Giusto due righe per ringraziare Umberto Cattani, che ha accettato di collaborare per il blog. Le idee ci sono, l'esperienza è fuori discussione, quindi non resta che augurarvi buona lettura e buon divertimento.
Ferrari 512S
12 ore Sebring 1970
Ferrari Collection 1/43
A cura di Umberto Cattani
Vittoria sul filo
21 Marzo 1970, dopo 12 ore di gara, la
Ferrari 512S guidata prima da Vaccarella e Giunti poi, nelle fasi finali, da
Mario Andretti, si aggiudicò l'unica gara della stagione. Teatro della
vittoria, la Florida, nello specifico il vecchio aeroporto di Sebring, solo 23
secondi separarono sul filo del traguardo la Sport italiana dalla Porsche 908
di Peter Revson e Steve McQueen. La gara fu ricca di colpi di scena, la 512
spider di Andretti e Merzario, a lungo in testa, fu costretta al ritiro a causa
di noie al cambio, ma la Porsche 917 di Rodriguez, subentrata al comando della
corsa, nemmeno lei ebbe fortuna. Un portamozzo,
sollecitato dalle imperfezioni del manto stradale, rese l'anima, offrendo alla
Ferrari la vittoria su un piatto d'argento.
Nelle restanti otto gare del campionato,
la casa di Maranello ottenne solo dei piazzamenti, mentre Porsche collezionò
altrettante vittorie, totalizzando 63 punti contro i 39 dell'avversaria. Un
debacle difficile da digerire...
I collezionisti più navigati conoscono
bene il modello realizzato da Solido una quarantina d'anni fa nella classica
scala 1/43, per tanto tempo restò un mostro sacro nelle nostre collezioni.
Riproduceva la vettura che corse a Daytona, la decorazione era incompleta, la
linea però risultava piuttosto fedele ed era provvista di portiere apribili.
Per quegli anni, era quanto di meglio si poteva pretendere. Il costo era di
circa 2500 lire, ben oltre quanto richiesto dalla nostrana Politoys ma le
caratteristiche erano già quelle del pezzo da collezione mentre la casa
italiana era più indirizzata verso il mondo del giocattolo.
Il tempo è trascorso, di 512S se ne sono
viste molte, soprattutto nell'ambito artigianale. MPA, FDS, GPM ed ultimamente
Tecnomodel, si sono interessate al soggetto, con risultati più o meno
incoraggianti.
Come diecast, erano molti ad attendere
l'uscita in edicola della 512 con gli
orecchioni, dopo quanto realizzato da Brumm. Non crediate si tratti della
versione romagnola della 512 (gli orecchioni sono un primo ricco di calorie che
le azdore preparano nei dì di festa) ma con questo termine erano identificate
le prime 512, provviste di carenatura sul cofano posteriore e di orecchie
dinamiche d'aspirazione, poi abbandonate nel prosieguo della stagione.
L'attesa dei collezionisti è andata
delusa, almeno in parte.
La linea generale è buona, ma sono i
dettagli a recitare un ruolo da comprimari.
Font dei numeri di gara fantasiosi, qualche
decalcomania inesatta oppure mancante, sfoghi d'aria verticali di coda figurati
solo con una vernice nera opaca, interni discutibili, alette di coda incomplete
vanificano i sogni degli appassionati. La 512 che vinse a Sebring era altra
cosa ma, per poco meno di 13 euro, è possibile acquistare quella che è
destinata a divenire la base per un'elaborazione alla portata di tutti, con
spesa relativa, ovviamente senza pretendere troppo e scendendo a qualche
compromesso.
Lasciamo quindi ai tuner più estremi la
responsabilità di prove modellistiche eccellenti, spesso chi si accontenta e si
diverte in questi lavoretti mette in vetrina la soddisfazione personale più che
la perfezione.
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Ecco il modello da cui siamo partiti, prezzo di vendita poco
meno di 13
euro, decisamente poco elevato. |
C'è crisi, quindi spazio al fai da te, ai
pezzi di recupero, all'inventiva. Negli anni del dopoguerra, ci si riempiva la
pancia con tanta fantasia, dopotutto...
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Prospettiva di coda, diversi gli errori evidenziati nel
testo. Font dei
numeri, mancanza di alcuni dettagli come i faretti
che illuminano il numero
sulla portiera. |
Per prima cosa, si deve scegliere una
delle opzioni offerte dal modello: una rinfrescata generale oppure una più
radicale operazione che richiederà interventi invasivi. Noi abbiamo optato per
quest'ultima iniziativa, ma ognuno è libero d'esprimersi come meglio crede.
