che ha
permesso alla Golf n°270 di prendere il via nonostante i tanti patemi
dell’ultimo minuto.
NUMERI
4 Le vittorie
dei recordman della 24 Ore: Marc Duez (1992. 1995, 1998, 1999), Fritz Müller (1976, 1977, 1978, 1981) e Peter Zakowski
(1997, 1999, 2001, 2002).
17 Le vittorie BMW alla 24 Ore del Nürburgring
in 32 edizioni, dal 1970 ad oggi.
19 Le vittorie
di classe dell’equipaggio Bermes/Middendorf/Seidel, quest’anno al via con una
Volvo S60. Inutile dire che hanno vinto anche nel 2004, in classe A4,
terminando al 12° posto assoluto!
28 Le marche
automobilistiche rappresentate.
42 I partenti
nella classe più affollata, la 24H-Special da 1800 a 2000cc.
55 Le BMW al
via, la marca più rappresentata.
143 I giri percorsi dalla vettura vincitrice, 71
dall’ultima classificata.
160 Gli
equipaggi classificati.
220 Le vetture
partite.
1700 Il numero
dei piloti nel weekend di gara del Nürburgring, 800 dei quali hanno preso parte alla 24 Ore.
220000 Le presenze
di pubblico durante il weekend, 10% in più rispetto al 2003.
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