19 settembre 2013

Una specie di passaggio al Nuerburgring

Il Nuerburgring è impossibile descriverlo, quindi non ci proviamo neanche, tanto chi c'è venuto lo sa e chi non c'è mai venuto non saprà mai di cosa si tratta davvero fino a quando - appunto - non ci sarà venuto. Appurato questo, al di là dell'interesse peraltro più che discreto della manifestazione che vi si svolge in questo weekend, mi andava di buttar giù un paio di righe, magari desultorie, ma che sono il risultato di una giornata passata, per una volta, ai margini della pista.
Almeno una sosta al Doettinger Hoehe ci vuole.
Perché qui è pieno di tracce che negli anni passati ho avuto la fortuna di raccogliere grazie a un paio di colleghi tedeschi, uno dei quali cresciuto a Kelberg, a due passi dalla pista (un giorno vi racconterò di quando siamo andati nel bosco a cercare i resti dell'anello Sud). Molti, in ogni caso, conosceranno il negozietto del Doettinger Hoehe, lungo la strada che costeggia il rettifilo dell'anello nord. Là dentro, oltre una vasta scelta di modelli (soprattutto Minichamps, Spark e derivati) è sempre necessaria un'occhiata più approfondita all'offerta di libri perché vi si trovano titoli legati alla pista e alla sua storia che non è facile reperire altrove. E' il caso di qualche volume quasi prodotto in proprio o da piccole case editrici, come i due "Hallo Fahrerlager" di Rainer Braun, la voce storica del Nurburgring, che ha racconto molti succosi aneddoti, riservati però solo a chi conosce il tedesco. Così come è affascinante "Nuerburgring... bei Nacht un Nebel" di Dieter Gartmann, vincitore assoluto di una vecchia edizione della 24 Ore insieme a Klaus Ludwig e Klaus Niedzwiedz.


Se siete appassionati del Nuerburgring questi libri vi ci vogliono, non ci sono versi. 

Ed è proprio questa l'occasione per ricordare che lo stesso Gartmann ha pubblicato la storia dell'Eichberg Racing, una banda di folli che negli anni che furono era protagonista delle gare turismo, quelle veraci, con le Gruppo 1 e le Gruppo 2. I ricordi di chi scrive vanno a quella strana edizione della 24 Ore del Mugello del 1981, vinta proprio da una Ford Capri dell'Eichberg, dipinta nei colori dello storico sponsor Gilden-Koelsch.
Adenau!
Venendo a cose meno esotiche, sarebbe stato un peccato lasciare lì il volume sulla storia dei 40 anni della 24 Ore del Nuerburgring, scritto da Wilfried Mueller e Joerg Ufer, davvero imperdibile. Andando già verso Adenau, le tracce del passato sono sempre più visibili, tanto ché non ho resistito alla tentazione di andare a rivedere il vecchio concessionario BMW che era la sede della squadra di Willy Martini.
La vecchia sede del concessionario di Willy Martini, Oggi c'è un rivenditore di auto sportive. 
Ora, vicino c'è un ristorante cinese e nemmeno dei peggiori (giudizio aggiornato al 2004 o giù di lì). Beh, direte voi, vai al Nuerburgring e ci parli del ristorante cinese dove sei stato per l'ultima volta 10 anni fa? Sì.

3 commenti:

  1. Rilancio allora con un ricordo del 1996, quando visitai anch'io quello strano negozio/stazione di servizio e rischiai di brasare la carta di credito davanti a una muraglia (allora) di Minichamps. Non ricordo il palo con i cartelli dei circuiti ad Adenau: ricordo però che avrei voluto cercare il castello di Konigsfeld, quello dei fumetti di Michel Vaillant, e trovai invece un dentista che curò uno spaventoso ascesso all'autista del nostro transporter, dopo una notte di viaggio e una in bianco per il mal di denti. Il tutto grazie a una famiglia di pizzaioli pugliesi! And this, too, is motor racing...

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  2. Pure io ho visitato il Doettinger Hoehe, in occasione dei miei due passaggi al Ring nel 2007 e nel 2008. Il secondo, con un amico e signore al seguito, baciato da una giornata davvero straordinaria per il mese di ottobre. Per contro, non feci alcun acquisto, complici la doverosa prevalenza di modelli pistaioli e i prezzi non proprio popolari (sono pur sempre genovese, diamine).
    In compenso nel 2007, mentre facevo il pieno, ebbi l'onore di vedere padre e figlio, a bordo di una fiammante Lotus targata Guernsey, scendere ad ammirare in ogni dettaglio la mia C30, splendida incompresa autoregalatami per le nozze. Dando loro pure la soddisfazione di riconoscere immediatamente la loro provenienza: le Isole del Canale erano state l'oggetto della mia tesi di laurea. E ne ero tornato con un grande ovale GBG da allora orgogliosamente esibito sul portellone della mia R5. Tra la legittima curiosità degli amici e senza grandi timori di multe: a ragione, dubitavo che un cantuné (termine genovese per indicare i vigili urbani) potesse mai riconoscervi la sigla di una nazione straniera.
    Dal Ring ai cantuné: is this motor racing, too? ;-)

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