24 novembre 2013

Quasi una rassegna stampa: Auto Modélisme n.194

Il numero 194 di Auto Modélisme è uscito a ottobre e il 195 si trovava nelle edicole francesi già ai primissimi di novembre. Siamo rimasti indietro! Nei prossimi giorni mi occuperò del 195, mentre qualche riga è doverosa per indicare che nel 194 è presente una intervista con Jean Fontaine, fondatore dello storico negozio parigino Calandre, in rue de Bercy, che chiude i battenti. Fa da pendant all'articolo, l'editoriale di Alain Geslin, in cui giustamente si rimarca la moria dei negozi, soffocati dal dilagare di altre forme più "moderne" di acquisto. Alcuni, anzi la maggior parte, hanno aperto un sito on line conservando il luogo fisico solo per tirare avanti ancora qualche anno; altri, come appunto Calandre, chiudono definitivamente, continuando solo on-line, magari inaugurando un sito che non avevano mai avuto. La situazione in Francia è abbastanza simile a quella italiana. Ma credo sia inutile fare la guerra contro i mulini a vento. La tendenza è questa, e non è certo con appelli del tipo "les boutiques qui ferment sont un drame, et pour retarder l'écheance, nous savons tous ce qu'il faut faire" che si potrà cambiare il corso delle cose.
Chiude Calandre a Parigi e Auto Modélisme gli dedica un doveroso ricordo. Resterà il sito www.boutiquecalandre.com , uno dei tanti e neanche il più interessante (e per ora è anche vuoto... quando si dice non essere al passo coi tempi). Che tipo di clientela aveva il negozio? Sarebbe stato interessante approfondire l'argomento nell'intervista con Jean Fontaine. 
Oggi come oggi è impossibile tenere uno stock decente, a meno che non sia faccia come BAM che è diventata la succursale di Spark. Per sua natura un negozio come lo si intendeva 20 o 30 anni fa non ha più senso, non c'è nulla da fare. Sopravvivono i centri dedicati agli obsoleti o ad altri settori, ma nel campo dell'automodellismo moderno (1:43 e 1:18) è inutile illudersi di tornare al passato, a meno di non trovarsi un'ubicazione particolarmente strategica, e in quel caso particolarmente costosa, verrebbe da aggiungere. Mancanza progressiva d'interesse, scarso ricambio generazionale, e - come detto - concorrenza di Internet dai primissimi anni duemila, ad aumentare a livelli esponenziali. I nostalgici rimpiangeranno il negozio come luogo d'incontro, ma ho l'impressione che da qui in avanti, se vorranno incontrarsi per discutere di modelli (com'è del resto giusto e divertente fare) dovranno ritrovarsi nel salotto di casa o in pizzeria.

3 commenti:

  1. Stamattina ho tirato fuori alcune Brooklin che mi comprai nel 1984 come autoregalo di (prime) nozze proprio da loro, le vendevano a prezzi stracciati, oppure all'epoca avevamo il cambio favorevole, non ricordo. Loro almeno sono rimaste, pressoché intatte (l'ho sempre detto, investire in metalli preziosi...). Per anni, finché non si è spezzata la catenella,per le chiavi dell'auto ho usato il portachiavi del negozio.
    Pazienza, vorrà dire che, quando torno a Parigi prima o poi, andrò solo per negozi di alimentari...

    Tout passe, tout casse, tout lasse et tout se remplace

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  2. ...e forse non è neanche un male, Carlo, che "tout se remplace". Questo proverbio aureo me lo ripeteva spesso la mia insegnante di francese, che era una che aveva vissuto ma che spesso mi sembrava prendere le cose con una disarmante superficialità. Trovavo questa frase un po' cinica e poco adatta a certe situazioni che immancabilmente da giovane ti turbano. A volte, tempo dopo, ho capito che presa nel senso giusto questa frase si adatta a molte cose della vita, se non a tutte. E tornando al nostro mondo, che i negozi chiudano pure. Nessuno fra qualche anno li rimpiangerà più di tanto.

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  3. Se non per il rapporto personale, se il negozio ha un proprietario capace e competente ed è ben frequentato. Per il resto, c'è Mastercard e la rete!

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