Si può iniziare la recensione di un modello dicendo che aprendo la scatola si sente lo stesso odore che avevano i kit Starter e Provence Moulage quando si aprivano per la prima volta? Si può, e questa nota di merito, del tutto soggettiva e arbitraria fa sì che Spark si confermi agli occhi (e al naso...) di un collezionista di vecchia data come qualcosa di tutto sommato familiare. E si sa quanto siano importanti certi punti fermi quando l'età avanza. La fine del 2018 è allietata da diverse uscite di Spark, non ultima la Toyota che (finalmente!) ha vinto a Le Mans, prenotando anche l'edizione 2019. La TS050 di Buemi/Nakajima/Alonso è arrivata nei negozi proprio questa settimana, e senza dubbio sarà un best seller assoluto nella produzione sparkiana. Una ventata di novità anche nelle vetrine di chi segue come tematica solo i vincitori a Le Mans, dopo lunghe serie di Audi e Porsche - con uno sporadico inserimento di Peugeot.
Questo Spark non ha nulla di nuovo rispetto al passato e altrettanto verosimilmente non sarà destinato a essere seguito da nulla di rivoluzionario nel prossimo futuro. Insomma, Spark gioca sul sicuro, oltretutto facilitata dall'assenza di concorrenti in questo settore. Forse arriverà un kit di qualche coraggioso artigiano francese, e magari nelle scale più grandi un classico modello Tamiya, ma Spark per ora può dormire sonni tranquilli. E' un bene e un male. Un bene perché in ogni caso la qualità è quella di sempre, con soluzioni tecniche già abbondantemente sperimentate su tanti altri modelli di questa fatta.
Un male perché prima o poi Spark dovrà evolversi e quando si è chiamati a un passo di questo genere è perché ti è arrivato qualcuno che propone un prodotto migliore a un prezzo magari più competitivo e allora son dolori perché non ti eri preparato. E' questo uno scenario plausibile? Chissà. C'è chi prospetta l'arrivo di modelli apribili, ma un apribile non è necessariamente "migliore" perché appartenente a un'altra interpretazione concettuale, esattamente come accade nella scala 1:18, con i curbside che tendono a sostituire gli apribili (quindi in teoria, nell'1:43 dovrebbe accadere il contrario, cosa che peraltro mi sento di escludere, almeno nei prossimi anni).
Di Toyota LMP1, Spark ne aveva in catalogo già diverse e quindi, al netto delle differenze del modello 2018 rispetto alle vetture viste negli anni scorsi a Le Mans e nel resto del WEC, il compito non era poi così complicato. Semmai, possiamo rimarcare come la pulizia del montaggio sia ormai elevata ed estesa nella stessa misura a tutti gli esemplari della produzione.
Sembrano insomma passati i tempi in cui per avere un modello davvero a posto dovevi visionarne almeno cinque o sei, e se non eri amico di un distributore (allora a Firenze avevamo la Pego) erano dolori. Le vetture contemporanee ormai sono un terreno esclusivo dei produttori resincast oppure - in fasce di prezzo ancora più alte - di marchi di alta gamma come BBR, MR, Eidolon, Vision e compagnia bella. Un produttore di kit - e ce ne sono alcuni che resistono, come ho già ricordato - sono costretti a sforzi tecnici e a trovati ai limiti delle loro capacità.
Un tetto cromato che per Spark è ormai la routine, per altri resta una sfida. E questo, tanto per citare un esempio fra i tanti. La Toyota TS050 di Le Mans 2018 fatta da Spark è come al solito il sapiente mix di resina e particolari in fotoincisione e riportati. Il tutto, poi, dà un'idea di robustezza che non è per nulla evidente in modelli così complessi. Tutto il sistema dell'ala posteriore è incollato con una cianoacrilata che molti vorrebbero avere, il tutto rivestito da decals finissime che simulano almeno due diverse trame di carbonio (una meno evidente per la parte orizzontale, una più appariscente per l'interno delle paratie verticali). La simulazione del carbonio domina anche in altre estese superfici della carrozzeria. E' tutto molto ben applicato e reso con realismo. Sul modelli di questo tipo, il materiale plastico delle ruote non è assolutamente un problema, a differenza di altre auto (basta ricordare cosa ha osservato Umberto Cattani sull'ultimo numero di Modelli Auto a proposito dell'Alpine Renault A310 da rally).
E se i modellisti vorrebbero conoscere il nome della cianoacrilata di casa a Spark, penso che amerebbero altrettanto sapere con quale ammorbidente si attaccano le decals. Miracoli dell'atmosfera orientale? Tutto il resto è impeccabile o quasi; gruppi ottici, assetto, sistemazione del tergicristallo ben aderente al parabrezza, estrattori posteriori, antenne e ammennicoli vari. Per meno di sessanta euro nei siti giusti, chiedere di più sarebbe un po' fuori luogo. E se ci mettiamo la sensazione di avere a che fare con un fenomeno tipicamente glocal, com'è appunto Spark, così lontana eppure così reattiva alle richieste dei collezionisti, non è facile resistere a certi modelli. Riparleremo degli effetti psicologici degli Spark, perché la loro forza risiede ovviamente anche nel loro forte potere connotativo.
Per vendere devi anche convincere. Fatta questa specie di recensione, mi rendo conto di essere stato molto poco convenzionale. E in che modo osservazioni di questo tipo si conciliano con la teoria spesso enunciata in questo blog, secondo la quale gli Spark non rappresentano comunque il migliore dei rapporti qualità-prezzo? Tutto si spiega se si ipotizza che il prezzo in assoluto non è il solo dei parametri, e questo vale ovviamente in presenza di montatori qualificati e non particolamente esosi come i "mister 699". A simply desultory philippic, direbbero Simon & Garfunkel. I lettori mi scuseranno. Potranno forse consolarsi con le foto. Alla prossima!
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