23 gennaio 2019

DNA Collectibles: una nuova frontiera nel marketing dei resincast?

Un nuovo marchio di resincast in scala 1:43 e 1:18 si affaccia sul già affollatissimo mercato. Si tratta di DNA Collectibles, che fa capo a una società di Losanna (Svizzera). I modelli proposti sono già parecchi e sono tutti soggetti inediti e abbastanza particolari, che spaziano da configurazioni particolari della Golf e dell'Audi A4 a varie concept car, fuoristrada rare e altre curiosità. Non abbiamo ancora potuto visionare i modelli dal vivo, ma la qualità sembra in linea con gli altri fabbricanti, se non addirittura superiore.


Due elementi caratteristici del nuovo marchio, che ovviamente si appoggia a maestranze cinesi, sono un marketing molto moderno e un packaging raffinato, anche per gli 1:43. Per quanto riguarda il primo aspetto, il sito ufficiale (https://www.dnacollectibles.com/) è molto semplice e lineare, e consente di ordinare direttamente i modelli, che vengono spediti tutti dalla Cina. I prezzi sono piuttosto competitivi, e la strategia di vendita è praticamente la stessa applicata da un marchio come Ottomobile, salvo che i modelli di quest'ultimo marchio vengono spediti dall'Europa. Ancora per quanto riguarda il marketing, le pagine sui social sono molto curate, così come il canale Youtube. E' prevista una sorta di raccolta punti, anche in funzione dei like e delle condivisioni, che dà diritto a una serie di sconti, andando a incrementare i punti guadagnati con gli acquisti sul sito. 


Dicevamo in secondo luogo del packaging: basi e vetrinette di livello migliore di una Spark o di una Neo, scatola accattivante e altri piccoli accessori danno un'idea di una certa esclusività e di un lusso studiato. E' presto per giudicare se queste strategie si riveleranno durature e vincenti. Sicuramente, per ora, la battaglia della comunicazione è vincente. Speriamo di avere quanto prima a disposizione alcuni modelli da esaminare direttamente nello spirito del blog. 

22 gennaio 2019

Die Revell-Story: un libro di Ulli Taubert e Andreas A. Berse

L'editore tedesco Delius Klasing ha al suo attivo diversi libri sulla storia delle marche di modellismo, dalla Faller alla Wiking, dalla Herpa alla Carrera. Il titolo più recente è uscito alla fine del 2018 e percorre le vicende della divisione tedesca della Revell, nata nel 1956. Ne sono autori due esperti del marchio, il giornalista Andreas Berse e Ulli Taubert, che dal 1968 ha lavorato per Revell nel settore commerciale. Il libro, dalla copertina rigida, si compone di circa 180 pagine, ricche di documenti e foto inedite. Una gran parte è dedicata alla cronologia con i fatti salienti anno per anno, dal 1956 al 2018, ma vi sono anche capitoli approfonditi sulla nascita e lo sviluppo della filiale tedesca e sui suoi rapporti con la Revell-USA. La vicenda commerciale della Revell è piuttosto complessa e gli autori la ricostruiscono con una più che soddisfacente dovizia di dettagli. Di grande interesse i capitoli che approfondiscono determinati aspetti, dalla prototipazione alle tecniche di stampaggio dalla descrizione di come funziona la sezione ricambi per i clienti alle strategie di marketing. Succoso il capitolo su come nacque una pietra miliare della produzione Revell, quella Mercedes 300 SE W111 Heckflosse nera in scala 1:18 che fabbricata in Cina, arrivò nelle case dei collezionisti nel Natale del 1995.


Questo modello ha una storia a parte che meriterebbe di essere raccontata e ulteriormente approfondita, visto che si tratta di un passo importante nella storia delle strategie dei marchi di modellismo in Cina. Ma questo è solo uno degli argomenti stuzzicanti trattati nel libro: possiamo citare la storia del primo kit della Trabant, approntato in pochissimi mesi contro i dodici che normalmente erano necessari per produrre da zero un modello in plastica, la storia dei kit della serie Star-Wars o la testimonianza di Mario Falconi, il tecnico italiano che ha sviluppato e disegnato tante scatole di montaggio, con un occhio sempre attento all'innovazione. Di questo libro esiste la versione tedesca, ma è anche disponibile la traduzione inglese.

Ulli Taubert - Andreas A. Berse, Die Revell-Story. Bauanleitung zum Erfolg, Delius Klasing, Bielefeld 2018, pagg. 176, 476 immagini col. e b/n, € 29,90
(Titolo della versione inglese: The Revell Story. A model of success) 

21 gennaio 2019

Una buccia di banana: la targa della Ferrari 275 GTB/4 di Corentin

Il modello 1:18 di BBR nella foto del comunicato ufficiale. 

