02 settembre 2020

Lancia Stratos vincitrice del Tour Auto 1977 di Spark (S9097): una recensione di Elio Venegoni

Avevo annunciato una recensione della Lancia Stratos vincitrice del Tour Auto 1977 di Spark. Prima di spedire tutti i modelli mi ero però dimenticato di fotografarla. Ci ha pensato quindi Elio Venegoni a fare l'uno e l'altro, e sono felice di ospitare questo suo nuovo contributo per il blog. 


LANCIA STRATOS Chardonnet Tour Auto 1977
testo e foto di Elio Venegoni

Il Tour de France Automobile è una competizione che viene giustamente annoverata tra le più grandi corse della storia dell'automobilismo sportivo. Era una gara a tappe che alternava prove speciali di stampo rallistico a prove di velocità in circuito e si disputò dal 1951 al 1978, nella sua formula originaria (successivamente, e fino al 1986, si corse come “normale” rally valido per il campionato francese).
Il pilota transalpino Bernard Darniche la vinse due volte, nel 1975 e nel 1977 (oltre a trionfare in due edizioni del rally), dando lustro ad una carriera ricca di successi, vissuta quasi esclusivamente all'ombra del famoso team Chardonnet.

In questa recensione mi occuperò del modello recentemente commercializzato da Spark in scala 1/43 e che riproduce la vettura blu del '77.
La Stratos di “Nanard”, ad una prima impressione sommaria, si presenta molto bene: l'assetto è perfetto (questa è una delle prime cose che controllo) e la verniciatura uniforme, lucida ma non lucidissima (e questo è solo un pregio). Di blu Chardonnet ne furono utilizzati diversi; nei primi anni era piuttosto scuro e successivamente si schiarì fino a diventare un classico “bleu France”. La tonalità utilizzata nel '77 appare quella corretta, anche se sappiamo bene quanto sia difficile giudicare quest'aspetto basandosi solo sulle fotografie dell'epoca. 
La versione riprodotta da Spark è quella con il cofano da pista che veniva poi sostituito da quello con i fari supplementari usato nelle prove speciali. Sarà stato ben realizzato? Dobbiamo fare un po' un atto di fede in quanto non abbiamo trovato documentazione a supportarci; in ogni caso la ditta orientale, in fatto di auto da pista, sbaglia raramente...
Tutto appare ben fatto: corretto l'abitacolo con i sedili neri e le cinture di sicurezza Sabelt rosse, di sicuro effetto tutti i pochi particolari fotoincisi (specialmente il lungo tergicristallo che si adatta perfettamente alla curvatura del parabrezza), anche se va segnalato che la targa posteriore è piegata (era invece “piatta”, stando alle poche foto trovate con Google). Se poi vogliamo essere pignoli all'estremo (forse troppo?) dobbiamo rilevare che i ganci fermacofano sono corretti ma bidimensionali. Forse si poteva fare meglio... Buone le ruote, si nota soltanto una larghezza non ottimale dei pneumatici anteriori ma questa potrebbe essere un'impressione di chi vi scrive. Verosimilmente erano leggermente più larghi... affermazione, ripetiamo, da prendere con beneficio d'inventario, anche perché pneumatici di misure diverse si alternavano sulla Stratos senza soluzione di continuità.
Bella ma non bellissima l'antenna, perfettamente realizzata la griglia bianca sopra il cofano motore, correttamente modellati i terminali di scarico che, come nella realtà, erano di lunghezza differente. La griglia sul cofano anteriore non è passante (sarebbe stato davvero chiedere troppo) ma restituisce un buon colpo d'occhio.
Le decals, infine, sono applicate alla perfezione, secondo il costume degli Spark più recenti. In passato non era così, tutt'altro.
Insomma, ogni cosa sembra a posto ma... un piccolo ma c'è, ad essere sinceri: abbiamo già detto della targa posteriore e dobbiamo ancora dire, soprattutto, dell'assenza delle feritoie d'accesso ai tappi di rifornimento del carburante. Stranamente sono state dimenticate...
I più esigenti, in ogni modo, potranno realizzarle con un paio di decals ad hoc; tutti gli altri si terranno invece il modello così com'è, certi di poter mettere in collezione un'ottima riproduzione della leggendaria “bête à gagner”!

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