Da qualche tempo Spark ha abbordato l'ampio tema delle piccole cilindrate francesi a Le Mans negli anni sessanta: una pagina interessante di un periodo che ha prodotto molte vetture tecnicamente interessanti, fra cui l'Alpine Renault A210 dalle linee inconfondibili. Una delle uscite più recenti riguarda la vettura con motore da 1470cc che prese parte con Alain Le Guellec e Alain Serpaggi alla 24 Ore di Le Mans 1968. Se in quell'occasione la gara delle più grosse A220 fu deludente ci pensarono le A210 a salvare l'onore della squadra di Jean Rédélé, con la vittoria all'indice di rendimento energetico di Thérier/Tramont, decimi assoluti con una 1300cc e con i successi in classe 1600cc di Le Guellec/Serpaggi e in classe 1150 (nonché nella classifica di prestazione) di Andruet/Nicolas. Questo modello conferma le tendenze mostrate dagli Spark di ultimissima generazione?
Diremmo di sì: le linee sono azzeccate, così come perfetta è la verniciatura. Molto fini certi dettagli, come i vetri a scorrimento, montati in posizione semiaperta, i cerchi (attraverso le cui razze si intravedono i dischi freno), i gruppi ottici, gli interni e le cornici vetro, cromate davanti e fotoincise lateralmente. Uno Spark classico, con tutti i particolari storici in ordine, anche se sul tetto attraverso la decal gialla si vede ancora l'alloggiamento per la terza lucina che su questa vettura non era presente. Decisamente brutta la traccia del film trasparente che unisce lo stemma Renault sul tetto alla fascia di riconoscimento anteriore.
D'accordo l'esigenza di ridurre al massimo i tempi di posa delle decals evitando grossolani errori di allineamento, ma una volta che l'occhio ha intravisto la pellicola che unisce i due elementi è difficile che lo sguardo non cada sullo stesso posto ogni volta che si osserva il modello. E' una caratteristica comune a tutti gli Spark, che non può non disturbare i collezionisti più avveduti, e che non è mai stata affrontata con la dovuta serietà, anzi. Peccato, perché le raffinatezze su modelli di questo tipo sono davvero tante e lo sforzo per un sempre maggior realismo si nota eccome. In ogni caso cosa proporrà di nuovo o di diverso la prossima generazione di modelli Spark in 1:43 è difficile dire. Se i particolari sono spesso estremamente raffinati, questo tipo di miniatura si porta dietro delle pecche ataviche cui il costruttore non sembra affatto disposto a porre rimedio. Impossibile poi capire se questi modelli sono destinati a essere superati da una nuova generazione ancora più realistica o convincente (come accadde appunto agli inizi degli anni duemila con i Minichamps surclassati proprio dagli Spark) o se gli standard qualitativi moderni siano questi - soprattutto per una questione di rapporto qualità-prezzo. Ritorneremo presto sull'argomento.