04 aprile 2016

Focus su: Ferrari 365 P2 Berlinetta Drogo Elefante bianco Le Mans '67 Tecnomodel 1:18

 
Prosegue la serie Tecnomodel Mythos in scala 1:18, che propone famose Ferrari del passato. Questa gamma, che si caratterizza per alcuni tratti tipici di una certa produzione cinese, riscuote un discreto successo, anche perché i soggetti sono spesso inediti e proposti a prezzi tutto sommato competitivi (circa 230 euro al pubblico). Dopo aver completato la serie delle Ferrari 512 S coda lunga di Le Mans 1970, Tecnomodel esce con la 365 P2 Berlinetta Drogo, meglio nota come "Elefantino bianco". Due-parole-due sulla vettura reale: dopo aver subito notevoli danni alla 12 Ore di Sebring nel 1966, il telaio 0838 fu ricostruito e ricondizionato con un'inedita carrozzeria dovuta a Drogo e consegnata al NART in tempo per la 24 Ore di Le Mans; la coda della vettura ricevette due derive sulle quali venne dipinto un elefante bianco. Con Masten Gregory e Bob Bondurant al volante, la 365 P2, contraddistinta dal numero di gara 18, non vide l'arrivo; il NART la riportò a Le Mans l'anno seguente, stavolta affidata a Ricardo Rodríguez (nessuna parentela con i due fratelli messicani) e Chuck Parsons. Anche la seconda uscita dell' "Elefante bianco" si concluse con un ritiro.
Tecnomodel ha proposto entrambe le versioni corsa (Le Mans 1966 e 1967) oltre ad una configurazione "press" 1966, priva dell'appendice aerodinamica posteriore. Le differenze da un anno a un altro sono ben rispettate, il modello è un resincast senza aperture e in questo thread vi mostreremo la versione di Le Mans 1967. Direi che si tratta di un modello piuttosto bello, equilibrato, di sicuro effetto in una vetrina, pur con qualche pecca che si poteva facilmente evitare. Ricordo che a breve uscirà, sempre in scala 1:18, la Ferrari 312 PB coda lunga 1973 in varie versioni.
Ognuna delle tre versioni della Ferrari 365 P2 Drogo di Tecnomodel in
scala 1:18 è limitata a 250 esemplari numerati.

Questa è la vettura di Le Mans 1967: le proporzioni e le forme sono
senz'altro ben interpretate.


Ottimo il livello di verniciatura; la carrozzeria è ben progettata, con
incisioni precise e definite.

Le numerose uscite d'aria sono realizzate in trompe l'oeil, ma l'effetto
è gradevole perché gli sfoghi sono sufficientemente profondi e il
riempimento di colore nero realizzato con notevole precisione.

Le cornici dei vetri laterali (e anche di quello posteriore) sono comprese
nell'acetato e includono la riproduzione dei rivetti. L'effetto è accettabile.

Appunto, stessa tecnica per l'applicazione del lunotto posteriore.

La cornice del deflettore vetro è realizzata in fotoincisione.

Numerosi particolari applicati con ottima precisione.

Il cerchio, in resina, è molto bello, tranne il gallettone, un po' grossolano; ben realizzati gli pneumatici, con spalla e scolpituracorrette e scritta Goodyear tampografata. Si sarebbe potuto includere il cratteristico filetto blu.

Le griglie sull'anteriore erano più fini sulla vettura reale.

Una specie di sistema elettrico riprodotto in fotoincisione
campeggia ai piedi del sedile passeggero. Decisamente
poco realistico, nella sua piattezza. E' comunque presente
la centralina Dinoplex gialla, non visibile in foto.

Di buon effetto l'anteriore.

Qui c'è qualcosa che non torna: la botolina ovale non trova riscontro nella realtà. Sulla vettura
erano presenti due sportellini di forma rettangolare, a destra e a sinistra.

Le luci di illuminazione dei numeri sono troppo piatte; sarebbero stati
forse più realistici dei pezzi in plastica cromata invece delle
fotoincisioni.

La parte posteriore è molto convincente, belli i gruppi ottici.

In fotoincisione il fermacofano, così come il gancio nero, che in realtà
era in gomma; qui è riprodotto - con tutti i suoi limiti - da una fotoincisione.

Un po' semplificati i tappi serbatoio. Le decals sono ben stampate e applicate con cura.

Il numero nero è corretto; durante le prove la vettura aveva bolli neri
con numeri bianchi, giudicati non conformi dai commissari tecnici dell'ACO.


La scritta "P2" in realtà non era nera ma rossa. Vedere per esempio F.Hurel, Ferrari au Mans Sport & Prototypes 1961-1967, Editions Speed, Le Mans 2008, p.133.

Un po' semplificato il tergicristallo in fotoincisione, ma applicato in modo pulito.

Il volante non presenta parti fotoincise ma è sufficientemente realistico.

Per gli interni si poteva fare forse di più; i vari comandi del cruscotto,
comprese le varie levette, sono riprodotte con una decal. Belle le cinture di sicurezza
in tessuto e parti fotoincise.

Molto realistici anche i gruppi ottici anteriori.

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