Fino a pochi anni fa il metal fatigue sembrava una prerogativa di alcuni casi particolarmente infelici del passato: certi Dinky del periodo bellico, fabbricati inevitabilmente con materiali di scarto, e poi alcuni Rio, Dugu, fino ai disgraziati ARS di un periodo più recente. Purtroppo la realtà è diversa, ed è venuta alla ribalta prima con i Norev, poi con marche ancora più blasonate, e la malattia non ha risparmiato costosi modelli in scala 1:18.
Ormai i forum e i social network sono pieni di foto e di commenti di collezionisti delusi che si trovano fra le mani cofani, sportelli, pianali e altre parti di carrozzeria che si sbriciolano come brigidini di Lamporecchio. Non è una novità, ma oggi, grazie alla facilissima comunicazione sul web, il fenomeno è ormai universalmente riconosciuto e commentato. Non è una consolazione, ma serve quantomeno a creare una coscienza comune fra gli acquirenti, che tra l'altro possono fare ben poco per difendere i loro diritti di consumatori.
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Kyosho BMW M3 |
Con quale fiducia oggi un collezionista possa acquistare nuovamente un modello diecast è difficile dire. E' normale che un'iperproduzione come quella alla quale abbiamo assistito negli ultimi dieci-quindici anni sia dovuta scendere a compromessi con gli standard minimi di qualità. I risultati sono ormai evidenti. E se il metal fatigue non è una novità, la vera novità e forse l'informazione che circola adesso liberamente e con ricchezza di documentazione.
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Il moderno metal fatigue è democratico: Schuco... |
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...Solido... |
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...Minichamps... |
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...ovviamente Norev... |
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...AutoArt. |
A questo link (
http://www.modelcarforum.de/showthread.php?t=3937) troverete una lunga lista di marchi coinvolti; di un altro fenomeno, ovvero le fioriture di vernice sulle carrozzerie, si è ampiamente parlato: secondo la versione più probabile si tratterebbe di un processo di corrosione, già noto su altri manufatti.
A quanto mi risulta, nessuna delle case produttrici si è mai scoperta più di tanto sulle cause e sull'ammissione dei vizi dei propri prodotti. AutoArt ha indirettamente ammesso i difetti in un paio di comunicati stampa in cui descriveva la sua nuova produzione in... plastica.
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