Da sempre le targhe sono un terreno sdrucciolevole per i produttori di modelli. E dire che a volte basta un minimo di intuizione per capire se la strada presa è quella buona oppure no. E' stata da pochissimo annunciata da BBR l'uscita in 1:18 della Ferrari 275 GTB/4 molto particolare, quella di Corentin e Prevost del Tour de France Auto 1970. Un bel modello, con tutti i crismi delle migliori BBR in quella scala. Solo che le foto inviate per il comunicato ufficiale mostrano una targa con soli numeri: 3400054. Macchina francese, qualcosa non quadra.
Il modello BBR in scala 1:43 con la targa corretta, fonte Carmodel. 

Prima dei due numeri finali, indicanti il dipartimento (54), debbono esserci per forza una o due lettere. In realtà non è un mistero, visto che il modello in 1:43 della stessa BBR, uscito tempo fa, aveva la targa corretta: 3400QB54. Sulla buccia di banana era scivolata - almeno in parte - anche Best, che sulla stessa versione aveva riprodotto una targa 3400Q854, scambiando la "B" per un "8". Sui dettagli di questa targa potrete leggere qualche utile nota a questo link: https://forums.motorlegend.com/vb/showthread.php?t=28486&page=39 .
Il Best, con la targa parzialmente errata (fonte www.alpimodel.com). 

Si tratta quindi di un errore banale, tanto più irritante quanto facilmente evitabile. In ultima istanza non resta che sperare che le foto fornite da BBR siano quelle del classico "pre-serie"...

19 gennaio 2019

St.Martin Accessories: addio dopo cinquant'anni

La vetrina di St.Martins Accessories,
al 95 di St.Martins Lane a Londra. 

A Covent Garden era una fermata obbligata per gli appassionati. Una puntata a St.Martins Accessories, in St.Martins Lane, accompagnata ovviamente da una visita presso Motor Books, era fissa nei programmi di chi andava a Londra. Dal 1969, St.Martins Accessories era un bel negozio di modellismo, dove negli anni d'oro degli speciali era possibile trovare cose che nel continente arrivavano col contagocce, esattamente come da Grand Prix Models, che comunque era ben fuori città. Prendevi la metropolitana, scendevi a Leicester Square e St.Martins non era lontano. Come tanti, ho ricordi personali di quel negozio. La prima volta lo visitai nel luglio del 1992, quando probabilmente già le cose stavano cambiando e un principio di omologazione investiva anche l'anticonformista Gran Bretagna. Ero a caccia di modelli inglesi e ci trovai tre Lotus Elite di SMTS montate, che conservo ancora oggi: quanto di più inglese si potesse immaginare, una bianca con striscia verde del Team Elite, la famosa DAD10 rossa con le bande bianche e una verde di Le Mans. Il titolare si sorprese che un italiano acquistasse delle Lotus e gli spiegai che la storia degli inglesi a Le Mans era un argomento che mi affascinava molto. Proprio in quei mesi avevo preso il libro British Cars at Le Mans, che anche se non era una novità assoluta costituiva pur sempre una bella documentazione in un'epoca in cui Internet te lo sognavi. Tornai a St.Martins nel 2009, e ci trovai altri SMTS, e un paio di Alvis di J&M Classics, giusto per rispettare le tradizioni britanniche.
Nel 2011 il negozio si trasferì da St.Martins Lane al numero 15 di Cecil Court.
Da Google Maps, questa è la vetrina più originale, con i
modelli fatti in Inghilterra, fra pile e pile di Spark. 
Ma già molto era cambiato: la gestione non era più la stessa e gli Spark e vari modelli industriali avevano occupato gran parte degli scaffali. Agli speciali montati era riservata una limitata parte delle vetrine di fronte al banco. St.Martins continuerà on-line (http://www.stmartinsmodels.co.uk/), e questa è una naturale conseguenza di uno stato di cose inevitabile. Il mondo va così e più che rimpiangere un negozio che se ne va, si rimpiange una parte di noi e del nostro passato che si allontana inesorabilmente.