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I fari
mascherati proprio non ci piacciono, mano quindi a
frese, acetato e gruppi ottici firmati Stefano Adami. |
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Qui ci
siamo limitati a qualche miglioria; rendere aperte le
zone dipinte in nero opaco sarebbe stato un lavoro troppo
impegnativo viste le caratteristiche di base del modello.
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Piuttosto
semplice separare il modello dal pianale, grazie a
viti a croce. |
Un lavoro approfondito richiederà quindi
il rifacimento della scocca, partendo dalla sua completa sverniciatura. Ma solo
se sarete in grado di recuperare tutte
le decalcomanie necessarie sarà possibile rivolgersi a questo tipo
d'elaborazione.
Dopo un bagno nel solvente -sono
necessarie diverse ore perché lo smalto è tenace- la scocca sarà pronta per una
ripulita generale. Lime e carta vetrata saranno protagoniste assolute. La
carrozzeria è priva di grosse imperfezioni, quindi sarà sufficiente una
finitura di routine. Come tinta, si è scelto il rosso Fiat 120, senza
l'applicazione del trasparente finale, allo scopo di seguire più da vicino le
caratteristiche della 512 originale. Quattro o cinque mani leggere e ben stese
sono sufficienti per ottenere la giusta lucentezza dello smalto.
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Altrettanto
semplice scomporre la 512 nei suoi pochi
elementi di base. |
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Dopo un
bagno nel solvente di un paio d'ore, la carrozzeria
è lucidata e pulita dalle piccole bave di stampaggio. Buona la lega
utilizzata per le fusioni. |
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Al
posto dei tappi di rifornimento, ricavati nella stampata,
saranno incollati particolari after-market. La loro sede è già stata
realizzata grazie alla fresa, accessorio indispensabile per ogni
modellista che si rispetti.
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Per gusti personali, non apprezzo molto
le coperture dei fari mascherate. Preferisco di gran lunga i gruppi ottici bene
in vista. Spazio quindi alla fresa perché la coppia di fari centrali va aperta
e lavorare sullo zama non è agevolissimo. E' facile invece rimpiazzare il piano
verticale che ospiterà le parabole principali, ricavandolo da un foglio di
lamierino. Analogo materiale è usato per ottenere i deflettori di coda
inclinati. Sul modello infatti questi particolari s'interrompono troppo presto
mentre nella realtà terminano in corrispondenza dell'arco del passaruota. Il
lamierino va quindi tagliato, adattato poi stuccato per ottenere il profilo
ottimale.
Come già accennato, trattandosi di un
modello da edicola con un pedigree limitato, siamo scesi ad un compromesso: in
coda, non sono state aperte le bocche verticali, troppo il materiale da
asportare e problematico il lavoro che ci attenderebbe aprendo queste porte...
Spazio quindi alla vernice nera, satinata
perché rappresenta meglio i giochi d'ombra. I cerchi con relative gomme sono
stati rimpiazzati da altri, al centro sono inseriti bulloni in alluminio. Il
tergi a compasso è ora in metallo fotoinciso, sul lato destro è inserita una
presa aria supplementare davanti alla ruota posteriore, ricavata anche questa
da un foglio di lamierino. Sempre su questo lato, in corrispondenza della
portiera, vanno praticati due fori che ospiteranno le lucine che illuminano i
numeri di gara.
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Sul lato
sinistro sarà incollata la presa d'aria
supplementare, in Florida fa sempre molto caldo... |
La carenatura del vano motore è ben riprodotta, va solamente
aggiustata nel bordo inferiore per togliere qualche lieve imperfezione nello
stampaggio. Le aperture orizzontali delle persiani vanno simulate grazie a filetti
neri in decalcomania. Gli interni sono storicamente sbagliati: i sedili ed i
pannelli orizzontali di copertura sono stati rimodellati e dipinti in rosso
amaranto opaco, la strumentazione è stata aggiunta al pari del selettore del
cambio, fotoinciso. La leva che aziona le marce è ora un pezzo tornito, il
tutto naturalmente proviene dalla magica scatoletta dei ricambi. Cinture in
tela con relative fibbie fotoincise completano finalmente gli interni, così più
fedeli. Il profilo del lunotto che separa l'abitacolo dal vano motore va
dipinto in rosso per regalare un tocco finale prezioso.
