Maurizio Tabucchi, Autodelta. L'Alfa Romeo e le corse 1963-1983, Giorgio Nada editore, Vimodrone (MI) 2012, pagg.308, euro 48,00.
Maurizio Tabucchi era probabilmente la persona più adatta a scrivere una storia dell'Autodelta, argomento sul quale esistevano fino all'uscita di questo libro ancora diverse lacune. Mancava infatti un'opera organica sulla nascita e sullo sviluppo della struttura che per vent'anni è stata sinonimo di Alfa Romeo nelle corse. Tabucchi è certamente uno degli storici dell'auto italiani più apprezzati al giorno d'oggi, vera autorità in materia di Alfa Romeo e profondo conoscitore della realtà automobilistica nostrana. Lo scopo del libro (uscito in questi giorni) è stato raggiunto? La domanda si impone, magari un po' troppo brusca ma motivata: il rischio era quello di scivolare nella semplice storia sportiva dell'Alfa, mentre l'intento era quello di tracciare sì le vicende agonistiche del Biscione, ma nell'ottica di ricostruire la storia della struttura diretta da Carlo Chiti, che ha condotto l'Alfa Romeo fino ai primi anni ottanta.
Se i due temi sembrano esattamente gli stessi, in realtà il taglio necessario è leggermente diverso, ed è proprio in questo nodo che risiede il maggior difetto del libro: per diverse pagine si ha la sensazione di trovarsi di fronte all'ennesima storia sportiva dell'Alfa. Non che ci sia nulla di male in tutto questo, e d'altra parte "reggere" il tema principale spesso in assenza di fonti certe o sufficienti a sostenere un'opera di tale ampiezza non è cosa semplicissima. Certo, il libro presenta in appendice diverse testimonianze dirette, riportate a mo' di intervista, con le alcune delle personalità che hanno reso celebre l'Autodelta (piloti, tecnici, progettisti, collaudatori), ma è come se si deviasse sempre di qualche grado dall'obiettivo posto.
Il volume si apre con un breve riassunto dell'eredità sportiva dell'Alfa Romeo prima della nascita della struttura satellite, per poi entrare in medias res con gli anni delle varie GTA, TZ, 33 e così via. Soprattutto per la GTA la sensazione è che si sia usato molto del materiale già pubblicato in altre opere (non ultima la storia di questo modello, opera dello stesso Tabucchi) e paradossalmente la parte più nuova e interessante è quella dedicata al periodo compreso fra la metà degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, quando si interruppe la fallimentare esperienza in Formula 1.
Vi sono tuttavia troppi pochi retroscena e troppa storia "annalistica" com'è uso di una certa tradizione britannica (in primis Anthony Pritchard) che tende a inzeppare i capitoli di descrizioni di risultati e mezze cronache di gare, poco interessanti perché o risapute o tranquillamente riassumibili in un'appendice dedicata al palmares (appendice tra l'altro presente nel libro), a meno che non servano a spiegare un particolare aspetto delle vicende.
Si ha - come dire? - la sensazione di qualcosa di incompleto, pur se ben scritto e ben confezionato, come ci si attende da uno come Tabucchi. Forse, ripensandoci bene, lo scopo del libro era davvero solo quello di raccontare la storia sportiva dell'Alfa nel ventennio dell'Autodelta, e allora in questa prospettiva la collocazione di questo volume può essere riconsiderata sotto un aspetto più neutro, recuperando una maggiore coerenza rispetto agli intenti.
Resta però l'impressione di un libro che non è riuscito a raggiungere del tutto gli obiettivi che si poneva, pur costituendo comunque un titolo che nella biblioteca di uno storico o di un appassionato dell'auto non dovrebbe mancare.
David, ne approfitto, non sapendo come inviarti le foto del libro, per segnalare anche l'uscita di un'altro tomo dal titolo "La Ferrari secondo Forghieri dal 1947 a oggi" di mauto Forghieri e Daniele Buzzonetti, euri 50,00. Sempre di Nada Editore.
RispondiEliminaPer quel che mi riguarda un bellissimo libro, interessante, molto tecnico e con foto ovviamente già viste, ma non potrebbe essere ormai altrimenti.
Se ti capita di dargli una scorsa metti due cosine di tuo.
Ciao. Mario (Bimario)
...ovviamente Mauro, mauto non lo conosco.....
RispondiEliminaGrazie Mario, il libro di Forghieri me lo sono procurato al momento dell'uscita e mi pare validissimo, ben scritto e anche con tante foto interessanti. Seguirò il tuo consiglio e pubblicherò una recensione quanto prima.
RispondiEliminaIo ho il primo libro di Forghieri "30 Anni di Ferrari e oltre..." e mi è piaciuto molto!
RispondiEliminaQuesto "La Ferrari secondo Forghieri" (che non ho ancora avuto tra le mani) è un libro nuovo oppure un'evoluzione del primo con più o meno il solito testo con l'aggiunta di fotografie ed il cambiamento del formato?
Certo è diverso nel formato ed ha un bell'apparato iconografico ma non vorrei acquistare un libro con l'effetto "copia-incolla" per quanto riguarda il testo...
Parlando invece del libro Autodelta capisco la delusione tua David come sinceramente mi lasciano perplesso gli ultimi libri Giunti-Giorgio Nada Editore: Ferrari Mondiali (che ho), L'epopea delle Sport Prototipo, La Storia della Formula 1... in quanto vogliono condensare anni di storia in poche pagine il tutto per un prezzo accessibile a tutti.
