Testo e foto di David Tarallo
Qualcosa che andasse oltre il
normale concetto di auto sportiva. Qualcosa che potesse essere allo stesso
tempo moderno e profondamente radicato in una tradizione fatta di artigianato e
di grande ingegno; qualcosa che possedesse un forte potere evocativo senza per
questo cadere nella citazione fine a se stessa. Probabilmente alla F&M Auto
avevano in mente idee del genere quando hanno avviato il progetto della Antas,
una Gran Turismo senza dubbio fuori dagli schemi, che punta dritto ad una
clientela di intenditori, capaci di apprezzare un prodotto artigianale e creato
su misura. In un contesto in cui le automobili – anche quelle sportive di
fascia alta – sono sempre più oggetti industriali e sempre meno artigianali, la
F&M, un marchio pisano creato da Walter Faralli e Luca Mazzanti con la
supervisione del conosciutissimo Mario Faralli, rappresenta una sfida quasi
estrema all’imperante standardizzazione e alla mancanza di creatività che non
risparmia nemmeno alcune fra le vetture più prestigiose (e costose). L’idea
poteva sembrare un paradosso, ma indubbiamente aveva del fascino: abbinare a
una meccanica “d’epoca”, meglio se blasonata, un telaio e una carrozzeria
moderna, ma realizzate secondo i dettami che hanno reso famosi tanti marchi
automobilistici dagli anni trenta agli anni sessanta. La Antas (che in etrusco
significa “aquila”) è nata così, in parte per stupire, in parte per dimostrare
che è ancora possibile costruire automobili che abbiano un’anima autentica. Del
resto, nella preparazione e nello sviluppo del progetto, il computer è stato
tenuto… a debita distanza. I primi bozzetti sono stati completati su carta e
poi sviluppati in scala 1:1, sempre rigorosamente a mano. Non si può dire che
la meccanica scelta per il primo esemplare della Antas non abbia un pedigree di
tutto rispetto: il motore è il V8 da 4200 cc di una Maserati Quattroporte degli
anni sessanta, alimentato da due carburatori doppio corpo e accreditato di una
potenza di 310 cavalli, abbastanza per spingere la vettura a 270 km/h.
Naturalmente niente elettronica: solo tanta potenza che il guidatore (o meglio: pilota) dovrà saper tenere a bada con la propria sensibilità di guida. Una meccanica di questo livello andava “vestita” adeguatamente, ed è questa una delle parti fondamentali del programma-Antas: sul telaio Maserati opportunamente rinforzato e modificato, gli specialisti della F&M hanno adattato un’inedita carrozzeria in alluminio, i cui pannelli sono stati battuti e piegati su un manichino di tubi e lamiera scatolata, corrispondente agli ingombri e alla silhouette della vettura. In questo modo ogni elemento della carrozzeria prende forma individualmente, per poi essere saldato insieme agli altri pannelli.
La carrozzeria completa viene poi preparata per la verniciatura e la rifinitura, utilizzando prodotti all’avanguardia ma tecniche rigorosamente artigianali. Il risultato è destinato a colpire: ne è venuta fuori un’auto senza dubbio diversa, con una personalità tutta propria. Una provocazione, per certi versi, ma con i piedi per terra, visto che la Antas è regolarmente in vendita come qualsiasi altra automobile. Non si tratta quindi di uno sterile esercizio di stile.
Le linee della carrozzeria, morbide e tondeggianti, ricordano, senza copiarle pedissequamente, quelle di certe Bugatti, ma vi si intravedono anche suggestioni di certe marche inglesi degli anni sessanta, come la Marcos, senza perdere di vista tuttavia i passi avanti fatti dall’aerodinamica in quest’ultimo mezzo secolo: uno spoiler posteriore a tutta larghezza aggiunge “carico” al retrotreno tenendo incollata all’asfalto la vettura in velocità. Anche gli interni sono degni di una sporetiva di razza, e abbondano le “citazioni” dei classici del passato, dal cruscotto in alluminio “rosellato” ai rivestimenti in pelle a forma romboidale, dalla strumentazione con elementi rotondi a sfondo nero alla foggia di maniglie, leve e comandi vari. Uno dei vantaggi di una produzione così particolare risiede nella possibilità di accontentare ogni esigenza degli acquirenti, proprio come accadeva nel periodo d’oro dei carrozzieri, che erano un po’ i sarti dell’automobilisimo. Oggi come allora, ogni vettura prodotta e venduta rispecchierà le richieste specifiche del suo proprietario, che potrà anche decidere per una meccanica diversa, seguendo di persona tutte le fasi dello sviluppo e della costruzione, certo di possedere, dopo un’entusiasmante attesa, un pezzo veramente unico.
