12 novembre 2012

Elogio dell'obsoleto (in particolare del Dinky)

Dinky France 24E, coppia di Renault Dauphine. La più rara è quella
di destra, color avorio.
Pochi lo sanno, ma una delle mie passioni automodellistiche sono i vecchi Dinky, in particolare quelli della produzione francese. Porto da sempre un ricordo di un viaggio in Francia fatto a sei anni, durante il quale i miei mi comprarono tre modelli della Dinky: una Fiat 1200 Gran Luce, un'Opel e la VW 1600TL. Erano modelli già piuttosto vecchi - il viaggio si svolse nel 1977 - e inutile dirlo, le scatole sparirono quasi subito e i modelli non conservarono troppo a lungo il loro splendido aspetto da "mint & boxed". Un vero peccato, ragionando col senno di poi, anche se per fortuna tutti e tre i pezzi sono ancora presenti e anzi la VW fa bella mostra di sé in una delle vetrine riservate ai modelli di minor pregio (quelli che possono prendere luce e anche un po' di polvere...). Ricordo ancora il bel negozio dove furono acquistati, un negozio di Nizza che non credo esista più. La passione per i Dinky riaffiorò intorno al 1992, in occasione di alcuni viaggi in Inghilterra, dove acquistai alcuni libri di riferimento. In quegli anni c'era Automobilia di Daniele Mattioli a Parma e ogni viaggio dalle parti di Varano diventava l'occasione per fargli visita. E', quella per i Dinky, una passione che assomiglia molto a certi corsi d'acqua: attraversano decine di chilometri allo scoperto per poi infilarsi sottoterra, riaffiorando però puntualmente dove e quando meno ci si aspetterebbe. L'uscita della nuova edizione del libro di Jean-Michel Roulet sulla produzione Dinky francese (di cui parlerò presto) mi ha probabilmente dato lo spunto per alcune riflessioni, che giungono peraltro in coincidenza di una certa saturazione maturata nei confronti di tutto un modo di intendere i modelli speciali. Sfogliando la recente ristampa della guida di Stéphane Brocard e in compagnia di un paio di Renault Dauphine (rigorosamente senza vetri né interni) ho buttato giù alcuni punti di un "elogio dell'obsoleto", che forse sarebbero piaciuti come traccia in una qualche antica scuola di retorica (!).
Dinky GB, n.238: Jaguar E-Type, variante con cerchi dipinti (in questo caso blu)

Premetto che non ho mai apprezzato troppo quelli che prendono tutto: nel settore degli obsoleti c'è una netta linea di demarcazione fra coloro che raccolgono solo e soltanto modelli perfetti con scatola e quelli che si accontentano di pezzi semplicemente in buone o discrete condizioni. Appartengo al primo dei due gruppi e non me ne sono mai pentito.

*) Gli obsoleti rappresentano la nostra storia, anche dal punto di vista commerciale e aziendale. E' interessantissimo andarsi a leggere le introduzioni dei vari libri sulla materia per approfondire anche le vicende economiche e strategiche dei vari produttori. Su Dinky, Corgi, ma anche Norev è stato scritto molto; un po' meno sulle case italiane, ma qualcosa c'è.

*) Le scoperte continuano e c'è sempre qualcosa da imparare. Colori sconosciuti, produzioni particolari, varianti mai censite... E' un affascinante ponte fra collezionismo classico e antiquariato.

*) I modelli si possono maneggiare liberamente, seppur con un po' di cautela. Certo non giocherei sul tavolo di cucina con l'unico esemplare di Renault Dauphine grigio della Dinky conosciuto al mondo (battuto a un'asta nell'aprile del 2000 a novemilasettecento e rotti euro).

*) I modelli sono ormai vaccinati al trascorrere del tempo. Se un Minichamps vi fa le bolle o un Norev di cinque anni fa vi si sgretola in mano, non credo che avrete da temere più di tanto da un Dinky con 50 o 60 anni sul groppone. Ormai quello che doveva fare l'ha fatto.

*) Non dovete esasperarvi con montatori incompetenti / fantasiosi / inaffidabili né passare ore e ore a cercare l'unica foto esistente scattata al posteriore della Ferrari di Qjarnstrom / Andersson al Midnight Sun Rally del '59.

*) Qui siamo nel dominio dell'antiquariato, come ho detto prima. E la cosa ha il suo fascino. Significa che avete a disposizione tutto un mondo che spesso gli appassionati dello speciale ignorano, dalle aste a Bourges ai vari mercatini, esposizioni, musei e quant'altro. Ovviamente, come nel "nostro" mondo, anche il settore degli obsoleti pullula di squali, ma ci sono anche personaggi assolutamente fantastici.
Coppia di Dinky France: a sinistra, Peugeot 404 (n.553), a destra Renault R8 (n.517)
*) In vetrina, una composizione con cinque o sei Dinky, una latta di olio d'epoca e un vecchio contagiri ci sta da Dio. O magari un vecchio espositore originale, un catalogo o quant'altro. Gli obsoleti fanno "atmosfera" forse come nessun altro automodello.

A differenza degli esercizi retorici antichi, però, non desideravo persuadere nessuno. Volevo solo trasmettere un po' di quella passione per questi oggetti che di tanto in tanto emerge, come quel famoso corso d'acqua.

2 commenti:

  1. Ah... che sapore di vaga nostalgia e vacanze romane! Come qualcuno aveva predetto sul forum di duegi, dopo che mi avevate consigliato di stare attenti alla febbre dell'obsoleto, sono partito per comprarne uno e ho finito per comprarne una ventina.

    Ovviamente, io non posso permettermi i "mint with original box", quindi faccio parte della schiera delle persone che per il momento si accontentano. Però concordo con David. Sono incredibilmente fascinosi. E vorrei aggiungere che se i dinky... però anche i corgi...;-)

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  2. Adesso è tardi, ma dovremo parlare dei modelli obsoleti restaurati, una branca interessante e sottovalutata. Con pochi soldi, e ricambi rintracciabili con relativa facilità, si possono riportare in ottime condizioni un bel po' di Corgi e Dinky della nostra infanzia. Per i modelli italiani, invece, bisogna arrangiarsi...

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