03 marzo 2019

Come eravamo: Storia dell'automobile nel modellismo



Molti ricorderanno ancora i volumi "I documentari" dell'Istituto Geografico De Agostini di Novara. Si trattava di guide di una sessantina di pagine, che spaziavano dai francobolli alla pesca subacquea, dai gatti agli uccelli canori, passando per i castelli dell'Alto Adige, le conchiglie da collezione, gli insetti, Paestum, le armi da caccia e una varietà di argomenti degni dei quiz della Settimana enigmistica. Pubblicate tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta, queste guide avevano un ruolo oggi inconcepibile; all'epoca contribuivano realmente all'informazione di base su tutta una serie di tematiche allora popolari. Il volume numero 36, uscì nell'ottobre 1971 e fu dedicato all'automodellismo. Il titolo rispecchiava il carattere enciclopedico dell'opera: Storia dell'automobile nel modellismo 1769-1934. "1769?", si potrà chiedere qualcuno. Sì, perché la disamina iniziava dal carro a quattro ruote ideato dall'ingegnere francese Nicolas Cugnot...
Il libro era curato, quasi inutile dirlo, da quell'istituzione che era Edoardo Massucci, e il tutto era a cura del Club delle Quattroruotine. Ho ritrovato questo volume stamani a un mercatino paesano, e a 5 euro era impossibile lasciarlo sul banco. Introduzione di 14 pagine, seguite da una cinquantina di pagine con foto a colori riproducenti modelli in vari materiali e scale, fino al 1934 (chissà poi perché 1934 e non 1938, 1948, 1960 o piuttosto 1965: misteri del passato). Ciò che colpisce è quello che a volte nel blog ho rilevato a proposito del collezionismo di quel periodo: la mescolanza delle scale e dei soggetti, derivata ovviamente dalla relativa scarsità delle uscite, che imponeva ai collezionisti di passare dall'1:43 dei modelli diecast già pronti alla 1:32 o 1:24 dei kit in plastica.

Nell'introduzione, la distinzione fra modelli di serie e modelli artigianali si riferiva poi a una bipartizione fondamentale che vedeva diecast e kit in plastica da una parte (accomunati dal far parte di una produzione in ogni caso industriale) e i modelli autocostruiti dall'altra: per intenderci, quelli dei vari Conti, Da Corte, Brianza, Olive Sans e altri maestri che sovente lavoravano per le case costruttrici. Il libro è interessante non solo per l'ambientazione delle foto, molto allegra e fantasiosa, ma anche per la presenza di pezzi oggi ormai quasi totalmente dimenticati, come i modelli 1:43 autocostruiti da Eduardo Brazao, alcune realizzazioni di Mario Grossi in 1:12 e di Silvio Morselli o di Bruno Reggiani in 1:5 per il Centro Storico Fiat.

Questo è un libro dove opere artigianali convivono con i kit Aurora, Airfix, Hubley e Monogram, i Dugu con i CIJ, i Rio (già affermatisi da qualche anno) con i Corgi, i Rami, i Solido e gli Ziss. Un bel tuffo nel passato, non solo automobilistico, ma anche (principalmente) collezionistico. All'epoca le vetrine della maggior parte degli appassionati erano composte da modelli di questo tipo: kit in plastica montati e diecast più o meno elaborati. Se si era fortunati o abbastanza ricchi da potersi permettere un Brianza o un Conti, questo prendeva posto nella parte centrale della vetrina, magari accanto a qualche cimelio; se invece non si era abbastanza facoltosi o magari si era tecnicamente abbastanza abili, ci si arrangiava con ottone, lamierino, balsa, cartoncino e con tutto ciò che si poteva trovare in giro.

La rivoluzione dei modelli speciali stava arrivando, con i primi tentativi dall'Inghilterra, poi seguiti dai prodotti francesi e italiani. Ma questa è un'altra storia. Il collezionismo di fine anni sessanta-inizi anni settanta si era ormai affrancato da certe ingenuità tipiche dei decenni precedenti, ma era ancora un po' lontano dalle raffinatezze che avrebbero iniziato a caratterizzare i modelli anni ottanta. E' quest'era di mezzo, un po' oscura, che di tanto in tanto riemerge da pubblicazioni o foto ritrovate. Un'epoca in cui la comunicazione fra i collezionisti passava attraverso le riviste, i negozi, le associazioni e le pionieristiche borse di scambio. Era definito "modellismo puro" quello dell'autocostruzione Il resto, almeno da qualcuno, era considerato ancora qualcosa di minor valore, destinato in fondo solo ai ragazzi, ma presto il boom dei kit e più tardi anche dei transkit su base Solido avrebbe dimostrato il contrario. Se vi capita di acquistare questo volume in qualche mercatino o libreria dell'usato non fatevelo sfuggire: vi farà passare qualche ora di puro divertimento, con foto suggestive e testi in un bell'italiano preciso e asciutto, tipico dello stile di Massucci.

5 commenti:

  1. Io ce l'ho. Fin da piccolo lo avrò aperto migliaia di volte e ormai sapevo a memoria le singole pagine con foto a colori e i nomi dei marchi che venivano citati. La 6c 1750 e la Mercer di Olive Sans, la Daimler 1/43 di Brazao, l'Isotta di Brianza. E ancora la Rolls Pocher è la Balilla di Reggiani per il Centro Storico Fiat. Foto di modelli incredibili ancora oggi! E da qui approcciai ai Rio che poi ho comprato in giro per l'Italia dai 6-7 anni in su...

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  2. Sono andato a risfogliare il mio, un po' di nostalgia vedendo i contrassegni vicino ai modelli che avevo, 12 su 114, allora come ora solo 1/43. Della stessa collana ho i due volumi Auto da Corsa e Auto di Formula e Prototipi, rispettivamente n. 10(però una seconda edizione) e 26.

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  3. Io dei due volumi citati da Marco Nolasco ho solo Auto da Corsa, quello con la Ferrari 330 P4 in copertina, a cura di Ferruccio Barnabò (prima edizione gennaio 1968). E' un volume che contiene foto notevoli anche a colori di gare anni cinquanta-sessanta, che non ho più rivisto in nessun'altra pubblicazione.

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  4. E anche più vecchie, fino a inizio secolo.
    L' altro volume, di Franco Lini, uscì nel febbraio 1970 e costava 1200 £. La parte introduttiva, sulle corse, è arricchita da molti disegni di monoposto, scocche e motori.
    La parte centrale del volume è articolata per marche, Cooper, Lotus, Ferrari, B.R.M., Matra, Bugatti (la 251), Honda, Brabham, Porsche, McLaren, Eagle, Lola. Per ognuna una carrellata di monoposto presentate in ordine cronologico, più qualche Auto Union. Curiose le due foto della Benz GP del 1923-24 e dell' Alfa 512. Infine una ventina di foto sulle Sport Prototipo e sulle Can Am.
    Quei due volumetti erano la mia fonte principale per le mie prime elaborazioni da corsa

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  5. Ho iniziato la mia collezione di modelli nel 1978; ho questo libro da allora, trovato su una bancarella di libri usati a Milano, e da allora l'ho sfogliato centinaia di volte, è stato un vero punto di riferimento e ancora ce l'ho in libreria affiancato dagli altri 4 documentari modellestici dedicati a navi, aerei, treni e soldatini.

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