20 settembre 2019

Che ne è stato della Ermini 686? Una storia recente


Officina Osella, 11 maggio 2011: prime prove di
adattamento per il parabrezza per l'uso stradale su
telaio Osella. Sta nascendo l'Ermini 686 (foto David Tarallo)
Al Salone di Ginevra del 2014 venne presentata ufficialmente l'Ermini 686, una biposto sportiva, omologata per uso stradale, ma dalle spiccate caratteristiche corsaiole. La storia forse è nota a molti: una decina di anni fa un gruppo di collezionisti fiorentini pensò di riportare in vita il marchio Ermini, che nel dopoguerra aveva rappresentato forse quanto di meglio l'automobilismo sportivo cittadino aveva rappresentato in termini di costruzione e preparazione. La scomparsa di Pasquino Ermini aveva posto fine ad ogni possibilità di ulteriore sviluppo, non essendoci nessuno in grado di portare avanti i suoi progetti e dare un senso compiuto alle sue ultime idee. Ma l'attività di Ermini aveva comunque lasciato un segno, e nel giro dei collezionisti restavano alcune delle sue realizzazioni, dai telai Sport concepiti a Firenze ai motori preparati e costruiti per essere montati su telai di altri costruttori. Fino ai primi anni duemila, però, la storia completa e dettagliata dell'Ermini era rimasta per lo più sconosciuta anche agli specialisti, mentre quella di altri marchi analoghi (in verità assai più prolifici e con un percorso più lungo, da OSCA a Stanguellini, da Patriarca a Taraschi) era stata ricostruita dagli storici specializzati. Ermini no, era rimasto ai margini, seppur godendo di qualche sporadico tentativo di rivalutazione nei capitoli di qualche libro, come quello dell'ingegner Curami (La Sport e i suoi artigiani) o di qualche opuscolo edito in occasione di rievocazioni storiche come la Coppa della Toscana.
Osella Engineering, 2011: Eugenio Ercoli discute con Enzo Osella
su alcuni aspetti dalla futura Ermini stradale (foto David Tarallo)
Nei primi anni duemila, però, Eugenio Ercoli e Stefano Pandolfi iniziarono un'opera sistematica di raccolta e catalogazione di tutti il materiale su Ermini sopravvissuto alla chiusura definitiva dell'officina nel 1962 e all'alluvione del 1966 (si racconta che molti dei disegni autografi di Pasquino Ermini, conservati negli scantinati della sede dell'AC Firenze, fossero andati perduti proprio durante il disastro dello straripamento dell'Arno). 
Centro S.P.A.Z.I.O. di Firenze, novembre 2007: l'Ermini
Sport Internazionale 1100 fu esposta insieme ad altre
vetture Ermini e memorabilia vari (foto David Tarallo)

A questo lavoro di ricostruzione storica, Ercoli e Pandolfi avevano abbinato anche un'attività di recupero e restauro delle vetture reali, che via via venivano rintracciate nei modi e nelle circostanze più disparate. All'idea di costituire un registro storico Ermini si affiancò il progetto, ben più ambizioso, di costituire una squadra corse e di produrre anche una vettura destinata all'uso stradale. Alla fine del 2012 un'Osella PA21, iscritta dalla Squadra Corse Ermini, partecipò con Davide Uboldi e Fabio Francia all'ultima prova dell'Eurospeed Prototipi, sul circuito di Barcellona. Era un periodo di grande fervore per tutti i componenti della squadra Ermini. Nello stesso periodo fu anche presentato il primo libro completo con la storia dell'Ermini, dalle origini alla cessazione dell'attività, edito dall'ASI e scritto da Eugenio Ercoli, Stefano Pandolfi e David Tarallo. Era iniziata anche la progettazione della vettura stradale, il cui concetto e sviluppo veniva gestito da Enzo Osella. La nuova auto, dotata di motore Renault 2 litri, derivava come telaio dalla PA21 prototipo, e anche l'intero progetto legato al posizionamento e all'utilizzazione del gruppo motore-trasmissione era mutuato direttamente dalla competizione. La vettura, disegnata da Giulio Cappellini, fu collaudata da Simone Faggioli, pluricampione europeo della montagna, e grazie ai suoi preziosi consigli furono adottate tantissime soluzioni compatibili con un utilizzo stradale senza sacrificare un'eredità che restava intrinsecamente agonistica. 
Villa Olmi nei pressi di Firenze, ottobre 2012: Ermini
schierate (con gli autori e il presidente dell'ASI) in occasione
della presentazione del volume "Ermini. L'arte dei motori
a Firenze" (foto David Tarallo)

Alla fine del 2013 l'Ermini 686 (chiamata così per il suo peso, ridottissimo) era pronta per il Salone di Ginevra del 2014 venne allestito un bello stand per la presentazione alla stampa e ai potenziali acquirenti. L'auto raccolse un successo perfino inaspettato, con diversi preordini di clienti già disposti a sborsare anticipi. E allora perché non è successo nulla e ancora oggi l'Ermini 686 di Ginevra è l'unico esemplare esistente? Perché c'è una differenza fra costruire un prototipo e avviare una serie di automobili, anche se in edizione limitata. Le leggi sul territorio italiano sono tantissimi e si può immaginare la complicazione, anche solo legata alla gestione obbligatoria (e decennale!) di un magazzino ricambi. Di idee alternative ce ne sarebbero almeno un paio: proporre la vettura come kit car, oppure cedere il marchio, preferibilmente a qualche grande gruppo (cinese o indiano?) desideroso di accaparrarsi una firma di prestigio per sfruttarla a livello commerciale in paesi con una certa cultura automobilistica. Chissà. Certo è che per il momento il progetto Ermini 686 è compiuto ma non avanza. 
Salone di Ginevra 2014: Simone Faggioli e Enzo Osella
assistono alla presentazione della "686" (foto David Tarallo)
Lo stand Ermini al Salone di Ginevra 2014 (foto David Tarallo)
La vettura singola non è in vendita, visto che la trattativa comprenderebbe ovviamente tutto il pacchetto tecnico insieme ai diritti di sfruttamento del brand. Difficile prevedere uno sviluppo a corto termine, anche perché paradossalmente la richiesta economica è abbastanza bassa (stima 2 milioni - 2 milioni e mezzo di euro), e accedere ai responsabili di grandi gruppi per questo genere di trattativa è tutt'altro che semplice. Vedremo quindi come si evolverà la storia dell'Ermini negli anni venti del secolo XXI. La cosa positiva è che il marchio non sia stato completamente abbandonato e che continui anzi a vivere, più attivo che mai, nelle manifestazioni e nelle rievocazioni, con vetture ben restaurate e in mano a proprietari competenti.
Il motore Renault 2000 montato sulla Ermini 686. La foto
è stata scattata nel settembre 2019 per la mostra "Firenze
da competizione", a Palazzo Medici-Riccardi (foto
David Tarallo)

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