Naturalmente niente elettronica: solo tanta potenza che il guidatore (o meglio: pilota) dovrà saper tenere a bada con la propria sensibilità di guida. Una meccanica di questo livello andava “vestita” adeguatamente, ed è questa una delle parti fondamentali del programma-Antas: sul telaio Maserati opportunamente rinforzato e modificato, gli specialisti della F&M hanno adattato un’inedita carrozzeria in alluminio, i cui pannelli sono stati battuti e piegati su un manichino di tubi e lamiera scatolata, corrispondente agli ingombri e alla silhouette della vettura. In questo modo ogni elemento della carrozzeria prende forma individualmente, per poi essere saldato insieme agli altri pannelli.
La carrozzeria completa viene poi preparata per la verniciatura e la rifinitura, utilizzando prodotti all’avanguardia ma tecniche rigorosamente artigianali. Il risultato è destinato a colpire: ne è venuta fuori un’auto senza dubbio diversa, con una personalità tutta propria. Una provocazione, per certi versi, ma con i piedi per terra, visto che la Antas è regolarmente in vendita come qualsiasi altra automobile. Non si tratta quindi di uno sterile esercizio di stile.
Le linee della carrozzeria, morbide e tondeggianti, ricordano, senza copiarle pedissequamente, quelle di certe Bugatti, ma vi si intravedono anche suggestioni di certe marche inglesi degli anni sessanta, come la Marcos, senza perdere di vista tuttavia i passi avanti fatti dall’aerodinamica in quest’ultimo mezzo secolo: uno spoiler posteriore a tutta larghezza aggiunge “carico” al retrotreno tenendo incollata all’asfalto la vettura in velocità. Anche gli interni sono degni di una sporetiva di razza, e abbondano le “citazioni” dei classici del passato, dal cruscotto in alluminio “rosellato” ai rivestimenti in pelle a forma romboidale, dalla strumentazione con elementi rotondi a sfondo nero alla foggia di maniglie, leve e comandi vari. Uno dei vantaggi di una produzione così particolare risiede nella possibilità di accontentare ogni esigenza degli acquirenti, proprio come accadeva nel periodo d’oro dei carrozzieri, che erano un po’ i sarti dell’automobilisimo. Oggi come allora, ogni vettura prodotta e venduta rispecchierà le richieste specifiche del suo proprietario, che potrà anche decidere per una meccanica diversa, seguendo di persona tutte le fasi dello sviluppo e della costruzione, certo di possedere, dopo un’entusiasmante attesa, un pezzo veramente unico.
Le origini della F&M risalgono
agli anni sessanta, quando Antonio Faralli (conosciuto nell’ambiente col nome
di Mario), appassionato di auto e di corse, aprì una carrozzeria che ben presto
divenne uno dei punti di riferimento per tutta la Toscana e non solo. Con il
boom delle auto d’epoca, Faralli decise di dedicarsi anche al restauro dei
pezzi storici, raggiungendo livelli di assoluta eccellenza. Negli anni ottanta
si affiancarono a Mario i figli Walter e Andrea; alla famiglia Faralli si erano
nel frattempo affiancati Rossello Mazzanti e il figlio Luca, in qualità di
esperti nel settore della verniciatura. Proprio dalla giovane generazione, e in
particolara da Walter e Luca, è nato il marchio F&M che debutta ora anche
come costruttore di vetture Gran Turismo.
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