18 gennaio 2019

Intermezzo (quasi) storico: le Formula 3 di Onyx

Tranne alcune eccezioni, le Formula 3 non hanno mai goduto di troppo successo fra i produttori di modelli in scala 1:43. Un pioniere in tal senso fu Alberto Patrese, fratello di Riccardo, che sotto il marchio Pat43 produsse una serie limitata di Chevron-Toyota B34 con la quale il pilota padovano aveva vinto l'europeo del 1976. Successivamente ci fu la Provence Moulage con la Ralt di Senna e la Reynard di Michael Schumacher, e ben poco altro, fra cui un paio di Dallara prodotte da alcuni oscuri marchi artigianali.
Dallara-Opel Spiess F397 del campione italiano 1997
Oliver Martini, fratello del più famoso Pierluigi. In
quegli anni l'Italiano F.3 era già declinante. 
Tra i diecast, ancora meno, o meglio il nulla... finché alla fine degli anni novanta, la Onyx, marchio del gruppo Vitesse che già produceva in Cina, introdusse sul mercato una serie di Dallara molto ben fatte per l'epoca. In questo thread vi presentiamo alcune vetture della stagione 1997. Le Dallara uscite in quegli anni (F396, 397, 398) sono molte, anche se i soggetti che "tiravano" per la maggiore restavano le monoposto di Formula 1 e anche le protagoniste del Superturismo, che viveva ancora stagioni entusiasmanti. 
Campione britannico F.3, Johnny Kane con la
Dallara F397 motorizzata Mugen Honda. 
Propulsore Renault per la Dallara F397 del
francese Nicolas Minassian, destinato a una
brillante carriera. Minassian si classificò secondo
nel campionato inglese, battuto dal solo Kane. 
Queste Formula 3 si caratterizzavano per il figurino del pilota, abbastanza fedele, col casco dalle livree esatte, specchietti retrovisori riportati, appendici aerodinamiche in plastica piuttosto fini, cerchi e gomme di ottima qualità. Non erano modelli costosissimi e ancora oggi si possono trovare molto facilmente a prezzi più che abbordabili. Agli inizi degli anni duemila, ulteriori Dallara furono commercializzate dal marchio Sunstar. In un periodo successivo, prima Minichamps, poi Spark avrebbero introdotto nei loro cataloghi modelli di Formula 3 soprattutto contemporanei. Ma la tematica è stata appena sfiorata: manca praticamente tutto o quasi, dagli anni settanta agli anni ottanta fino agli anni novanta. Chissà che qualcuno non pensi finalmente a tutta quella schiera di Chevron, March, Martini e Reynard rimaste finora inedite, senza contare le Dallara dei primi anni.
André Couto, nato in Portogallo ma con la cittadinanza di Macao, si classificò secondo nel Campionato
italiano F.3 del 1997 al volante di una Dallara-Novamotor F397. Onyx
dedicò una serie speciale alle vetture di Couto.  

17 gennaio 2019

Una versione rara per la Corvette di Remember Models: Le Mans 1972 #71

La serie delle Corvette C3 di Remember Models si arricchisce di una versione poco conosciuta, prodotta in edizione estremamente limitata. Si tratta della vettura numero 72 della 24 Ore di Le Mans 1972 (piloti Aubriet / "Depnic"). Iscritta dall'Ecurie Léopard, la Corvette blu non riuscì a completare la gara.
Il modello è disponibile a questo link: https://www.geminimodelcars.com/listing/675717829/chevrolet-corvette-c3-le-mans-1972-71


16 gennaio 2019

Lungo il Circuito del Mugello stradale: un libro di Luca Raddi


E' uscito ormai da un po' di mesi (maggio 2018) ma vale ugualmente una recensione il libro scritto da Luca Raddi e pubblicato da Noferini. Di volumi sulla storia del Circuito stradale del Mugello e sulle tradizioni motoristiche mugellane ce ne sono ormai parecchi. Dopo l'ultima edizione del "Circuito" del 1970 il silenzio calò su questa corsa così simile per difficoltà e per fascino alla Targa Florio. Finalmente si ricominciò a parlarne alla metà degli anni novanta, anche per merito della rievocazione storica organizzata dalla Scuderia Biondetti come gara di regolarità. Fu l'editrice fiorentina Alinea a pubblicare un paio di volumi non certo completi né tanto meno sistematici, ma che contribuirono a far rinascere l'interesse nei confronti di questa gara; un interesse che aumentò anche grazie ad alcuni articoli su riviste specializzate e non, apparsi fra il 1995 e il 1996. Non è bello autocitarsi, ma personalmente in quel periodo, armato di ingenuo entusiasmo, pubblicai una serie di pezzi, anche sulla rivista Toscana Qui, diretta da Giorgio Batini, che poteva contare sull'archivio di Italfotogieffe, uno dei cui soci, Orlando Orlandini, era fotografo dell'editore Bonechi.


