08 giugno 2013

Una scatola marrone, la Colonna Traiana e un quadrifoglio fotoinciso

Per la maggior parte di noi occidentali, il mondo dell'1:43 giapponese resta un mistero. E stavolta non sto parlando delle creazioni di Hayakawa, Momose o Kamimura, ma in generale del sistema di distribuzione, dei marchi, dei collezionisti, dei negozi e di tutto il resto che ruota attorno al settore. E' un mondo che è sempre rimasto abbastanza separato da quello europeo, e non credo solo per il fatto della lingua o dell'alfabeto; secondo me è un fatto di mentalità, di cultura. Su ebay, ad esempio, hanno sempre circolato pochi collezionisti giapponesi. Essi preferiscono i siti locali e alla peggio si affidano ad agenzie che piazzano le offerte per conto terzi. Qualche contatto, sporadicamente, ce l'ho avuto, ma non sono mai riuscito a farmi un'idea precisa di come funzionino le cose laggiù. Ho l'impressione che la migliore soluzione per provare a capirlo sarebbe la solita: andare di persona e cercare di osservare. Poi ci sono i luoghi comuni, ma anche dei tentativi, secondo me abbastanza affascinanti, anche se non del tutto soddisfacenti, di spiegare certe caratteristiche con degli elementi di semiologia o di sociologia (ricordate "L'impero dei segni" di Roland Barthes?). Applicare la "mentalità" giapponese al concetto di collezionismo è un esercizio difficile, che sfocia nel puramente teorico, col rischio, appunto, di scivolare nel più vieto cliché. Però qualcosa di vero ci deve essere. Precisione, attenzione, un minimo di ossessività. E anche un'attrazione per il simbolo, per il particolare al posto del generale; il dettaglio che cattura, lo si capisce anche dal modo di impostare la grafica, di osservare certe cose. E' qualcosa che chi non conosce bene la cultura giapponese (come appunto il sottoscritto) può solo intuire.
A cosa serve tutto questo discorso?

A fotografare un pacco chiuso. Come farebbero forse "loro". Anzi, come fanno davvero, perché li ho visti fotografare buste, etichette, nastrini e pubblicarli in forum, blog, siti.
La rivista Model Car, qualcuno ce l'avrà presente, è un capolavoro di arte visiva. Del resto se vi ricordate i cartoni animati - Grand Prix, tanto per rimanere in tema - potrete farvi un'idea di come a volte il dettaglio assuma un ruolo primario nella struttura comunicativa. E' quella che alcuni critici d'arte, come Richard Brilliant, ma non solo lui, chiamano "funzione iconica". Leggete ad esempio la sua lettura sulla Colonna Traiana nel libro "Narrare per immagini"; in fondo certi aspetti del modellismo non sono lontani da altri concetti normalmente considerati più seri! Tutto questo mi è venuto in mente leggendo cosa? 

I leaflet acclusi nel pacco, spedito da Raccoon, per chi non l'avesse capito, spettacolari nella loro potenza grafica.
Gli ordini hanno uno spirito. Da Raccoon non puoi ordinare uno Spark. Da Raccoon devono arrivarti dei kit MFH, delle pubblicazioni di Car Graphics, dei modelli Vision o altre cose simili. E' come quando ordini da Cartima il libro Einfach eine geile Zeit insieme ad uno Spark per il mercato tedesco; oppure un Marsh Model e un SMTS da GPM. Quelli devono arrivare da lì e vanno bene insieme. Insomma, esiste un'ikebana delle ordinazioni e a sconvolgere gli elementi si rischiano le accozzaglie. 
Aprendo la confezione dell'Alfa Romeo Giulia GTA 1300 Junior di Vision, uscita ora, trovi un quadrifoglio fotoinciso. 

E' una sorta di rappresentazione iconica - stavolta materiale - di quei famosi fermi-immagine che quando guardavamo Takaya Todoroki ci costringevano a inchiodare lo sguardo su un particolare. Un particolare che lampeggia, che indica se stesso ma che rimanda ad un mondo immaginario eppure anche così presente. Senza il quadrifoglio fotoinciso, la GTA 1300 Junior non sarebbe la stessa. E' come un'essenza; il desiderio dell'iper-essenza. Non è solo un gadget: è la porta dell'immaginazione. 
Lasciamo questo tipo di considerazioni. Dietro al gadget esiste - siamo prosaici, noi che ci abbuffiamo di pizze - un signor modello. Con una pulizia di montaggio che probabilmente nemmeno i migliori BBR riuscirebbero a eguagliare. Con un potere evocativo "forte". In questo breve post ho iniziato a descrivere particolari (leaflet, quadrifogli) finendo - direbbe qualcuno - per trascurare il modello. Ma oggi non parlerò di linee, di particolari giusti o sbagliati, di assetti realistici o da rivedere. Non sarebbe educato. 
 

1 commento:

  1. Bravo David, questa lettura mi è piaciuta molto! Un saluto! (Eagle)

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