22 ottobre 2019

La Fiat Stilo in 1:43, appunti, ricordi e un modello Giocher

L'inizio anni duemila fu tutt'altro che glorioso per Fiat, che forse mai come in quel periodo rischiò di sparire dalla faccia della terra. Con la nuova Panda ancora a venire e con modelli di successo come la 500 ancora lontani, il marchio torinese si trovava a dover sostituire una gamma invecchiata e con i conti in condizioni precarie. Nel 2001, a rimpiazzare la Brava/Bravo che ormai avevano fatto il loro tempo, venne presentata una nuova berlina di segmento C, la Stilo. Progetto del tutto nuovo, la Stilo era una berlina da 4,2 metri con carrozzeria 3 o 5 porte e varie motorizzazioni, 1600 e 1800 e poi anche 1200 benzina (tutti 16 valvole), 1900 (116 o 80cv) turbodiesel e la sportiveggiante Abarth 2.4i 20v Selespeed da 170 cavalli. Criticata da molti per la sua linea poco aggraziata ("sembra uno scatolone con quattro ruote", disse qualcuno sul glorioso forum della Duegi, quello pre-2006, mentre il mitico Carletto ne magnificava - probabilmente anche con qualche ragione - le doti dinamiche e qualitative, che marcavano comunque un progresso rispetto alla gamma Brava/Bravo).

La Fiat Stilo 5 porte riprodotta da Giocher nella
sua caratteristica scatola-vetrina con cartone bianco. 
Il grigio metallizzato dona particolarmente alla
Stilo di Giocher. Curiosamente tutti gli
esemplari argento non hanno le modanature nere sul tetto. 
Come vedete, anche quasi vent'anni fa le polemiche tra alfiattari e vaggari non mancavano, se non ché nessuno forse si sarebbe mai immaginato la deriva grottesca destinata a divampare sui social e l'orrenda china discendente in fatto di stile che ci avrebbe regalato perle di bruttezza fino ad arrivare alle odierne - e citiamo per par condicio entrambe le forze in gioco - VW T-Roc, Alfa Romeo Stelvio, Audi Serie Q e roba simile. Di Fiat non citiamo niente, non perché oggi produca belle auto (tranne forse la 500 berlina), ma proprio a causa di mancanza di modelli, e tra poco sarà la stessa cosa con l'Alfa, dopo l'uccisione della Lancia. Ma non divaghiamo.
La Stilo di Giocher poteva avere due tipi di targa,
quella generica "Stilo" e una targa di circolazione, AZ367BB. 

La Stilo ebbe un più che discreto successo in Italia e anche a livello internazionale: i primi due anni di vendite totalizzarono oltre 350.000 immatricolazioni. In Italia la Stilo era la più venduta del suo segmento. Alla gamma si aggiunsero le Multiwagon (familiari) e nel 2004 arrivò il momento di un leggero restyling, con variazioni nell'offerta delle motorizzazioni: arrivava il 1400cc da 95cv per le 3/5 porte, mentre i propulsori 1600, 1800 e 2400 restavano disponibili solo per le 3 porte; i turbodiesel restavano nelle cilindrate 1900cc (con quattro potenze e una quinta versione MJT 16v). Alla Stilo provarono anche ad appioppare un curriculum sportivo, col modello SE091, corrispondente a una versione Gr.N basata sulla versione 1800cc e destinata a un trofeo monomarca organizzato dal 2002, con le vetture che venivano semiassemblate a Cassino e poi completate dalla Maggiora con materiali NTechnology. Furono 70 le vetture assemblate e l'anno successivo fu previsto un kit di evoluzione con particolari esterni e nuovi ammortizzatori regolabili. Due studi di fattibilità seguirono la Stilo Trofeo, ossia il progetto siglato SE099 (Super2000 4x4, destinato ad essere rimpiazzato dal programma con la Grande Punto) e l'SE100 per una versione Gruppo A, che ufficialmente non venne mai utilizzata. Alcune Stilo Gruppo N vennero comunque trasformate in Gruppo A grazie alle omologazioni richieste per la SE100, correndo in salita e in rally minori. La carriera della Stilo, stradale e competizione, non fu lunghissima e dopo l'interruzione della produzione in Europa, si andò avanti per qualche anno in Brasile. 
Una presentazione un po' più curata e anche un modello
apparentemente "banale" acquista un certo fascino, no?
Oltre alla stradale, la Giocher sfruttò la Stilo per
ricavarne versioni Taxi, Carabinieri, Polizia, Croce Rossa
e Vigili del Fuoco. I colori della versione civile erano almeno sei:
argento, azzurro metallizzato, oro metallizzato,
antracite metallizzato (nella foto), rosso, nero. 


