A metà anni settanta il mondo del modellismo era in piena evoluzione. Tanto per limitarci alla branca dell'automodellismo, era l'epoca dell'esplosione dei kit artigianali, della grande trasformazione del diecast con la crisi della Dinky e della Corgi e con l'affermazione di case come Solido che avevano saputo meglio della concorrenza cavalcare l'onda del cambiamento. Era anche l'epoca di alcune pubblicazioni che sono rimaste dei classici, dei primi studi sul giocattolo di antiquariati, dei notevoli exploit tecnici a livello industriale e delle riviste di formato europeo. Nel 1975 la BBC decise di mandare in onda una serie di trasmissioni storico-didattiche su alcuni settori del modellismo, in primis i treni, ma anche aeromodellismo dinamico, soldatini e altro. Da questa trasmissione, a quanto mi risulta, furono esclusi proprio gli automodelli, forse perché non giudicati abbastanza interessanti dal punto di vista dell'elaborazione tecnica o chissà per quale altra ragione. Le trasmissioni erano condotte da un personaggio rimasto mitico nella storia della televisione britannica, Bob Symes, con i suoi caratteristici baffoni e le sue giacche a quadri. Bob Symes non era certo uno qualunque: discendente di una nobile famiglia austriaca, era nato nel 1924, fu un geniale inventore e abilissimo divulgatore televisivo.
Su Youtube e su altre fonti è oggi possibile reperire le versioni integrali delle varie puntate, alcune davvero di grande interesse, anche perché i punti di contatto con l'automodellismo possono essere parecchi: in alcuni passaggi sui kit dei treni in miniatura, ad esempio, si parla di kit in metallo bianco, e si mostra come preparare i pezzi per poi incollarli insieme o saldarli. Il livello di dettaglio di queste trasmissioni era notevole: oggi sarebbe impossibile conservare l'attenzione del pubblico per lunghi minuti con inquadrature che indugiano sulle differenze fra le varie scale del fermodellismo o sui rivetti presenti su un locomotore "N". Eppure, questi documenti ci raccontano con una brillantezza smagliante il periodo di grande evoluzione degli anni settanta. Possiamo immaginare, fuori da quelle stanze, il primo Brian Harvey che produce i propri kit, la smania di comunicare fra collezionisti, la sete di conoscere tutti gli artigiani sparsi per l'Europa in un mondo ancora ostinatamente off-line. Gli appassionati divoravano di tutto, e la carta era il principale veicolo di comunicazione. Riviste valide ce n'erano, ed era una fatica bestiale reperire le informazioni per compilare le famose pagine delle news, meglio se con delle foto. Qualcuno azzardava timidi comunicati stampa, inviati per posta a mezzo mondo. L'Equipe Tron stava per rivoluzionare il modo di acquistare modelli, con una mentalità avanti di dieci anni rispetto alla maggior parte della concorrenza. Dietro i quadroni delle giacche di Bob Symes ci rivedi i Dugu, i Rio, i John Day e la meraviglia dei primi AMR. Ci rivedi l'entusiasmo e la frustrazione delle domeniche passate a casa perché era tutto chiuso, e non potevi certo andare sul sito di Raccoon, su quello di GPM o di Miniwerks a cercare modelli da farti arrivare di lì a pochi giorni.
Dovevi aspettare, aspettare e aspettare. E se accendevi la televisione ti ritrovavi Mister Mandarino dei Matia Bazar che ti ricordavano che tu eri negli anni settanta e che al massimo avresti potuto iscriverti al Club delle Quattroruotine. No, perché neanche il Porsche Modell Club esisteva ancora. Se trovavi un calendario potevi pianificare un viaggio a Milano, a Torino o a Roma ma chissà quando. I lunghi inverni erano lunghi davvero. Si faceva di tutto: kit in plastica, trasformazioni con lo stucco, elaborazioni di slot. Diciamo che si trattava di una globalizzazione forzata in chiave locale. Gli anni ottanta? Ancora un'altra storia, ma in quelle serate in cui Bob Symes intervistava modellisti e costruttori di plastici ferroviari, il guado era ancora a metà. Il segreto di quegli anni era viaggiare, ma in pochi potevano farlo (non esistevano neanche le compagnie low cost). Bob Symes è scomparso nel 2015, e sono tanti a ricordare la sua competenza e la sua garbatezza nell'affrontare tanti argomenti potenzialmente complicati. Non era raro vederlo, in queste trasmissioni, vestito di tutto punto nei pressi di una stazione ferroviaria di campagna, intento a spiegare come funzionava un passaggio a livello o uno scambio di rotaia. Della serie Model World uscì anche un libro e credo che di recente sia stata edita la serie integrale su CD-Rom.
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