03 dicembre 2018

La passione del tarlo e qualche desultoria considerazione sul collezionismo


Giorgio Batini, che è stato il mio maestro di giornalismo, era appassionato di antiquariato già da tempi non sospetti, ossia già in anni in cui la febbre del collezionismo non aveva ancora contagiato i ceti medi della società. La sua raccolta di ceramiche e maioliche nella bella casa di Via Masaccio a Firenze era una piacere per gli occhi e la sua competenza la rendeva ancora più preziosa. Viaggiava molto, Batini, e durante i suoi movimenti in Toscana ma anche nel resto dell'Italia e del mondo non mancava mai di scovare qualche pezzo di pregio da aggiungere alle pareti dell'appartamento. "Il dizionario del tarlo", una sorta di enciclopedia dell'antiquariato pubblicata nel 1964, riscosse un buon successo di pubblico, ma già un anno prima era uscito un volume piuttosto corposo, dal titolo "La passione del tarlo. Come si comprano gli oggetti antichi". Batini era un giornalista e scriveva soprattutto libri di storia della Toscana, oltre a racconti di fantasia, e questi saggi sono nella sua bibliografia qualcosa di più insolito, ma pienamente giustificato dalle competenze che già negli anni sessanta aveva accumulato grazie alla frequentazione di commercianti, collezionisti, aste ed esperti museali. Si tratta di un libro sorprendentemente moderno, che sa addirittura indagare nelle pieghe della psicologia dei collezionisti, ma anche in quella dei mercanti o dei semplici appassionati. Un libro non tecnico, ma di sicura attendibilità. Qualcosa di meno ma allo stesso tempo di più di una guida. Se lo trovate e siete un minimo appassionati di arte e storia non lasciatevelo sfuggire (fu edito dalla gloriosa casa editrice fiorentina Vallecchi).

Quando mi passano per le mani certi libri non posso fare a meno di pensare al nostro settore. Mi chiedo se esistano in giro guide su cosa e come comprare, nel campo dell'automodellismo. La risposta probabilmente è negativa, se si eccettuano le scarne introduzioni di alcune guide, specialmente inglesi e francesi, dove si cerca magari di superare la mera descrizione dell'opera per avventurarsi in qualche considerazione anche un po' psicologica, sociale o solamente di metodo. Si dirà che ognuno colleziona ciò che vuole, oppure ciò che può, soprattutto compatibilmente con le proprie disponibilità finanziarie. Eppure. Eppure leggendo il libro di Batini - pubblicato nel lontano 1964 - il pensiero va direttamente a oggi, all'abbondanza di dati in possesso di tutti e alla sostanziale acriticità della maggior parte degli interventi sui vari forum o altri social network. Ci si limita a una sommatoria di dati, ignorando spesso le ragioni che stanno dietro a ogni manufatto. Tutto si appiattisce e  si limita a una sequela di "mi piace" o "non mi piace" (quando va bene; quando va male questi concetti sono espressi con un linguaggio molto più volgare).

Che ruolo avrebbe oggi una guida al collezionismo di automodelli? Avrebbe senso un tentativo di classificazione - e di giustificazione - delle tante branche formatesi nel corso dei decenni? Chi sono i nuovi collezionisti? Le loro ragioni differiscono dai loro antesignani di venti, trenta o quarant'anni fa? Internet ha spazzato via la garbatezza dello stile, o almeno così si dice, favorendo il giudizio tranciante e l'offesa gratuita. Il collezionismo, però, dovrebbe basarsi sulla comunicazione e sullo scambio di informazioni. Devo dire che non mi ci ritrovo molto nei tanti gruppi creati su Facebook, che sono un po' l'evoluzione del forum, passato ormai di moda. E se i forum è morto, che senso ha un blog? Bene, io penso che oggi un blog rappresenti ancora qualcosa a metà strada fra l'antico e il moderno, un luogo dove la parola ha assunto le sembianze digitali senza però frantumarsi nel flusso indeterminato dei post di un social, che scivolano via come l'acqua di un fiume sulle pietre levigate del fondo. Tanti mi hanno detto che questo blog negli anni è stato una specie di bussola. Sono apprezzamenti che non credo di meritare, anche chi me li fa è sincero. Mi accontenterei del fatto che per qualcuno il forum fosse una specie di termometro, un indicatore delle tendenze che, a ritmi sempre più serrati, si avvicendano anche nel nostro microcosmo automodellistico. E personalmente continuo a sognare l'uscita di una piccola guida (cartacea, è chiaro) sui vari modi d'intendere il collezionismo. Una guida che non voglia insegnare niente a nessuno, né far cambiare idee o tematiche a chicchessia, ma semplicemente uno strumento per capire le ragioni se non di tutte le scelte, almeno di alcune. 

1 commento:

  1. Una guida al collezionismo di automodelli farebbe sicuramente bene al settore, e penso che potrebbe essere un buon incentivo ( anche economico) al mercato, che troppo spesso dimentica quei tanti piccolo marchi che tanto hanno dato alla storia del nostro "hobby". Già, storia... Forse il vero problema è che siamo ancora una microbranca troppo giovane e "vergine" di esperienze storiche veramente importanti per giustificare un'opera del genere. Si parlava di ceramiche... già, ma da quanto tempo esiste la ceramica e da quanto tempo appassionati, collezionisti si interessano a essa? Quando la gente ha cominciato a collezionare invece automobiline? Secondo me il nostro settore è troppo givane per essere concettualizzato collezionisticamente, e in ogni caso prima di una guida su come collezionare forse ci vorrebbe una guida su cosa collezionare, volumi cioè che documentano il processo storico, evoluzionistico di singoli marchi o, perché no, dell'intero movimento. Su marchi come Dinky e Corgi siamo arrivati già a un discreto livello, ma altri marchi magari più piccoli o semplicemente quasi mai presi in considerazione (gli italiani, ad esempio, per non parlare poi dell'automodellismo "speciale") siamo ancora ben lontanti a livelli anche solo sufficienti. Il lavoro da fare è più storico che semplicemente collezionistico, almeno secondo me, anche perché le regole generali e i fattori sociali/psicologici assunti dai collezionisti di oggetti di settori ben più importanti del nostro sono, se ci pensiamo bene, quasi le medesime.
    Sarebbe invece molto interessante analizzare quando,come e perché il collezionismo è diventato appannaggio anche dei ceti medi e da lì partire all'analisi di casi più specifici da esso derivati, proprio come il nostro.

    riccardo43

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