Il kit della Minardi-BMW GM75 F.2 1980 di Faster 43. |
La Formula 2, soprattutto quella di fine anni settanta - primissimi anni ottanta, ha sempre suscitato in me una presa fortissima. Sono quelle classiche combinazioni di elementi che si attivano da ragazzini e che non ti lasciano più per tutta la vita. In questo caso, le frequentazioni al Mugello in occasione dell'Euro F.2 ai tempi di Corrado Fabi viaggiavano di pari passo con la ricerca difficile dei bellissimi kit X-Tenariv, già piuttosto difficoltosi da trovare. Molti avranno dimenticato che proprio alla fine degli anni settanta, X-Tenariv era praticamente la sola marca di modelli speciali a proporre una serie di Formula 2, che andavano dalle Martini alle March fino alla Kauhsen. Kit di classico stampo AMR, e le alternative erano pochissime: un paio di kit John Day, di qualità nettamente inferiore e qualche altro caso sporadico, come la March 792 di Marc Surer fatta da Western Models. Stranamente, ancora oggi che tutto o quasi tutto è stato riprodotto, quella determinata parte della storia dell'automobilismo manca del tutto. Qualche anno fa Minichamps riprodusse diverse versioni della March 792, e più volte si è mormorato che Spark potesse finalmente mettere le mani sulle varie March, Martini, AGS, Toleman, Ralt, Spirit, Maurer ecc., ma finora niente è apparso, nemmeno fra le liste dei modelli futuri. Segno che la cosa è ancora di là da venire e non sarà domani. Ritornando indietro nel tempo, a completare lo sparuto gruppo di kit F.2 disponibili in quegli ormai lontani primi anni ottanta, arrivò una Minardi.
La carrozzeria della GM75 col dettagliato posadecals delle istruzioni. |
I pezzi che compongono la Minardi di Faster 43. |
"Chi era detto il Ken Tyrrell della
Romagna? Il quiz è di facile soluzione, Giancarlo Minardi ha saputo guadagnarsi
questo appellativo dopo una lunga militanza nel mondo dell’automobilismo
sportivo. Partito come direttore della Scuderia del Passatore, Minardi ha
salito passo dopo passo vari gradini fino ad arrivare al coronamento di un
sogno, realizzando una F1 quasi tutta made in Faenza. Si trattava della M185,
ma per arrivare a tanto, bisogna fare un salto indietro nel tempo, la gavetta
era iniziata con una F2, la GM75 realizzata nel 1980. Risale allo stesso anno
la genesi della sua riproduzione in scala, il blog ospita questo racconto che
narra un’avventura per qualche verso esaltante, sotto l’aspetto umano. Ai
sentimenti, è difficile chiedere una motivazione…
La silhouette pulita della Minardi GM75, una tipica F.2 di inizi anni ottanta. |
Cecotto nell'abitacolo della GM75 di Formula 2 |
Dietro la sigla GM75 si nasconde il
preambolo a questo racconto. Chi ha la lacrima facile, può passare a leggere
altro, dai listini di borsa alle pagine rosa dei rotocalchi. Naturalmente, la
commozione può apparire fuori luogo, ma un briciolo di sentimento dietro tutto
ciò che ha realizzato Gian Carlo Minardi nella sua vita è sempre presente,
quindi, bando alle lacrime, non è il caso, ma cercate al vostro fianco la corda
del sentimento perché è questa che farà da filo conduttore a queste righe.
Nel 1948 Giovanni, padre di Gian Carlo,
realizzò una biposto mossa da un piccolo motore a sei cilindri da 750 cc, disegnato da Oberdan Golfieri. La
vettura fu chiamata GM 75 e, sull’onda di quel ricordo, la prima monoposto di
F2 a recare il nome Minardi non poteva che riprendere quella vecchia sigla.
Miguel Angel Guerra |
Ancora l'argentino Guerra al volante della GM75 |
Iscritta al Campionato Europeo di F2, la nuova monoposto, mossa da un motore BMW preparato da Heini Mader, visse una logica stagione di apprendistato, culminata da un brillante quarto posto al Mugello.
