17 luglio 2012

Riflessioni di metà luglio: tagli, ritagli e frattaglie


Colleziono modelli da quasi 35 anni. Probabilmente continuerò a farlo finché non passerò a miglior vita. Ci sono stati alti e bassi in questa vicenda di collezionista e come capita a tutti la mia raccolta ha cambiato pelle nel corso dei decenni, dandosi direzioni fondamentalmente coerenti fra loro ma comunque via via abbastanza diverse nelle forme e nei modi.
E' stata questione di scelte, di disponibilità, anche di maturazione. I cambiamenti, poi, sono arrivati spesse volte all'improvviso nella loro radicalità. E' accaduto forse qualcosa del genere anche di recente, un fenomeno preceduto da pochissimi segnali o piuttosto da nessun segnale Per varie ragioni ho dovuto fare una scelta di ciò che avevo accumulato in questi ultimi due o tre anni e ho scoperto di avere ammassato praticamente di tutto, in barba al proponimento che mi vedeva privilegiare i modelli AMR e derivati. C'era di tutto: kit montati, kit da montare, alcuni diecast e via di seguito. La scelta, però, non è stata facile: “questo no, questo neanche, questo mi piace troppo, questo è troppo importante / raro / significativo / rappresentativo” e via di seguito con le scuse.
C'erano le cosiddette “mini tematiche”, che alla fine crollano come castelli di carte: se si toglie un tassello, tutti gli altri vengono via perché sparigliata la serie non ha senso tenere una campionatura incompleta di quello che era un gruppo compiuto. All'inizio è certamente una specie di dolore ma poi ho scoperto che man mano che i modelli partivano per le destinazioni più varie, essi non mi mancavano più. Come se non li avessi mai avuti. Mi sono chiesto se tutto ciò si verificherebbe anche se arrivassi a vendere qualcosa di più sostanzioso, che peraltro non è sfuggito a una disamina un po ' più attenta. I modelli hanno il valore (affettivo) che noi stessi attribuiamo loro. Né più né meno di questo, al di là del valore economico, più o meno oggettivo. Semplicemente in questo periodo tendo a guardarli tutti con altri occhi, magari un po' impietosi e spesse volte ci vedo solo i difetti. Quando riscontro in me stesso atteggiamenti di questo genere, capisco che è il momento di prendersi una pausa; è il segno che qualcosa sta cambiando o è già cambiato e allora bisogna avere l'umiltà o la pazienza di aspettare che le cose riprendano il loro corso.
I miei interventi sul forum Duegi sono ormai limitatissimi, non perché non ami certi argomenti proposti, ma perché non mi appartengono più. Non so esattamente cosa invece mi appartenga. Quando vedo alcuni montaggi che fino a qualche mese fa mi entusiasmavano, non riesco neanche a capirli: mi sembrano naif, pretenziosi o semplicemente inadeguati. Eppure ne ho in casa diversi. A volte penso che abbia piuttosto un senso concentrarsi sull'aspetto storico del modellismo, per non incorrere nelle delusioni di un modello montato oggi con le migliori intenzioni ma che magari scivola sulla buccia di banana di uno strafalcione documentario. Come ho scritto anche altrove, un modello montato 30 anni fa ha il suo senso e non ci si cura troppo della sua esattezza storica (a meno che non sia grossolanamente sbagliato).
Ho osservato qualche settimana fa una GTO 64 montata da Magnette nel 1984. Essenziale, niente fuori posto: un montaggio fatto all'epoca del kit con una precisione impressionante ma (forse) nulla di più. Eppure conserva un segreto. Mi sono detto che è probabilmente questo ciò che in questo periodo inseguo – e me lo sono detto pensando, con un angolo del cervello a tutti quei modelli “secondari” che ho venduto e che non ritroverò più, ma questo è un altro discorso. Mini-tematiche chiuse che non si riapriranno, semplicemente perché si sono aperte un po' per caso. Ma il nucleo, almeno per ora, resta. Non mi soddisfano più i montaggi di kit datati, semplicemente aggiornati; men che meno mi convincono certe finiture lucide con il trasparente sopra, per quanto lontanissime dalla caramellosa artificialità dei BBR.
Non mi piacciono neanche i dettagli affastellati per accumulo, ognuno dei quali implicherebbe la modifica o la ricostruzione di qualcos'altro, in una spirale pressoché infinita di aggiustamenti che condurrebbe assai lontano. Preferisco i vecchi factory built nella loro essenzialità. O, in alternativa, qualcosa di molto più elaborato, come la Dino 246 GT che Roberto Quaranta sta completando in queste settimane. Tutto ciò che sta in mezzo lo vedo come un vorrei-ma-non-posso. Intanto, nella ricerca di una maggiore chiarezza nelle mie attuali direzioni di collezionista, sono partiti tanti modelli. Ho fatto bene? Ho fatto male? Troppo facile richiamare la metafora della potatura degli alberi. Ma i rami secondari sono sempre ricresciuti e anche questa volta ricresceranno più forti e più significativi che mai.

