Oggi parliamo di Blue Moon: sottomarchio BBR appena nato con la prima riproduzione in catalogo, l’Alfa 6C 2500 SS. Il modello è declinato in numerose varianti di colore e versione nelle scale 1/43 ed 1/18 (entrambi in resina) per un totale di 19 referenze. Incuriosito dalla novità ho optato per la Cabriolet del 1949 S7N 915870 targata Palermo ma attualmente proprietà di un collezionista olandese con il quale partecipa a numerose gare e manifestazioni (si può osservare verso la fine della pagina http://www.coachbuild.com/index.php?option=com_gallery2&Itemid=50&g2_itemId=19622) . E’ da notare come il concept della nuova linea del marchio di Saronno sia creato qui in Italia mentre la produzione sia appaltata ad una ditta cinese.
Innanzitutto il packaging: nonostante la grafica sia simile
la forma si distingue dalle classiche scatole BBR passando a linee tipiche nel
mondo dei diecast sebbene il cartone sia leggero e poco gradevole al tatto. Al
contrario la basetta e la teca sono in linea con la casa madre: la differenza è
composta dalla targhetta identificativa piuttosto sobria. Il modello in sé
presenta delle ottime linee che trasmettono l’eleganza delle Alfa dei tempi
andati, di pari passo la verniciatura che copre senza soffocare le pannellature.
I pochi ed essenziali fregi sono correttamente riportati tramite fotoincisione
come anche le maniglie e le prese d’aria per il motore. Se la tecnica si addice
allo scudetto centrale, finemente intagliato, lo stesso non si può dire per le
altre quattro prese d’aria presenti: in particolare le due inferiori mancano di
profondità. Rimanendo sul frontale si apprezzano le luci di posizione-frecce
sebbene anch’esse siano fotoincise mentre risultano poco veritiere le calotte
dei fari principali in quanto manca totalmente la bombatura. Passando al
posteriore si fa apprezzare la targa in fotoincisione dipinta per i caratteri in
rilievo nonostante gli stessi siano argento e non bianchi come dovrebbero.
D’aspetto molto economico i fanalini posteriori cromati e dipinti di rosso
trasparente: due gemme non avrebbero guastato. Per concludere l’analisi esterna,
le ruote che hanno un bel disegno del cerchio (con marchio Alfa in decal) e del
battistrada ma purtroppo il diametro è troppo elevato.
In conclusione, promossa? Questa prima referenza di Blue Moon si caratterizza per il prezzo ridimensionato rispetto all’usuale BBR (l’obbiettivo, raggiunto, era rimanere nei 100 € per gli 1/43 e nei 200 per gli 1/18) mentre la qualità si stabilizza su quella di un resincast ben fatto. A questo punto ci si chiede se, sforzandosi, si sarebbe potuto produrre una linea simile in Italia fornendo un valido concorrente ai giganti orientali e rinnovando la tradizione artigianale del Bel Paese. Purtroppo la domanda non ha ancora trovato risposta.
Domanda: rispetto a un Neo (credo il marchio più assimilabile come tipologia di modelli) vedi differenze o un livello migliore? Perché dalla tua dettagliata analisi (il modello non l'ho visto dal vivo ma mi attira) sembra di dedurre che il costo è nei limiti del centone, sì, ma... con manodopera cinese.
RispondiEliminaI direttti concorrenti di Gamma, per esempio, fanno ancora tutto in Italia?
Ecco un altro confronto proponibile, visto anche il loro catalogo di montati nello stesso range di prezzo.
Alle altre domande penso che Andrea saprà rispondere meglio di me, visto che ha sotto mano il modello; per quanto riguarda Gamma, posso dirti che per quanto io ne sappia, fanno ancora tutto a Roma.
RispondiEliminaBravo Andrea, bravo, bravo, bravo.
RispondiEliminaAlfonso
@Casper: ti dirò, rispetto ad un Neo non ci siamo proprio del tutto: sarà perchè l'auto è di per se semplice, senza molte decorazioni o elementi complicati, ma per arrivare a quella qualità manca ancora qualcosa.
RispondiEliminaIl paragone con Gamma mi sembra più appropriato anche se l'assemblaggio e la verniciatura sono migliori.
Un punto a favore del Blue Moon sono sicuramente gli interni che, volante a parte, sono più da Neo che da Gamma.
@Alf: grazie ;)
Considerazioni sparse: non ci sono elementi complessi né numerose fotoincisioni (parliamo di un cabriolet farina anni Cinquanta di linea purissima ed essenziale). Andrea parla di buona verniciatura e buon assemblaggio: quindi il costo di manodopera potrebbe essere inferiore da un lato (applicazione fotoincisioni) elevato dall'altro (cura nella finitura). Buon livello di dettaglio degli interni (importantissimo in un modellino di cabriolet) con qualche ingenuità (volante fotoinciso...) e un errore probabilmente dovuto alla standardizzazione delle parti accessorie (ruote troppo grosse). Resta però l'impressione che, per essere un prodotto engineered in Europe e Made in China (come i Neo, i Silas, gli Spark) il costo sia un po' alto.
RispondiEliminaDirete che sono un pitocco. No, semplicemente considero il rapporto qualità/prezzo fondamentale per la collocazione di un prodotto come questo sul mercato, considerando che tratta di una categoria (gran turismo anni Cinquanta) di nicchia nella nicchia!
Grazie ad Andrea per la sua analisi precisa e competente.