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La A.B.C. numero 11a è l'Alfa Romeo 33TT12 lunga del 1975. |
Il primo titolo mondiale vinto dall'Alfa Romeo dopo i due successi in F.1 del 1950 e 1951 fu, come tutti sanno, il Mondiale Marche del 1975, ottenuto col modello 33TT12. Si dirà che fu un po' una vittoria facile, visto che ormai i principali concorrenti degli anni precedenti avevano già abbandonato il campo, e la Porsche attendeva il varo delle nuove normative tecniche, in vigore a partire dal 1976. Del resto, l'Alfa Romeo era impegnata dal 1967 con le varie evoluzioni della 33, alcune delle quali, come la 33/2 del 1968 o la 33/3 del 1971, avevano ottenuto anche ottimi risultati, alternati a stagioni più deludenti, dovute sia a cause tecniche, sia a cause politiche. Sta di fatto che la 33TT12 fu una vettura che destò grande interesse, anche fra i collezionisti. La 33 campione del mondo figura nel catalogo 1976 di Solido, che ne ricavò un bel modello, successivamente disponibile anche nella serie dei kit. Gli appassionati del marchio francese avevano già in collezione la bella 33/3 coda lunga di Le Mans 1970, uscita nella serie 100. Logico che anche nell'emergente mondo degli artigiani qualcosa si muovesse: fra i primi a riprodurre la 33TT12 vi fu A.B.C., il marchio di Carlo Brianza dedicato ai modelli speciali montati in resina (mentre quelli in metallo bianco venivano commercializzati in kit sotto l'etichetta Autostile).
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Le linee del modello sono ben riprese per essere uno speciale di metà anni settanta. Tutto
è in resina. L'A.B.C. poteva rivaleggiare col Manou, in metallo bianco. |
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La parte posteriore è ben curata: gruppi ottici dipinti e i due tiranti simulati con due
barrette metalliche. |
Quando uscì la 33TT12 di A.B.C. vi erano in catalogo già una decina di modelli: la serie era iniziata con la Fiat Turbina Sperimentale del 1954 (che fu commercializzata anche in kit), per proseguire con l'Alfa Romeo 2300 8C, la Lancia Augusta I Serie, l'Alfa Romeo 512 12 cilindri e altri soggetti più esotici come una Mercedes SSK e una Volkswagen Kubelwagen typ 82 del 1938. Tutta roba assolutamente inedita all'epoca, in un mondo di collezionisti affamato di novità. L'idea di una 33TT12 fu tutto sommato abbastanza normale: si trattava di una vettura italiana campione del mondo, una delle ultime sport prototipo nostrane dopo l'abbandono della Ferrari nel 1973 e sicuramente sarebbe stato un modello destinato a "tirare". Due le varianti proposte, la configurazione corta (catalogo 11) e quella lunga (11a). La tiratura era di circa 300 pezzi per referenza, e il costo di un montato si aggirava sulle 18.000 lire; tanto per fare un confronto, un AMR factory built della famosa serie con le scatole piccole costava in Italia fra le 45 e le 50000 lire, mentre un kit Tron andava sulle 8500 e un diecast Solido dalle 2000 alle 3000 lire.
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La "A" della numerazione è stata aggiunta a fianco con un trapanino; anche
il numero progressivo di serie (in questo caso 71) è stato inciso con una punta
di trapanino elettrico. Non c'è un fondino separato, tutta la parte inferiore è stampata
insieme alla carrozzeria. Il motore e il retrotreno venivano incollati a parte. |
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Penso che ancora oggi sia un bel modello. I cerchi sono in tornitura e sono
piuttosto somiglianti a quelli veri. Piuttosto, è la versione specifica che mi lascia
perplesso. Nell'arco della stagione gli sponsor tecnici variavano in continuazione il loro
posizionamento, ma non ho trovato nessuna gara che corrisponda esattamente al modello
delle foto. |
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Gli interni sono semplificati al massimo: un volante e i sedili sono tutto ciò che si trova
nell'abitacolo, il tutto colorato nel canonico nero opaco che imperava all'epoca. |
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