Fu proprio nel 1980 che nacque l’amicizia
con Gian Carlo. Lo conobbi in occasione di una mostra di automobilismo
organizzata dal locale Faenza Racing Team. Incuriosito dalla vetrina che
ospitava tanti modelli, tra cui numerose Ferrari, mi chiese se era possibile
riprodurre la sua nuova GM75 di F2.
Rigorosamente made in Faenza, come quella vera! |
Erano anni in cui era possibile avvicinare
costruttori e piloti con grande facilità ma per me che, come lui, muovevo i
miei primi passi anche se, nel mio caso,
nel settore del modellismo, fu una sorta di consacrazione. Dopo i tempi della
cantina, equamente divisi con gli studi universitari, iniziavo a consolidare
alcune certezze.
Minardi voleva assolutamente regalare la
sua monoposto in scala per il Natale 1980, ed il tempo a disposizione era
davvero limitato.
Il prototipo lo affidai ad un amico, un
modellista molto abile che condivideva con me la stessa passione.
Bruno Banzoli, nel tempo libero, montava
kit in ogni scala con predilezione per la classica scala 1/43 e, per me, la
scelta di rivolgermi a lui, fu obbligata.
Visitammo in varie occasioni la sede
della Scuderia ospitata in un piccolo capannone, oggi assorbito per intero
dalla Toro Rosso ed adibito ad archivio. Prendemmo ogni tipo di misura, grazie
alla collaborazione di Caliri che, da bravo catanese, non si faceva certo
pregare per svelare ogni segreto. A pensarci oggi, quante cose sono cambiate
nel dorato mondo dell’automobilismo…
Il master fu realizzato in metallo bianco
con inserti in stucco; più avanti vedremo come la pressa per vulcanizzare lo
stampo finì per distruggere almeno in parte il prototipo. Non avevamo nel DNA
la tecnica della cera persa da cui si ricava un bronzo in grado di fare un
baffo alla pressa e facemmo di necessità virtù. Il motore fu preso da un kit di
Tenariv, e successivamente modificato. Viranet era la musa ispiratrice di Bruno
e la sua impronta è ben visibile nel kit che realizzammo.
Per le fusioni, ci affidammo a Claudio
Riva di Meri Kits mentre le decalcomanie non potevano che essere di produzione
Cartograf.
Molto bello, come sempre, il foglio decals, firmato Cartograf. Notare nel foglio anche alcuni numeri della... Porsche 917 LH di Le Mans 1969! |
Scendendo nel dettaglio, vanno
sottolineate alcune spigolature.
Ogni carrozzeria andava rettificata sulle
pance, da raddrizzare perché, come già sottolineato, la pressa aveva
schiacciato il master, identica sorte per la parte di carrozzeria che sovrasta
il motore.
Minardi fu molto soddisfatto del lavoro,
arrivando ad affermare che i modelli erano verniciati meglio dell’originale. In
qualche modo, ero riuscito a superare un carrozziere affermato della zona, e
non era soddisfazione da poco.
Sapete perché la GM 75 F2 fu dipinta in
blu e giallo? Gian Carlo sperava in qualche modo di avere la sponsorizzazione
dell’ Olio Fiat, in questo modo l’aspetto cromatico era già a posto ma tutto naufragò in un nulla di fatto.
Un’altra piacevole rimembranza riguarda Caliri. Un giorno lo trovammo che
saltava all’interno di una macchina, alla mia domanda su cosa stesse facendo,
rispose imperturbabile che stava simulando le asperità della pista di Misano.
In questo modo, provava assetto ed ammortizzatori. Altri tempi, non trovate...?
Gian Carlo Minardi |
In totale, credo che, tra kit e montati, dagli “atelier” Faster 43 non siano uscite più di 100 Minardi GM75 F2, poche ma buone, il finale vide la vittoria del cuore sulla pecunia, un po’ come è avvenuto per la favola che ha visto Gian Carlo Minardi protagonista nel mondo delle corse. Davide contro Golia, nella valle dei ricordi".
Grazie per aver condiviso questi tuoi ricordi, Umberto!
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