Lo scarso appeal della vettura reale si rispecchia nel numero abbastanza esiguo di riproduzioni in scala. La più coraggiosa di tutte fu la Giocher, che in contemporanea con l'uscita dell'auto vera realizzò un modello in resina piuttosto dettagliato per l'epoca. La gamma Giocher, la cui sede si trovava ancora a Marciana Marina sull'Isola d'Elba, era distribuita dalla Miniminiera di Cuneo. I cerchi erano in alluminio tornito con elemento centrale in fotoincisione, i vetri in acetato e tutto il resto, appunto, in resina. Si trattava di un modello in linea con la produzione coeva Giocher, in sostanza uno speciale "low cost" ante litteram, anche se tanto low cost non era: il fatto di dover produrre tutto in Italia aumentava notevolmente le voci di spesa e questo si ripercuoteva fatalmente sul prezzo finale. Oggi questi modelli sono ancora abbastanza diffusi e anche, al di là di tutto, hanno il non secondario pregio di non cadere a pezzi come diverse riproduzioni cinesi della stessa epoca, quindi con circa vent'anni sul groppone. La versione scelta da Giocher fu la sola 5 porte. Arrivarono poi le edizioni edicola/Norev con la Stilo 3 porte e anche Multi Wagon, modelli fatti con i classici criteri dei diecast del primo decennio degli anni duemila. La Hongwell/Cararama propose poi un'altra versione due porte aggiungendoci una configurazione rally, mentre anche l'artigianale Racing43 tirò fuori alcune versioni da gara. 
La 3 porte di Norev, diffusa anche in edicola. 
La Multi Wagon di Norev. 


Qualcuno si sorprenderà nel leggere un thread sulla Stilo in questo forum, normalmente dedicato a tutt'altro genere di vettura. L'idea mi è venuta oggi: osservando due modelli Giocher (uno argento, l'altro antracite) ho finito per apprezzarne la fattura generale, il buon livello di verniciatura nonostante alcuni difetti che caratterizzavano l'intera gamma Giocher e non ho potuto fare a meno di concludere che col tempo tutto diventa, se non interessante, almeno "raccontabile". Chissà per quale motivo, continuo a considerare vicini i primi anni duemila, e invece son passati vent'anni. Due decenni sono uno spazio di tempo sufficientemente lungo per tentare qualche disamina storica, a livello automobilistico e anche - anzi principalmente - modellistico. 
Una Stilo 5 porte in versione 1.9 JTD ha fatto la propria
apparizione in alcune serie da edicola in configurazione
Carabinieri. 
Dei Giocher si diceva allora peste e corna ma questi modelli, forse un po' umili, forse un po' naif come un'altra gamma nostrana, la Progetto K, si sono presi e si stanno tutt'ora prendendo alcune rivincite non certo clamorose ma abbastanza sintomatiche per capire che non tutti i collezionisti seguono le strade proposte dal mainstream dell'informazione. Quanto all'auto vera, forse non sarà destinata a passare alla storia dell'automobilismo, ma è comunque la testimonianza di un periodo molto particolare per il marchio Fiat. 
Il modello rally di Hongwell: Portogallo 2001. Hongwell
realizzò anche versioni civili e delle forze dell'ordine.
Racing43, Fiat Stilo Rally Trofeo Rally del Salento 2004. 


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