13 maggio 2015

Storia di un kit: Minardi - BMW GM75 F.2 di Faster 43

Il kit della Minardi-BMW GM75 F.2 1980 di Faster 43.

La Formula 2, soprattutto quella di fine anni settanta - primissimi anni ottanta, ha sempre suscitato in me una presa fortissima. Sono quelle classiche combinazioni di elementi che si attivano da ragazzini e che non ti lasciano più per tutta la vita. In questo caso, le frequentazioni al Mugello in occasione dell'Euro F.2 ai tempi di Corrado Fabi viaggiavano di pari passo con la ricerca difficile dei bellissimi kit X-Tenariv, già piuttosto difficoltosi da trovare. Molti avranno dimenticato che proprio alla fine degli anni settanta, X-Tenariv era praticamente la sola marca di modelli speciali a proporre una serie di Formula 2, che andavano dalle Martini alle March fino alla Kauhsen. Kit di classico stampo AMR, e le alternative erano pochissime: un paio di kit John Day, di qualità nettamente inferiore e qualche altro caso sporadico, come la March 792 di Marc Surer fatta da Western Models. Stranamente, ancora oggi che tutto o quasi tutto è stato riprodotto, quella determinata parte della storia dell'automobilismo manca del tutto. Qualche anno fa Minichamps riprodusse diverse versioni della March 792, e più volte si è mormorato che Spark potesse finalmente mettere le mani sulle varie March, Martini, AGS, Toleman, Ralt, Spirit, Maurer ecc., ma finora niente è apparso, nemmeno fra le liste dei modelli futuri. Segno che la cosa è ancora di là da venire e non sarà domani. Ritornando indietro nel tempo, a completare lo sparuto gruppo di kit F.2 disponibili in quegli ormai lontani primi anni ottanta, arrivò una Minardi.
La carrozzeria della GM75 col dettagliato posadecals delle istruzioni.
Minardi che non mancò d'interessare il sottoscritto, che però non ne ebbe mai una in collezione, finché, qualche mese fa, non gli capitò fra le mani un esemplare in kit, perfettamente conservato nella sua scatola originale, e con la bustina dei pezzi ancora sigillata. I più esperti avranno ormai capito che stiamo parlando di un kit Faster 43, e allora quale migliore occasione per rivivere quel periodo del modellismo speciale così diverso da quello di oggi, chiedendo al diretto interessato di raccontarci la genesi del modello e nelle puntate successive di illustrarcene il montaggio?
I pezzi che compongono la Minardi di Faster 43.
La parola a Umberto Cattani, che ringraziamo per questa bella testimonianza. Gli ho detto che rivedere uno di questi kit dev'essere un po' come la macchina del tempo, e in questo periodo i ricordi possono essere per molti una specie di balsamo per qualche ferita di troppo che i momenti attuali hanno segnato nelle nostre anime.


 
"Chi era detto il Ken Tyrrell della Romagna? Il quiz è di facile soluzione, Giancarlo Minardi ha saputo guadagnarsi questo appellativo dopo una lunga militanza nel mondo dell’automobilismo sportivo. Partito come direttore della Scuderia del Passatore, Minardi ha salito passo dopo passo vari gradini fino ad arrivare al coronamento di un sogno, realizzando una F1 quasi tutta made in Faenza. Si trattava della M185, ma per arrivare a tanto, bisogna fare un salto indietro nel tempo, la gavetta era iniziata con una F2, la GM75 realizzata nel 1980. Risale allo stesso anno la genesi della sua riproduzione in scala, il blog ospita questo racconto che narra un’avventura per qualche verso esaltante, sotto l’aspetto umano. Ai sentimenti, è difficile chiedere una motivazione…
La silhouette pulita della Minardi GM75, una tipica F.2 di inizi anni ottanta.

Cecotto nell'abitacolo della GM75 di Formula 2

Dietro la sigla GM75 si nasconde il preambolo a questo racconto. Chi ha la lacrima facile, può passare a leggere altro, dai listini di borsa alle pagine rosa dei rotocalchi. Naturalmente, la commozione può apparire fuori luogo, ma un briciolo di sentimento dietro tutto ciò che ha realizzato Gian Carlo Minardi nella sua vita è sempre presente, quindi, bando alle lacrime, non è il caso, ma cercate al vostro fianco la corda del sentimento perché è questa che farà da filo conduttore a queste righe.

Nel 1948 Giovanni, padre di Gian Carlo, realizzò una biposto mossa da un piccolo motore a sei cilindri da 750 cc, disegnato da Oberdan Golfieri. La vettura fu chiamata GM 75 e, sull’onda di quel ricordo, la prima monoposto di F2 a recare il nome Minardi non poteva che riprendere quella vecchia sigla.
 
Miguel Angel Guerra
 
I primi, timidi passi, sono datati 1980. Persa la sponsorizzazione Everest che aveva appoggiato il suo team, Gian Carlo decise di dar vita ad una scuderia che portasse il suo nome. Per la parte tecnica fu chiamata in causa la Fly Studio, creata dagli ingegneri Caliri e Marmiroli. A guidare la nuova monoposto era Miguel Angel Guerra, pilota argentino che portava una buona dote in denaro. La seconda vettura vide l’avvicendarsi al volante di Beppe Gabbiani, Bruno Corradi e Johnny Cecotto, il celebre campione venezuelano da poco uscito dal motociclismo.
Ancora l'argentino Guerra al volante della GM75

Iscritta al Campionato Europeo di F2, la nuova monoposto, mossa da un motore BMW preparato da Heini Mader, visse una logica stagione di apprendistato, culminata da un brillante quarto posto al Mugello.