Poi, negli anni duemila, i due libri di Andrea Marsili-Libelli hanno contribuito non poco alla sistematizzazione della storia del Mugello stradale, seguiti da un bel quaderno contenente le foto di Nedo Coppini. Oggi, quindi, ci troviamo in una situazione ben diversa da quella degli anni novanta, in cui le immagini note del Mugello stradale erano limitate a quelle solite cinque o sei foto diffuse e stra-diffuse sui libri non specializzati. Questo di Luca Raddi è invece un caso particolare. Il titolo è indubbiamente intrigante e mantiene le promesse. Si tratta di una sorta di guida turistica e culturale sulla vallata a nord di Firenze, che abbina la storia dei motori a possibili percorsi artistici e naturali. Le foto di ieri si giustappongono a quelle di oggi, in un'idea di continuità che non tante altre zone montane possono vantare. E' un libro che emana le suggestioni di un almanacco, da leggere e rileggere, pieno di foto fatte con passione percorrendo le strade laterali che numerose si dipartono dalle regionali accompagnandoti a una badia, a una pieve, a un rudere, a una casa "da signore" o a un antico monastero.

Le famose curve delle corse del tempo che fu sono ancora lì, a testimoniare che tutto sommato nel Mugello si respirano ancora i motori, insieme alla straordinaria ricchezza paesaggistica. Perché poi per capire il Mugello dei motori bisogna amare anche il Mugello delle pievi e delle foreste che cambiano tanti colori col passare della stagione. C'è oltretutto un'annotazione modellistica, poiché Luca Raddi è l'autore di due bei diorami in scala 1:43 aventi come tema il celebre passaggio dello "stradale" dall'Osteria di Nandone nel 1968 e nel 1969.

Luca Raddi, Lungo il Circuito del Mugello stradale. Itinerario storico-sportivo, Edizioni Noferini, pagg.114, brossura, € 18,00.

15 gennaio 2019

Imminente l'uscita di un libro sulle Bugatti di Alain Bouissou

Nel 2017 Alain Bouissou, universalmente riconosciuto per le sue eccezionali Bugatti in scala 1:43, è stato costretto a interrompere l'attività per gravi motivi di salute. Bouissou aveva iniziato nel 1980 e in trentasette anni di lavoro aveva stupito la comunità dei collezionisti per una produzione del tutto sui generis, basata sull'autocostruzione completa di ogni pezzo. Oggi la moglie Bénédicte e i suoi familiari hanno deciso di rendergli omaggio pubblicano un libro che ripercorre la sua straordinaria carriera di modellista. Al costo di €45, il libro sarà pubblicato in una prima edizione di cento esemplari e le sottoscrizioni per l'acquisto sono già aperte. Ne sapremo di più a Rétromobile, dove si spera che tutte le copie della prima tiratura saranno disponibili. Se la risposta del pubblico sarà adeguata, avremo poi anche una seconda edizione. In ogni caso un'anteprima del libro sarà visibile a Rétromobile nello stand di Michel Stassart (1C014).

13 gennaio 2019

Rassegna stampa: Auto Modélisme n.252 (gennaio 2019)


Al bel numero di dicembre 2018 segue un altrettanto ricco numero per gennaio. In questi mesi, Auto Modélisme ha prodotto una serie di articoli molto utili sulle Matra, e stavolta tocca alle MS670 nelle versioni non-Le Mans. Si tratta di analisi davvero approfondite sulle varianti di carrozzeria e di meccanica, con tante foto di modelli anche rari. 

Fra gli altri motivi di interesse, il montaggio della Tyrrell-Cosworth 002 di François Cévert del GP d'Inghilterra 1971 di Ebbro in scala 1:20 e la recensione della Jaguar XK120C di CMC in scala 1:18. 

11 gennaio 2019

Da Remember una piccola serie di Ferrari 512BB Bellancauto Le Mans 1984


La Ferrari 512BB Bellancauto 1984 di Remember non è un modello nuovo, ma ha conosciuto nel corso degli anni diverse evoluzioni e migliorie. Di recente è stata realizzata una piccolissima serie di montati riproducenti la vettura sponsorizzata Ferrarelle che corse a Le Mans 1984 con Micangeli, Marazzi e Lacaud. Per lungo tempo questa rimase l'ultima Ferrari ad aver partecipato alla 24 Ore, prima del ritorno in auge delle GT negli anni novanta. Questa serie beneficia di alcuni dettagli supplementari (come i ganci traino anteriori e posteriori), oltre che di una finizione particolarmente curata, che include una mano di trasparente non eccessivamente lucido sulle decals, a uniformare tutta la carrozzeria. Il prezzo è competitivo. Link per la vendita del modello: https://www.geminimodelcars.com/listing/660074264/ferrari-512bb-imsa-gtx-ch35529-scuderia

