11 luglio 2020

La stagione degli allarmi e il pessimo ruolo dei media in questa specie di mascherata da Covid-19

I lettori perdoneranno la digressione extra-modellistica ed extra-automobilistica, ma anche in altre occasioni il blog ha ospitato commenti su temi non necessariamente legati al mondo dei motori. Il pessimo comportamento che i media italiani hanno tenuto nel corso di questi mesi di "crisi sanitaria" non avrà forse scandalizzato troppi addetti ai lavori, che si saranno fatti magari influenzare dal continuo bombardamento psicologico iniziato a febbraio e che va avanti tutt'ora a pieno ritmo. 

Le nostre testate sono in crisi e per loro l'avvento del coronavirus ha rappresentato un'autentica manna dal cielo. In particolare siti come Corriere.it e Repubblica.it hanno fatto a gara a diffondere notizie allarmanti dai titoli spesso fuorvianti con il neanche troppo celato intento di acchiappare qualche click in più. E questo mentre i cosiddetti professionisti dell'informazione, in possesso della verità giornalistica, criticavano senza tregua altri canali alternativi che avevano addirittura problemi a sopravvivere su Youtube se intervistavano qualche personaggio scomodo all'ordine sanitario imperante. La storia è nota, ma evidentemente funziona se c'è ancora oggi chi casca in questi tranelli. In Italia è stato facile far presa sull'opinione pubblica, visto che abbiamo avuto la sfortuna di avere una delle aree più colpite al mondo dal Covid-19. Ma proprio per questo c'è chi ne ha approfittato. I media, in parte spinti dal potere, in parte dalla loro sete di clamore, durante questi mesi hanno raggiunto nuove vette di banalità e di cialtroneria quotidiana. Quando i contagi sono diminuiti hanno iniziato con la storia della seconda ondata, i professionisti dell'informazione, che dovrebbero sapere che la deontologia professionale impone di prendere le distanze da ogni esagerazione che non sia ampiamente documentata e nel caso si dovrebbero ascoltare le opinioni contrastanti dei vari scienziati. Ma non c'è più tempo per fare inchieste serie, e d'altronde nessuno nelle redazioni si cura più del pericolo di un procurato allarme. Anzi, ci si sente investiti di un ruolo educativo, pedagogico a terrorizzare la gente. Così imparano a fare "assembramenti" che potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza del paese. 

Ci si mettono poi organizzazioni più o meno disoneste a gettare benzina sul fuoco, con dichiarazioni che non fanno che disorientare l'opinione pubblica. E anche quando queste dichiarazioni fossero chiare o totalmente credibili, ci penserà il sito di turno a piazzare un bel titolo a effetto, magari basato su un paio di parole estrapolate da un discorso più ampio. Proprio oggi ho trovato su un paio di siti "ufficiali", vale a dire quello dell'Ansa e quello del Corriere, alcuni esempi di questo scempio mediatico. Un due dei tre ritagli che trovate, campeggia la parola "allarme". Quante volte l'avrete udita o letta, in questi mesi? Allarme di qua, allarme di là. Allarme aumentano i contagi; allarme, in autunno le terapie intensive pulluleranno di Covid-19. Allarme è ormai una condizione dello spirito. Da giornalista assisto a queste infrazioni (perché tali sono) del codice deontologico senza che all'ordine nazionale neanche passi per l'anticamera del cervello di ammonire, di riprendere, di censurare comportamenti apertamente scorretti da parte delle redazioni. C'è una notizia sul Covid-19 e si pubblica insieme a una generica foto di un infermiere bardato come un apicoltore. Giusto per ricordare che la situazione è di emergenza, eh, casomai che qualcuno osasse pensare ad altro. Lo stato terapeutico che approfitta del virus per privare giorno dopo giorno l'Italia delle sue libertà costituzionali ha avuto gioco facile. Quando si tratta della salute, tutti sono disposti a rinunciare a quote di diritti pur di vedersi garantita la propria sicurezza sanitaria, in un rapporto dare-avere le cui logiche sono diventate ormai acquisite. Inconsciamente acquisite, in maniera radicata. Un altro ritaglio che pubblico è stato per diverse ore la notizia di apertura di Corriere.it: un infermiere di Cremona ha postato su Facebook un intervento in cui mette in guardia i cittadini sul fatto che il coronavirus non è finito. 

I giornali nostrani (non solo il Corriere, ma anche Repubblica e altri) ci si sono buttati a pesce. "Ecco, vedete, italiani amanti degli assembramenti, delle cene, delle feste e delle rimpatriate fra compagni di classe? Voi ridete e scherzate, ma fuori c'è il virus pronto a portarvi al creatore". Il messaggio fa leva sul senso di colpa o sulle paure recondite della gente. Del resto, quando prima o poi ci rimetteranno agli arresti domiciliari (perché state sicuri che lo faranno), la motivazione che ne daranno sarà legata ai comportamenti "irresponsabili" dei cittadini che non avranno seguito alla lettera le indicazioni delle istituzioni. E così saremo - come si suol dire - cornuti e mazziati. L'infermiere qualsiasi che posta su Facebook le sue osservazioni diventa degno della prima pagina del sito del Corriere della Sera. E allora perché non pubblicare anche qualche intervento di altri che la pensano in modo radicalmente opposto? Perché sui nostri media trovano accoglienza solo notizie negative o allarmanti riguardo al coronavirus? Stasera vi chiedo davvero di farvi due domande. Poi ci occuperemo di nuovo di modelli e automobili, promesso.   

1 commento:

  1. Bravo David! Non avevo dubbi sul tuo pensiero, ma lo hai esplicitato in maniera eccellente e dettagliata. Hai colto l'essenza di ciò che sta accadendo e questo è il sintomo che sei uno dei pochi (purtroppo) che pensa con la propria testa. Le vere fake news sono quelle sparate dagli organi "istituzionali" a tutti i livelli, come rivelatasi poi quella dell'infermiere, artatamente propagandata per terrorizzarci. Come sai, il gioco è molto più in alto e molto più esteso. Da molto tempo scrivo per qualche magazine e volevo iscrivermi all'ordine dei giornalisti: mi sono fermato proprio per lo squallore che abbiamo sotto gli occhi. Ma il vero male è la gente che continua a non capire quanto profondo sia il baratro, a non ribellarsi alle prese in giro e alla violazione delle libertà, consentendo così l'instaurazione strisciante della dittatura capital-tecno-sanitaria. Bravo ancora e...occhio alla censura!

    ROBIX

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