Fu proprio nel 1980 che nacque l’amicizia con Gian Carlo. Lo conobbi in occasione di una mostra di automobilismo organizzata dal locale Faenza Racing Team. Incuriosito dalla vetrina che ospitava tanti modelli, tra cui numerose Ferrari, mi chiese se era possibile riprodurre la sua nuova GM75 di F2.
Rigorosamente made in Faenza, come quella vera!
 
Erano anni in cui era possibile avvicinare costruttori e piloti con grande facilità ma per me che, come lui, muovevo i miei primi passi  anche se, nel mio caso, nel settore del modellismo, fu una sorta di consacrazione. Dopo i tempi della cantina, equamente divisi con gli studi universitari, iniziavo a consolidare alcune certezze.

Minardi voleva assolutamente regalare la sua monoposto in scala per il Natale 1980, ed il tempo a disposizione era davvero limitato.

Il prototipo lo affidai ad un amico, un modellista molto abile che condivideva con me la stessa passione.

Bruno Banzoli, nel tempo libero, montava kit in ogni scala con predilezione per la classica scala 1/43 e, per me, la scelta di rivolgermi a lui, fu obbligata.

Visitammo in varie occasioni la sede della Scuderia ospitata in un piccolo capannone, oggi assorbito per intero dalla Toro Rosso ed adibito ad archivio. Prendemmo ogni tipo di misura, grazie alla collaborazione di Caliri che, da bravo catanese, non si faceva certo pregare per svelare ogni segreto. A pensarci oggi, quante cose sono cambiate nel dorato mondo dell’automobilismo…

Il master fu realizzato in metallo bianco con inserti in stucco; più avanti vedremo come la pressa per vulcanizzare lo stampo finì per distruggere almeno in parte il prototipo. Non avevamo nel DNA la tecnica della cera persa da cui si ricava un bronzo in grado di fare un baffo alla pressa e facemmo di necessità virtù. Il motore fu preso da un kit di Tenariv, e successivamente modificato. Viranet era la musa ispiratrice di Bruno e la sua impronta è ben visibile nel kit che realizzammo.
 

Per le fusioni, ci affidammo a Claudio Riva di Meri Kits mentre le decalcomanie non potevano che essere di produzione Cartograf.
Molto bello, come sempre, il foglio decals, firmato Cartograf. Notare nel foglio anche alcuni numeri della... Porsche 917 LH di Le Mans 1969!
 
Riuscimmo a consegnare i venti modelli montati appena in tempo per essere spediti o consegnati prima delle festività natalizie. So per certo che uno arrivò fino alla scrivania di Enzo Ferrari, gli altri furono equamente distribuiti tra amici, piloti e sponsor. Questa serie era assemblata su una base in legno, ancor oggi facilmente riconoscibile, almeno da chi ne ha curato la produzione.

Scendendo nel dettaglio, vanno sottolineate alcune spigolature.

Ogni carrozzeria andava rettificata sulle pance, da raddrizzare perché, come già sottolineato, la pressa aveva schiacciato il master, identica sorte per la parte di carrozzeria che sovrasta il motore.
 

Minardi fu molto soddisfatto del lavoro, arrivando ad affermare che i modelli erano verniciati meglio dell’originale. In qualche modo, ero riuscito a superare un carrozziere affermato della zona, e non era soddisfazione da poco.

Sapete perché la GM 75 F2 fu dipinta in blu e giallo? Gian Carlo sperava in qualche modo di avere la sponsorizzazione dell’ Olio Fiat, in questo modo l’aspetto cromatico era già a  posto ma tutto naufragò in un nulla di fatto. Un’altra piacevole rimembranza riguarda Caliri. Un giorno lo trovammo che saltava all’interno di una macchina, alla mia domanda su cosa stesse facendo, rispose imperturbabile che stava simulando le asperità della pista di Misano. In questo modo, provava assetto ed ammortizzatori. Altri tempi, non trovate...?
Gian Carlo Minardi
 
La produzione del modello fu molto limitata. I problemi finanziari che attraversava la Scuderia Minardi decretarono una brusca interruzione della fornitura pattuita inizialmente. Riuscii a vendere qualche kit e, a conti fatti, il progetto finì con un bilancio a pareggio o poco più. Avevo guadagnato in prestigio ed autostima, molto meno sotto l’aspetto finanziario ma allora, la corda sentimentale vibrava molto più di adesso.

In totale, credo che, tra kit e montati, dagli “atelier” Faster 43 non siano uscite più di 100 Minardi GM75 F2, poche ma buone, il finale vide la vittoria del cuore sulla pecunia, un po’ come è avvenuto per la favola che ha visto Gian Carlo Minardi protagonista nel mondo delle corse. Davide contro Golia, nella valle dei ricordi".

 

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