Corgi Husky e Junior: una parte della collezione Monty Calme in vendita


Che i piccoli modelli Husky e Junior non raccolgano tra i collezionisti lo stesso successo dei modelli più grandi non è certo un mistero, anche se recentemente alcuni segnali facciano pensare che le quotazioni di queste due gamme minori siano in leggera ripresa. Ad ogni modo, un'altra parte della collezione di Monty Calme, comprendente appunto le serie Husky e Junior, sta per essere messa in vendita dagli specialisti di Quality Diecast Toys, che già in passato si erano occupati di questa enorme raccolta, che comprende numerosi pezzi unici, provenienti anche dalla collezione di Van Cleemput.  Stavolta uno dei lotti più interessanti riguarda una "trade box" con dodici modelli dell'Aston Martin di James Bond, ma le curiosità e le rarità sono veramente tante, come potete vedere a questo link: https://www.qualitydiecasttoys.com/articles/53 . 

Rassegna stampa: Auto Modélisme n.251 (dicembre 2018)



Erano un po' di mesi che AutoModélisme non trovava spazio nella rassegna stampa del blog. Di recente, pur apprezzandone i contenuti, non avevo ritenuto opportuno cercarlo nelle edicole italiane o nei miei viaggi in Francia. Ho però preso i numeri 251 e 252 (dicembre 2018 e gennaio 2019) perché mi sembravano piuttosto interessanti, anche per il blog. Di solito, il numero di dicembre è piuttosto corposo e anche quest'anno si sono mantenute le tradizioni con un fascicolo dedicato ai 120 anni della Renault e la prosecuzione di una serie di pezzi che hanno ripercorso la storia modellistica in scala 1:43 dei prototipi Matra: stavolta è toccato alla MS660, un modello meno conosciuto, ma che ha gettato le basi dei successi Matra a Le Mans (e nel Mondiale marche) prima nel 1972 e poi in modo ancora più netto nel 1973. Interessante il test di montaggio della Porsche 935 K2 Vaillant di Wollek (kit Beemax in scala 1:24): un kit che evoca lo stesso soggetto riprodotto da Tamiya alla fine degli anni settanta, ma in 1:20. Istruttivo anche il triplo confronto fra tre interpretazioni dell'Alpine A110 "Première Edition", lanciata al Salone di Ginevra nel 2017, interpretazioni dovute a Norev, Ottomobile e Solido, ciascuna con le sue particolarità e con le sue caratteristiche ben definite. Ne nasce un confronto tra filosofie diverse: resincast, diecast con aperture, diecast senza aperture. Se non altro, ciascuna marca offre un modello con caratteristiche ben determinate. Per quanto riguarda lo spazio slot, simpatico il test di una vecchia Renault RS01 Formula 1 di Scalextric. 


09 gennaio 2019

Giulietta Sprint, un fil rouge... laterale: Mercury, Scottoy e Hachette




Cosa fare della Giulietta Sprint di Hachette (fatta da Ixo)? Gli utilizzi sono vari e spaziano dalla conservazione religiosa nella convinzione di possedere un santo Graal del modellismo, alla voglia di metterci le mani per divertirsi. In questo caso sono per quest'ultimo estremo, visto che sono ben altri i modelli destinati a rivalutarsi nel tempo. Siamo piuttosto in presenza di una curiosità e tutt'al più, se si è dei fissati dell'eredità storica, potremo conservare una confezione integra così da testimoniare, fra venti o trent'anni le tendenze modellistiche di questa fine di decennio. Per meno di quattro euro si può fare. Ma chi ha un esemplare già aperto e fuori dal blister, la tentazione di smanettarci è piuttosto grande. Viene subito in mente qualche versione competizione, visto che la Giulietta Sprint è stata una vettura piuttosto diffusa all'epoca nelle cronoscalate e nei rally dell'epoca pionieristica.

Ebbene, senza l'intenzione di riprodurre niente di specifico, ho pensato di farne una generica vettura come le tante che erano in forza alle numerose scuderie italiane tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta. Gli interventi sono abbastanza limitati: verniciatura alluminio dei cerchi, targhe di Firenze, numeri bianchi rotondeggianti e uno stemmino della Scuderia Automobilistica Clemente Biondetti, nata proprio nel 1957 nel capoluogo toscano. Il portatarga posteriore è stato ridipinto in alluminio così come le maniglie e poco altro.


La Giulietta di Hachette-Ixo va quindi a far compagnia allo Scottoy, che rappresenta anch'esso una versione di fantasia, seppur verosimile. Si crea quindi già un legame con un passato, neppure troppo remoto, visto che gli Scottoy risalgono agli anni novanta-inizio duemila. Riguardando lo Scottoy mi sono poi accorto di un particolare curioso, ossia che il numero di gara 132 è identico per forma e font a quello che la Mercury aveva utilizzato sui suoi modelli competizione, come l'Abarth 1000 Berlina derivata dalla Fiat 850. Per non perdere un filo di continuità ho deciso di discostarmi solo in parte dalla tradizione, assegnando alla Giulietta cinese il 162...

