14 ottobre 2016

Suggestioni di un tempo: la Dino 166 P di Tron e un libro di Doug Nye


Domandando agli appassionati quali Ferrari sport-prototipo preferiscano, molti indicheranno la 330 P4, la 512 S o magari la 250 LM, vetture che incarnano mirabilmente l'archetipo dell'auto da competizione. Automobili eccezionali e straordinariamente evocative. Personalmente ho sempre avuto un debole per la generazione delle Dino, non solo la 206 S ma anche la meno nota 166 P del '65, la capostipite di questa famiglia di prototipi.

La riedizione da parte di Tron Models di una serie di montati della 166 P mi ha fatto pensare ancora a una volta all'abbinamento dei modelli con i libri, un po' come i cibi si accompagnano a certi vini. Un modello in resina appartenente al più tradizionale dei filoni degli artigianali italiani: la Dino 166 P di Tron non è un modello economico (ci vogliono 160-165 euro) e ovviamente non è dettagliato come uno Spark, ma ha quello che forse gli Spark non possono dare: un fascino molto sottile e un grande richiamo storico, così com'è. Un modello di una passata generazione che non per questo non è in grado di dire ancora la sua. La 166 P mi evoca sempre un altro modello, molto più lontano nel tempo, prodotto in serie limitata da Eco-Design nel 1984. Un modello che non ho mai avuto e che all'epoca mi sembrava bellissimo, eccezionale. Oggi molto meno ma se ne apprezza l'importanza storica.
Dicevo dell'abbinamento libri-modelli. Per questa 166 P direi che il massimo è Dino - The little Ferrari di Doug Nye, pubblicato nel 1979 in Inghilterra da Osprey e negli Stati Uniti da John W. Barnes jr. Publishing Inc.
Me ne capitò sotto mano un esemplare alla 24 Ore di Daytona del 2003, esposto presso Green Mountain Motorbooks del Vermont e non me lo lasciai sfuggire. E' uno dei libri irrinunciabili nella mia biblioteca. Superato anche questo, certo. Oggi gli standard sono molto più elevati e i lettori più esigenti, ma all'epoca, nel 1979, già avere a disposizione certe foto e certi dati costituiva un passo importante rispetto al nulla!


La storia della 166 P è forse nota alla maggior parte dei collezionisti: furono gli inizi di un accordo con Fiat, che avrebbero poi portato all'uscita nel 1966-67 delle Fiat Dino a motore V6, a propiziare la nascita di una piccola sport-prototipo, denominata Dino 166 P, che fece il proprio debutto alla 1000 Km di Monza del 1965. La bella linea della vettura colpì subito un esperto come Pete Coltrin, che la paragonò, in miniatura, a quella della 250 LM, che la Ferrari stava cercando di far passare come uno sviluppo della 250 GTO per poterla omologare internazionalmente in Gran Turismo...


La vita della 166 P in configurazione berlinetta (nota come telaio 0834, ma vi consiglio sempre un certo sano scetticismo a proposito di questi numeri) fu breve ma intensa: inizialmente equipaggiata con il V6 da 1,6 litri vinse la classe al GP di Roma a Vallelunga con Baghetti, fece un figurone alla 1000Km del Nurburgring (Bandini/Vaccarella quarti assoluti), affrontò la 24 Ore di Le Mans con Baghetti/Casoni e, con un nuovo V6 portato a 2000cc, vinse la salita del Bondone con Scarfiotti, diventando ufficialmente 206 P. Nel corso dell'estate la vettura ricevette una nuova carrozzeria spyder, più adatta alle gare in salita e sempre con Ludovico Scarfiotti andò a vincere la Cesana-Sestriere, la Freiburg-Schauinsland e la Ollon-Villars, concludendo poi al quarto posto al Gaisberg. Questi risultati valsero a Scarfiotti la vittoria nell'Europeo della Montagna.
 Il modello Tron, come detto, risente forse dei segni del tempo, ma questa mandata si contraddistingue per un montaggio accurato, per i gallettoni correttamente orientati e per una verniciatura davvero ottima. Disponibili tre versioni: Nurburgring e Le Mans e la configurazione 2 litri che gareggiò alla Trento-Bondone. Un modello simpatico, da gustare rileggendo le pagine scritte da Doug Nye trentasette anni fa.

1 commento:

  1. "la Dino 166 P di Tron non è un modello economico (ci vogliono 160-165 euro) e ovviamente non è dettagliato come uno Spark, ma ha quello che forse gli Spark non possono dare: un fascino molto sottile e un grande richiamo storico, così com'è."

    E' una sintesi perfetta, di quella ricercatezza, di tutto quello che ci può essere dietro ad un modello e alle sue scelte costruttive, che solo in un prodotto artigianale si può ritrovare. Questa è una linea di pensiero che condivido con David. Fondamentale per capire pienamente cosa vuol dire appasionarsi ad un modelo artigianale

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