11 commenti:

  1. Curiosità in parte appagata.....

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  2. Dicesi: scazzo...
    Alfonso

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  3. David magari osservando spesso modelli impeccabili montati alla perfezione secondo me l'occhio si abitua, anzi si vizia, a certi canoni e quando ne vedi a decine dopo un pò uno ha bisogno di "staccare".
    Ma non è che senti il bisogno di cambiare scala?
    Quello che intendo dire è che modelli belli ne hai tanti e, a quanto vedo da ciò che pubblichi, in scala 1/43 a parte qualche deviazione in campo ferroviario (anche io ho qualcosa di rotabile eheh).
    Potresti provare con qualche modello 1/18; sinceramente io amo la scala 1/43 però le scale più grandi mi affascinano a partire dall'1/18 per non parlare poi dell'1/12 o 1/8.
    Un bel CMC 1/18 prima o poi mi piacerebbe acquistarlo. Ci sono molti dettagli che sull'1/43 non sono logicamente riproducibili...
    Io non ho mai venduto modelli miei perchè mi ci affeziono (anche se devo dire che non ne ho tanti di modelli però...). Conservo ancora i miei primissimi modellini con i quali ho iniziato nel 1995 per me sono un pò come il primo Cent di Zio Paperone.
    E' giusto quando dici che se ad una tematica togli un tassello tutto il resto casca da solo perchè viene a mancare la trama a meno che uno non se ne liberi per rimpiazzarlo con lo stesso modello ma di miglior qualità!

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    1. Caro Riccardo, anch'io conservo i primissimi kit Solido che montavo a 8 o 9 anni; quelli non li venderei mai perché hanno un enorme valore affettivo (e un valore economico praticamente prossimo allo zero).
      Non comprerei mai un CMC perché mi sa di giocattolone; le scale più grandi mi hanno sempre affascinato, ma più che altro la 1:24 o la vecchia 1:20, di cui Tamiya è stata forse una delle migliori rappresentanti. Un modello grande, così come un 1:43, non lo concepisco apribile. I CMC sono certamente bellissimi, ormai hanno raggiunto livelli impensabili anche fino a un paio di anni fa ma non mi emozionano. Sono comunque dei prodotti industriali, tra l'altro con una grossa probabilità di non durare nel tempo (vedi le famose "fioriture" delle vernici). E' ormai da anni che non compro dieacast cinesi (per diecast intendo quelli in zamac), vuoi perché ormai definitivamente superati dal gruppo Spark, vuoi per le note problematiche legate alla durata negli anni.
      E' vero quando dici che forse ho subito una specie di "indigestione", e ora sto rallentando e guardandomi intorno. Continuo a vedere in giro belle cose ma è parecchio diminuita la voglia di inseguirle. Sono svariati mesi, ad esempio, che non metto in cantiere un montaggio di Alberca e se devo essere sincero, ho perso parecchio entusiasmo anche nei confronti della Dino che Roberto Quaranta mi sta finendo, forse anche a causa dei 5 anni di attesa, nei quali possono cambiare molte cose. Sarà comunque un bellissimo modello che avrà il suo senso anche se dovesse restare un pezzo a sé nella collezione. Ora come ora preferisco i montati storici, magari un bel JPM di 20 anni fa, che è da accettare così, piuttosto che inseguire la chimera dell'esattezza storica su montaggi recenti che alla fine non mi emozionano. Continuerà il programma dei montaggi di Renardy su kit in resina (Starter, Provence Moulage, MRE, Record ecc) perché essi fanno parte di una serie "coerente" come si diceva, composta da vetture sport e GT competizione degli anni 60-70-80 che restano le mie preferite in assoluto e che AMR non ha quasi mai riprodotto. Mi piacciono ancora i factory built di pochi, selezionati artigiani (Axel'R, Vroom, Marsh Models, Fadini, tanto per citarne alcuni) che danno ancora il gusto del vecchio speciale montato. Sono sicuro che da ogni trasformazione nasce l'energia per trovare nuove strade.