Cosa significa collezionare: le varianti e il blog dell'Auto Jaune

Il blog dell'Auto Jaune, redatto da Vincent Espinasse (https://autojauneblog.fr/) è una tra le letture più piacevoli del panorama globale dei modelli obsoleti. Vi si distillano rarità, curiosità, ma anche - per fortuna - discorsi sui metodi e sui perché del collezionare. Ognuno colleziona ciò che più gli aggrada, questo è scontato e anche decisivo. Ma il collezionismo dovrebbe andare un po' più in là della casuale sommatoria di acquisti, fatti magari in posti in cui difficilmente si potrà trovare qualcosa di veramente significativo. In Italia avremmo bisogno di maggiore consapevolezza, anche se - mi pare di averlo già detto - i collezionisti di un certo livello amano starsene in disparte con le proprie raccolte, anche notevoli. Va benissimo, ma c'è un mondo là fuori. Fra chi esterna in modo acritico i propri acquisti di bassa qualità su Facebook (vecchi Politoys sbrecciati, Dinky che hanno visto per l'ultima volta una scatola sessan'tanni fa...) e le élite nostrane che non si fanno mai vedere, ci sono i collezionisti divulgatori; Vincent Espinasse è uno dei maggiori conoscitori di modelli obsoleti (chiamiamoli così) in circolazione ed è uno che ama la comunicazione perché crede nei valori della ricerca.

Nel suo blog ci sono sempre informazioni di prima mano, mutuate dai suoi innumerevoli viaggi, contatti, conoscenze e dalla sua collezione che è una delle più straordinarie del mondo, vantando anche prototipi, stampi, prove di colore, insomma tutte cose in grado di fare la differenza, al netto dei modelli che ognuno può trovare nel più banale negozietto sotto casa. L'articolo sulla Chrysler New Yorker di Dinky France, pubblicato tre giorni fa, è un caso tipico: si fa presto a dire che era rossa con gli interni crema. Esistono almeno otto varianti (in questo caso non intenzionali), per non parlare delle scatole con codici di grafica diversi, argomento questo ancora quasi tutto da esplorare e che può essere utilissimo nella datazione delle singole varianti. Ma soprattutto: perché rossa con quegli interni crema e non piuttosto il contrario? So già che qualcuno ribatterà che tutto questo non importa, che è superfluo, che la ciò che conta è avere il modello in mano e magari fotografarlo su Facebook insieme a qualche altro rottame. Ma per fortuna l'argomento può essere trattato in vari modi e la ricerca dei come e dei perché non è mai uno sterile esercizio di erudizione, ma un tentativo importantissimo di dare a ciò che ci interessa una logica e una dignità storica. Vogliamo sempre farci sorpassare da ciò che fanno in Francia o in Gran Bretagna? Beh, non necessariamente. Da qualche anno, ad esempio, esiste il sito Quellidellapolistil, che sta fornendo un contributo essenziale alla conoscenza di certe produzioni di casa nostra, oppure lo spazio di Alberto Spano (Aessemodels) ricchissimo di foto e di informazioni. Segno che qualcosa si sta muovendo. 

07 gennaio 2019

Lancia Sport Gr.6 (LC/1) di Vittorio Roberti e Alessandro Cordasco


Il 2018 è stato caratterizzato dall'uscita di molti importanti libri, alcuni dei quali hanno finalmente fatto completa luce su alcuni temi fino a quel momento totalmente inediti o poco esplorati. Fra questi va sicuramente citato il volume di Vittorio Roberti e Alessandro Cordasco sulla Lancia Gruppo 6 del 1982 e sulla LC1, che fu la conversione in Gruppo C che gareggiò nel 1983 (nota a margine: molti ritengono che il nome LC1 sia applicabile alla prima vettura del 1982; in realtà, LC1 è la sigla che venne attribuita all'evoluzione Gruppo C che corse appunto nel 1983, per distinguerla dalla LC2, prima reale Gruppo C della Lancia nata da un progetto ex-novo). Il libro, di oltre 350 pagine, è edito da GM di Piacenza ed è uscito ormai da alcuni mesi, ma vale ugualmente la pena di recensirlo perché si tratta di una delle migliori pubblicazioni del 2018. Vi si racconta, in italiano e in inglese, tutta la storia della Gruppo 6 1982 / LC1 1983, dalle prime bozze di progetto ai modellini in scala, fino agli esemplari veri e propri che disputarono le gare del Mondiale Endurance marche e piloti. Dalla tecnica al racconto della vicenda sportiva, non manca nulla, incluse esaustive tabelle sulla storia individuale degli esemplari costruiti.


