14 febbraio 2020

L'importanza di chiamarsi Spark. Una Porsche 356 che dura nel tempo

Ricordo bene il momento in cui acquistai questo modello: una Porsche 356A 1500GS Carrera di Spark, numero di catalogo S1356. Esisteva ancora la Pego, distributore della casa di Ripert. Sono passati tanti anni da quell'acquisto, e la Porsche è rimasta in collezione. La presi anche per un preciso intento: controllare, stagione dopo stagione, l'eventuale evolversi e il deterioramento dei materiali, anche a fronte di cosa stava accadendo a marche come Minichamps, Norev, Kyosho e compagnia bella. Gli Spark si distinguevano per le loro caratteristiche costruttive, questo è scontato, ma le colle, le vernici, le rifiniture, le gomme avrebbero resistito agli attacchi del tempo? Sono passati quasi dodici anni, e di tanto in tanto riguardo questo modello per scrutare eventuali falle.

Non ce ne sono. In particolare, quello che faceva temere i collezionisti era il distacco di parti incollate alla carrozzeria, fenomeno peraltro che qualche Spark aveva mostrato, ma si era trattato di fenomeni sporadici e dovuti probabilmente alle differenze notevoli di pressione e di temperatura durante il viaggio (così almeno mi aveva raccontato Luigi Reni a Le Mans nel 2008 o nel 2009). Sulla Porsche 356 nessuna traccia di distacco dei vetri, che non hanno fatto una piega. Anche tutto il resto è a posto, se si eccettua la presenza, in due cerchi su quattro di alcuni "dentelli" sul bordo, che non sono riuscito a classificare. Probabilmente si tratta di segni di manipolazione che sono sempre stati presenti. Nessuna alterazione della verniciatura, nessuno scurimento delle cromature. Insomma, i segnali, almeno per Spark, sono incoraggianti, e questa direi che è una buona notizia, perché i collezionisti comprano per conservare a lungo i loro modelli.

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