30 gennaio 2020

Rassegna stampa: AutoModélisme n.263 (gennaio 2020). I modelli in grande scala: qualche considerazione poco ortodossa

C'è troppo 1:43 nelle riviste? Niente paura, AutoModélisme risolve il problema alla radice ed esce con un numero speciale "grandes échelles". Evviva. Spazio a go-go quindi per 1:18, 1:12 e anche 1:8. Grande è bello, enorme ancora meglio, e le notizie che arrivano dal Salone di Norimberga appena aperto vanno in questa direzione. Non è nemmeno una novità; del resto già da qualche anno la 1:18 ha preso piede, affiancata in modo sempre più deciso dall'1:12. Evidentemente i collezionisti hanno dei capannoni a disposizione. Un numero di AutoModélisme esclusivamente dedicato alle scale grandi è il segno dei tempi. In copertina, la Alpine A110 1300G in 1:12 di OttOmobile che è andata esaurita qualche ora dopo l'annuncio ufficiale dell'uscita. O c'è veramente una richiesta enorme per questo tipo di modelli oppure ne hanno prodotte molte meno di quante ne hanno annunciate. O tutte e due le cose.
Un numero come questo mi fa uno strano effetto. Belle, per carità, le creazioni da zero di un modellista eccezionale come Michel Ortiz-Vinay; impressionante anche la collezione di un appassionato italiano che ha voluto restare anonimo, che ha la casa piena di Amalgam, modelli da galleria del vento (ma qui si sfora nei memorabilia, è già un'altra cosa), più roba varia che spazia dagli Spark agli MG Model, dai kit Tamiya montati agli esemplari unici o quasi di Thiele Concept. Eppure tutta sta mappazza di modelloni mi stucca. Scusate ma le rassegne stampa servono anche a commentare, e i commenti per loro natura sono quanto di più soggettivo ci possa essere. Quando penso alle grandi scale mi vengono in mente due produttori diversi fra loro ma che per un motivo o per un altro mi stanno particolarmente a cuore: Togi e Mamone. Mi rendo conto che siamo anni luce, per concetto e spirito, da un OttOmobile o da un Kyosho. Eppure queste grandi scale mi lasciano sempre un po' deluso. Un 1:43 secondo me ha un suo equilibrio naturale che un 1:18, a meno di non essere perfetto, non ha. Un 1:43 non ha bisogno di essere perfetto, un 1:18 o un 1:12 sì. Esistono le eccezioni storiche, come ad esempio il classico kit della Porsche 934 di Tamiya in 1:12, che è di per sé ormai un'icona del modellismo. Ma il resto io lo ricollego ai trogloditi che si accapigliano sui gruppi di Facebook spaccando il capello in quattro sulla Punto GT di assuocuggino o sulla Lancia Delta Integrale che guai a toccarla che scateni le orde dei tifosi talebani. "Ammiocuggino ne ha avute quattro"; "io ne ho guidata una a tre anni;" "quel verde non è originale, le verniciavo tutte io"; "ammiocuggino era Alen"; "io ero Biasion". 

Qualche 1:18 lo metterei in collezione, e ci ho anche provato ma ho sempre fatalmente finito per liberarmene alla prima offerta seria. La maggior parte degli 1:18, poi, sono di produzione cinese e almeno nei diecast conosciamo bene a cosa rischiamo di andare incontro. I modelli in resina sembrano offrire maggiori garanzie quanto a durata dei materiali, ma moltissimi di questi sono guastati da semplificazioni costruttive che la maggior parte dell'informazione specializzata continua a ignorare, e non è neanche il caso di chiedersi perché. Ripongo quindi abbastanza in fretta il numero di gennaio 2020 di AutoModélism come qualcosa di molto lontano dal mio modo di vedere il modellismo. Evidentemente o ci sei nato o questi modelli non li capirai mai del tutto. Alain Geslin scrive nel suo editoriale: "les plus intégristes qui ne jurent que par le 1/43e ne pourront qu'etre émoustillés en admirant de telles oeuvres. Ou ils n'aiment pas les 'miniatures' au sens large du terme...". La seconda che ha detto. Pur non essendo un integralista in nulla, le scale grandi non le amo. E se questo vuol dire non amare i modelli nel senso largo del termine, a me sta anche bene. Può essere anche vero. A certe condizioni, preferisco un libro di automobilismo, di quelli belli, o fare una serie di foto a una gara vera.

4 commenti:

  1. Le scale grandi rispondono alla necessità di contrapporre, ad una determinata quantità di denaro, tot chili di resina,metallo, plastica e gomma.
    Non si entra nel merito del lavoro svolto, che più è piccola la scala più è complesso, no, si compra un tot al chilo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grosso modo è lo stesso principio per il quale si comprano i SUV.

      Elimina
  2. No... il suv serve a colmare delle mancanze

    RispondiElimina