Ottimo anche per la documentazione modellistica, il libro presenta anche l'analisi completa di tutte le variazioni delle livree gara per gara. Davvero un bell'exploit editoriale per una vettura che pur nella sua breve carriera, ha fatto la storia delle corse endurance, dando del filo da torcere alla Porsche 956 Gruppo C. E se ci si mette il prezzo, davvero ragionevole di €49 per oltre 200 foto inedite e documenti rari, 100 documenti riprodotti e testimonianze di prima mano dei protagonisti, potremmo dire che si tratta di un libro imperdibile per ogni appassionato.


06 gennaio 2019

Ancora sulla collezione Mercury Hachette: l'Alfa Romeo Giulietta Sprint, una scommessa vinta?

La Giulietta Sprint di Hachette con la scatolina,
che riproduce la variante con la scenetta del distributore
di benzina. Un'altra variante, più rara, raffigurava delle
colline dietro la vettura, sempre rossa. 

E così, dopo il testi di svariati mesi fa, nei giorni scorsi ha fatto la sua apparizione nelle edicole il primo modello della collezione Mercury di Hachette. Nota filologica che può avere il suo interesse: fra gli esemplari dei test e i pezzi definitivi distribuiti a fine dicembre passano alcune differenze, che Bruno Libero Boracco ha ben rilevato sul sito Piccolegrandiruote (articolo a questo link). E così, dopo gli Scottoy (che per certi versi erano modelli artigianali), anche la Mercury ha gli onori delle copie. Difficile resistere, per € 3,99, alla prima uscita; c'è chi ne ha presa una, chi due, chi tre, per farci cosa non è chiaro, ma sicuramente la risposta dei collezionisti è stata massiccia. Su Facebook, ovviamente, si alza il solito polverone tra favorevoli e contrari, ma mai come in questo caso in medio stat virtus, nel senso che sicuramente molti collezionisti di livello avranno acquistato la Giulietta per il solo gusto di fare delle comparazioni, cosa che rientra fra le soddisfazioni di questo hobby. Dall'altra parte, i maniaci del low cost avranno trovato la loro felicità in un modello a meno di quattro euro che somiglia così tanto a quelli da duecento.
Nella confezione è compreso un fascicolo di 12 pagine
che andrà a costituire una raccolta ad anelli. 
La confezione ancora sigillata. Il prossimo modello sarà la
Fiat 600 Multipla che costerà € 9,99. A partire dal terzo modello
il costo sarà di € 14,99. Per gli abbonati sono previsti diversi vantaggi. 


Difficile che il modello possa godere di una rivalutazione, e siamo certi che alcuni si saranno già messi in testa idee di questo tipo. La fattura del modello è buona, anche perché la semplicità del prodotto aiuta: il fondino è cromato, così come i cerchi. Una collezione di questo genere possiede un indubbio richiamo estetico: sono modelli affascinanti, colorati, altamente evocativi (e decorativi!). La scatola è ben riprodotta e il tutto, magari in una vetrinetta insieme ad altri cimeli d'epoca o pseudo tali, può fare un ottimo effetto. Ben fatto anche il fascicolo che parla dell'originale e della vettura riprodotta. Le referenze fotografiche derivano dalle collezioni di Paolo Rampini e Massimiliano Migliavacca.
E' buffo come nel dépliant esplicativo, raffigurante le prime uscite, alcune frasi siano molto simili se non del tutto identiche a quelle riportate nel sito Aessemodels.it di Alberto Spano (http://www.aessemodels.it/Mercury48%203.htm), che molti conosceranno già e che rappresenta una validissima fonte per molti marchi fondamentali del passato.
La Giulietta riprodotta da Hachette è quella più comune, con i
vetri e con i catadiottri posteriori. Una prima edizione, uscita nel 1956,
fu prodotta nel solo colore rosso. 
Alcuni modelli della collezione Hachette riprodurrano colori
e livree rare. Nel caso della Giulietta Sprint si è deciso di andare
su un "normale" azzurro medio. 


La serietà della ricerca è apprezzabile, e ci si augura che questi fascicoli possano contribuire alla maggiore conoscenza di un'azienda che ha fatto la storia dell'automodellismo italiano. Come può essere presa l'uscita della collezione Mercury Hachette? Come una piccola ventata di novità fra le innumerevoli raccolte da edicola che spesso cambiano solo livree (vedi ad esempio l'altra collezione apparsa in questi giorni, quella dei mezzi pubblicitari italiani). Personalmente non credo che serie come questa stimoleranno la ricerca dei modelli originali, che continueranno a seguire i circuiti abituali degli specialisti, restando alla larga dal grande pubblico, almeno per quel che riguarda gli esemplari perfetti con scatola, che sono gli unici in grado di offrire un vero valore a una collezione.
Il fondino, cromato, riporta il nome Hachette e la
dicitura "made in China". 

