31 gennaio 2018

Perché non sono d'accordo che Spark rappresenti il miglior rapporto qualità-prezzo


Questo blog è spesso andato contro corrente, non per il gusto della contraddizione fine a se stessa ma perché si è sempre cercato di analizzare certi fenomeni considerati come appurati e di andare un po' più a fondo delle cose. Se la direzione sia stata giusta o sbagliata l'hanno poi detto i fatti, ma sono felice - come si suol dire - di averci "preso" in molti casi. Capita che un concetto diventi di dominio pubblico e sia considerato come assodato, dopodiché la maggior parte della gente si trova a rimasticarlo quasi meccanicamente dandolo così per incontrovertibile o per assolutamente vero. E' il caso della frase che sento ripetere sempre più spesso: "gli Spark rappresentano il miglior compromesso e offrono il miglior rapporto qualità-prezzo". Ormai è diventato un assioma. Oltretutto alcuni si illudono di aver instaurato un dialogo con la casa produttrice, che per mezzo di alcuni suoi collaboratori è presente su vari forum dando l'impressione di un'apertura al dialogo. Il discorso sarebbe articolato e ci tornerò sopra. Per il momento sarà utile buttar giù qualche concetto che ho cercato di elaborare in questi anni in cui Spark è effettivamente diventata il leader del mercato dell'1:43, scalzando dal ruolo Minichamps, protagonista incontrastata fino a una quindicina di anni fa.

Il discorso potrebbe sembrare provocatorio: gli Spark, per quello che sono, non costano poco. Se escludiamo i prezzi proposti dall'importatore ufficiale, assolutamente fuori mercato, non è che all'estero uno Spark te lo tirino dietro: con prezzi che oscillano fra i 55 e i 60 euro, siamo in presenza di modelli che tecnicamente nel tempo non si sono evoluti. Le caratteristiche di uno Spark di oggi sono le stesse di uno Spark del 2010 o del 2015: stessi compromessi tipo le ruote BBS in plastica, le cinture di sicurezza in decals, i pilotini improbabili, le decals raggruppate in un solo film, con effetti talmente antiestetici da far preferire... i modelli stradali. Forse, come afferma qualche collaboratore di Spark, alcuni master sono stati modificati, ma l'esattezza delle linee, a parte alcuni casi clamorosi non è quasi mai stata in discussione (una recente eccezione può essere la Porsche 908/3 della Targa Florio 1970, che francamente non si sa da dove sia sbucata).

Se oggi un Minichamps può considerarsi "costoso" perché rispecchia una filosofia progettuale e costruttiva di fine anni novanta (stiamo parlando dei diecast, non dei resincast che sono comunque prodotti da Spark per conto di Minichamps), uno Spark dà l'illusione di valere di più del suo prezzo per tanti piccoli particolari che ne fanno - come direbbe qualcuno - uno "specialino". D'accordo: ma quello che ottenete per 55-60 euro, è comunque un modello che alla fonte ne costerà sì e no 10.

C'è ovviamente dietro tutto un lavoro di ricerca, di prototipazione e di montaggio che ricorda da vicino i processi dei modelli speciali, ma la vera differenza è sempre la scala industriale alla quale si appoggia tutta l'organizzazione commerciale. Il rapporto qualità-prezzo, inoltre, è come dice la parola stessa, una risultante, che non ha valore assoluto; un modello più caro di uno Spark potrebbe avere un rapporto qualità-prezzo più favorevole. A mio avviso i modelli con rapporto qualità-prezzo più favorevoli sono e restano per il momento quelli che vi farà un amico artigiano, soprattutto se vi applicherà delle tariffe vantaggiose. Pagherete sempre un modello quei 100-150 euro (magari anche meno con un po' di fortuna), ma avrete fra le mani un pezzo quasi unico, sul quale saranno stati fatti tutti quegli interventi che lo avvicineranno molto di più ad uno standard con meno compromessi possibile.

Ovviamente un artigiano non avrà mai nella sua gamma la varietà di una Spark né potrà montarvi tutti i modelli che Spark produce mensilmente; però qui non si parla più di qualità, ma solo della capacità di soddisfare le pulsioni di accumulo di collezionisti i cui comportamenti sfiorano la compulsività.

Ci si illude che Spark migliorerà i propri prodotti. Idea falsa. A Spark va benissimo così com'è, e quando subentrerà un competitore più determinato o con modelli meno costosi e di miglior qualità, la baracca verrà chiusa per dedicarsi ad altri settori merceologici. Non avremo mai uno Spark con i cerchi BBS torniti o con ancora più dettagli, per il semplice motivo che l'azienda ha deciso che è in questo modo che si guadagna e i margini non debbono essere assottigliati. Probabilmente hanno anche calcolato che un modello come alcuni collezionisti auspicano costerebbe quegli 8-10 euro in più che ne decreterebbero l'insuccesso a un livello mondiale. Spark non è un marchio artigianale e non può permettersi di lasciare le strade battute dove si trova la maggior parte dei collezionisti. E' questa la contraddizione - ma se vogliamo anche il fascino - di un marchio come Spark.

Fatte tutte queste considerazioni, restano da ammirare certi modelli, come la loro intramontabile Porsche 917K, che recentissimamente è stata riedita in una nuova versione, la vincente della 12 Ore di Sebring 1971, inserita nella serie speciale dedicata alla gara della Florida. Degna di merito è pure le Sauber Mercedes C9 di Le Mans 1989 mentre una delle ultime novità, la Chevrolet Monza IMSA, è stata oggetto di critiche per la linea errata del frontale. In questo caso mi sa che ci troviamo di fronte a una delle tante esagerazioni tipiche i certi forum, dove personaggi che le auto vere le hanno viste solo in cartolina pontificano sul nulla.

Ciò che comunque è da considerarsi positivo, è che si continua a discutere su questi modelli, che bene o male stanno segnando un'epoca. Commenti e impressioni sono compre sempre i benvenuti.

4 commenti:

  1. Premetto che non ho visto il modello di presenza, ma solo in foto, della Monza "Holbert" è sbagliata la fiancata (con il montante inclinato in avanti) ed il tetto troppo sfuggente.
    Alfonso

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  2. Era solo un esempio. Comunque nello Spark il montante non è inclinato in avanti, ne ho qui un esemplare inviatomi per recensione.

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  3. Casomai avrebbe dovuto essere leggermente inclinato all'indietro. C'era un articolo molto interessante sulle Monza IMSA pubblicato in un numero di Historic Motor Racing del 2000 o del 2001 (non ricordo, è passata una marea di tempo); se lo ritrovo farò una recensione del modello sul forum. Alcuni dicono anche che il muso sia troppo lungo, ma ho l'impressione che si tratti di critiche meno fondate rispetto a quelle fatte alla Porsche 908/3 del 1970.

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  4. personalmente per certi automodelli non posso non comprare Spark , ma per esempio mi sono venduto, bene , la lotus 80 di Spark e mi sono preso il Tameo e posso dire che non c'è paragone..meglio pochi e buoni.carlo da roma

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