In quello sulle Sport-Prototipo ci sono alcune belle fotografie ma apprezzo maggiormente il libro Sport & Prototipi Italiani di Rastrelli che mi elenca in ordine alfabetico tutte le Case che hanno costruito questo tipo di vetture mentre in quello Giunti ci sono alcuni "flash" con una breve storia niente più.
Insomma... conviene riempire la libreria di libri "low cost"? Un pò come succede per i modelli; ora il mercato degli edicolosi sta coprendo praticamente tutti i campi dalle vetture racing ai furgoni pubblicitari e ci riempiamo (io sinceramente no) la casa di modelli da 10 euro tanto per dire "Io ce l'ho"... Poi certo salendo di prezzo c'è sempre da far differenza tra un die-cast (Ixo) ed uno speciale (BBR) ma li si sale di parecchio ;)
Il problema spesso non sono tanto gli autori quanto le scelte delle case editrici (soprattutto italiane), a volte ai limiti dell'assurdità quando non dell'autolesionismo. Anche nel caso del libro di Alberto Rastrelli (che per me è un fraterno amico), so quanto si sia dovuto combattere con alcune scelte dell'editore. Il libro di Alberto è qualcosa di veramente unico e nasce da una ricerca trentennale che nel nostro settore non ha praticamente eguali. L'idea di includere nel libro anche i costruttori maggiori (come appunto Alfa o Abarth) fu dell'editore, ma inizialmente l'idea era partita per fare un'opera sui "piccoli" costruttori italiani. In quel caso si posero comunque delle questioni metodologiche solo parzialmente risolte: come considerare, ad esempio, quelle vetture turismo e GT talmente modificate da dover correre in Gruppo 5 (1975) e in Gruppo 6? Era lecito inserirle oppure no? Per fortuna certe insisitenze dell'autore sono servite ad evitare scelte sbagliate, visto che gli editori (o certi editori) tendono a non pubblicare foto rarissime con la scusa che sono brutte... e magari sono le uniche che esistono, costituendo un patrimonio e una documentazione senza pari! Quando lavoravo a Toscana Qui, il mio direttore Giorgio Batini usava dire che gli editori sono nella maggior parte dei casi dei petrolieri, e non lo diceva certo per fare loro un complimento. Tornando al libro di Alberto, in quel caso il criterio della lista alfabetica dei costruttori era l'unico modo per affrontare con una certa scientificità l'argomento. Purtroppo la seconda parte dell'opera non è mai uscita, e per il momento Alberto sembra piuttosto scoraggiato a farla pubblicare. Peccato perché anch'essa era (e resta) di estremo interesse, arrivando ai nostri giorni per costruttori come Osella, Lucchini, Tampolli e tantissimi altri. Anno dopo anno l'autore continua a documentarsi ma - ripeto - una pubblicazione mi pare al momento abbastanza difficile, per vari motivi (soprattutto è una questione di entusiasmo, ora un po' scemato). L'opera di Rastrelli idealmente riprende il libro di Curami e Vergnano che si ferma al 1965, ovvero alla fine della categoria sport; esiste una leggera sovrapposizione, visto che Sport e Prototipi Italiani inizia dalle prime vetture a motore posteriore, che risalgono alla fine degli anni cinquanta.
RispondiEliminaCredo che David si sia focalizzato su altro libro, almeno a me pare di interpretare così la sua risposta. Dato che anch'io ho lo stesso titolo da te citato, ti posso dire che a me pare tutt'altra cosa. Molta tecnica e belle fotografie. Praticamente il sunto del libro stesso lo trovi in quarta di copertina dove si riporta la frase dell'Ingegnere Forghieri che scrive e dice: " provo ancora un gran fastidio quando sento dire che le Ferrari del mio periodo vincevano per la superiorità dei motori mentre i telai erano inferiori alla concorrenza. Un falso storico assoluto!"
RispondiEliminaQuesto per dirti che nell'altro si descrivono momenti di vita vissuta delle persone facenti parte della Scuderia, questo, invece, dalla parte assolutamente tecnica. Però non l'ho ancora letto sino alla fine.
Mario.
Sapevo anch'io di una futura seconda parte del libro di Rastrelli (si nota anche dal numero "1" riportato anche sulla copertina del libro).
RispondiEliminaCredo abbiano fatto bene ad inserire anche i grandi costruttori (te nomini Alfa e Abarth) per tener fede al titolo che è appunto "Sport & Prototipi Italiani" e quindi mi pare giusto menzionare TUTTI i costruttori italiani anche se non in maniera troppo approfondita altrimenti ne verrebbe fuori una Treccani...
Trovo giusta la scelta di elencare i vari costruttori in ordine alfabetico che a prima vista può sembrare un pò scontato ma vista la vastità dei marchi se avessero deciso di impostare il libro in ordine di anno magari sarebbe stata più difficile la consultazione (anche se aiutata da un eventuale indice analitico).
Certo l'editore deve indirizzare l'autore del libro in modo che inserisca testi e foto che colpiscano il lettore e lo spingano all'acquisto e secondo me ne è uscito un bel libro e spero che riescano a sfornare anche il secondo!
Quanto sul libro di Forghieri, invece, credo proprio di acquistarlo :) !