Ma se poi uno si accontenta o si diverte a baloccarsi (cosa per nulla illecita), allora questa raccolta può rivestire un interesse, offrendo oltretutto un minimo di documentazione cartacea che tornerà sicuramente utile.

05 gennaio 2019

Un nuovo artigiano: MA.GA. Models e la Fittipaldi-Cosworth F9 Formula 1 GP d'Austria 1982 Chico Serra (1:43)


Non di rado il panorama degli artigiani offre ancora delle sorprese, anche per quanto concerne la scala 1:43 che molti danno per morta e sepolta e che invece ha tante risorse. Un marchio appena nato, MA.GA. di Modena ha presentato nel dicembre scorso una serie montata di Fittipaldi-Cosworth F9 Formula 1 del 1982 (in resina), modello sostanzialmente inedito, importante perché costituisce l'ultimo capitolo della storia di Emerson Fittipaldi costruttore. La F9 fu progettata da Richard Divila e Tim Wright ed fu una classica Formula 1 equipaggiata col V8 Cosworth e il cambio Hewland, ormai non più in grado di contrastare i propulsori turbocompressi. Il team brasiliano aveva iniziato la stagione 1982 con la F8D, in pratica il modello 1980 che aveva beneficiato di qualche modifica nel corso degli ultimi due anni. Tutto sommato non era poi così male, visto che permise a Chico Serra di raccogliere un punto, frutto del sesto posto al Gran Premio del Belgio. La F9 fece la propria apparizione alle prove del GP di Francia 1982: al volante di questa nuova vettura, Serra riuscì a disputare tre GP, fallendo la qualificazione in altrettante gare. Il miglior risultato fu un settimo posto in Austria, corsa passata alla storia per il successo del nostro De Angelis con la Lotus. Di fatto, l'ultima gara per la F9 (e per tutto il team Fittipaldi) fu il GP d'Italia a Monza, visto che Serra non si sarebbe qualificato a Las Vegas.

Nel settore modellistico, nonostante Spark ora e Tenariv in anni meno recenti (senza contare Tameo che si pone su un livello qualitativo differente) esistono ancora molte lacune da colmare e questa F9 di MA.GA. Models è l'esempio di come si riescano tutt'oggi a trovare soggetti di indubbio richiamo per gli appassionati competenti.





Il modello nasce in un contesto ingegneristico e l'eredità molto tecnica della progettazione si riconosce subito nella precisione delle forme e degli ingombri. Si è partiti da un kit in resina particolarmente povero e impreciso, che negli intenti di chi l'ha fatto avrebbe dovuto rappresentare la F9 in una configurazione di abitacolo diversa da quella del GP d'Austria. L'elaborazione, a base di stucco e plasticard, è stata consistente. Tutti gli altri pezzi sono stati progettati ex-novo e particolare cura è stata dedicata alla simmetricità delle sospensioni e alla correttezza dell'assetto; le ruote derivano dalla produzione Tameo. Ne è venuto fuori un modello molto semplice, ma non per questo semplicistico. Il risultato finale è molto convincente, impreziosito dalla verniciatura tricolore (le parti blu e rosse non sono in decal) e dell'esattezza della decorazione.





La serie sarà limitata a 50 esemplari numerati, e presto uscirà anche l'altra variante della F9, quella con le paratie del cockpit più alte. MA.GA. è già al lavoro sul secondo modello, l'Alfa Romeo 184TB del 1985, soggetto già realizzato in piccolissima serie da Jarmark su base Tameo. Col beneplacito di Luca Tameo, MA.GA. è partita proprio dallo stesso kit, e il prototipo è già a buon punto. A differenza della Fittipaldi, dove praticamente tutto è stato fatto da zero, la 184TB si basa sull'ottimo kit di Tameo, cosa che permette una maggiore complessità e un livello di dettaglio più spinto.





Per il momento le produzioni non contemplano la commercializzazione di kit. Ricordiamo che MA.GA. ha eseguito montaggi di ottimo livello su kit preesistenti (Tameo, ModelFactory Hiro...) che probabilmente vi illustreremo in un prossimo futuro. Vi presentiamo intanto alcune fasi della lavorazione del prototipo della Fittipaldi F9 con le immagini di uno dei primi modelli montati. Il costo del modello è di € 115, un prezzo molto competitivo considerato che si tratta di un prodotto artigianale montato a mano.