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In coda
saranno incollati i due flap di sostegno, realizzati
in lamierino. Supporteranno lo stucco per raccordare quelli
originali, incompleti.
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Non dimenticate la pedaliera, anche
questa fotoincisa, magari a lavoro finito non si vedrà ma voi, sapete che c'è e
tanto basta!
Come già sottolineato, la coda deve
scendere a compromessi, ciò nn toglie che potremo rimpiazzare i terminali di
scarico con tubicino d'alluminio su cui applicheremo le coperture antifiamma,
anche queste ritagliate ad arte dal solito ed immancabile foglio di lamierino.
La scatola del cambio va dipinta utilizzando un mix di vernici oro ed
alluminio.
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I
particolari ora sono incollati in sede, con un prodotto a
base cianocrilata. |
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Stucco a
palate, sull'anteriore un profilo in resina
cosparso di grasso consente di modellare perfettamente la zona dei
fari centrali, ottenuta con frese e lime.
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Avendo tolto le tre asole su cui era
inserito il parabrezza, rimpiazzato da un elemento termoformato, il cruscotto
va stuccato anteriormente.
Dopo la verniciatura, il modello passa
direttamente nel reparto grafico: le decalcomanie sono importanti e vanno
applicate ad arte. Non dimenticate la parte inferiore della carrozzeria dipinta
in alluminio, naturalmente. Mano poi al pennello, spazio all'elettrauto- i fari
anteriori sono quelli realizzati dal celebre tuner Stefano Adami-un ultimo
ritocco di colla per applicare il deflettore sul tetto dato che l'originale,
ricavato direttamente in fusione, era inadeguato, ed il vostro modello sarà
pronto per la vetrina che potrà essere quella originale, una teca che ci sembra
adeguata al prodotto.
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Anche gli
interni sono bisognosi di cure amorevoli, gli
originali erano del tutto fuori luogo. |
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Si
provano le scarpe nuove, corredate da bulloncini e gomme
adeguate.
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Sul lato
destro sono praticati due fori per ospitare le
lucine d'illuminazione per i numeri. In basso, ecco la presa aria supplementare. |
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I faretti
centrali hanno ora la loro sede, privata della
copertura originale. |
Vi siete divertiti? Noi lo speriamo,
guardando al portafoglio, abbiamo materializzato ed ottimizzato al meglio la
massima "poca spesa, grande resa". Non sarà un capolavoro
"giallo" ma è pur sempre un'onesta riproduzione della vincitrice
della 12 ore di Sebring 1970. Altri tempi, altre corse ed altre realtà, un
tuffo in un passato che probabilmente alcuni non conoscono e la scusa per
sfogliare qualche bella pagina di storia, ma di quella grondante benzina, olio
e passione. Insomma, uno sguardo pieno di nostalgia per quel Mondiale Marche
che molti di noi hanno vissuto celebrando l'eterno duello tra i due cavallini.
Nel 1970, la giumenta di Stoccarda vinse con parecchie incollature di vantaggio
ma ci sarà poi l'occasione per prendersi qualche rivincita.
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Sul tetto
è stato eliminato lo sfogo d'aria ricavato per fusione.
Al suo posto, spazio all'acetato. |
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Gli
interni sono pronti, radiatori, pedaliera, selettore
cambio e fibbie delle cinture sono fotoincisi. |
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La
scocca, dipinta alla nitro e priva di trasparente, è terminata;
sono servite quattro mani per ottenere una superficie lucida
e compatta.
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Il
modello è finalmente pronto per la vetrina, sono state
necessarie alcune ore ma tutto è filato via senza troppi problemi. Il
parabrezza originale è stato rimpiazzato da un altro in acetato. |
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L'altro
lato della 512, quello visibile dai box. |
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Un tre
quarti di coda, aprire gli sfoghi aria sarebbe stato
problematico, accontentiamoci di dipingere le zone in nero satinato,
tinta che regalerà il migliore compromesso tra luci ed ombre. |
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Dal
sovrappasso di Sebring era possibile vedere la 512
vincitrice in questa prospettiva... |
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Calate le
tenebre, la 512 si è privata delle coperture sui
fari. A noi, piace più così, senza occhiali da sole... Stefano Adami
con le sue belle lampadine in scala illumina la strada! |