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    2. David sul discorso delle parti apribili condivido solo in parte la tua opinione perchè alcuni modelli sono, a mio avviso, interessanti.
      Spesso le aperture danneggiano il modello perchè si notano troppo i tagli nella carrozzeria ma altre volte sono molto meno evidenti!
      Parlando degli 1/18 e senza prendere in considerazione Mattel Hot Wheels che sono giocattoloni, anche se alcuni modelli come la Ferrari 599XX di (Elitè Series ovviamente) non è malaccio tenendo conto anche che costa meno di 100 euro.
      Ma i CMC sono interessanti... in particolare amo la 250 Testa Rossa (quella con i fari sporgenti), è bellissima secondo me! Non mi piacciono invece la 250 GT SWB che ha delle cromature attorno ai vetri TROPPO spesse che me la fanno disprezzare come il 682 RN2 Bartoletti di cui abbiamo parlato molto in altro luogo... troppi errori sia storici che di progetto (ad esempio le frecce laterali moderne per il primo e le targhe per il secondo).
      I BBR e i Kyosho li giudico bei modelli ed è affascinante poter aprire uno sportello e vedere gli interni, sempre che questi siano ben realizzati, ovvio!
      Parlando poi di Kyosho 1/43 ho qualcosa tipo le due versioni della Daytona o la F50 coupè ed ho visto la FXX di Kyosho con le sue aperture... mi tengo ma sono tentato...
      Perchè quindi non concepisci un modello apribile?
      Poi oh... i gusti sono gusti e ciò che piace a me può non piacere a te e viceversa!

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    3. Che ti devo dire, Riccardo... Non mi hanno mai attirato i modelli apribili perché non sono affascinato dalla riproduzione delle meccaniche a meno che non sia assolutamente perfetta. Al limite preferirei uno di quei bei motori fatti da Terzo Dalia, da esporre come pezzo a sé. Ma tutto il resto mi sa di inutile virtuosismo, una specie di specchietto per le allodole. Non considero i modelli apribili un'evoluzione dei curbside, ma piuttosto due modi diversi di intendere le riproduzioni. Per me un modello statico deve essere chiuso perché ciò che ammiro in esso è la forma globale, non la possibilità di fargli fare cose che farebbe la macchina vera. Non mi piacciono quindi nemmeno gli sterzi funzionanti, le sospensioni o quant'altro. Certo, è questione di gusti ma mi attira molto di più un OttoMobile che un CMC.

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    4. Terzo Dalia... tiri in ballo il top del top!!!
      Ho i tre numeri de "La Manovella" che parlano delle sue opere (d'arte)!
      Sono dei motori reali in scala ridotta.
      Paragonare i suoi motori a quelli realizzati da CMC o Kyosho o qualsiasi altro è come confrontare una Panda con una Testarossa (con tutto il rispetto per entrambe per la loro importanza nella rispettiva categoria).

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    5. Appunto. E un Dalia si compra con qualche decina di CMC, ma vuoi mettere la soddisfazione. E' questione di scelte. E' ormai da tempo che il "numero" dei modelli non rientra più nelle mie priorità. I CMC sono e restano delle cineserie, per quanto di lusso.

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  4. E' abbastanza palese che non è possibile mantenere la concentrazione su un particolare aspetto della propria vita = figuriamoci una collezione = la vita è sempre un up-and-down = vi sono gli hypes dove si comprerebbe anche la fontana di Trevi e i downs dove si venderebbe anche il Duomo di Milano = ho conosciuto pochi collezionisti che hanno saputo tenere un coerente equilibrio nel corso degli anni = le numerose collezioni che ebbi modo di acquistare sono la testimonianza dei downs = naturalmente non ho alcun consiglio da dare perchè è pressochè impossibile mantenere una coerenza in relazione alle emozioni = forse l'unica cosa che posso dirti David è di non cedere troppo facilmente agli impulsi = come avrai notato, alcune volte subentrano i rimpianti = bello comunque constatare quanto il collezionare automodelli rimarrà sempre una parte della tua vita... sino alla fine.

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