15 gennaio 2017

Quasi un AMR: Ferrari 250 GTE 2+2 1963 di ESDO

La GTE di ESDO si presentava fissata con due viti a una
semplice ma elegante base in plexiglass con una scritta
rossa ottenuta in decal. 
Alla metà degli anni ottanta la ESDO di Dominique Espercieux era già una marca molto conosciuta nel mondo degli speciali. Alla fine dell'estate del 1984, Esparcieux presentò il modello numero 33 della serie ESDO: si trattava della Ferrari 250 GTE 2+2 Serie 2, quella con i fari supplementari montati sotto i gruppi ottici principali e non più incastonati nella calandra. Un inedito, visto che i due diecast conosciuti all'epoca, il Dinky e il Solido, ormai vecchiotti, riproducevano la prima serie, così come il Dannini di Brian Harvey, che del Solido era una copia in metallo bianco; c'era anche il Politoys in plastica, ma in scala leggermente più grande dell'1:43. Considero il 1984 come una chiave di volta nella storia dei modelli speciali: proprio in quell'anno uscirono diverse serie di montati per così dire di lusso, non ultimi gli AMR con la basetta in plexiglass, destinati a un successo che conosciamo bene; altre case come Project43-BBR svilupparono modelli sempre più dettagliati e interessanti e la seconda parte degli anni ottanta avrebbe confermato queste tendenze, ovviamente anche con un aumento del prezzo, proporzionato alla qualità.

Il modello ESDO costava sulle 160.000 lire, una bella cifra, non lontana da quella richiesta per la Ferrari 250 GT California 1959 di AMR, uscita nel settembre del 1984, dopo un ritardo dovuto ad alcuni problemi tecnici. L'ESDO si presentava come un modello particolarmente raffinato per gli standard dell'epoca: carrozzeria in resina che tradiva una certa parentela col vecchio Dinky France 515, cornici laterali fotoincise, particolari nichelati, tergi di produzione AMR, così come i cerchi, inonfondibili nelle loro caratteristiche, che sono gli stessi che si trovavano all'epoca nei kit di André-Marie Ruf.

Quattro le colorazioni disponibili: rosso, nero, grigio metallizzato e bianco. Sul fondino era dipinto il numero progressivo di fabbricazione. Un paio di anni dopo, Esparcieux tornò su questo modello con una versione con cofano apribile e dettagli del motore; iniziava la moda delle Ferrari col cofano apribile che avrebbe poi dato origine alle serie Milano 43, Remember e ai montaggi speciali di ACB (Auto Concept Bigaudet) dell'era pre-Le Phoenix.
La scatola era la stessa usata per tutta la gamma ESDO, kit compresi. 


Quest'ultima versione della GTE di ESDO era disponibile solo in blu. Nel 1988 i collezionisti poterono affiancarle il modello AMR, che riproduceva la prima serie, ben conosciuto nelle sue varianti di colore e nelle versioni speciali non destinate al commercio ufficiale.
Un esemplare in rosso accanto ad una celebre GTE diecast, quella della Solido,
restaurata e migliorata da Umberto Cattani. 

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